Solo politica (5 lettori)

Val

Torniamo alla LIRA
Israele accelera ulteriormente su tutti i fronti.

Dopo aver «deliberatamente demolito una torre di osservazione e una recinzione — denuncia Unifil — di una nostra postazione a Marwahin»,
ieri sera l’Idf ha dato via a un nuovo round di attacchi in «tutto il Libano».

Per la prima volta ad essere colpite sono le strutture economiche di Hezbollah, «le capacità finanziarie dei miliziani».

Si tratta dell’associazione al-Qard al-Hasan, una sorta di banco dei pegni a rete diffusa affiliata ad Hezbollah
dove i libanesi portano l’oro di famiglia in cambio di prestiti in denaro.

I raid hanno distrutto decine di sedi in tutto il Paese.

BUFFONE
Poco prima Gallant aveva dichiarato:
«Siamo vicini ad annientare Hezbollah».



L’Idf avanza senza freni nella Striscia anche con l’operazione di terra a Jabalia e Beit Lahia.
Lì gli israeliani avevano iniziato gli attacchi all’indomani del 7 ottobre.
E lì l’Idf ritiene che i miliziani stiano provando a riorganizzarsi.

Quella di sabato potrebbe essere una delle stragi numericamente più gravi della guerra.
 

Val

Torniamo alla LIRA
I bombardamenti incessanti aggravano condizioni di vita già estreme.

In migliaia si sono messi in marcia nella notte verso sud
per sfuggire ai combattimenti e ai missili:

«Siamo partiti senza niente, con i bambini sotto braccio,
camminando per raggiungere Gaza City.
Siamo arrivati esausti, senza niente da mangiare o da bere per i più piccoli»,
dice Mariam Hamuda, 33 anni.

«Siamo intrappolati senza cibo, senza acqua né medicine.
Rischiamo di morire di fame tra le macerie,
ci chiediamo solo quando arriverà il nostro turno»,
dice Ahmad Saleh, 36 anni.



Ieri le forze armate israeliane hanno poi attaccato
anche due dei tre ospedali attivi nel nord della Striscia,
ferendo pazienti e operatori sanitari.



Israele afferma che ospedali, scuole ed edifici civili siano usati «dai terroristi di Hamas» come copertura, e li attacca sistematicamente.

Non ci sono parole per commentare queste stragi di innocenti.
Non penso proprio che gli ebrei potranno aspettarsi
qualcosa di meglio dai palestinesi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Tutto quello che sa dire ........... ? Ma è proprio quello che stanno facendo
i media manipolati da chi vuole dominare il mondo.
Perchè ci vuole "un soggetto" per dettare le regole di libertà ?
LA LIBERTA', E' LIBERTA' DI PENSIERO, NON MANIPOLAZIONE MEDIATICA.

“Possiamo consentire una sfrenata competizione
tesa ad accaparrarsi i dati relativi alla vita delle persone
al fine di utilizzarli per vantaggi economici e anche per influenzarne le scelte?

Ogni genere di scelta.

E’ tollerabile la manipolazione delle informazioni
o addirittura la fabbricazione di notizie false
allo scopo di condizionare l’opinione pubblica anche nell’espressione del voto?”.

“La prima questione che si pone e’: qual e’ il soggetto chiamato a dettare le regole di tutela delle liberta’ dei cittadini?

Una prima risposta e’ gia’ intervenuta a livello dell’Unione Europea con la
‘Dichiarazione sui diritti e i principi digitali per il prossimo decennio digitale’.

Diversamente, davvero potremmo pensare che basti affidarsi alle dichiarazioni unilaterali
dichiarazioni di buone intenzioni dei proprietari delle piattaforme digitali del mondo?

Occorre una disciplina globale“. ANSA

COERCIZIONE, NON LIBERTA'.
 

Val

Torniamo alla LIRA
CHIEDIAMO e PRETENDIAMO investimenti mirati sul territorio,

CHIEDIAMO che vengano effettuate le opere di pulizia e manutenzione
degli alvei, dei corsi d’acqua, dei canali, dei fossi,


CHIEDIAMO la cura del territorio, opere concrete.

Gli eventi alluvionali possono essere ridotti come ridotti i danni.

La parola resilienza non significa nulla se non seguita da opere concrete di riassetto del territorio.
 

eusebio

Forumer storico
CHIEDIAMO e PRETENDIAMO investimenti mirati sul territorio,

CHIEDIAMO che vengano effettuate le opere di pulizia e manutenzione
degli alvei, dei corsi d’acqua, dei canali, dei fossi,


CHIEDIAMO la cura del territorio, opere concrete.

Gli eventi alluvionali possono essere ridotti come ridotti i danni.

La parola resilienza non significa nulla se non seguita da opere concrete di riassetto del territorio.
a me han sempre detto che la natura prima o poi si riprende sempre quello che gli togli....
ora puoi curare il territorio quanto vuoi, ma se prima degli anni 1970 certi fiumi scorrevano a cielo aperto e poi per voler cementificare qua e là li incanali su tubi sotterranei prima o poi capita / capitano gli eventi che "rompono" tutto.


Ora andrei a chiedere a tutti i sindaci dei vari paesi in cui viviamo perchè si vuole a tutti i costi cementificare in ogni dove....
Si ottengono si laute entrate, ma a che prezzo?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Dal mio punto di vista, il problema non è CEMENTIFICARE.

Il vero problema è COME CEMENTIFICARE e DOVE CEMENTIFICARE.

Il secondo problema è che abbiamo dei tecnici che fanno pietà.
Hanno delle capacità ridotte. Mi spiace dirlo.
Per il fatto di essere laureati - Ingegneri o Architetti - si credono padri eterni,
ma hanno esperienza zero. E non vogliono chiedere chiarimenti a chi sa.

Secondo Te, chi ha redatto il progetto di incanalatura ?
Uno che non conosceva la portata del torrente in piena.
Semplice.

Come a Milano. Identico problema .
Olona - Seveso - Lambro - incanalati sotto il manto stradale
che periodicamente esondano quando sono in piena.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il fascismo scaturì dall’ideologismo maniacale e dalle violenze dei socialisti e, quindi, dei comunisti,
i quali, in lotta fra di loro, ma eguali quasi in tutto, a parte i riformisti alla Turati ed alla Matteotti,
promettevano di “fare come in Russia” e, intanto, commettevano crimini contro le persone e il sacrosanto diritto alla proprietà.

Sputavano in faccia e bastonavano, in nome del governo proletario, i proletari veri, i fanti
contadini che tornavano, talora invalidi o feriti, dalle trincee della Prima guerra mondiale.


Benito Mussolini, abituato a governare le masse beote,
che già, quand’era caporione dei socialisti massimalisti e gran picchiatori, lo chiamavano “Duce”,
comprese che le follie rivoluzionarie non aprivano la strada al governo della classe operaia, ma all’anarchia ed al marasma.

Intuì anche che l’elogio della violenza di Georges Sorel, la bibbia dei socialcomunisti,
poteva venir buona.

La violenza, secondo Sorel, sarebbe stato l’unico farmaco in grado di curare le patologie della società capitalistica.


Mussolini aveva, peraltro, messo a fuoco l’Ottobre rosso:
là, il putsch bolscevico – squallido e fortunoso colpo di Stato operato da quattro gatti, tutt’altro che rivoluzione di popolo –
era riuscito, semplicemente perché in Russia s’era creato un vuoto assoluto, con l’implosione di tutte le istituzioni.


L’Italia, con tutti i suoi problemi, aveva una monarchia solida ed un apparato burocratico potente,
quindi era disponibile all’eversione e non alla sovversione, non al successo di falce e martello,
bensì all’attuazione delle determinazioni della monarchia e delle prefetture, entrambe tese ad evitare il caos, ristabilendo l’ordine.

Dallo scontro tra due schieramenti intolleranti, socialcomunisti e fascisti, non poteva che nascere la dittatura.

La vittoria dell’intollerante Mussolini fu determinata, autorizzata e protetta dai Prefetti
e da Vittorio Emanuele III, cioè dalle due istituzioni forti.

La creazione del regime autoritario di massa fondato sul consenso popolare
gli antifascisti divennero numerosi soltanto fuori tempo massimo, dopo la fine del fascismo
fu, perciò, un mosaico con tessere plasmate dai centri di potere statale.


Mussolini, del resto, proprio nel pregresso apprendistato di capopopolo dei sovversivi rossi
aveva messo a punto l’arte di sedurre le masse, plasmandole e riducendole a pubblico plaudente davanti alle recite del mattatore.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Mi torna alla mente questo passaggio della storia d’Italia,
riflettendo sulle iniziative della nostra magistratura,
erede nel Terzo Millennio, della novecentesca ubriacatura da settimane rosse, con tanto di derive piazzaiole ed anarcoidi.

I nostri togati, esondanti ed eversivi, pardon, sovversivi nei confronti degli Esecutivi eletti dal popolo,
mi ricordano Sorel, il teorico dell’abbattimento della cornice liberale.

Del resto, chi ha memoria ricorda le tirate di noti pubblici ministeri milanesi
contro il sistema borghese-capitalistico, origine di tutti i reati.


Milano fu invasa da nuovi Pyotr Stuchka,
il giurista bolscevico che riteneva perdonabile l’assassino se proletario,
perché la classe d’origine ne garantiva la pronta redenzione.

Lo stesso, invece, auspicava pene severe, dalla tortura al lager sino alla fucilazione,
anche in mancanza di reati appurati, per il kukak
– bastava possedere più di 5 galline per rientrare in questa demonizzata categoria –
colpevole in quanto benestante.

Il kulak di oggi, le toghe rosse lo chiamano “colletto bianco”.

L’Historia ci racconta che dal caso Tortora sino a Mani pulite
si cronicizzò la patologia illiberale dei magistrati di lotta e di governo,
favorita fra l’altro dai partiti risparmiati dalle indagini e da complici autorevolissimi,
vedi Oscar Luigi Scalfaro.

Il Presidente della Repubblica tradì il suo ruolo di garante della Costituzione,
affermando, il 19 aprile del 1997: “Non firmerò mai una legge contro il parere dei magistrati”.

In quella maledetta stagione, i liberaldemocratici toccarono con mano l’amara verità delineata da Piero Calamandrei:
“Quando per la porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra”.


Prima che le dilettanti alla Elly Schlein li invadessero,
i veri comunisti tenevano al primato della politica contro le ingerenze togate.


Palmiro Togliatti, ad esempio, avvertì:

“La magistratura è un ordine indipendente:
essa, però, non è un ordine sovrano.


La sovranità appartiene al popolo e per esso al Parlamento”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Che fare, dunque, oggi, per restituire la sovranità al popolo,
strappandola dalle mani di una magistratura esondante ed intollerante
anche nei confronti della tripartizione dei poteri, ergo della Costituzione?


Bisognerebbe, in primo luogo, ispirarsi al paradosso di Karl Popper:

“La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza.
Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti,
se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti,
allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi”.


Ebbene, si cominci col non tollerare più gli intolleranti,
varando leggi capaci di far rientrare dalla porta Costituzione e Diritto,
scacciando dalla finestra le toghe politicizzate,
le quali, culturalmente digiune, non si rendono conto delle conseguenze.



Nell’Italia del 2024 l’ordine diventato Potere,
che si elegge Esecutivo e Legislativo,
non conduce al Sol dell’Avvenire,
bensì ad una svolta illiberale
che si arroga il diritto di stabilire le regole della liberaldemocrazia.
 

Val

Torniamo alla LIRA
E lo stesso discorso si può applicare agli Ingegneri ed Architetti .............
non si rendono conto delle conseguenze dei loro precari progetti.
 

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