La vera notizia di venerdì è passata quasi inosservata...
...perchè tutti erano concentrati sulle scadenze tecniche e sulle decisioni di moodys. In realtà la notizia importante (e che ha prodotto il crollo dei bancari) è stata la fumata nera alla riunione dell'Eurogruppo a Wroclaw: l'incontro è naufragato contro il muro eretto dai governi più oltranzisti in materia di conti pubblici (Germania in primis), ormai decisi a spingere la Grecia verso la bancarotta. I membri dell'Eurogruppo hanno stabilito di rinviare di un mese la consegna della sesta rata del prestito alla Grecia (8 miliardi) denaro che sarebbe dovuto arrivare a settembre e di cui il governo greco ha disperatamente bisogno. Questo perchè Atene non sembra in grado di raggiungere gli obbiettivi di risanamento concordati e di fronte a ciò i governi rigoristi hanno puntato i piedi rifiutando la consegna del denaro.
Ma questa non è l'unica zeppa che i falchi stanno mettendo sul cammino del salvataggio dell'euro. La Finlandia preme perchè il secondo prestito alla Grecia (già deciso prima dell'estate ma non ancora operativo) sia condizionato alla concessione di "garanzie collaterali" da parte di Atene che dovrebbe offrire terreni, beni immobili o quote di società di proprietà pubblica.
Infine c'è il problema, diventato ormai scottante, del potenziamento del fondo salva stati, l'Efsf, deciso in agosto. La riforma, essenziale per consentire alla BCE di trasferire all'Esfs il compito di aiutare gli Stati sotto attacco, avrebbe dovuto essere operativa entro settembre. Ma molti parlamenti nazionali (tra cui quello tedesco, olandese e austriaco) non hanno ancora ratificato le modifiche necessarie.
Ed è proprio per chiedere un potenziamento del fondo che Tim Geithner, segretario al tesoro americano, si è recato (senza nemmeno essere invitato), alla riunione di Wroclaw preoccupatissimo per le esitazioni degli europei. Geithner ha duramente criticato le divisioni degli europei e ha rimproverato ai falchi le chiacchiere vuote su un ipotetico abbandono dell'euro. "I governi e le banche centrali devono scongiurare i rischi catastrofici sui mercati ed evitare le chiacchiere vuote sullo smantellamento delle istituzioni dell'euro. E' molto dannoso non solo vedere le divisioni europee nel dibattito sulle strategie, ma il conflitto continuo tra i paesi e le banche centrali".
Mai gli USA avevano preso una posizione così dura nei confronti dell'Europa. Durezza che non è piaciuta ai ministri europei: "noi non discutiamo con un non-membro dell'eurozona dell'aumento della capacità dell'Efsf".
*****************************
Vedete dunque come le ultime puntate della crisi stiano aumentando la distanza fra le due sponde dell'Atlantico. Non è un buon segno che il segretario del tesoro USA si autoinviti alla riunione dell'Eurogruppo, tantomeno se è per dare degli irresponsabili ai suoi colleghi europei. Non è un buon segno che i suoi colleghi europei lo mandino sostanzialmente a quel paese (del resto perchè accettare lezioni da chi ebbe grosse responsabilità del crollo lehman?). Questo è lo stato penoso delle relazioni USA-UE di fronte a una crisi, finora solo tamponata dalle banche centrali.
Ora vi faccio una domanda: le disponibilità del fondo salva stati sono attualmente di 440 miliardi. Sufficienti a salvare la Grecia, ma del tutto inadeguati se il default dovesse minacciare Spagna o Italia. Perchè secondo voi stanno disperatamente cercando di aumentare le capacità di intervento del suddetto fondo? Perchè questa lotta intestina tra falchi e colombe europeiste?? Perchè l'italia, terzo paese dell'area euro per importanza non ha voce in capitolo in questa discussione, completamente tagliata fuori???
Una delle ragioni per cui gli americani sono così allarmati è che la FED ha dovuto attivare negli ultimi tre giorni una ciambella di salvataggio speciale: un'apertura di credito in dollari a lungo termine nei confronti della BCE perchè quest'ultima possa a sua volta rifornire di biglietti verdi le banche europee. E' solo una pezza ovviamente. La casa bianca è convinta che il problema di fondo non sia stato risolto: e cioè il rischio di default degli stati membri dell'euro.