24 gen 2015 05:05 "Senza i Bilaterali non crolliamo"
Blocher al "Corriere del Ticino": "Se il 9 febbraio sarà disatteso, verrà lanciata un'iniziativa contro la libera circolazione "
BERNA - Fra pochi giorni il Governo dovrebbe mettere in consultazione il progetto di attuazione dell'articolo costituzionale contro l'immigrazione di massa. Negli ultimi mesi sono state lanciate molte proposte. Abbiamo chiesto all'ex consigliere federale Christoph Blocher, promotore dell'iniziativa del 9 febbraio, quali sono le sue aspettative e come intende muoversi.
Tra pochi giorni il Consiglio federale presenterà la sua proposta per l'applicazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa. Che cosa si aspetta?
«Una trasposizione dell'iniziativa in legge. Ma solo perché siamo in un anno elettorale e a Berna vogliono dare l'impressione che intendono applicarla. In realtà il Consiglio federale e anche le commissioni di politica estera hanno già deciso che l'articolo costituzionale è di pari importanza rispetto alla libera circolazione delle persone e agli altri accordi bilaterali ad essa legati».
Dunque secondo lei questa prima lettura non ha futuro?
«Se si parte con il presupposto che ho detto, è chiaro che l'Unione europea continuerà a dire che non intende negoziare, e a minacciare la fine dei Bilaterali. Anche se non credo che l'UE oserebbe farlo per davvero, semplicemente perché è interessata a questi accordi. Comunque a quel punto il Consiglio federale dirà che non si può applicare il nuovo articolo costituzionale e poi probabilmente proporrà una votazione su un accordo quadro, secondo cui si dovrà riprendere il diritto europeo per gli accordi esistenti e quindi anche per la libera circolazione delle persone, così il nuovo articolo resterebbe lettera morta. Ma tutto ciò sarà nel 2016. Settimana prossima arriverà una proposta che darà l'impressione che Berna voglia fare i propri compiti, poi ci saranno i mesi della consultazione, le varie discussioni, si arriverà all'estate 2016 e arriverà anche la nuova proposta per le relazioni con Bruxelles. E poi diranno che non si applica più il testo del 9 febbraio, ma le elezioni a quel punto saranno passate».
E voi in tal caso interverrete con un referendum?
«Noi faremo un'iniziativa popolare per denunciare la libera circolazione delle persone. Un referendum per annullare la proposta del Governo non porterebbe a nulla, vorrebbe dire che continuerebbe a essere valida la situazione attuale, quella che esisteva prima del 9 febbraio».
Secondo il Governo e tutti gli altri partiti, la libera circolazione delle persone è indispensabile per la Svizzera, tanto più in seguito alla decisione della BNS di abolire il cambio fisso franco-euro.
«Non è indispensabile, anzi, è un grande danno per la Svizzera, che non la può sostenere. E diventerà ancora peggio con l'abolizione del cambio fisso. L'economia avrà delle difficoltà, in diverse regioni. Negli ultimi tre anni tutto andava bene e abbiamo avuto un'immigrazione netta annuale pari 80.000 persone. Ora la differenza salariale con i Paesi confinanti diventerà ancora più grande. Se finora calcolavamo ad esempio che i salari in Germania erano del 20% più bassi, ora lo sono del 40%. La pressione sulla Svizzera dall'estero diventerà ancora più importante e le imprese saranno tanto più interessate a far venire lavoratori stranieri in Svizzera. Nel Canton Ticino lo sviluppo sarà ancora più grave a causa dei frontalieri. Per questo l'iniziativa contro l'immigrazione di massa deve essere assolutamente applicata, poiché prevede la priorità nazionale».
Sarà ancora possibile garantire una crescita economica in Svizzera con il franco forte e con un contingentamento dell'immigrazione?
«Certamente, anche in passato abbiamo avuto una crescita in questo Paese. La nostra iniziativa dà ancora la possibilità alle imprese di assumere personale straniero, solo però se non trovano persone in Svizzera. Il nuovo articolo costituzionale prevede quello che in Svizzera abbiamo fatto tra il 1970 e il 2007. E il franco era forte anche allora, dato che nel 1973 l'abbiamo sganciato dalle altre monete. Il cambio con il dollaro era passato da 4,30 a 3,80 franchi in una notte! E in più si è aggiunta la crisi petrolifera nel '74. Allora 300.000 stranieri erano tornati a casa, oggi non sarebbe più possibile, hanno il diritto di restare qui e cresce la disoccupazione».
Nel rapporto sulla politica di crescita presentato pochi giorni fa dal Governo si afferma che non si registrano fenomeni di sostituzione nel mercato del lavoro dovuti all'immigrazione, ovvero svizzeri che restano disoccupati per la presenza di stranieri.
«È chiaro che le cose non stanno così. Bisogna capire che le imprese sono sotto pressione, devono risparmiare costi. Se possono avere un lavoratore italiano che è bravo e costa poco perché non dovrebbero prenderlo?».
Dunque a suo avviso non basta contare sulla buona volontà degli imprenditori, che affermano di voler meglio sfruttare il potenziale indigeno.
«No, gli uomini si preoccupano prima di se stessi, è così che funziona».
La vostra iniziativa vuole contingentare anche i frontalieri, tuttavia essi hanno un ruolo molto diverso ad esempio a Basilea rispetto al Ticino.
«Ci impegneremo affinché le nuove regole possano essere adeguate alle varie regioni. Non si può pensare a un unico sistema perché i frontalieri a Sciaffusa, Ginevra o Ticino non sono gli stessi e non svolgono le stesse funzioni».
Per quanto riguarda i contingenti non avete mai menzionato un ordine di grandezza. Ciò significa che potreste convivere anche con un maxi-contingente, ovvero con il sistema della clausola proposto dagli ambienti economici?
«No, in quella proposta manca del tutto il principio della priorità nazionale. Per quanto riguarda le cifre posso basarmi solo sull'esperienza. Con l'immigrazione controllata come l'avevamo prima del 2007 c'erano in media da 20.000 a 25.000 persone in più ogni anno, parlo del saldo tra entrate e uscite. In seguito abbiamo avuto in media circa 65.000 persone in più all'anno e non dimentichiamo che c'è stata anche la crisi finanziaria. E nel 2014 sono state quasi 90.000. Come sarà nei prossimi anni non lo sappiamo, forse un po' meno ma è anche probabile che si resti attorno agli 80.000. Non so perché a Berna non se ne vogliono rendere conto».
Un'applicazione alla lettera dell'iniziativa significa mettere a rischio i Bilaterali. L'industria d'esportazione può tornare a vivere con dazi e altri ostacoli?
«I dazi l'UE non potrà aumentarli, perché esiste un accordo globale con l'organizzazione mondiale del commercio. Ad ogni modo noi non siamo contro i Bilaterali. Ma la libera circolazione delle persone, quella non la vogliamo. Nell'accordo è prevista la possibilità di adattamenti, ma se l'UE non ne vuole sapere allora dobbiamo denunciarlo. In questo caso esiste la possibilità che cadano altri sei accordi ad esso legati. Questo è un pericolo, è vero. I Paesi membri dell'UE tuttavia non vogliono di certo arrivare a quel punto. Chiaro, adesso fanno delle minacce in questo senso per difendere la libera circolazione. Sono convinto però che l'Italia, la Francia e altri Paesi non vogliono qualcosa che sarebbe contro i loro interessi, in particolare una denuncia dell'accordo sul transito terrestre. Ma se anche si concretizzasse lo scenario più negativo, la Svizzera non crollerebbe lo stesso. La libera circolazione delle persone resta molto più pesante per il nostro Paese che non lo scenario peggiore, a cui, come detto, comunque non credo».
Se l'UDC il prossimo dicembre dovesse riconquistare un secondo seggio in Governo cambierebbe qualcosa nelle vostre posizioni?
«Saremmo tenuti a integrare maggiormente la nostra posizione in Consiglio federale e anche il partito sarebbe più legato alle decisioni del Governo e del Parlamento. Ma chiaramente ci sarebbero ancora temi per i quali non sarà il caso. Il partito socialista ha due ministri, in pratica una terza se contiamo anche Eveline Widmer-Schlumpf, e fanno ancora iniziative popolari. Di certo non intendiamo venire meno alla nostra linea per avere i posti in Governo. Se ci dicessero dovete sostenere la libera circolazione, oppure mollare l'iniziativa per l'attuazione dell'espulsione dei criminali stranieri o ancora appoggiare un accordo quadro con l'UE, non lo faremmo. Ma in un sistema di concordanza questo finora è sempre stato possibile. Noi non ci opponiamo al PS in Governo perché ha un brutto programma, anche se ce l'ha».
Nessun rimpianto da parte sua per la politica attiva?
«No, assolutamente, me ne sono andato per potermi concentrare su altre questioni, soprattutto per evitare che la Svizzera finisca nell'UE».