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Svizzera | Economia - 15 gen 2015 16:23
"La misura non aveva più senso"
Il presidente della BNS si esprime sulla clamorosa retromarcia: "Meglio ora che tra sei mesi"
ZURIGO - Il contesto è cambiato e la misura non aveva più senso: così il presidente della Banca nazionale svizzera (BNS) Thomas Jordan ha commentato l'abbandono della soglia minima di cambio con la moneta unica europea, fissata a 1,20 franchi per un euro e in vigore dal settembre del 2011. Pesanti le reazioni sui mercati e in borsa, con l'euro e i listini in caduta libera.
L'abbandono del cambio fisso è giunto a sorpresa, ha detto Jordan, ma in circostanze di questo genere non si poteva fare altrimenti. D'altra parte era stato un evento inatteso anche l'introduzione della soglia minima, che durante tutto questo periodo ha portato stabilità alla Svizzera, salvaguardandola da turbolenze e gravi danni. L'economia elvetica ha saputo trarre profitto da questa fase transitoria, adattandosi alla nuova situazione, ma ora l'aggancio all'euro non è più sostenibile ed è giunto il momento di rompere il vincolo monetario.
"Questo è il momento giusto", ha detto Jordan, insistendo su un fatto: l'istituto da lui diretto ha agito in totale autonomia e non sotto la pressione dei mercati. "La decisione è stata valutata con attenzione". "Abbiamo concluso che è meglio uscire ora che tra 6 o 12 mesi, quando il quadro economico potrebbe essere più difficile ovunque".
Per evitare un'eccessiva rivalutazione del franco la BNS ha abbassato di 0,5 punti, fissandolo a -0,75%, il tasso di interesse applicato sugli averi in conti giro, ossia sui patrimoni della banche commerciali depositati presso la banca centrale. L'istituto di emissione ha inoltre nuovamente adattato verso il basso, e in zona negativa, il margine di fluttuazione del Libor a tre mesi, il principale tasso di riferimento, che è ora compreso tra -1,25% e -0,25%: precedentemente la forbice oscillava tra -0,75% e +0,25%.
La notizia odierna è stata un fulmine a ciel sereno, tanto più che Jordan, non più tardi di dieci giorni fa, aveva detto in un'intervista televisiva che la soglia minima era "assolutamente centrale" e irrinunciabile. E nello scorso dicembre aveva più volte ripetuto che la BNS "continuerà a difenderla con tutta la determinazione richiesta, anche acquistando illimitatamente divise estere".
Non erano però mancati i segnali premonitori: alcuni esperti avevano criticato il cambio fisso con l'euro, affermando che il franco era agganciato a una nave che sta affondando. In questi 40 mesi il tetto di 1,20 franchi, deciso per proteggere le esportazioni svizzere, era inoltre stato più volte messo alla prova dai mercati. Secondo JPMorgan ha BNS ha alzato bandiera bianca di fronte alle crescenti difficoltà incontrate nel contrastare un "deprezzamento sempre più giustificato" della moneta europea.
Jordan ha detto che l'eccessiva robustezza del franco, dopo le turbolenze del 2011, si è ora in qualche modo attenuata, pur rimanendo a livelli elevati. L'economia, grazie alla fase di cambi fissi, ha avuto il tempo di prepararsi ed è in grado di far fronte alle nuove circostanze.
Il presidente della BNS ha inoltre rilevato che l'euro ha perso nettamente terreno rispetto al dollaro, ciò che ha automaticamente comportato una rivalutazione della moneta americana sul franco. In queste condizioni il mantenimento della soglia non era più giustificabile. La BNS, nella definizione della sua politica monetaria, continuerà comunque a "sorvegliare la situazione" e se necessario interverrà sui mercati dei cambi.
L'annuncio odierno ha fatto precipitare in poche ore il corso dell'euro, che è sceso fino a un minimo di 86 centesimi per poi risalire verso la parità, mentre la borsa a Zurigo è andata subito in affanno. Ma per Jordan la reazione è stata esagerata: "la volatilità va accettata", ma "i mercati si stabilizzeranno su livelli ragionevoli".