dalla suizzera

Si continua a soffrire il franco forte
Per gli industriali elevetici prevale il pessimismo: nonostante l'euro si sia rafforzato, la tendenza è rimasta al di sotto delle aspettative

ZURIGO - Tra gli industriali elvetici prevale il pessimismo: nel mese di luglio, infatti, l'indice dei responsabili degli acquisti (Purchasing Manager's Index, PMI) è sceso da 50 punti di giugno a 48,7 punti, come indica una nota odierna di Credit Suisse.

In giugno, l'indice era salito di 0,6 punti rispetto a maggio, facendo dire agli esperti che la contrazione nel settore industriale elvetico si era arrestata dopo l'abbandono della soglia minima di cambio euro-franco. Gli economisti avevano previsto in media un indice superiore ai 50 punti (che rappresenta il limite tra contrazione ed espansione) anche per luglio, previsione che non si è avverata. Stando agli esperti della grande banca, il risultato complessivo dell'indice per il mese scorso significa solo una cosa: "L'industria sta soffrendo".

Tallone d'Achille del settore è ancora la forza del franco svizzero. Benché l'euro si sia rafforzato negli ultimi tempi sulla moneta nazionale, tale tendenza è tuttavia troppo debole e aleatoria per determinare un cambiamento repentino e durevole della congiuntura, si legge nella nota. Il momento difficile per l'industria è così destinato a perdurare. I tagli al personale e la riduzione delle scorte in magazzino sono continuati anche in luglio, fenomeno che rispecchia le mitigate attese del settore, anche per quanto riguarda le entrate. Nonostante ciò, nel mese in rassegna è stato possibile mantenere - quando non aumentare leggermente - la produzione.
 
Leggi snelle contro il franco forte
Il Nazionale ha approvato cinque mozioni che chiedono meno burocrazia e più investimenti nell'innovazione

BERNA - Meno burocrazia e più investimenti nell'innovazione. È quanto chiedono diverse mozioni adottate oggi dal Consiglio nazionale, nell'ambito della sessione straordinaria sull'apprezzamento del franco.

Le cinque mozioni approvate, quasi tutte provenienti da partiti borghesi, chiedono di sgravare le aziende con meno di 50 collaboratori dall'onere delle rilevazioni statistiche, di studiare come ridurre questo onere per quelle più grandi, di creare le basi per un'analisi volta a evitare burocrazia inutile, di far esaminare da un servizio indipendente l'esattezza e la qualità dell'analisi d'impatto della regolamentazione e di proporre al Parlamento un nuovo massiccio incremento dei crediti della Commissione per la tecnologia e l'innovazione (CTI).

Nel corso di interventi caratterizzati da una classica spaccatura destra/sinistra, i partiti borghesi hanno più volte chiesto al governo meno burocrazia e leggi più snelle per garantire la competitività delle aziende. Al contrario, Verdi e PS hanno domandato a più riprese maggiore sorveglianza e rispetto delle regole da parte dello Stato.

Jean-François Rime (UDC/FR) ha ad esempio affermato che i problemi a cui siamo confrontati provengono dall'estero e non dalla Svizzera: "Dovremmo quindi parlare di euro debole e non di franco forte", ha sottolineato. L'unico modo per affrontare questa situazione è sgravare le aziende dai carichi amministrativi ed evitare una tassazione eccessiva; nuove leggi sono invece inutili.

La crisi è evidente, anche nel nostro Paese, e anche il futuro sarà difficile, ha detto Jacques-André Maire (PS/NE). "Molte aziende sono pronte a delocalizzare all'estero: si tratta di un vero e proprio processo di deindustrializzazione". Vista la gravità della situazione bisogna creare un fondo per frenare questo trend, sostenendo le PMI e le società che non sono in grado di procedere da sole, ha aggiunto.

Sempre a proposito di questo tipo di provvedimenti, Susanne Leutenegger Oberholzer (PS/BL) ha sottolineato la necessità di migliorare la protezione per i dipendenti più anziani. "Le regole non scritte ormai non bastano più", ha aggiunto. La sua mozione sul tema è però stata bocciata.

Secondo Viola Amherd (PPD/VS), nonostante il franco forte e l'iniziativa sull'immigrazione di massa, la Svizzera procede ancora bene, ma nelle classifiche internazionali sta lentamente perdendo posti. "Uno dei grandi problemi è l'eccesso burocratico, che frena la concorrenza delle società", ha sostenuto. Nuove leggi e nuove regole devono essere "snelle" e non pesare sulle attività delle aziende. Sotto accusa anche gli oneri statistici che pesano sulle società, come ha spiegato fra gli altri Ulrich Giezendanner (UDC/AG).

Secondo il Consigliere federale Johann Schneider-Ammann, la discussione odierna è stata importante. L'obiettivo comune è dare prospettive alla popolazione tramite il lavoro. La Svizzera è ancora attrattiva per le aziende e lo può rimanere, in particolare grazie alla garanzia del diritto e mantenendo i costi sotto controllo.

Il pericolo di deindustrializzazione strisciante esiste e quindi bisogna trovare delle soluzioni che siano utili e creino buone condizioni quadro valide sul lungo termine, ha sottolineato il ministro dell'economia. È importante ad esempio investire nell' innovazione.
23.09.2015 - 11:20
 
BERNA - Un aereo militare svizzero F/A-18 partito da Payerne (VD) è precipitato oggi in una zona non abitata nel dipartimento francese del Doubs durante un volo di addestramento. Il 38enne pilota ha attivato il seggiolino eiettabile prima dell'impatto ed è rimasto ferito. È stato ricoverato a Besançon e la sua vita non è in pericolo.
L'incidente è avvenuto per cause non ancora chiarite verso le 11.30 nei pressi di Glamondans, una ventina di chilometri a est di Besançon, in una zona che fa parte del settore di addestramento comune franco-svizzero per gli aerei militari EUC 25 secondo le indicazioni del Dipartimento federale della difesa (DDPS).
L'F/A-18 biposto con un solo membro d'equipaggio volava con due Tiger F-5 dell'aviazione militare elvetica per un esercizio di preparazione al combattimento, diretto da ufficiali francesi.
Non c'è stata collisione, l'aereo ha perso improvvisamente quota, ha indicato in una conferenza stampa a Berna il comandante delle Forze aeree Aldo Schellenberg, rallegrandosi che il pilota abbia potuto salvarsi e che non ci siano state vittime o feriti a terra. Il comandante ha ringraziato i soccorsi francesi, che hanno reagito in modo "veloce e professionale". Sulla natura delle ferite riportate dal pilota non ha fornito indicazioni. I danni ammontano a circa 50 milioni di franchi, "una perdita dolorosa". All'acquisto l'aereo era costato sui 100 milioni.
Un perimetro di sicurezza di 300 metri è stato subito predisposto intorno al luogo dell'incidente, ha reso noto la prefettura del Doubs, precisando che il pilota è cosciente e che la sua vita non è in pericolo. La prefettura ha temporaneamente sospeso i sorvoli dell'area in questione. I pompieri hanno potuto spegnere le fiamme sprigionatesi dai rottami dell'aereo.
Sull'incidente indagano le autorità dei due paesi, ma la direzione dell'inchiesta è dei francesi. Berna conta sulla loro discrezione affinché sia tutelato il segreto su informazioni tecniche e ha informato anche le autorità degli Stati Uniti, dove è prodotto l'aereo.
Aldo Schellenberg non ha voluto avanzare ipotesi sulle possibili cause del crash. Gli F/A-18 erano in buone condizioni tecniche dopo un programma di revisione da poco concluso, ha affermato. Il pilota non è stato ancora interrogato. Secondo il comandante aveva una grossa esperienza, con alle spalle oltre 3500 ore di volo di cui più di 1100 su questo tipo di apparecchio. A seguito dell'incidente l'addestramento è stato sospeso, ma sarà presto ripreso, ha indicato.
Terzo incidente grave finora
Quello di oggi è il terzo incidente grave in cui sia rimasto coinvolto un F/A-18 delle Forze aeree elvetiche. Il 23 ottobre 2013 un aereo da combattimento dello stesso tipo si era schiantato contro una parete rocciosa nei pressi di Alpnachstad, nel canton Obvaldo, nel corso di una manovra di virata. Il pilota e il suo passeggero, un medico dell'Istituto di medicina aeronautica di Dübendorf (ZH), erano morti sul colpo. Il rapporto d'inchiesta di un giudice istruttore militare ha concluso che l'incidente è da ricondurre a un errore di valutazione da parte del pilota.
Il 7 aprile 1998 un altro aviogetto dello stesso tipo si era schiantato nella regione di Crans-Montana, nel canton Vallese. Nell'incidente avevano trovato la morte i due occupanti, un 27enne capitano ticinese e un 42enne maggiore basilese che era alla guida dell'apparecchio. In questo caso l'inchiesta aveva attribuito l'incidente a un "disorientamento spaziale del pilota".
Il 24 luglio dello stesso anno un altro F/A-18 aveva toccato in volo un Mirage III RS da ricognizione. I velivoli avevano potuto atterrare senza difficoltà all'aeroporto di Payerne. I piloti non erano rimasti feriti e la collisione aveva provocato solo danni minori ai due apparecchi.
Ne sono rimasti 31
L'aereo da combattimento F/A-18 Hornet è in dotazione dell'aviazione militare elvetica dal 1997. Nel 1998 era stato scelto per la possibile lunga durata di utilizzo e la Svizzera aveva ordinato 34 apparecchi al produttore americano McDonnell Douglas, 26 monoposto e 8 biposto. Dopo l'incidente di oggi le Forze aeree dispongono ancora di 31 F/A-18, 26 monoposto e cinque biposto. Per l'ordinario servizio di polizia aerea bastano, ha detto il comandante Schellenberg e anche la prevista introduzione della prontezza d'intervento 24 ore su 24 non è in pericolo, come neppure la formazione.




numeri numeri numeri
 
BERNA - Continuano a migliorare le prospettive dell'economia svizzera: l'indice calcolato dal Centro per la ricerca economica europea (ZEW) e da Credit Suisse è salito a ottobre a 18,3 punti (+8,6) raggiungendo il livello più alto da marzo 2014.
Quasi un terzo (31,5%) degli analisti interrogati dai due istituti pronosticano un miglioramento del contesto economico, mentre il 55,3% non prevede variazioni di rilievo. I pessimisti sono pari solo al 13,2%. La valutazione della situazione attuale ha così fatto un passo avanti, a -5,3 punti, a fronte dei -9,7 punti del mese precedente.
Positiva anche l'evoluzione congiunturale attesa nella zona euro, mentre le previsioni per gli Stati Uniti segnano nuovamente una leggera flessione. Nel complesso quasi i due terzi degli analisti prevedono che l'evoluzione della congiuntura sarà "normale".
Dall'inchiesta emerge pure che il 63,2% degli specialisti intervistati continuano a sostenere che l'inflazione in Svizzera rimarrà stabile, ma un 30% è di opinione contraria e si attende un aumento dei prezzi. Un rialzo dell'inflazione è invece più probabile nell'Eurozona e negli USA.
Quanto alla variazioni monetarie sono il 46% a pensare che il franco si svaluterà rispetto al dollaro, dopo il 60% registrato a settembre. Nei confronti dell'euro le previsioni non sono mutate di molto: il 32% calcola un indebolimento del franco (34% il mese precedente) e il 21% (17%) un rafforzamento.










NEW YORK - UBS ha accettato di pagare 19,5 milioni di dollari per metter fine a un contenzioso legato a prodotti finanziari complessi: lo ha annunciato la SEC, l'autorità di vigilanza americana.
Il gendarme della borsa USA rimproverava all'istituto svizzero di aver fatto dichiarazioni ingannevoli o di aver omesso di mettere a disposizione degli investitori americani informazioni su prodotti finanziari legati ai tassi delle divise.




ZURIGO - Con un patrimonio medio per adulto di circa 545.000 franchi gli svizzeri restano i più ricchi al mondo, secondo il "Global Wealth Report 2015" di Credit Suisse. Calcolata in franchi, la ricchezza media degli elvetici è aumentata leggermente tra la metà del 2014 e la metà del 2015. Tuttavia, a causa dell'indebolimento della valuta elvetica rispetto al biglietto verde (moneta nella quale è stata calcolata la statistica), pur mantenendosi in cima alla graduatoria la ricchezza media degli svizzeri in dollari è diminuita del 4,2% tra la metà del 2014 e la metà del 2015, stando al rapporto pubblicato oggi. Si tratta di una contrazione di 24.800 dollari, a 567.100 dollari (545.074 franchi al corso attuale). Negli ultimi 15 anni, grazie al rafforzamento del franco rispetto al dollaro, il patrimonio delle economie domestiche è cresciuto del 144%. Invece, misurata in franchi, la ricchezza è progredita in modo più moderato, anche se costante (con le due eccezioni del periodo 2001-2002 e durante la crisi finanziaria del 2008).
La Confederazione ospita l'1,7% dell'1% delle persone più ricche al mondo, un fatto considerato "notevole considerando che conta solo lo 0,1% della popolazione mondiale", rilevano i ricercatori della grande banca.






ZURIGO - Dopo aver raggiunto il minimo storico tre mesi fa, l'umore delle piccole e medie imprese (PMI) svizzere orientate all'esportazione è un po' migliorato. Sette rami su otto si attendono un aumento delle vendite all'estero nel quarto trimestre. L'unica ad essere ancora pessimista è l'industria dei beni di consumo.
Questo settore si attende un calo delle esportazioni dell'1,5%. Aziende attive nel campo delle macchine (+7%), della chimica e della farmaceutica (+5,7%), i servizi (+4,3%) guardano invece al futuro prossimo con più fiducia, stando all'ultimo sondaggio pubblicato oggi dall'ente di promozione economica all'estero della Confederazione Switzerland Global Enterprise (S-GE, già Osec) e da Credit Suisse. L'indice della grande banca relativo alla domanda estera di prodotti elvetici si attesta intanto a 0,89 punti, lievemente al di sotto dei trimestri precedenti e alla media pluriennale di 1,00, ma sempre sopra alla soglia di crescita di 0 punti. Nel quarto trimestre ci si può quindi aspettare una domanda robusta, scrive il Credit Suisse. Ciò viene confermato anche dal sondaggio di S-GE presso 200 PMI. Il 32,3% delle aziende interrogate prevede un aumento delle esportazioni, contro il 25,7% in luglio. La quota di imprese che teme invece una contrazione è al contempo scesa dal 31,1 al 17,1%.
L'indice delle prospettive di export delle PMI è pertanto migliorato, salendo da 43,3 - il livello più basso dall'inizio dei sondaggi nel 2010 - a 53 punti, tornando a superare la soglia di crescita di 50 punti.
Il 52% delle PMI ha motivato l'accresciuto ottimismo con l'innovazione dei prodotti, il 48% con maggiori investimenti nel marketing. Ha invece perso valore il fattore delle riduzioni di prezzo, citato ormai solo dal 20% delle aziende (contro il 26%) tre mesi fa).
La pressione sui prezzi pare essersi attenuata. Le ditte giudicano anche in maniera leggermente più positiva la situazione del franco forte: il 65% considera sempre che esso abbia un influsso negativo sulle loro esportazioni, tre mesi fa a pensarla così era però il 74% degli interrogati.
Quasi tutte le PMI hanno anche indicato di aver adottato misure per rafforzare la propria competitività. Rispetto ai sondaggi passati è divenuto chiaramente più importante l'aspetto della conquista di nuovi mercati, menzionata dal 32% delle aziende contro il 24% nel trimestre precedente.
Stando all'indice di Credit Suisse le prospettive di esportazione sono buone soprattutto verso la Germania, ma anche verso la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, mentre sono ulteriormente peggiorate quelle relative ai grandi paesi emergenti Brasile, Cina e Russia.







WASHINGTON - Il Fondo monetario internazionale (FMI) corregge lievemente al rialzo le stime di crescita dell'economia svizzera: l'organizzazione prevede ora un'espansione del prodotto interno lordo dell'1,0% quest'anno e dell'1,3% nel 2016, contro il +0,8% e +1,3% avanzato nelle stime precedenti. Il dato è stato pubblicato nell'ambito di un rapporto sull'economia mondiale.
Recessione? No, grazie
"Una recessione globale non è il nostro scenario di base". Lo afferma il capo economista del Fmi, Maurice Obstfeld, rispondendo a chi gli chiedeva quante fossero le chance di una recessione a livello globale. Obstfeld mette in evidenza però la necessità di andare avanti con le riforme e con politiche per rafforzare la crescita.
Le stime a livello globale
Il Fondo monetario internazionale (Fmi) rivede al ribasso le stime per l'economia globale. Il pil del mondo crescerà quest'anno del 3,1%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di luglio. Nel 2016 l'economia accelererà al 3,6%, ovvero 0,2 punti percentuali in meno a quanto precedentemente previsto.
Il pil dell'area euro crescerà quest'anno dell'1,5% e dell'1,6% nel 2016 (-0,1 punti). Gli Stati Uniti cresceranno del 2,6% nel 2015, +0,1 punti percentuali rispetto alle stime di luglio, e del 2,8% nel 2016 (-0,2 punti percentuali).
Vengono confermate le stime sull'economia cinese: crescerà quest'anno del 6,8% e il prossimo del 6,3%. Fra i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), il Fmi taglia le stime per Mosca, la cui economia si contrarrà quest'anno del 3,8% e il prossimo dello 0,6% (rispettivamente 0,4 e 0,8 punti percentuali in meno rispetto alle stime precedenti).
La crescita globale resta moderata e i rischi al ribasso per l'economia sono "più pronunciati di qualche mese fa". Per le economie avanzate il maggiore rischio di medio termine è un ulteriore calo della già bassa crescita "vicino alla stagnazione".
Nell'area euro la ripresa resta "modesta e incerta", con un' inflazione bassa allo 0,2% quest'anno. La moderata ripresa continuerà nel 2015 e nel 2016 sostenuta dai bassi prezzi del petrolio, dalla politica monetaria accomodante e dal deprezzamento dell'euro. L'outlook per la Grecia è più difficile dopo la protratta incertezza dell'inizio dell'anno.
 
Non è stata una svolta, ma uno scossone destinato a modificare gli equilibri politici federali e anche di molti Cantoni. «Argovia si è spostato talmente a destra che adesso bisogna sollevare il Canton Zurigo»


- I rapporti con la vicina Repubblica sono un tema scottante e infuocato è stato anche il dibattito di Piazza del Corriere con alcuni candidati al Consiglio nazionale, moderato da Gianni Righinetti. «Il nostro problema principale sono i ticinesi che sul mercato del lavoro sono stati sostituiti dai frontalieri» ha esordito Raoul Ghisletta (PS), avanzando così la proposta di «congelare la libera circolazione». Una misura questa che non è però piaciuta a Fabio Regazzi: «Ormai siamo abituati ai cambiamenti di posizione di Ghisletta - ha ribattuto il consigliere nazionale PPD - d'altra parte si dice che solo gli stupidi non cambiano mai idea. Ma dobbiamo esser seri e smetterla di fare proposte improponibili finché non si concretizzerà la votazione del 9 febbraio. Quindi basta uscire con queste idee strampalate». E i negoziati con l'Italia hanno poi calamitato l'attenzione degli ospiti. «È un'illusione che si trovi un accordo con Roma - ha dichiarato Gabriele Pinoja (UDC) - la voluntary disclosure sta già facendo rientrare i capitali e da oltre frontiera non c'è più nessun interesse a firmare. L'unica arma che avevamo erano i ristorni ma non siamo stati capaci di mandare qualcuno con gli attributi, qualcuno che sapesse mettere dei paletti, qualcuno in grado di negoziare con l'Italia». Da parte sua invece Gian-Luca Lardi (PLR) ha ribadito che le affermazioni del presidente del Governo Norman Gobbi «non fanno altro che renderci deboli. Ticino e Berna non fanno squadra e questo non facilita certo la situazione. In questo senso si dovrebbe fare una pausa nelle trattative durante la quale l'Esecutivo ticinese si sincronizzi con la capitale federale, per poi andare a Roma con una voce unanime». Per Lardi insomma, qualcosa è andato storto con la maggioranza leghista al Governo. Una frecciatina questa che non ha lasciato indifferente Lorenzo Quadri, consigliere nazionale leghista, che ha ricordato il ruolo del PLR con l'allora ministra delle finanze Laura Sadis, «che ha coordinato l'operazione delle trattative con Berna. La situazione è assura e paradossale - ha aggiunto Quadri - non riusciamo neppure ad evitare che l'Italia ci sposti da una black list all'altra».
 
BERNA - La Svizzera ha svoltato a destra: questo in estrema sintesi il commento della stampa elvetica all'indomani delle elezioni federali. La forte avanzata dell'UDC e l'indebolimento del centro lasciano presagire una legislatura più polarizzata e compromettono la posizione di Eveline Widmer-Schlumpf in Consiglio federale.
I quotidiani svizzero-tedeschi sottolineano come le vittorie di UDC e PLR non costituiscano una sorpresa. Per la Neue Zürcher Zeitung, il risultato scaturito delle urne rappresenta piuttosto un "ritorno alla normalità". Quando il popolo pensa diversamente rispetto alla gran parte dei deputati, una correzione di rotta è ineluttabile, scrive il giornale zurighese.
Anche la Berner Zeitung non è sorpresa dell'esito delle elezioni federali. Nonostante una "vittoria modesta", il PLR giocherà un ruolo chiave, commenta dal canto suo Der Bund. Nel campo borghese, i liberali-radicali dovranno rafforzare la loro posizione di fronte all'UDC.
Equazione complessa
Lo scrutinio di domenica ha anche indebolito la situazione di Eveline Widmer-Schlumpf, commentano diversi quotidiani romandi. Per il momento il discorso dei vincitori resta garbato, sottolinea 24 heures, ma la pressione sulla Grigionese aumenterà. La sua legittimità è sospesa a un filo.
"Oggi tuttavia nulla indica che un secondo membro dell'UDC possa risolvere l'equazione complessa di un partito incapace di governare con le altre formazioni politiche", scrive Le Temps.
Se un esponente UDC si batterà per i bilaterali, cruciali per il futuro del Paese, allora un secondo seggio potrà ritornare a questo partito, aggiunge il giornale romando. Ma nessuno in seno all'Unione democratica di centro sembra ragionevole da questo punto di vista, rileva Le Temps.
Libri di storia
Anche gli editorialisti svizzero-tedeschi evocano il futuro di Eveline Widmer-Schlumpf. "Se la Grigionese rinuncia a un terzo mandato a beneficio dell'UDC, avrà la possibilità di finire sui libri di storia", commenta in particolare Der Bund.
Secondo la Berner Zeitung, con l'auspicio di ottenere due seggi in Consiglio federale, il presidente dell'UDC Toni Brunner intende ritornare alla "vecchia formula magica della concordanza aritmetica".
Se l'UDC presenta un candidato valido, il Parlamento dovrebbe prendere sul serio il verdetto popolare e l'UDC rispettare i suoi doveri, sottolinea l'Aargauer Zeitung. Per il Blick, il risultato di queste elezioni dovrà significare un ritorno alla normalità il prossimo 9 dicembre, ossia "due consiglieri federali UDC e due PLR".
Rivincita UDC
Ritornando alla stampa romanda, secondo La Liberté e Le Temps i democentristi hanno capitalizzato le paure legate all'immigrazione. In un periodo di incertezza, gli Svizzeri fanno ciò che sanno fare meglio, ossia barricarsi in casa. Per Le Courrier, "è tuttavia una politica neoliberale e di smantellamento sociale che ha ottenuto il via libera".
"Inutile tapparsi il naso, la Svizzera, o almeno la metà degli elettori, ha votato a destra, molto a destra", sottolinea La Côte. "L'UDC ha il merito di trasmettere un messaggio intellegibile per tutti: la Svizzera deve chiudersi per salvaguardare i suoi interessi", aggiunge.
"Score spettacolare"
Per la Tribune de Genève, il successo dell'UDC è stato influenzato dalla crisi dei migranti. I Blocher, Köppel e Freysinger, geni del marketing rassicurano in questo periodo di instabilità migratoria ed economica. Secondo il quotidiano ginevrino, il miracolo della riuscita di questo piccolo Paese in mezzo all'Europa è tuttavia la sua capacità di adattamento, non la chiusura a riccio.
Infine, secondo alcuni quotidiani, la vittoria del PLR è dovuta al dopo 9 di febbraio 2014. " Di fronte all'incertezza che provoca questa situazione sull'economia e gli impieghi nonché sugli accordi bilaterali, il PLR sa incarnare una via credibile", scrive 24 heures.
 
ZURIGO - Il mercato del lavoro elvetico si è chiaramente raffreddato nel terzo trimestre. Rispetto ai tre mesi precedenti il numero degli annunci con offerte di lavoro è diminuito del 6%, rispetto a luglio-settembre 2014 perfino del 15%.
Sono interessati dal calo tutte le regioni eccetto la Svizzera orientale (+2%), stando all'ultimo Adecco Swiss Job Market Index pubblicato oggi.
La contrazione maggiore viene constatata nella regione del Lago Lemano (-9%), ma anche in quella di Zurigo e nell'Espace Mittelland risulta una flessione dell'8% rispetto al trimestre precedente. Meno colpite sono la Svizzera centrale (-5%) e quella nordorientale (-3%). Il Ticino non è contemplato nell'indice.
"Il persistente trend negativo dimostra che le aziende elvetiche premono con decisione sul pedale del freno", afferma Alexander Salvisberg dell'Università di Zurigo nella nota. L'esperto spiega la forte contrazione anche con il livello elevato del mercato del lavoro a inizio 2014: "pertanto nel confronto con il terzo trimestre dell'anno scorso la flessione è ancor più marcata".
Mentre il calo su base annua è relativamente modesto nell'Espace Mittelland e nella Svizzera centrale (-6%), la situazione si è inasprita maggiormente nella Svizzera nordoccidentale (-16%), nella regione di Zurigo (-17%), del Lago Lemano (-20%) e della Svizzera orientale (-24%).
Tra il secondo e il terzo trimestre 2015 la domanda di personale è diminuita per tutte le categorie professionali, ma soprattutto in quelle della medicina e servizi sociali (-22%), degli uffici e amministrazioni (-15%) e dell'industria e costruzione (-14%). Meno forte la flessione nei settori vendite e marketing (-6%), alberghi e ristorazione (-6%) e management/organizzazione (-1%).
 
Libera circolazione, verso un incontro Svizzera-UE

Simonetta Sommaruga incontrerà nei prossimi giorni Jean-Claude Juncker, afferma Didier Burkhalter
 
La possibilità che l'economia USA receda è del 20%

Aumentano i timori in un sondaggio del Financial Times - Pesano il dollaro forte, la frenata della Cina e le tensioni sui mercati



WASHINGTON - Nel sondaggio condotto a dicembre dal Financial Times, le chance di una recessione nei prossimi due anni erano al 15%. Gli economisti ora prevedono una possibilità su cinque di una recessione nei prossimi 12 mesi.
L'economia americana ha rallentato nel quarto trimestre 2015, crescendo di un modesto 0,7%. La Fed ha alzato i tassi per la prima volta dal 2006 in dicembre e ora è accusata da molti di non aver visto i "pericoli all'orizzonte".
Le tensioni sui mercati, che hanno perso il 6% dall'inizio dell'anno, la frenata della Cina e le incertezze finanziarie pesano infatti sull'economia americana, appesantita dal caro dollaro che rende il 'Made in Usa' più costoso. In questo quadro, la Fed procederà più lentamente del previsto con l'aumento dei tassi. Gli economisti si attendono infatti due o tre rialzi nel 2016, meno dei quattro previsti inizialmente.
"Non ci sono dubbi sul fatto che i rischi siano aumentati" afferma Peter Hooper, capo economista di Deutsche Bank con il Financial Times.
 

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