Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato IV° (Gennaio 2012 - Dicembre 2012)

Ma mi spiegate com'è che oggi i BTP sono andati a 418 ma sia su milanofinanza sia nel mio ptf i prezzi sono riferiti ancora a giorno 14?
 
Ma mi spiegate com'è che oggi i BTP sono andati a 418 ma sia su milanofinanza sia nel mio ptf i prezzi sono riferiti ancora a giorno 14?

mercoledi' 15/8 il mercato italiano era chiuso... per cui continui a vedere i prezzi di chiusura dei btp al 14... mercato americano aperto (bello far scendere lo spread in una ggta di borsa italiana CHIUSA... in modo che i ns btp non possano beneficiare della discesa con un rialzo dei prezzi ...:eek:)

oggi, giovedi 16 invece mercati aperti...
 
mercoledi' 15/8 il mercato italiano era chiuso... per cui continui a vedere i prezzi di chiusura dei btp al 14... mercato americano aperto (bello far scendere lo spread in una ggta di borsa italiana CHIUSA... in modo che i ns btp non possano beneficiare della discesa con un rialzo dei prezzi ...:eek:)

oggi, giovedi 16 invece mercati aperti...

Barbara che orario :eek:
Pensieri o a nanna tardi per bagordi? :bow:
 
Avevo preso in considerazione un ritorno (parziale) di fiducia verso i periferici..
Ma non sono i volumi estivi che contano. Ci vorrebbe un serio ritorno dei Fondi internazionali. Però, quelli, se fanno una strategia, non è che cambiano idea tanto facilmente.

E' possibile che a beneficiarne siano gli indicizzati, che sono stati abbandonati già da tanto tempo, e quindi non hanno che da guadagnare... che dici?

In questo caso, invece del 22 5,5% ci potrebbe stare un 23i

il 23i lo utilizzo spesso perchè spesso rimane indietro rispetto a 21ie 26i, però è una brutta bestia perchè è markettizzato alla grande e difficile fare trading.
Ha spesso uno spread denaro lettera molto elevato, fin troppo, quindi da cassetto ok, da trading è difficile ma possibile.
Io è l'unico tds che cassetto. ;)
 
Buongiorno a tutti. Vediamo come butta oggi il mercato... :)
Gli indicizzati in generale (seguo spesso 23i e 26i) hanno quasi sempre uno spread lettera denaro di 0.3 0.4.
In genere mi ci trovo bene proprio per quello...
 
Buongiorno a tutti. Vediamo come butta oggi il mercato... :)
Gli indicizzati in generale (seguo spesso 23i e 26i) hanno quasi sempre uno spread lettera denaro di 0.3 0.4.
In genere mi ci trovo bene proprio per quello...

E' un arma a doppio taglio, ma anche a me piacciono per questo, e poi in genere si muovono dopo il 41i che è il più reattivo.
21i 23i 26i tendono ad avere la stessa quotazione, quindi un disallineamento è facile da vedere, e tra 21i e 23i se uno deve costare di più è il 23i che a volte costa una figura sopra ;)

Io però preferisco il 41i :bow:

Aggiungo che oggi dobbiamo recuperare il FBTP di ieri che è salito, quindi una apertura verde se il FBTP questa mattina ha tenuto, è d'obbligo.
 
E' un arma a doppio taglio, ma anche a me piacciono per questo, e poi in genere si muovono dopo il 41i che è il più reattivo.
21i 23i 26i tendono ad avere la stessa quotazione, quindi un disallineamento è facile da vedere, e tra 21i e 23i se uno deve costare di più è il 23i che a volte costa una figura sopra ;)

Io però preferisco il 41i :bow:

Aggiungo che oggi dobbiamo recuperare il FBTP di ieri che è salito, quindi una apertura verde se il FBTP questa mattina ha tenuto, è d'obbligo.

Giusto! :up:
 
un saluto a tutti , allego articolo 24ore , al

Italia, è l'ora di un default controllato
Finalmente qualcuno comincia ad affrontare i temi cruciali di politica economica senza ipocrisie. Gli economisti Michele Fratianni e Paolo Savona propongono di "consolidare" il debito pubblico italiano, cioè di allungarne le scadenze e ridurne le cedole. E' una risposta al duo economico Alesina & Giavazzi.
di Michele Fratianni e Paolo Savona
Pubblicato il 15 agosto 2012| Ora 12:35


Alcuni illustri colleghi hanno scritto che «chi parla di consolidare il debito (un eufemismo per ripudiarlo) è un irresponsabile che altro non fa che aumentare il costo del debito stesso e quindi le imposte» (vedi Italia: interventi Bce? Non saranno sufficienti). Se siamo noi i destinatari – e non vediamo chi altro possa esserlo dato che siamo gli unici ad aver argomentato su questo quotidiano la necessità di un consolidamento immediato per uscire dalle due crisi, europea e interna – riteniamo che ci tributiate troppo onore nel dire che la nostra proposta determina una tragedia di mercato. Ancora una volta viene proposto un tabù, dopo quello della crisi dell'euro e della manovra deflazionistica di Monti che non si devono discutere. Al mercato poco interessa di ciò che diciamo noi e, ci spiace, anche voi, e valuta lo stato in cui si trova il Paese: non esiste una guida politica stabile, non c'è crescita neanche prevedibile e non esiste uno "scudo" europeo, neanche se rinunciamo alla sovranità fiscale. Perciò, se atto d'imperio deve essere fatto perché la corda non si stringa intorno al collo dell'Italia, questo è l'allungamento della scadenza dell'intero debito pubblico a condizioni vantaggiose come quelle da noi indicate: un interesse pari all'inflazione e una piccola percentuale della crescita, se riusciamo a raggiungerla. Una siffatta decisione forse aumenterà nel breve periodo lo spread, ma questo non si incorporerà nel bilancio pubblico perché non ci sarà bisogno per un lungo periodo di emettere nuovi titoli. Certo, diamo per scontato con voi che non vi sia più un disavanzo di bilancio pubblico, ossia che l'Italia continui a rispettare il pareggio di bilancio deciso in sede europea e che è stato incorporato nella sua architettura istituzionale. Solo allora si potrà sperare di ridurre la pressione fiscale. Vi è la possibilità che il valore di mercato dei titoli pubblici possa ulteriormente cadere, ma ciò indurrebbe a trattenere i titoli in portafoglio. L'operazione non è indolore, ma promette di essere meno dolorosa dell'agonia in forma di stillicidio propinataci dallo status quo. Crediamo che l'avere previsto l'inefficacia dei diritti speciali di prelievo e il crollo del sistema di Bretton Woods, la svalutazione della lira nel 1992 e la pericolosità degli sviluppi del mercato dei derivati ci dia un qualche titolo a interpretare che l'Italia non possa reggere alla lunga nella fragile architettura dell'area euro, e non è da escludere che sia tale struttura a implodere prima che il Paese la molli. Aspettiamo l'evento o facciamo qualcosa prima? La cessione del patrimonio pubblico non basta più: doveva essere fatta prima dell'aumento della pressione fiscale. È arrivata l'ora di posporre la data del rimborso del debito, soprattutto se si crede che il combinato effetto dell'attuale politica economica nazionale e di quella europea porti allo sviluppo perché consentirebbe di dare tempo al Paese di coglierne gli effetti. Giocando d'anticipo si sposterebbe la distribuzione dei benefici netti all'interno dell'eurozona, che al momento favorisce la Germania a scapito dell'Italia. [ARTICLEIMAGE] La Germania può condurre politiche commerciali vantaggiose per il suo trascurabile costo del danaro e godere di un cambio fortemente sottovalutato, condizioni opposte per i Paesi del Sud dell'euro; presenta infatti un avanzo di bilancia estera corrente superiore alla Cina, senza alcun intenzione, né richiesta da parte del resto del mondo, di trovare una soluzione come quella richiesta al Paese asiatico, ossia rivalutare o espandere la domanda interna; chiede invece ai Paesi in deficit dell'area euro di sobbarcarsi l'onere totale dell'aggiustamento degli squilibri esterni europei, imponendo così deflazione. Come può cavarsela l'Italia? Forse siamo pessimisti, ma ricordava Guido Carli che i pessimisti tendono ad essere più informati degli ottimisti. Cari colleghi, non dispensiamo verità, ma crediamo che sia arrivato il momento di discutere seriamente sulle opzioni meno costose per uscire da questa crisi senza invocare tabù o nascondere la realtà.Copyright © Il Sole 24 Ore. All rights reserved
 
un saluto a tutti , allego articolo 24ore , al

Italia, è l'ora di un default controllato
Finalmente qualcuno comincia ad affrontare i temi cruciali di politica economica senza ipocrisie. Gli economisti Michele Fratianni e Paolo Savona propongono di "consolidare" il debito pubblico italiano, cioè di allungarne le scadenze e ridurne le cedole. E' una risposta al duo economico Alesina & Giavazzi.
di Michele Fratianni e Paolo Savona
Pubblicato il 15 agosto 2012| Ora 12:35


Alcuni illustri colleghi hanno scritto che «chi parla di consolidare il debito (un eufemismo per ripudiarlo) è un irresponsabile che altro non fa che aumentare il costo del debito stesso e quindi le imposte» (vedi Italia: interventi Bce? Non saranno sufficienti). Se siamo noi i destinatari – e non vediamo chi altro possa esserlo dato che siamo gli unici ad aver argomentato su questo quotidiano la necessità di un consolidamento immediato per uscire dalle due crisi, europea e interna – riteniamo che ci tributiate troppo onore nel dire che la nostra proposta determina una tragedia di mercato. Ancora una volta viene proposto un tabù, dopo quello della crisi dell'euro e della manovra deflazionistica di Monti che non si devono discutere. Al mercato poco interessa di ciò che diciamo noi e, ci spiace, anche voi, e valuta lo stato in cui si trova il Paese: non esiste una guida politica stabile, non c'è crescita neanche prevedibile e non esiste uno "scudo" europeo, neanche se rinunciamo alla sovranità fiscale. Perciò, se atto d'imperio deve essere fatto perché la corda non si stringa intorno al collo dell'Italia, questo è l'allungamento della scadenza dell'intero debito pubblico a condizioni vantaggiose come quelle da noi indicate: un interesse pari all'inflazione e una piccola percentuale della crescita, se riusciamo a raggiungerla. Una siffatta decisione forse aumenterà nel breve periodo lo spread, ma questo non si incorporerà nel bilancio pubblico perché non ci sarà bisogno per un lungo periodo di emettere nuovi titoli. Certo, diamo per scontato con voi che non vi sia più un disavanzo di bilancio pubblico, ossia che l'Italia continui a rispettare il pareggio di bilancio deciso in sede europea e che è stato incorporato nella sua architettura istituzionale. Solo allora si potrà sperare di ridurre la pressione fiscale. Vi è la possibilità che il valore di mercato dei titoli pubblici possa ulteriormente cadere, ma ciò indurrebbe a trattenere i titoli in portafoglio. L'operazione non è indolore, ma promette di essere meno dolorosa dell'agonia in forma di stillicidio propinataci dallo status quo. Crediamo che l'avere previsto l'inefficacia dei diritti speciali di prelievo e il crollo del sistema di Bretton Woods, la svalutazione della lira nel 1992 e la pericolosità degli sviluppi del mercato dei derivati ci dia un qualche titolo a interpretare che l'Italia non possa reggere alla lunga nella fragile architettura dell'area euro, e non è da escludere che sia tale struttura a implodere prima che il Paese la molli. Aspettiamo l'evento o facciamo qualcosa prima? La cessione del patrimonio pubblico non basta più: doveva essere fatta prima dell'aumento della pressione fiscale. È arrivata l'ora di posporre la data del rimborso del debito, soprattutto se si crede che il combinato effetto dell'attuale politica economica nazionale e di quella europea porti allo sviluppo perché consentirebbe di dare tempo al Paese di coglierne gli effetti. Giocando d'anticipo si sposterebbe la distribuzione dei benefici netti all'interno dell'eurozona, che al momento favorisce la Germania a scapito dell'Italia. [ARTICLEIMAGE] La Germania può condurre politiche commerciali vantaggiose per il suo trascurabile costo del danaro e godere di un cambio fortemente sottovalutato, condizioni opposte per i Paesi del Sud dell'euro; presenta infatti un avanzo di bilancia estera corrente superiore alla Cina, senza alcun intenzione, né richiesta da parte del resto del mondo, di trovare una soluzione come quella richiesta al Paese asiatico, ossia rivalutare o espandere la domanda interna; chiede invece ai Paesi in deficit dell'area euro di sobbarcarsi l'onere totale dell'aggiustamento degli squilibri esterni europei, imponendo così deflazione. Come può cavarsela l'Italia? Forse siamo pessimisti, ma ricordava Guido Carli che i pessimisti tendono ad essere più informati degli ottimisti. Cari colleghi, non dispensiamo verità, ma crediamo che sia arrivato il momento di discutere seriamente sulle opzioni meno costose per uscire da questa crisi senza invocare tabù o nascondere la realtà.Copyright © Il Sole 24 Ore. All rights reserved
Io con questi due non sono assolutamente d'accordo...anche semplicemente allungare le scadenze o peggio ridurre le cedole sono un default, sarà pure controllato, ma sempre di default si tratta perchè il contratto che ho firmato con lo Stato con l'acquisto dei tds, lo Stato italiano non l'ha rispettato. Oppure vogliamo seguire l'esempio di come la Grecia ha trattato i suoi obbligazionisti? Ma questi due soloni economisti sanno per quanto tempo rimarrà fuori dai mercati la Grecia? Oppure pensano che io dopo essere stato inculato ne ricompro ancora? Quale credibilità avrebbe l'Italia dopo questa modifica unilaterale? Quali sarebbero i rendimenti chiesti ad ogni asta in un Paese che alle difficoltà ha risposto con un default?
Spero non si tratti di terrorismo mediatico ma solo di un colpo di sole o di un malsano desiderio di pubblicità perchè questa proposta è totalmente estranea ad ogni principio di scientificità economica e tantomeno etica.
Buongiorno a tutti!!
 
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