FIAT-GENERAL MOTORS, SPOSTATA A INIZIO FEBBRAIO FINE MEDIATION
»MIRAFIORI CHIUDE PER UNA SETTIMANA, SEIMILA IN CASSA INTEGRAZIONE
ROMA - Il processo di mediation avvito da Gm il 16 dicembre scorso terminera' il primo febbraio 2005. Lo si legge in un comunicato della Fiat. La ''mediation'', prevista dal Master Agreement firmato dalla Fiat e dalla General Motors nel marzo del 2000, prevede che gli amministratori delegati dei due Gruppi, Richard Wagoner per la Gm e Sergio Marchionne per la Fiat, si incontrino per trovare una soluzione sull' opzione put, cioe' il diritto della Fiat, quando lo vorra', di vendere alla casa Detroit l' intero settore auto. L' opzione sarebbe dovuta scattare oggi ed e' valevole per cinque anni.
Gm aveva avviato la ''mediation'' perche' non ritiene piu' valida la put option dopo la vendita da parte di Fiat del 51% di Fidis e la ricapitalizzazione del settore auto. Nella nota diffusa oggi, Fiat ribadisce che ''la vendita di alcune attivita' finanziarie di Fiat Auto e la ricapitalizzazione di Fiat Auto Holdings BV non costituiscono violazioni del Master Agreement. Di conseguenza, la 'put option' che detiene sul proprio business dell'auto e' uno strumento importante per Fiat, ed e' valido ed esercitabile secondo i termini stabiliti''. Il Gruppo torinese aggiunge che nonostante ''la 'put option' sia esercitabile a partire dal 24 gennaio 2005, Fiat ha deciso di aspettare la conclusione del processo di 'mediation''. ''Pertanto - conclude - Fiat sara' nella posizione di esercitare la 'put option' dal 2 febbraio 2005 fino al 24 luglio 2010''.
MARCHIONNE, EVOLUZIONE CON GM NON INFLUENZERA' GRUPPO
''Non prevediamo che l'evoluzione dei rapporti con General Motors avra' influenze negative sulla capacita' del Gruppo di raggiungere i target finanziari per gli anni 2005, 2006 e 2007 che abbiamo comunicato nei mesi scorsi''. Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne ,commentando il prolungamento fino ad inizio febbraio del processo di mediation con Gm. Per quanto riguarda l'alleanza industriale tra General Motors e Fiat, le parti, si legge nella nota del Lingotto, continuano a lavorare per ottimizzare le loro intese, nell'interesse di entrambi. ''Inoltre, - ha aggiunto Marchionne - come gia' annunciato in precedenza, negli attuali piani di sviluppo di Fiat Auto non e' prevista la chiusura di nessuno stabilimento italiano''.
LE POSIZIONI DEI DUE GRUPPI
La General Motors accusa la Fiat di avere stravolto i termini dell' accordo siglato nella notte tra il 12 e 13 marzo del 2000 all' Hotel Four Season di Milano dallo stesso Wagoner, unico superstite di quell' intesa, e Paolo Fresco, allora presidente della Fiat. Secondo Detroit, il Lingotto non e' stato ai patti con la vendita del 51% di Fidis al gruppo di banche che hanno garantito il prestito di 3 miliardi e con la ricapitalizzazione di Fiat Auto. Di parere opposto il gruppo torinese: l'aumento di capitale di Fiat Auto non poteva non essere fatto a norma di legge, a causa del livello elevato delle perdite, e, per quanto riguarda Fidis, ha in mano un'opzione di riacquisto del 51% fino al 31 gennaio del 2008.
La Casa torinese ha quantificato in alcuni miliardi di dollari il valore dell' opzione in suo possesso, ma quella americana ha ribattuto offrendo poche centinaia di dollari, una cifra che la Fiat ha respinto immediatamente al mittente. Nella guerra di nervi tra Torino e Detroit l' ultimo atto l' ha compiuto alcuni giorni fa la Gm, che ha azzerato il valore dell' investimento in Fiat Auto Holding B.V. che, nell' ottobre del 2002, era gia' stato ridotto da 2,4 miliardi di dollari a 220 milioni di dollari. I costi legati a quest' operazione sono stati quantificati in 136 milioni di dollari dopo le tasse.
Al momento, tuttavia, tra una ripicca e l' altra, l' ipotesi della conciliazione sembra quella piu' probabile, ma rimane comunque in piedi anche lo scontro frontale davanti ai giudici americani. Quest' ultima e' una soluzione che non aiuterebbe entrambe le parti. In primo luogo la Fiat che, pur avendo in mano un foglio di carta con in calce una firma americana molto chiara, entrerebbe in un tunnel giudiziario di non breve durata in un momento dove la necessita' principale e' quella di fare redditivita' e non di sostenere spese a fondo perduto. Il tutto a 8 mesi dalla scadenza del convertendo da tre miliardi di euro.
Ma nello stesso tempo anche la Gm non vive un momento meraviglioso. Ha appena archiviato il quarto trimestre 2004 con un utile netto in forte calo, il 37% in meno rispetto all' anno precedente, a quota 630 milioni di dollari, appesantita fra l' altro dal cattivo andamento del mercato europeo, in cui ha registrato lo scorso anno perdite per 742 milioni di dollari. Oltre a questo, ha pesato la concorrenza dei costruttori giapponesi, mentre i costi sanitari tendono a lievitare sempre di piu' comprimendo i margini di profitto. In piu' il mercato si aspetta da un momento all' altro una possibile revisione al ribasso del rating sul colosso automobilistico, che potrebbe essere tagliato al livello di 'junk', cioe' titolo-spazzatura. Una decisione che potrebbe essere immediata se la Gm dovesse acquisire un' azienda che ha otto miliardi di euro di debiti.