VI RICORDATE QUANDO SI STARNUTIVA E TI DICEVANO "SALUTE"... BEI TEMPI

di fronte alla morte civile per decreto e post che avallano ideologie contro chi senza chiedere nulla allo stato lavorando sostiene se stesso la sua famiglia e dà lavoro ad altri, spero che dalle pacifiche proteste passino alla rivolta vera per cacciare questa classe di incapaci dirigenti ed eliminare una volta per tutte questa ideologia si sinistra dai media. addio, non scrivo più fino a revoca restrizioni, caso mai prenderò un martello anche io per unirmi alle masse.


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Originariamente Scritto da ghianda82 Visualizza Messaggio
Le ora non le pagheranno nemmeno più i piccoli per chiusure o mancanza di redditività.
Tranquillo, non le pagavano nemeno prima. La dischiarazione media di un bar/ristorante è tra i 15 e i 20k. Amen
 
Non accennano a placarsi le proteste a Napoli.

Dopo i cortei di venerdì sera anche ieri la città era in ebollizione, con cortei e presidi in varie zone del capoluogo.

Manifestazioni principalmente pacifiche anche se non sono mancati i momenti di tensione.


Proprio gli episodi di violenza hanno scatenato la “caccia” da social.

Fra i primi ad aprire le danze Marco Bentivogli, ex segretario generale della Cisl, che su twitter
parla di “un’operazione organizzata da fascisti e camorra”, esortando a leggere “il comunicato di CasaPound”.

A dargli manforte è subito intervenuta Laura Boldrini, che sempre via twitter denuncia
“gli impresari del malessere sociale” per chiedere poi l’immancabile scioglimento delle organizzazioni fasciste.

Per restare sulla popolare piattaforma, poteva mancare David Parenzo?

Ovviamente no, eccolo: “Gli scontri puzzano di camorra altro che proteste contro il lockdown!”


Peccato che, in ordine:

CasaPound non abbia emesso alcuna nota, né si abbia alcuna evidenza, anche solo parziale, di queste presunte infiltrazioni camorristiche.

Non si capirebbe, d’altra parte, per quale motivo le organizzazioni mafiose dovrebbero guidare le proteste se, fra usura ed appalti milionari,
le loro attività pare abbiano tratto dal lockdown nuova linfa.


Al contrario, è invece dimostrata la presenza dei centri sociali,
che degli scontri con le forze dell’ordine e del “riot” fine a sé stesso fanno spesso la cifra della propria esistenza.

Non sono infatti mancati venerdì, nelle vie di Napoli – in cortei che ripetiamo:
per la maggiore sono stati forse rumorosi ma assolutamente pacifici –
manifestanti con il pugno chiuso alzato, mentre dalle pagine ufficiali dei centri sociali partenopei si rivendicava l’aver partecipato alle proteste.


Ieri, in piazza, sono poi scesi i Cobas e i Carc, insieme ad antagonisti “Antifa” venuti sin dalla Germania
a dare man forte.


Ma di questi, dai paladini del politicamente corretto, non sentirete mai parlare.
 
E c'è pure chi vorrebbe un nuovo mandato...........


L’assemblea annuale del Cna – Confederazione nazionale dell’artigianato e della Piccola e media impresa -
è iniziata con un messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
volto ad infondere un minimo di fiducia in un mondo, quello degli artigiani e delle Pmi,
colpito direttamente e trasversalmente dalla crisi economica causata dal Covid-19
e dalle chiusure indiscriminate che il governo ha deciso di attuare.


Il corpo pratico del messaggio di Mattarella è, sostanzialmente, suddivisibile in due parti principali:

una prima in cui sottolinea lo sforzo dell’esecutivo in termini di investimenti pubblici e politiche condivise,

ed una seconda volta ad esaltare l’Unione Europea insieme alle sue – soltanto presunte ed immaginarie – “risorse ingenti”.


Secondo il Presidente, l’Ue avrebbe “dimostrato di saper cogliere la delicatezza della situazione”,
e ci ha messo a disposizione mezzi economici e strumenti che si identificano come “una opportunità che va colta per ammodernare il Paese”.


Sarebbe interessante interrogare Mattarella sui fondamenti che gli permettono di usare termini così cordiali nei confronti di Bruxelles
quando sono stati necessari di quattro giorni per pianificare una manciata di aiuti che, comunque, ad oggi devono ancora arrivare,
e non arriveranno prima della seconda metà del 2021
.


Per smontare la retorica dell’Ue come “unione solidale”, meritano menzione almeno altri due scandali economici ruotanti attorno al Recovery Fund,
ossia i cosiddetti “rebates” – sconti ai contributi europei dei “frugali” del quadro finanziario 2021-2027 – e
d il nuovo piano di imposte – gravanti sui cittadini – approvate per finanziare i “poderosi aiuti”.


Il Presidente della Repubblica, comprensibilmente imbarazzato di fronte al clima di isolamento economico che l’Italia
ha subito e sta subendo, non può sicuramente – né tantomeno vuole – remare contro alla teoria di solidarietà che l’Unione Europea
ed i suoi adepti forniscono quotidianamente di sé stessi.

Mattarella, tuttavia, ha dimostrato più e più volte di cambiare la sua opinione pubblica nei confronti dell’operato europeo.

Se ad inizio settembre, infatti, al Forum Ambrosetti parlò dell’Europa in termini di grande “forza propulsiva”,
appena un mese dopo – conseguentemente ai ritardi del Recovery Fund e alle norme sopramenzionate –
si unì alla Presidente della Repubblica Ellenica Aikaterinī Sakellaropoulou in un richiamo all’attenzione nei confronti dei burocrati europei.


Qualsiasi linea porti avanti Mattarella, comunque, l’unica cosa certa, ad oggi,
è lo scarso interesse dell’Unione nei confronti delle nazioni che hanno subito più danni economici durante la prima ondata del virus.

Se ad inizio estate, infatti, il fronte europeista si crogiolava nell’illusione di un’Europa solidale costruita attorno a Recovery Fund e Mes “pandemico”,
ad oggi è fattuale e comprovata l’assenza totale di aiuti concreti ai lavoratori italiani,
i quali si trovano in balia di un governo inadatto, facente parte di un’Unione esclusivamente germanocentrica.
 
Arriva l’ennesimo DPCM, frutto del fallimento della politica del governo.

Il due Conte-Casalino è interessato esclusivamente nel proseguire la propria vita politica di qualche mese
o qualche settimana. perfino di qualche ora , se messo alle strette.

Il gatto e la volpe hanno cercato di scaricare la responsabilità degli odiati, e dannosi, lockdown sulle regioni,
riuscendo così ad ottenere una depressione economica ed una finta limitazione del virus senza colpo ferire.

Due piccioni con una fava: povertà e prosecuzione dell’emergenza da un alto, e sgravio delle responsabilità dall’altro.


Però gli è andata male.


Curiosamente l’unico che gli ha dato un po’ corda è stato un leghista, il presidente della Lombardia Fontana, il più rapido a chiedere lockdown.


Il problema è che anche il Pirellone ha la sua “Bolla di privilegio” che separa dal mondo reale dei lavoratori,
ma, fortunatamente, è intervenuto Salvini a spiegargli che o riusciva a rimborsare i danni delle sue politiche o era meglio tirare il freno.

Conte sicuramente contava sullo sceriffo De Luca, quello dei lanciafiamme per bruciare le feste, come capocordata per le chiusure e le misure repressive.

De Luca ci ha pure provato, minacciando 40 giorni di lockdown, ma i campani gli hanno spiegato che la misura non era gradita
e lui stesso a ammesso che, senza “Ristori”, cioè soldi da dare ai pagare agli imprenditori danneggiati, non era una mossa fattibile


La palla è tornata a Governo che ci fornisce l’ultima idea geniale:


  • ristoranti e bar chiusi alle 18… tranne che nei giorni di festa;

  • chiusura dei centri benessere, saune, piscine e palestre.

Si vede che il virus ha un orario, e quindi esce di casa solo con l’aperitivo.


Noi pensiamo che sia stagionale, come l’influenza, ma mica siamo scienziati come quelli del CTS
o come i vari geologhi e veterinari che parlano in TV, per cui bisogna accettare queste decisioni.



Insieme arriva una sorta di “Ristoro Bonsai” da 1,2 miliardi che neppure sono nuovi soldi,
ma solo “Accelerazione” nella distribuzione di denaro, tra l’altro veramente briciole, altro che ristoro.

Conte non ha i “potenti mezzi” e ci dà solo le briciole.


Si tratta di una mancanza di soldi? NO, ASSOLUTAMENTR NO!!

I soldi ci sono nella tesoreria dello STATO, E SONO ANCHE ABBONDANTI.





Con un calo del PIL a due cifre il sempre lucido Gualtieri tiene le casse del MEF piene , con una visione neoborbonica del bilancio.

Quando negli anni 50 dell’ottocento il Piemonte faceva forti deficit per costruire ferrovie, canali, navi ed esercito
il Re Bomba ì, come Paperon de’ Paperoni, preferiva avere le casse piede d’0r0.

Una politica i cui risultati si videro quando Garibaldi iniziò quello che fu la più grande operazione di leverage buyout della storia.

Oggi il borbonico Gualtieri tiene le casse piene ed affama il popolo per rispettare dei vincoli di bilancio
che servono solo al suo enorme senso di sottomissione e di servilismo nei confronti di Bruxelles
e proseguirà così fino a quando qualcuno non gli spiegherà che la strada presa è quella sbagliata.
 
Dpcm, autocertificazioni, coprifuoco.

Bisognerà iniziare a familiarizzare con tutto questo dopo il nuovo Dpcm con annesse disposizioni restrittive da parte delle regioni.

L’ultima è stata il Lazio, dove a partire da venerdì notte non si potrà circolare se non provvisti di autocertificazione,
e quindi anche di motivi giudicati necessari (lavoro, emergenze mediche…) di fronte a quali le forze dell’ordine non potranno punirvi con ammende.


Cosa penserebbero di tutto ciò i padri costituenti?

Possibile che non siano state considerate queste evenienze al momento della stesura della Carta Costituzionale del ’48?


Non esattamente, come ha spiegato a ‘Un Giorno Speciale’ il Professor Enrico Michetti:

se nei precetti degli scrittori della Costituzione non era presente l’emergenza, ma solo strumenti di necessità per fargli fronte, c’è un motivo ben preciso.

ll Prof Michetti lo ha spiegato ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

"La libertà è antitetica al concetto di emergenza,

perché l’emergenza è qualcosa che in ragione di se stessa occlude la libertà.


Ecco perché la Costituzione e tutte le costituzioni europee che vennero varate più o meno nello stesso periodo
non inserirono nei loro precetti l’emergenza.
Inserirono degli strumenti aventi forza di legge – il Decreto Legge – che viene emanato dal Governo laddove ci sono urgenze, necessità.



Qualora c’è quindi la necessità di provvedimenti immediati, l’emergenza si conclama all’interno di uno strumento ordinario,
quale il Decreto Legge che può essere adottato in un nanosecondo dal Governo.

Alla base di ogni atto amministrativo e di ogni atto politico c’è la congruità, ossia la proporzione e la ragionevolezza.

L’equilibrio consiste nel diritto dal bilanciamento tra gli interessi in gioco.

Il politico deve avere questa sensibilità: il provvedimento deve sempre calzare a guanto alle situazioni,
perché i danni veri si fanno quando tu valuti 100 una cosa che vale 1 e valore 1 a una cosa che vale 100.

Questo è tipico della politica inconsapevole e improvvisata.

Faccio un esempio: tu fai viaggiare le persone ammassate dentro un pullman come fosse un carro di bestiame
poi pretendi che su un viale deserto una persona porti la mascherina .


Questa contraddittorietà è proprio l’evidenza tecnico giuridica del provvedimento abnorme”.
 
Ahahahahahah non sanno come "licenziarlo" ed allora lo promuovono......


Siccome il supercommissario Domenico Arcuri è stato così bravo a gestire l’emergenza Covid, allora è giusto pensare anche di promuoverlo.

E dato che ora Alessandro Profumo, dopo la condanna in primo grado a sei anni per le passate vicende Mps,
vede il suo posto in bilico, si inizia a parlare di una possibile sostituzione al vertice di Leonardo proprio con Arcuri.

Nel governo qualcuno si è già mosso per sondare anche altri candidati.

Secondo indiscrezioni riportate da MilanoFinanza, al ministro degli Esteri Luigi Di Maio
piacerebbe riportare a piazza Monte Grappa a Roma Lorenzo Mariani, ex responsabile commerciale del gruppo e ora a capo di Mbda Italia.


“Un altro ex di Leonardo, Giuseppe Giordo (ora in Fincantieri), sarebbe invece la scelta del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.

Circola anche un nome che avrebbe l’avallo del premier Giuseppe Conte: quello di Domenico Arcuri, supercommissario all’emergenza Covid.

Dubbi sulla posizione di Profumo sarebbero stati esposti anche dal governo britannico, che lavora con Leonardo.

Ma per ora le voci restano tali”, si legge nell’articolo.


I numeri della nuova emergenza, però, disegnano uno scenario ben diverso da quello evocato a maggio da Arcuri,
quando nessuno nell’opinione pubblica lo aveva mai sentito nominare e veniva dipinto da Conte come un salvatore.

Ora le cose sono cambiate, e ad Arcuri può essere associata solo la parola fallimento.

Nei giorni in cui l’Italia si scopre impreparata di fronte alla seconda ondata di contagi,
non tornano neppure i conti delle mascherine, una delle prime battaglie targate Arcuri.


Arcuri, nonostante il delicato incarico che gli ha affidato Conte, è ancora anche amministratore delegato di Invitalia, società del Ministero dell’Economia.


Ed ora si punta a Leonardo?
 
Guai a utilizzare la parola “lockdown”: il governo non la usa, ma di fatto è come se lo fossimo.

Dopo una lunga notte fatta di negoziazioni, confronti e trattative tra esecutivo e regioni,
il presidente del Consiglio ha firmato il nuovo Dpcm che vara, a partire da domani 26 ottobre,
tutta una serie di restrizioni per cercare di arginare la nuova ondata della pandemia.

Sarà coprifuoco nazionale.

Nonostante gli enti locali chiedessero di posticipare l’orario di chiusura di bar e ristoranti,
l’esecutivo ha tirato dritto: dovranno abbassare le saracinesche dalle 18 alle 5,
consentendo loro la sola consegna a domicilio, mentre ai tavoli non potranno sede più di quattro persone (conviventi).

In compenso – unica concessione fatta alle regioni – viene data loro la possibilità di tenere aperto la domenica.


Decretata anche la chiusura di piscine, palestre, cinema e teatri, ma anche sale giochi e centri benessere,
così come l’interruzione di tutte le attività sportive non professionistiche.

Consentita invece l’apertura degli esercizi commerciali di vendita al dettaglio, a condizione che siano rispettate le norme di distanziamento sociale.


Novità anche per quanto riguarda la scuola.

Qui viene sconfessata la linea del ministro Azzolina, che pochi giorni fa era andata allo scontro con la Lombardia.

Se alle elementari e alle medie sono confermate le lezioni in presenza,
gli istituti superiori dovranno garantire la didattica a distanza per almeno il 75%.

Obiettivo – viste le mancanze in termini di investimenti nel trasporto pubblico locale
cercare di evitare gli assembramenti su autobus e treni visto l’elevato numero di studenti pendolari.

Resta confermato lo stop a gite e viaggi d’istruzione.


Almeno per il momento è scongiurata l’ipotesi di strette alla mobilità dei cittadini.

Pur confermando la raccomandazione a limitare gli spostamenti alle esigenze di lavoro, studio o salute,
cade ogni riferimento ai movimenti al di fuori del proprio comune o regione.


Ma non è detto che, vista la bulimia normativa (siamo al terzo nuovo Dpcm in meno di due settimane),
non si possa nel futuro prossimo andare a toccare anche questo tasto.
 
Sono circa un milione i posti di lavoro che le Pmi potrebbero perdere tra l’inizio e la fine del 2020.

Questo è quanto emerge quanto emerge dall’indagine Crisi, emergenza sanitaria e lavoro nelle Pmi,
condotta su 5000 professionisti (su 26mila) dalla Fondazione studi Consulenti del lavoro.

Le piccole e medie imprese hanno pagato un prezzo carissimo per adeguarsi alle nuove normative in materia sanitaria (per contrastare la diffusione del Covid-19).

Al peggio, però, non c’è fine.

Il rischio di una “seconda ondata” con ulteriori restrizioni potrebbe vanificare tutti gli sforzi compiuti finora.


A pagare il prezzo più alto in questa crisi sono i settori meno protetti: ovvero la galassia delle Pmi.

Tutto questo purtroppo rischia di avvenire nonostante quasi tutti gli imprenditori abbiano adottato in maniera scrupolosa le nuove regole sanitarie.

A far paura è l’ipertrofia normativa che già caratterizzava la nostra burocrazia.

Leggendo l’indagine scopriamo infatti che “sebbene il 59% dei Consulenti reputi che le aziende
siano ad oggi attrezzate in materia di prevenzione (dispositivi di protezione, sanificazione ambienti, etc),
queste non sarebbero comunque pronte a dover gestire nuove situazioni emergenziali.


Crisi-ed-emergenza-sanitaria-nelle-Pmi.jpg



Il 44,7% dichiara, infatti, che le aziende sono mediamente poco o per nulla attrezzate
a gestire il personale in caso di contagi (diretti o indiretti) e il 37,2% a fornire la connessa informazione sul da farsi”.

C’è un grande panico. Ed il motivo è semplice: basta un dipendente entrato in contatto con un positivo per bloccare tutto.


Le ripercussioni sul mondo del lavoro sono inevitabili.

Come si può svolgere la propria mansione a fianco agli altri se uno starnuto ha lo stesso effetto di un lancio di una granata?

Infatti, per i consulenti del lavoro “la preoccupazione di dover gestire un’emergenza sanitaria è peraltro secondaria
rispetto alla possibilità di doversi nuovamente trovare alle prese con le procedure per la cassa integrazione
(indicata come principale criticità da affrontare nelle prossime settimane dal 62,8%), ma anche l’avvio delle ristrutturazioni (42,8%),
l’inevitabile riduzione dei livelli di produttività (42,2%), la gestione delle esigenze del personale, alle prese con conciliazione e quarantene, e la sua riorganizzazione”.

Nelle Pmi il rapporto tra il datore di lavoro e il dipendente è diretto: si lavoro fianco a fianco.
Mandare a casa senza stipendio un collaboratore non è come un licenziamento fatto da una grande azienda
.

L’imprenditore sa di essere responsabile non solo del suo reddito ma anche di quello dei suoi dipendenti.

Ed è per questo che le Pmi hanno anticipato la cassa integrazione (che avrebbe dovuto versare l’Inps) nella prima fase della crisi.

Oggi, però, in caso di una seconda ondata solo pochi potrebbero farlo.

Ed è per questo che dalla suddetta indagine emergono dati a dir poco preoccupanti:
sono circa un milione i posti di lavoro che le Pmi potrebbero perdere tra l’inizio e la fine del 2020.

Un bilancio pesante per il milione e mezzo di imprese assistito dai consulenti del lavoro, i cui organici potrebbero contrarsi di circa il 10%.

Una batosta che rischia di essere letale in caso di un nuovo lockdown.


“Un nuovo lockdown generalizzato darebbe il colpo di grazia ad un settore che da 11 anni a questa parte sta costantemente diminuendo di numero”:

questo l’allarme lanciato dal coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che sottolinea come

dal 2009 hanno chiuso definitivamente la saracinesca 185 mila aziende artigiane.
Questo ha avviato la desertificazione dei centri storici e delle periferie, contribuendo a peggiorare il volto urbano delle nostre città
che, anche per questa ragione, sono diventate meno vivibili, meno sicure e più degradate.
Sia chiaro: soluzioni miracolistiche non ce ne sono, anche se è necessario un imminente intervento pubblico
almeno per calmierare il costo degli affitti, ridurre le tasse, soprattutto quelle locali, e facilitare l’accesso al credito”.


Oltre alle tasse e alla burocrazia le piccole e medie imprese devono scontrarsi con il muro di gomma delle banche.

Nonostante tutti i partiti si proclamano amici delle Pmi nessuno le supporta realmente.

Eppure quest’ultime formano il tessuto connettivo della nostra economia.


In Italia esse impiegano ben l’82% dei lavoratori e costituiscono il 92% delle imprese attive.


Come mai, dunque, si è fatto pochissimo per supportare le imprese di piccole e medie dimensioni?


Il motivo è semplice: un’azienda di 10 dipendenti che fallisce non fa notizia.


Ma, se dovesse innescarsi un effetto domino (e le condizioni ci sono tutte) a nulla serviranno le mance del governo di Conte.
 
Le nuove stringenti regole di YouTube

che prevedono la chiusura dell’account dopo il terzo video che non si allinea alle direttive dell’OMS in materia di Covid,

impediscono ormai di fare informazione indipendente sulla piattaforma di Google.


Beatrice Silenzi
– Giornalista e conduttrice radio televisiva da molti anni –
si è vista oscurare, sul suo canale Youtube, la sua ultima intervista al dottor Stefano Scoglio.


Come accaduto per ben otto volte a Byoblu durante i terribili mesi della scorsa primavera.


Per questo Byoblu ha dato vita a DavveroTv: una App indipendente per ospitare tutte le voci libere e indipendenti, senza censura,
e una televisione indipendente sul digitale terrestre (Lombardia: 606; Piemonte: 607; Lazio: 632).


Oggi chiunque potrà seguire l’intervista di Beatrice Silenzi, senza che nessuno possa decidere se per lei e il suo ospite la libertà di espressione valga ancora o no.


Candidato al premo Nobel per la medicina nel 2018 (secondo quanto egli stesso afferma),
il dottor Scoglio sostiene che il SarsCov2 non sia mai stato isolato né testato per la sua patogenicità.

Avrà torto?

Ragione?

Non sta a noi dirlo.

Sta a noi permettervi di scoprirlo, consegnandovi l’alternativa al pensiero unico.

Se non esistessero alternative a YouTube, probabilmente scienziati, medici e ricercatori come il dottor Scoglio non avrebbero la possibilità di esprimere la loro posizione.


Su Byoblu24, guarda anche la presentazione in esclusiva dello studio di Stefano Scoglio


“Ho esaminato gli studi che affermano di aver isolato e persino testato il virus, ma tutti hanno fatto qualcosa di molto diverso: hanno preso il liquido faringeo o bronco-alveolare dei pazienti, lo hanno centrifugato per separare le molecole più grandi dalle molecole più piccole, come appunto i presunti virus; hanno poi preso il surnatante (la parte superiore del materiale centrifugato) e hanno chiamato quella matrice estremamente complessa ‘virus isolato’”.

Il fatto che il SarsCov2 non sia stato separato dall’organismo da cui proviene pone ulteriori dubbi sulla veridicità-efficacia
dei tamponi e dei test sierologici, spiega Scoglio, rivelando un altro fatto estremamente grave:

“Esistono 78 tipologie di tamponi, alcune delle quali importate dalla Cina; nessuna di queste è mai stata controllata o ispezionata né convalidata, è la Commissione europea ad affermalo” nel Working Document del 16 aprile scorso.

Ma proprio su questa molteplicità di test non controllati né convalidati si è deciso di chiudere un intero Paese come afferma Stefano Scoglio nelle pagine del suo lavoro:

“Qui non si tratta di un prodotto voluttuario lasciato alla gestione del libero mercato, ma di uno strumento che è stato essenziale per giustificare il potere dei governi di imporre la peggiore chiusura dittatoriale dei diritti civili ed economici che si possa ricordare a memoria d’uomo!”
 

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