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Arriviamo così ai giorni nostri:
mentre l’Ue cerca di istituire una legislazione potenzialmente censoria dei social,

Elon Musk
acquisisce Twitter, gli cambia nome in X,
licenzia circa l’80 per cento dei dipendenti
e avvia una clamorosa operazione trasparenza
svelando cosa è stato fatto negli anni 2019-2021
in termini di censura dal vecchio management:

vengono pubblicati i cosiddetti Twitter Files

(Atlantico Quotidiano ve ne ha ampiamente parlato,
qui disponibili tutti i pezzi sul tema).

Avevano ragione i complottisti veri e presunti:
non erano solo teorie più o meno verosimili,

la censura era vera,

regolarmente eseguita all’interno di Twitter,
ed è ragionevole immaginare meccanismi analoghi anche per le altre piattaforme.


La precedente policy sui contenuti viene cestinata
e Musk decide di riammettere Donald Trump su X,
anche se l’ex presidente Usa non lo avrebbe più frequentato
fino allo scorso lunedì.
 
E qui torniamo al punto:

X è considerato il social che più fa opinione fra la gente che conta
o comunque con una qualche visibilità pubblica
ed è per questo che il mondo progressista lo ama(va?) così tanto.


Con l’acquisizione,
lo sputtanamento delle attività censorie
e la conseguente revisione di policy e riammissione di Trump,
è come se Musk avesse tolto loro il giocattolo preferito:

X non è più cosa loro,
quella piazza pubblica
in cui se la cantano e se la suonano e si autocompiacciono.



E questo a Musk non può essere perdonato,
anche se Elon è stato loro affine fino ad un secondo prima.
 

Bisogna tenere a mente, infatti,​

che Musk era adorato dai progressisti

fino a che non ha acquistato Twitter:​

- ammette candidamente di fumare marijuana,​

- ha avuto figli mediante utero in affitto,​

- è uno dei personaggi più in vista della Silicon Valley da più di vent’anni,​

- è stato il primo a buttarsi convintamente nel business dell’auto elettrica.​

Tutto questo è dimenticato,​

si è macchiato della colpa più grave:​

aver abbattuto quel muro compatto di Big Tech attorno al mondo progressista,​

aver ripristinato con la sua azione un po’ di neutralità e garantito il free speech.​

 
La ragione principale
per la quale i commentatori che il giorno successivo all’ospitata di Donald Trump sullo spazio X di Musk non sono credibili,
quando non addirittura in malafede, è proprio questa:

non si sono accorti che i social media non sono neutrali,

ma si sono accorti che il loro social preferito non è più un avamposto progressista,

a meno che nella loro mente la neutralità coincida con le opinioni liberal e progressiste.


Musk


non ha portato l’estremismo sui social,

non ha fomentato l’odio e le rivolte

come invece si affannano a sostenere governo britannico e Commissione europea,

ha semplicemente ridato voce in uno spazio social a chi secondo loro non doveva averne.


Che lo stia facendo per fatto personale o per amore della libertà di parola e pensiero
- altro che interessi economici - poco cambia :

i progressisti,

da buoni imbevuti di marxismo,

vedono sempre tutto in termini di struttura e sovrastruttura.
 
La politica sta affossando l'economia tedesca e noi seguiamo

 
Ultima modifica:
Quando cerchi un sistema che vada oltre alla canna del gas, che hai già raggiunto .....


Emmanuel Macron deve spiegare il caso Pavel Durov.

Come concedere, in via eccezionale e su istruzione diretta dell’Eliseo,
nel 2021, un passaporto francese a uno straniero per meriti illustri resi alla nazione?

E, nel 2024, questa stessa persona è stata perseguita per questi stessi fatti
e minacciata di vent’anni di carcere?


Tra il 2021 e il 2024 il protocollo Telegram non è cambiato.

Il comportamento delle sue squadre non è cambiato.

La sua cooperazione con le autorità francesi ufficialmente non è cambiata.

Ci troviamo di fronte esattamente agli stessi fatti.
 
La procura,

che all’indomani delle elezioni legislative
ha chiesto l’apertura di un’indagine giudiziaria contro Pavel Durov,
sta attuando la politica criminale decretata dal governo.

Abbiamo quindi un potere esecutivo che, nel 2021,
ha ritenuto che ciò che Pavel Durov stava facendo con Telegram
fornisse servizi alla nazione in modo tale da giustificare la concessione di una nazionalità eccezionale;

E la cui procura, responsabile dell’attuazione della sua politica criminale,
decide nel 2024 che questi stessi fatti potrebbero portarlo ad affrontare 20 anni di prigione.

Ciò solleva interrogativi estremamente seri riguardo al nostro rapporto con lo Stato di diritto.


Che cosa sta accadendo?
Qual è la posta in gioco e cosa ha da nascondere l’Eliseo?
A cosa sta giocando la magistratura francese
e perché si lascia strumentalizzare per l’ennesima volta?


Non ci possono essere spiegazioni per ciò che sta accadendo se non quelle politiche.

Emmanuel Macron, che è forse il più grande utente di Telegram in Francia,
canalizza le sue comunicazioni riservate almeno dal 2014 su questa piattaforma.


Sa che i server di Telegram ospitavano i circuiti non criptati
che lui e i suoi consiglieri avevano creato,
non solo per dare istruzioni a magistrati e agenti di polizia
al di sopra della gerarchia sui casi più delicati
(che riguardano gli oppositori, le crisi sociali più gravi come i gilet gialli, ecc.). );
organizzare il proprio movimento politico,
orchestrare la fuga di informazioni coperte da segreto verso la stampa;
ma anche per tutto ciò che riguarda la loro privacy.


Questo stesso presidente
che si è sempre rifiutato di spiegare perché aveva concesso la cittadinanza a Pavel Durov
si è sentito obbligato a parlare pubblicamente
per sostenere che quanto stava accadendo non aveva nulla a che fare con la politica.


È ridicolo ed è assurdo.
 
Tanto più che alcuni dei reati per i quali il signor DUROV è interrogato
non solo sono caduti in completa obsolescenza,
ma giustificherebbero, per quanto riguarda ad esempio i reati legati ai protocolli crittografici,
il perseguimento di tutti i leader della Silicon Valley (Marck Zuckerberg , Elon Musk , ecc.),
che hanno implementato protocolli di crittografia sulle loro piattaforme
senza formalizzare una richiesta preventiva allo Stato francese.


La nomina di un giudice istruttore all’indomani delle elezioni legislative
non costituisce la minima aberrazione in queste circostanze.

Questa nomina di un giudice, presumibilmente dotato di garanzie di indipendenza,
sembra in realtà avere l’unico obiettivo di tentare di vestire la sposa
e di avvalersi di un magistrato per legittimare questo approccio.

La situazione presenta grandi questioni
di libertà,
di principio,
di controllo democratico sul potere esecutivo
e, infine, di indipendenza del potere giudiziario.

Siamo di fronte a un potenziale scandalo statale,
le cui conseguenze sono incommensurabili.



La sicurezza dello Stato è stata messa in pericolo dal comportamento di Emmanuel Macron?

Gli attori stranieri hanno qualche mezzo di pressione sull’Eliseo,
che avrebbe cercato di proteggersi e rispondere?

La giustizia francese potrebbe essere utilizzata per porre rimedio a tutto ciò?


Il comunicato stampa visibilmente imbarazzato di Emmanuel Macron non può bastare.
 

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