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翠鸟科
Svizzera | Economia - 10:21
Economia svizzera, clima difficile

A gennaio il barometro del KOF è sceso ancora di 1,8 punti rispetto al mese precedente - Il Bakbasel conferma l'evoluzione negativa
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ZURIGO/BASILEA - Il clima per l'economia svizzera si fa più difficile. Il barometro del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF) è ulteriormente sceso a gennaio sotto la media pluriennale, attestandosi a quota 97,0. Ciò corrisponde a 1,8 punti in meno rispetto al mese precedente.
L'arretramento è dovuto alle prospettive meno buone per il turismo e l'industria, dove è atteso un calo delle vendite in particolare nel ramo tessile e delle macchine, indica il KOF in una nota odierna. Più morbida la flessione dei consumi e nel campo delle costruzioni, mentre secondo l'istituto di ricerca il settore bancario dovrebbe rimanere stabile.
Il barometro del KOF anticipa l'evoluzione della congiuntura in Svizzera: comprende, nella versione attuale, 217 indicatori riuniti in un unico dato composito. I dati di gennaio sono stati raccolti in gran parte prima dell'abbandono, da parte della Banca nazionale svizzera (BNS), del tasso di cambio minimo franco-euro a 1,20. Visto che la decisione della BNS ha colto di sorpresa molte imprese, il barometro riflette in maniera molto limitata la nuova situazione, indica il KOF.
Anche l'istituto Bakbasel conferma la tendenza annunciata dal KOF: l'apprezzamento del franco spinge l'economia svizzera in un breve periodo di recessione. Per l'anno in corso Bakbasel si attende un arretramento del Prodotto interno lordo (PIL) elvetico dello 0,2%.
In dicembre gli economisti dell'istituto avevano manifestato ancora un certo ottimismo, prevedendo una crescita. L'apprezzamento del franco toglie il respiro all'economia svizzera, scrive oggi Bakbasel in una nota. L'istituto si aspetta forti ripercussioni negative sull'economia reale, ma di breve durata.
Già nel primo trimestre dell'anno sarà avvertito un indebolimento. Nei sei mesi successivi Bakbasel prevede un arretramento, ma nel quarto trimestre si dovrebbe assistere a una risalita. Si può dunque parlare di recessione, secondo i ricercatori, anche se di breve durata.
Secondo Bakbasel, nel 2016 la crescita dovrebbe essere dello 0,9%, mentre nel 2017 è attesa una progressione del 3,1%.
 

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翠鸟科
«Qui il personale è residente»
Il logo del Comune svizzero
per non far lavorare gli italiani


A Claro, in Ticino, un bollino pensato per aziende e negozi
Il sindaco: «Non è razzismo, ma trasparenza. Noi un modello»




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«Il problema lavoro per noi era gravissimo ed è peggiorato dopo che franco svizzero ed euro hanno raggiunto la parità - racconta il sindaco Keller - ma si sa che di fronte a vantaggi di costo le imprese scelgono sempre di risparmiare. Però molte persone da tempo mi ripetono: sarei disposto a pagare merci o servizi qualche franco in più se almeno sapessi che vanno ad arricchire l’economia ticinese e non quella italiana. E così è nata l’idea della campagna a favore delle assunzioni locali. Claro è un comune piccolo, non sposteremo certo gli equilibri ma lanciamo un segnale: l’invito è destinato anche alle aziende dei centri più vicini al confine perché facciano altrettanto».


I cinesi stavolta siamo noi, sono i lavoratori italiani che accettano impieghi in Svizzera per un salario più basso del 15-20% rispetto agli elvetici e che ormai sono arrivati a occupare un quarto dei posti di lavoro disponibili in Ticino. Il problema insomma tiene banco ben al di fuori dei piccoli confini di Claro: dopo la tempesta valutaria di due settimane fa i sindacati hanno cominciato a denunciare casi in cui gli imprenditori hanno decurtato la busta paga degli italiani (ultimo caso in un’azienda di autotrasporti); in più ieri si sono incontrati per la prima volta la presidente della Confederazione elvetica Simonetta Sommaruga e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Oggetto del vertice: la decisione svizzera di porre un tetto all’arrivo di immigrati e lavoratori stranieri così come stabilito dal referendum del 9 febbraio 2014. La volontà popolare fa però a pugni con i trattati internazionali sottoscritti da Berna con Bruxelles e la soluzione è in alto mare. E allora non resta che affidarsi alle soluzioni «fai da te», come a Claro.
 

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翠鸟科
Svizzera | Economia - 45 min
"Senza libera circolazione, giù il PIL"

Secondo l'analisi del KOF il calo sarebbe di 0,2 punti percentuali all'anno
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ZURIGO - La revoca dell'accordo bilaterale con l'UE sulla libera circolazione delle persone provocherebbe un calo del PIL di 0,2 punti percentuali l'anno. Uno studio del KOF, il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo, arriva inoltre alla conclusione che gli accordi bilaterali hanno avuto negli ultimi anni effetti in maggioranza positivi sull'economia svizzera. L'immigrazione degli ultimi anni ha in particolare favorito l'incremento del cosiddetto "capitale umano", si legge nello studio intitolato "L'opzione bilaterale: il punto della situazione".
In base alle stime del KOF, dal 2002 al 2012 l'immigrazione dai paesi dell'UE e dell'AELS ha registrato una crescita lorda che ha interessato fra le 16'300 e le 26'200 persone (fra i 15 e i 64 anni d'età) l'anno. Circa la metà dell'aumento è tuttavia stato compensato dall'assenza di immigrazione dai paesi terzi. L'incremento migratorio netto ha così riguardato fra le 10'000 e le 15'000 persone l'anno. L'obiettivo politico legato alla libera circolazione - ossia di favorire l'immigrazione dai paesi dell'UE rispetto a quella da paesi terzi - è stato raggiunto, si legge nello studio del KOF.
Rispetto al periodo precedente all'accordo sulla libera circolazione, è peraltro aumentata l'immigrazione di manodopera più qualificata. Per le aziende svizzere, la libera circolazione ha comportato benefici come l'aumento della popolazione attiva e la crescita dei consumi e della produttività.
In base allo studio, l'espansione dell'offerta in termine di posti di lavoro non ha comportato - almeno a livello svizzero - un allontanamento in massa del personale già residente.
 

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翠鸟科
24 gen 2015 05:05 "Senza i Bilaterali non crolliamo"

Blocher al "Corriere del Ticino": "Se il 9 febbraio sarà disatteso, verrà lanciata un'iniziativa contro la libera circolazione "
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BERNA - Fra pochi giorni il Governo dovrebbe mettere in consultazione il progetto di attuazione dell'articolo costituzionale contro l'immigrazione di massa. Negli ultimi mesi sono state lanciate molte proposte. Abbiamo chiesto all'ex consigliere federale Christoph Blocher, promotore dell'iniziativa del 9 febbraio, quali sono le sue aspettative e come intende muoversi.
Tra pochi giorni il Consiglio federale presenterà la sua proposta per l'applicazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa. Che cosa si aspetta?
«Una trasposizione dell'iniziativa in legge. Ma solo perché siamo in un anno elettorale e a Berna vogliono dare l'impressione che intendono applicarla. In realtà il Consiglio federale e anche le commissioni di politica estera hanno già deciso che l'articolo costituzionale è di pari importanza rispetto alla libera circolazione delle persone e agli altri accordi bilaterali ad essa legati».
Dunque secondo lei questa prima lettura non ha futuro?
«Se si parte con il presupposto che ho detto, è chiaro che l'Unione europea continuerà a dire che non intende negoziare, e a minacciare la fine dei Bilaterali. Anche se non credo che l'UE oserebbe farlo per davvero, semplicemente perché è interessata a questi accordi. Comunque a quel punto il Consiglio federale dirà che non si può applicare il nuovo articolo costituzionale e poi probabilmente proporrà una votazione su un accordo quadro, secondo cui si dovrà riprendere il diritto europeo per gli accordi esistenti e quindi anche per la libera circolazione delle persone, così il nuovo articolo resterebbe lettera morta. Ma tutto ciò sarà nel 2016. Settimana prossima arriverà una proposta che darà l'impressione che Berna voglia fare i propri compiti, poi ci saranno i mesi della consultazione, le varie discussioni, si arriverà all'estate 2016 e arriverà anche la nuova proposta per le relazioni con Bruxelles. E poi diranno che non si applica più il testo del 9 febbraio, ma le elezioni a quel punto saranno passate».
E voi in tal caso interverrete con un referendum?
«Noi faremo un'iniziativa popolare per denunciare la libera circolazione delle persone. Un referendum per annullare la proposta del Governo non porterebbe a nulla, vorrebbe dire che continuerebbe a essere valida la situazione attuale, quella che esisteva prima del 9 febbraio».
Secondo il Governo e tutti gli altri partiti, la libera circolazione delle persone è indispensabile per la Svizzera, tanto più in seguito alla decisione della BNS di abolire il cambio fisso franco-euro.
«Non è indispensabile, anzi, è un grande danno per la Svizzera, che non la può sostenere. E diventerà ancora peggio con l'abolizione del cambio fisso. L'economia avrà delle difficoltà, in diverse regioni. Negli ultimi tre anni tutto andava bene e abbiamo avuto un'immigrazione netta annuale pari 80.000 persone. Ora la differenza salariale con i Paesi confinanti diventerà ancora più grande. Se finora calcolavamo ad esempio che i salari in Germania erano del 20% più bassi, ora lo sono del 40%. La pressione sulla Svizzera dall'estero diventerà ancora più importante e le imprese saranno tanto più interessate a far venire lavoratori stranieri in Svizzera. Nel Canton Ticino lo sviluppo sarà ancora più grave a causa dei frontalieri. Per questo l'iniziativa contro l'immigrazione di massa deve essere assolutamente applicata, poiché prevede la priorità nazionale».
Sarà ancora possibile garantire una crescita economica in Svizzera con il franco forte e con un contingentamento dell'immigrazione?
«Certamente, anche in passato abbiamo avuto una crescita in questo Paese. La nostra iniziativa dà ancora la possibilità alle imprese di assumere personale straniero, solo però se non trovano persone in Svizzera. Il nuovo articolo costituzionale prevede quello che in Svizzera abbiamo fatto tra il 1970 e il 2007. E il franco era forte anche allora, dato che nel 1973 l'abbiamo sganciato dalle altre monete. Il cambio con il dollaro era passato da 4,30 a 3,80 franchi in una notte! E in più si è aggiunta la crisi petrolifera nel '74. Allora 300.000 stranieri erano tornati a casa, oggi non sarebbe più possibile, hanno il diritto di restare qui e cresce la disoccupazione».
Nel rapporto sulla politica di crescita presentato pochi giorni fa dal Governo si afferma che non si registrano fenomeni di sostituzione nel mercato del lavoro dovuti all'immigrazione, ovvero svizzeri che restano disoccupati per la presenza di stranieri.
«È chiaro che le cose non stanno così. Bisogna capire che le imprese sono sotto pressione, devono risparmiare costi. Se possono avere un lavoratore italiano che è bravo e costa poco perché non dovrebbero prenderlo?».
Dunque a suo avviso non basta contare sulla buona volontà degli imprenditori, che affermano di voler meglio sfruttare il potenziale indigeno.
«No, gli uomini si preoccupano prima di se stessi, è così che funziona».
La vostra iniziativa vuole contingentare anche i frontalieri, tuttavia essi hanno un ruolo molto diverso ad esempio a Basilea rispetto al Ticino.
«Ci impegneremo affinché le nuove regole possano essere adeguate alle varie regioni. Non si può pensare a un unico sistema perché i frontalieri a Sciaffusa, Ginevra o Ticino non sono gli stessi e non svolgono le stesse funzioni».
Per quanto riguarda i contingenti non avete mai menzionato un ordine di grandezza. Ciò significa che potreste convivere anche con un maxi-contingente, ovvero con il sistema della clausola proposto dagli ambienti economici?
«No, in quella proposta manca del tutto il principio della priorità nazionale. Per quanto riguarda le cifre posso basarmi solo sull'esperienza. Con l'immigrazione controllata come l'avevamo prima del 2007 c'erano in media da 20.000 a 25.000 persone in più ogni anno, parlo del saldo tra entrate e uscite. In seguito abbiamo avuto in media circa 65.000 persone in più all'anno e non dimentichiamo che c'è stata anche la crisi finanziaria. E nel 2014 sono state quasi 90.000. Come sarà nei prossimi anni non lo sappiamo, forse un po' meno ma è anche probabile che si resti attorno agli 80.000. Non so perché a Berna non se ne vogliono rendere conto».
Un'applicazione alla lettera dell'iniziativa significa mettere a rischio i Bilaterali. L'industria d'esportazione può tornare a vivere con dazi e altri ostacoli?
«I dazi l'UE non potrà aumentarli, perché esiste un accordo globale con l'organizzazione mondiale del commercio. Ad ogni modo noi non siamo contro i Bilaterali. Ma la libera circolazione delle persone, quella non la vogliamo. Nell'accordo è prevista la possibilità di adattamenti, ma se l'UE non ne vuole sapere allora dobbiamo denunciarlo. In questo caso esiste la possibilità che cadano altri sei accordi ad esso legati. Questo è un pericolo, è vero. I Paesi membri dell'UE tuttavia non vogliono di certo arrivare a quel punto. Chiaro, adesso fanno delle minacce in questo senso per difendere la libera circolazione. Sono convinto però che l'Italia, la Francia e altri Paesi non vogliono qualcosa che sarebbe contro i loro interessi, in particolare una denuncia dell'accordo sul transito terrestre. Ma se anche si concretizzasse lo scenario più negativo, la Svizzera non crollerebbe lo stesso. La libera circolazione delle persone resta molto più pesante per il nostro Paese che non lo scenario peggiore, a cui, come detto, comunque non credo».
Se l'UDC il prossimo dicembre dovesse riconquistare un secondo seggio in Governo cambierebbe qualcosa nelle vostre posizioni?
«Saremmo tenuti a integrare maggiormente la nostra posizione in Consiglio federale e anche il partito sarebbe più legato alle decisioni del Governo e del Parlamento. Ma chiaramente ci sarebbero ancora temi per i quali non sarà il caso. Il partito socialista ha due ministri, in pratica una terza se contiamo anche Eveline Widmer-Schlumpf, e fanno ancora iniziative popolari. Di certo non intendiamo venire meno alla nostra linea per avere i posti in Governo. Se ci dicessero dovete sostenere la libera circolazione, oppure mollare l'iniziativa per l'attuazione dell'espulsione dei criminali stranieri o ancora appoggiare un accordo quadro con l'UE, non lo faremmo. Ma in un sistema di concordanza questo finora è sempre stato possibile. Noi non ci opponiamo al PS in Governo perché ha un brutto programma, anche se ce l'ha».
Nessun rimpianto da parte sua per la politica attiva?
«No, assolutamente, me ne sono andato per potermi concentrare su altre questioni, soprattutto per evitare che la Svizzera finisca nell'UE».
 

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翠鸟科
Straumann pagherà i frontalieri in euro

Il gruppo basilese specializzato in impianti dentali taglia anche altre spese (e lo stipendio del CEO del 35%)
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BASILEA - Pagare i salari dei frontalieri in euro: è una delle misure annunciate oggi da Straumann, gruppo basilese specializzato nella produzione di impianti dentali, per attenuare l'impatto negativo dovuto all'abolizione della soglia minima di cambio.
Il versamento delle paghe in euro avverrà a un tasso fisso che permetterà di equilibrare gli interessi dei frontalieri con quelli della società, informa Straumann. L'azienda chiede inoltre al resto del personale di rinunciare a una parte del suo bonus 2015, ciò che comporterà un arretramento del 5% della massa salariale.
Più importante sarà il contributo del presidente della direzione generale Marco Gadola, che taglierà del 35% il suo compenso, e dei consiglieri di amministrazione, che vedranno le loro retribuzioni abbassarsi del 28%.
Già due settimane or sono Straumann aveva reagito disponendo il blocco delle assunzioni e restrizioni ai viaggi d'affari. Obiettivo dell'insieme di queste misure è evitare la soppressione di posti di lavoro mantenendo la redditività aziendale a livelli accettabili.
Il 95% degli affari del gruppo viene realizzato all'estero e il 40% del fatturato è in euro. I costi di produzione ed esercizio in Svizzera rappresentano il 40% del totale.
 

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翠鸟科
Berna pronta a fissare tetti anche sugli immigrati Ue


Priorità al reclutamento dei residenti, colpiti i frontalieri

un anno di distanza dal referendum vinto da chi chiedeva un freno all’immigrazione, il Governo svizzero ha tenuto fede alla prassi politica e istituzionale e ha presentato un progetto di legge sulla materia. Il progetto, che resterà in consultazione sino alla fine di maggio, prevede tetti massimi e contingenti annuali per tutti gli stranieri e priorità al reclutamento della forza lavoro residente (cioè svizzeri e stranieri che già risiedono in Svizzera). I tetti massimi verrebbero applicati per i soggiorni con fini lavorativi di più di quattro mesi. Vi dovrebbero sottostare anche i frontalieri (quelli italiani sono numerosi in Ticino), i familiari, gli immigrati che non lavorano, i rifugiati e le persone ammesse provvisoriamente. Sarà lo stesso Governo a fissare i tetti massimi e i contingenti, ha dichiarato la ministra di Giustizia e polizia e presidente della Confederazione, Simonetta Sommaruga, precisando però che i Cantoni potranno dire la loro nella Commissione dell’immigrazione, che formulerà raccomandazioni all’Esecutivo nazionale.
Il progetto prevede un adeguamento della legge federale sugli stranieri e dello stesso accordo di libera circolazione con l’Unione europea. Questo processo deve essere portato avanti su entrambi i piani, ha precisato Sommaruga, facendo anche riferimento alla scadenza perl’applicazionedelnuovoarticolo costituzionale, cioè febbraio 2017. Equistaunodeinodiprincipali, perché la Ue ha sempre dichiarato non negoziabile la libera circolazione e quest’ultima è d’altronde parte dei molti accordi bilaterali che Berna ha sottoscritto con l’Unione e che rischiano di cadere tutti in caso di mancato accordo su un capitolo, perché Bruxelles non è disposta a intese separate su singoli punti. Per la Svizzera la libera circolazione è in vigore solo con l’Unione europea, non con altre aree. Il referendumpropostodalladestrapopulista è passato di stretta misura e ha di fatto reintrodotto i contingenti anche con la Ue. Sono stati fissati peraltro tre anni di tempo (uno però a questo punto è già passato) per trovare un accordo con Bruxelles.







Epropriodalmondodelleimprese rossocrociate sono venute alcunereazioninegativealprogettopresentato dal Governo svizzero in attuazione di quanto deciso dal referendum, cheavevavistotral’altrolo stesso Esecutivo e la maggioranza del Parlamento schierati per il no allo stop alla libera circolazione. Economiesuisse, la principale associazione delle imprese elvetiche, ha affermato che «è inconcepibile che non venga utilizzato il margine di manovra e che non si tenga conto degli interessi dell’economia» e ha chiesto al Governo di «considerare l’opzione di una clausola di salvaguardia». Insomma, secondo Economiesuisse il sistema di contingenti di manodopera straniera proposto dal Governo è «rigido e non conformeaibisognidelmercatodel lavoro», inoltre «i permessi di soggiorno fino a 12 mesi e i frontalieri nonandrebberocontingentati».Alcuni dei maggiori sindacati svizzeri dal canto loro hanno pure sottolineato la necessità di mantenere gli accordi bilaterali con la Ue e hanno affermato che «ogni limitazione della libera circolazione rafforzerà la dipendenza dei lavoratori verso i datori di lavoro ed eserciteràuna pressione supplementare sui salari e sulle condizioni di lavoro».
L’impressione di molti osservatori politici elvetici è che comunque allafineicittadinisvizzeridovranno esserechiamatiavotarenuovamente sulla libera circolazione e sugli accordi bilaterali con la Ue nel loro insieme. Una conclusione a cui molti nella Confederazione arrivano considerandodaunlatolaposizionedecisa della destra populista svizzera (raccolta soprattutto attorno al partitoUdc) chepuntaariscuotereildividendopoliticodellavittorianelreferendum, edall’altro l’impossibilità della Ue diarretrare sul terrenodella libera circolazione.
Un nuovo voto popolare nella Confederazione arriverà però nel casosolopiùavanti, siaperchéaottobre di quest’anno ci saranno le elezioni politiche e bisognerà dunque vedere quali equilibri emergeranno, sia perché il Governo elvetico deve comunque tener fede al suo mandato e quindi portare avanti il progetto di legge sui contingenti a livello interno e iniziare nel frattempo le pur complesse, proibitive trattative con la Ue.
 

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翠鸟科
Berna, segreto con le ore contate


Immediata l’uscita dalla black list - Nell’oblio le annualità 2005-2009

37 anni Italia e Svizzera cambiano i rapporti (anche di forza) in materia fiscale. Con la firma di lunedì pomeriggio in Prefettura a Milano del Protocollo di modifica della Convenzione sulle doppie imposizioni (attesi il ministro Pier Carlo Padoan e il capo delegazione Vieri Ceriani e, sull’altro lato, la ministra EvelineWidmer Schlumpf con il sottosegretario Jacques De Vatteville) cade defini t i vamente il s egreto bancario che per decenni ha protetto , dietro il principio inviolabile della privacy del cliente, la costituzione di depositi in odore di evasione.
La firma avviene entro i termini previsti dalla legge sul rientro dei capitali (186/14 sulla voluntary disclosure, in vigore dal 1° gennaio) e ha per effetto l’emersione immediata delle Confederazione dalla black list finanziaria - ma solo agli effetti della procedura di voluntary. Ciò significa che i contribuenti italiani che vorranno sanare la propria posizione con il fisco potranno contare sull’oblio degli anni 2005-2009. Anni d’oro, tra l’altro, che corrispondono all’ultima fiammata pre-crisi ma sui quali non sarà più possibile, per le Entrate, applicare la tassazione sul reddito evasa all’origine.

Il bilaterale, contrariamente alle attese, lascia per ora impregiudicati gli altri temi, importanti soprattutto per Berna. Rinviati infatti sine die (o meglio, rimessi a un nebuloso programma della road map - termine che secondo alcuni osservatori lascia sottintendere l’assenza di ogni impegno) dall’accesso al mercato italiano da parte delle banche svizzere, alla radiazione dalle black list non fiscali, fino alla regolamentazione del passato, all’immunità per gli operatori svizzeri nel nuovo reato (italiano) di autoriciclaggio del cliente, e infine la fiscalità dei lavoratori con statuto di frontaliere.
Dall’alveo dei bilaterali resta fuori lo scambio automatico (e anche quello spontaneo) di informazioni, che sarà regolamentato da un ulteriore accordo e che comunque, a differenza dello scambio a richiesta, andrà a regime tra la fine del 2017 e il 2018. La nuova collaborazione fiscale con la Svizzera regolamentata dal Protocollo di Milano sarà invece applicabile per fatti commessi dopo la firma - cioè, da martedì prossimo - e sarà comunque un’arma potenzialmente molto incisiva contro chi non farà la voluntary disclosure. Se è vero che resta vietata la fishing expedition (si veda la scheda a lato) cioè la “pesca a strascico”, la norma prevede la possibilità di inoltrare richieste mirate «relative a una pluralità di contribuenti, identificati con il nome oppure altrimenti». E, inoltre, non sarà mai più possibile per la Svizzera negare l’accesso agli atti di uno o più contribuenti italiani solo perchè la Confederazione non ha un interesse fiscale proprio nella vicenda.
Spazzato via, come si diceva, il segreto bancario vero e proprio, quello della leggendaria cassaforte elvetica, con una dichiarazione che suona lapidaria: «In nessun caso le disposizioni devono essere interpretate nel senso che uno Stato contraente può rifiutare di comunicare informazioni unicamente perché queste sono detenute da una banca, un altro istituto finanziario, un mandatario o una persona che opera in qualità di agente o fiduciario oppure perché dette informazioni si riferiscono a diritti di proprietà in una persona». È davvero la fine di un’epoca.
 

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翠鸟科
Svizzera | Economia - 12:41
Congiuntura giù, forse recessione

INDAGINE ECONOMICA DEL KOF - "Deciso calo nel 2015" in Svizzera nonostante la crescita del PIL del 2% nel 2014
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ZURIGO - Con l'abolizione della soglia minima con l'euro decisa dalla Banca nazionale svizzera, si assiste a un rallentamento dell'attività delle aziende elvetiche e la fiducia degli imprenditori è in calo, stando a quanto rileva oggi il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF), che tiene conto della nuova situazione sul mercato dei cambi. Malgrado una crescita del 2% del PIL registrata nel 2014 - migliore del previsto - la Svizzera dovrà fare i conti quest'anno con un deciso calo congiunturale e il rischio di recessione, dopo l'abolizione del tasso minimo di cambio franco/euro, non è da escludere, dicono alcuni esperti.
"Le cifre pubblicate oggi sono certamente al di sopra delle previsioni, ma non offrono alcuna informazione sulla situazione attuale", avverte Bernard Lambert, capo economista alla divisione gestione fondi della banca ginevrina Pictet. Il rafforzamento del franco dopo la decisione della Banca nazionale lascia intravvedere "un peggioramento congiunturale maggiore" in questo 2015. Con l'attuale tasso di cambio di 1,07 franchi per un euro, tuttavia la situazione è meno catastrofica di quando la moneta elvetica si scambiava in parità o addirittura al di sotto dell'euro, secondo l'esperto, che si attende una "recessione tecnica", ossia due trimestri negativi di seguito. Identico pessimismo manifestano gli esperti dell'istituto BAKBASEL, i quali ritengono che la decisione della Banca nazionale abbia modificato in modo considerevole il clima economico e le conseguenze si faranno sentire quest'anno e nel 2016.
Le previsioni dell'istituto di Basilea saranno pubblicate la prossima settimana, ma gli esperti sottolineano che le importazioni, meno influenzate dagli effetti del cambio, hanno contribuito poco alla crescita dello 0,6% del PIL nel quarto trimestre. Nel contempo i fattori di crescita, come i consumi privati e le esportazioni, hanno registrato un rallentamento.
Meno allarmista si dimostra Thomas Gitzel, capo economista della banca del Liechtenstein, VP Bank, il quale rileva che già lo scorso anno il franco svizzero, "in un raffronto storico", era ad un livello elevato. "Ciò malgrado le esportazioni sono risultate relativamente solide". A parere dell'analista, quest'anno non vi sarà recessione "fintantoché il franco rimarrà al di sopra di 1,05 per un euro".
 

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翠鸟科
BAKBASEL rivede al rialzo la crescita

Conseguenze dell'abbandono della soglia minima: per economiesuisse invece si crescerà meno
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BASILEA - BAKBASEL rivede al rialzo le previsioni di crescita dell'economia svizzera: il pil dovrebbe salire nel 2015 dell'1%, contro la previsione negativa di -0,2% formulata all'inizio dell'anno. La rivalutazione del franco svizzero dopo l'abbandono della soglia minima di cambio con l'euro avrà ripercussioni meno gravi di quanto calcolato in un primo tempo, spiega l'istituto.
A metà anno, secondo gli esperti basilesi, l'impatto risulterà pari a un terzo rispetto allo choc monetario di gennaio. Al contesto generale si aggiungono poi l'indebolimento del franco rispetto al dollaro e la tendenza alla ripresa dell'euro, che dovrebbe manifestarsi nel secondo semestre.
Nel 2016 la crescita dovrebbe attestarsi all'1,8%, il doppio rispetto allo 0,9% pronosticato a fine gennaio. I ricercatori avvertono tuttavia che le condizioni quadro per l'economia svizzera continueranno ad essere difficili.
Per economiesuisse, invece, crescita al ribasso
Economiesuisse rivede invece al ribasso le previsioni di crescita: il tasso di espansione quest'anno dovrebbe attestarsi allo 0,6%, mentre i precedenti pronostici di dicembre indicavano un +1,6%. La disoccupazione aumenterà soprattutto nel settore secondario, ma in parte anche nel terziario, e passerà al 3,7% in media annuale. L'inflazione sarà negativa: -0,8%.
Per il 2016 la federazione delle imprese svizzere calcola una crescita congiunturale dell'1,2%, ma la percentuale di senza lavoro dovrebbe salire al 3,8%. L'inflazione rimarrà sotto zero: -0,2%.
 

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翠鸟科
Soglia e lavoro, effetti limitati

Il barometro dell'impiego Manpower svela buone prospettive anche in seguito all'abbandono del tasso di cambio
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ZURIGO - L'abbandono della soglia minima di cambio con l'euro, finora, ha avuto solo effetti limitati sul mercato del lavoro in Svizzera, secondo il barometro dell'impiego calcolato da Manpower. Le prospettive per il secondo semestre dell'anno sono buone.
Dei 750 datori di lavoro interrogati tra il 14 e il 27 gennaio, l'11% calcolava un aumento degli organici, il 5% una riduzione e la parte restante non prevedeva cambiamenti.
La previsione netta dell'impiego, dopo correzione delle variazioni stagionali, si fissa così a +4%, 6 punti in più rispetto al trimestre precedente, mentre su base annua non si registrano variazioni.
"Tenendo conto del fatto che l'inchiesta è stata svolta dopo la decisione della Banca nazionale svizzera il 15 gennaio scorso, è rallegrante constatare tale ottimismo nelle prospettive di impiego", commenta Patrick Maier, direttore generale di Manpower Svizzera, citato in un comunicato.
Le incertezze comunque non mancano, in relazione all'evoluzione del corso del franco, ma anche in considerazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa e la revisione della fiscalità delle imprese.
Delle sette regioni sondate, le previsioni nette di impiego più elevate si riscontrano nella Svizzera centrale (+18%) e nell'Espace Mittelland (+17%). Molto più pessimisti gli imprenditori del Ticino (-10%) e della regione del Lemano (-5%).
 

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