BERNA - Continuano a migliorare le prospettive dell'economia svizzera: l'indice calcolato dal Centro per la ricerca economica europea (ZEW) e da Credit Suisse è salito a ottobre a 18,3 punti (+8,6) raggiungendo il livello più alto da marzo 2014.
Quasi un terzo (31,5%) degli analisti interrogati dai due istituti pronosticano un miglioramento del contesto economico, mentre il 55,3% non prevede variazioni di rilievo. I pessimisti sono pari solo al 13,2%. La valutazione della situazione attuale ha così fatto un passo avanti, a -5,3 punti, a fronte dei -9,7 punti del mese precedente.
Positiva anche l'evoluzione congiunturale attesa nella zona euro, mentre le previsioni per gli Stati Uniti segnano nuovamente una leggera flessione. Nel complesso quasi i due terzi degli analisti prevedono che l'evoluzione della congiuntura sarà "normale".
Dall'inchiesta emerge pure che il 63,2% degli specialisti intervistati continuano a sostenere che l'inflazione in Svizzera rimarrà stabile, ma un 30% è di opinione contraria e si attende un aumento dei prezzi. Un rialzo dell'inflazione è invece più probabile nell'Eurozona e negli USA.
Quanto alla variazioni monetarie sono il 46% a pensare che il franco si svaluterà rispetto al dollaro, dopo il 60% registrato a settembre. Nei confronti dell'euro le previsioni non sono mutate di molto: il 32% calcola un indebolimento del franco (34% il mese precedente) e il 21% (17%) un rafforzamento.
NEW YORK - UBS ha accettato di pagare 19,5 milioni di dollari per metter fine a un contenzioso legato a prodotti finanziari complessi: lo ha annunciato la SEC, l'autorità di vigilanza americana.
Il gendarme della borsa USA rimproverava all'istituto svizzero di aver fatto dichiarazioni ingannevoli o di aver omesso di mettere a disposizione degli investitori americani informazioni su prodotti finanziari legati ai tassi delle divise.
ZURIGO - Con un patrimonio medio per adulto di circa 545.000 franchi gli svizzeri restano i più ricchi al mondo, secondo il "Global Wealth Report 2015" di Credit Suisse. Calcolata in franchi, la ricchezza media degli elvetici è aumentata leggermente tra la metà del 2014 e la metà del 2015. Tuttavia, a causa dell'indebolimento della valuta elvetica rispetto al biglietto verde (moneta nella quale è stata calcolata la statistica), pur mantenendosi in cima alla graduatoria la ricchezza media degli svizzeri in dollari è diminuita del 4,2% tra la metà del 2014 e la metà del 2015, stando al rapporto pubblicato oggi. Si tratta di una contrazione di 24.800 dollari, a 567.100 dollari (545.074 franchi al corso attuale). Negli ultimi 15 anni, grazie al rafforzamento del franco rispetto al dollaro, il patrimonio delle economie domestiche è cresciuto del 144%. Invece, misurata in franchi, la ricchezza è progredita in modo più moderato, anche se costante (con le due eccezioni del periodo 2001-2002 e durante la crisi finanziaria del 2008).
La Confederazione ospita l'1,7% dell'1% delle persone più ricche al mondo, un fatto considerato "notevole considerando che conta solo lo 0,1% della popolazione mondiale", rilevano i ricercatori della grande banca.
ZURIGO - Dopo aver raggiunto il minimo storico tre mesi fa, l'umore delle piccole e medie imprese (PMI) svizzere orientate all'esportazione è un po' migliorato. Sette rami su otto si attendono un aumento delle vendite all'estero nel quarto trimestre. L'unica ad essere ancora pessimista è l'industria dei beni di consumo.
Questo settore si attende un calo delle esportazioni dell'1,5%. Aziende attive nel campo delle macchine (+7%), della chimica e della farmaceutica (+5,7%), i servizi (+4,3%) guardano invece al futuro prossimo con più fiducia, stando all'ultimo sondaggio pubblicato oggi dall'ente di promozione economica all'estero della Confederazione Switzerland Global Enterprise (S-GE, già Osec) e da Credit Suisse. L'indice della grande banca relativo alla domanda estera di prodotti elvetici si attesta intanto a 0,89 punti, lievemente al di sotto dei trimestri precedenti e alla media pluriennale di 1,00, ma sempre sopra alla soglia di crescita di 0 punti. Nel quarto trimestre ci si può quindi aspettare una domanda robusta, scrive il Credit Suisse. Ciò viene confermato anche dal sondaggio di S-GE presso 200 PMI. Il 32,3% delle aziende interrogate prevede un aumento delle esportazioni, contro il 25,7% in luglio. La quota di imprese che teme invece una contrazione è al contempo scesa dal 31,1 al 17,1%.
L'indice delle prospettive di export delle PMI è pertanto migliorato, salendo da 43,3 - il livello più basso dall'inizio dei sondaggi nel 2010 - a 53 punti, tornando a superare la soglia di crescita di 50 punti.
Il 52% delle PMI ha motivato l'accresciuto ottimismo con l'innovazione dei prodotti, il 48% con maggiori investimenti nel marketing. Ha invece perso valore il fattore delle riduzioni di prezzo, citato ormai solo dal 20% delle aziende (contro il 26%) tre mesi fa).
La pressione sui prezzi pare essersi attenuata. Le ditte giudicano anche in maniera leggermente più positiva la situazione del franco forte: il 65% considera sempre che esso abbia un influsso negativo sulle loro esportazioni, tre mesi fa a pensarla così era però il 74% degli interrogati.
Quasi tutte le PMI hanno anche indicato di aver adottato misure per rafforzare la propria competitività. Rispetto ai sondaggi passati è divenuto chiaramente più importante l'aspetto della conquista di nuovi mercati, menzionata dal 32% delle aziende contro il 24% nel trimestre precedente.
Stando all'indice di Credit Suisse le prospettive di esportazione sono buone soprattutto verso la Germania, ma anche verso la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, mentre sono ulteriormente peggiorate quelle relative ai grandi paesi emergenti Brasile, Cina e Russia.
WASHINGTON - Il Fondo monetario internazionale (FMI) corregge lievemente al rialzo le stime di crescita dell'economia svizzera: l'organizzazione prevede ora un'espansione del prodotto interno lordo dell'1,0% quest'anno e dell'1,3% nel 2016, contro il +0,8% e +1,3% avanzato nelle stime precedenti. Il dato è stato pubblicato nell'ambito di un rapporto sull'economia mondiale.
Recessione? No, grazie
"Una recessione globale non è il nostro scenario di base". Lo afferma il capo economista del Fmi, Maurice Obstfeld, rispondendo a chi gli chiedeva quante fossero le chance di una recessione a livello globale. Obstfeld mette in evidenza però la necessità di andare avanti con le riforme e con politiche per rafforzare la crescita.
Le stime a livello globale
Il Fondo monetario internazionale (Fmi) rivede al ribasso le stime per l'economia globale. Il pil del mondo crescerà quest'anno del 3,1%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di luglio. Nel 2016 l'economia accelererà al 3,6%, ovvero 0,2 punti percentuali in meno a quanto precedentemente previsto.
Il pil dell'area euro crescerà quest'anno dell'1,5% e dell'1,6% nel 2016 (-0,1 punti). Gli Stati Uniti cresceranno del 2,6% nel 2015, +0,1 punti percentuali rispetto alle stime di luglio, e del 2,8% nel 2016 (-0,2 punti percentuali).
Vengono confermate le stime sull'economia cinese: crescerà quest'anno del 6,8% e il prossimo del 6,3%. Fra i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), il Fmi taglia le stime per Mosca, la cui economia si contrarrà quest'anno del 3,8% e il prossimo dello 0,6% (rispettivamente 0,4 e 0,8 punti percentuali in meno rispetto alle stime precedenti).
La crescita globale resta moderata e i rischi al ribasso per l'economia sono "più pronunciati di qualche mese fa". Per le economie avanzate il maggiore rischio di medio termine è un ulteriore calo della già bassa crescita "vicino alla stagnazione".
Nell'area euro la ripresa resta "modesta e incerta", con un' inflazione bassa allo 0,2% quest'anno. La moderata ripresa continuerà nel 2015 e nel 2016 sostenuta dai bassi prezzi del petrolio, dalla politica monetaria accomodante e dal deprezzamento dell'euro. L'outlook per la Grecia è più difficile dopo la protratta incertezza dell'inizio dell'anno.