dalla suizzera

commenti suisseri alla qwestione...
ancora ci pensano... e CDT è abbastanza contrario, quindi già parlarne ..
CdT.ch - Commenti CdT - Aderire alla moneta unica europea?

effetti della scelta 'dura'
CdT.ch - Commenti CdT - La linea dura che gela i pragmatici

sembra che a fare i duri siano ....
CdT.ch - Svizzera - Libera circolazione, il gioco si fa duro
e quindi la risposta CH è una dovuta mossa nel negoziato ? :mumble:

timori per la posizione rigida... ma da parte di chi ??
CdT.ch - Svizzera - Fra Svizzera e UE è tutto bloccato

tutto sembra anora brancolare nel buio ...
CdT.ch - Svizzera - Fra Svizzera e UE non c'è scintilla
 
9 apr 2015 12:16 Bruxelles: "Votazione inevitabile"

Quattordici mesi dopo il "sì" svizzero all'iniziativa contro l'immigrazione i massa, l'Ue non cede
dot.png
BERNA - Quattordici mesi dopo il "sì" all'iniziativa contro l'immigrazione di massa, l'Unione europea (UE) resta ferma sulle sue posizioni: non se ne parla di rinegoziare la libera circolazione delle persone con la Svizzera. Per il capo negoziatore dell'UE una nuova votazione in Svizzera sembra "inevitabile, senza dubbio alla fine del 2016".
"È inconcepibile che si faccia un passo indietro. La clausola di salvaguardia appartiene al passato", afferma il polacco Maciej Popowski in un'intervista pubblicata oggi da "La Liberté". Inoltre Bruxelles rifiuta categoricamente, a suo avviso, una reintroduzione del sistema di contingenti e l'applicazione del principio della preferenza nazionale.
Per il nuovo segretario generale aggiunto del Servizio europeo di azione esterna, entrato in carica il primo novembre 2014, spetta alla Confederazione far proposte per uscire dall'impasse. Nel frattempo ogni avanzamento nelle relazioni Svizzera-UE sarà condizionato dall'accordo sulla libera circolazione.
"Noi siamo pronti ad evolvere le nostre relazioni", sottolinea, citando il settore dell'elettricità o un miglioramento dell'accesso della Svizzera al mercato europeo dei servizi finanziari.
"Ma non sarà firmato nessun accordo durevole prima che siano risolte le questioni istituzionali. Nessun accordo definitivo sarà concluso nel settore istituzionale prima che sia risolto il problema della libera circolazione", ribadisce Popowski.
A suo avviso, gli svizzeri dovrebbero "cambiare logica". "Piuttosto che riflettere su quello che potrebbero ancora immagazzinare potrebbe essere utile se gli svizzeri vedessero gli enormi vantaggi che hanno grazie alla loro partecipazione al mercato interno, che prendono per acquisito", conclude.
 
KOF, riviste al rialzo le stime del PIL

Economisti più ottimisti per l'anno in corso, malgrado il franco forte - L'anno prossimo sarà l'export a spingere
dot.png
ZURIGO - Gli economisti interrogati trimestralmente dal Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF) hanno rivisto al rialzo le loro stime: nel 2015 il prodotto interno lordo (Pil) dovrebbe salire dello 0,7%, contro lo 0,5% previsto a marzo, nel 2016 dell'1,2% e non dell'1,0%.
Questo dopo che tre mesi fa avevano rivisto le loro aspettative nettamente al ribasso in seguito all'abbandono del tasso di cambio minimo tra franco ed euro. Difatti in dicembre prospettavano ancora un +1,8% sia per il 2015 che per il 2016.
Riguardo all'anno in corso i 16 esperti interpellati si sono detti più ottimisti soprattutto per quanto concerne gli investimenti nella costruzione e nei beni d'equipaggiamento, che dovrebbero crescere dello 0,7% (+0,4% tre mesi fa).
Stando a una nota odierna del KOF, anche le attese inerenti alle esportazioni sono lievemente migliorate: ora è prevista una stagnazione, mentre in precedenza veniva prospettata una contrazione dello 0,2%. Invariate invece le aspettative riguardanti il taso di disoccupazione (3,5%) e l'inflazione (-1%).
L'anno prossimo la crescita del Pil sarà spinta soprattutto dalle esportazioni, che dovrebbero progredire del 2,3%. In precedenza era stato pronosticato un +1,8%. Gli investimenti nella costruzione e nei beni d'equipaggiamento dovrebbero salire dell'1,5% (come indicato a marzo), mentre i prezzi al consumo dovrebbero restare stabili (+0,1% tre mesi fa) e la disoccupazione fissarsi al 3,6% (3,7%).
Gli economisti sono pure stati interrogati in merito alle prospettive a lungo termine. Nei prossimi cinque anni si attendono mediamente un aumento del pil dell'1,7%, contro un +1,6% in marzo. Gli esperti si mostrano per contro un po' più pessimisti riguardo alla disoccupazione, che dovrebbe attestarsi al 3,4% (3,3% tre mesi fa).
 
29 mag 2015 12:46 Clausola ghigliottina, Roma insiste

Nessun accordo fiscale tra Italia e Svizzera se non verrà rispettata la libera circolazione, "uno dei pilastri dell'UE"
dot.png
BERNA - L'accordo fiscale tra la Svizzera e l'Italia, tra cui quello sui frontalieri, non entrerà in vigore senza un rispetto da parte svizzera della libera circolazione. Lo ha ribadito il capo negoziatore italiano Vieri Ceriani a una delegazione della commissione di politica estera del Consiglio nazionale, durante una tappa del viaggio di quest'ultima in Tunisia e in Italia tra il 18 e il 23 maggio.
Nel corso del viaggio, il cui obiettivo per la delegazione era farsi un'idea sui problemi migratori che colpiscono questi due Paesi, alcuni consiglieri nazionali hanno potuto tra l'altro affrontare con deputati e funzionari italiani a Roma alcuni aspetti delle relazioni bilaterali.
L'Italia, indica una nota odierna dei servizi parlamentari, ha espresso rispetto per il voto del 9 di febbraio 2014, ma sottolineato l'importanza di rispettare la libera circolazione, uno dei pilastri dell'Ue.
Per quanto riguarda gli accordi fiscali, che dovrebbero essere finalizzati all'inizio dell'estate, Ceriani ha ribadito il legame tra queste intese e la libera circolazione - una sorta di clausola "ghigliottina", ha dichiarato all'ats la segretaria della delegazione Elena Wildi-Ballabio: in caso di violazione elvetica di questo principio, la nuova intesa sulla tassazione dei frontalieri decadrebbe, e si ritornerebbe all'accordo del 1974.
Ieri, il ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni, in visita di lavoro a Berna, ha offerto i propri buoni uffici per cercare di trovare una soluzione al problema della libera circolazione tra la Svizzera e Bruxelles. Egli ha parlato della possibilità di ricercatore soluzioni "flessibili e intelligenti", senza violare i principi base dell'Ue. Quanto all'accordo fiscale, esso sarebbe in via di finalizzazione, nel rispetto del calendario fissato dai due Paesi.
Migranti, nessun obbligo di fornire impronte digitali
Riguardo all'immigrazione, la Tunisia non costituisce più un problema per la Svizzera, dal momento che i flussi migratori hanno oramai come base di partenza la Libia. La cooperazione tra Tunisi e Berna è esemplare secondo il ministro tunisino degli esteri Taïeb Baccouche.
In Italia, la Delegazione è stata in Sicilia dove ha potuto rendersi conto personalmente dei problemi cui sono confrontate le autorità nazionali e locali di fronte all'imponente fenomeno dell'immigrazione. Qui ha anche incontrato dei migranti e assistito a uno sbarco. L'Italia, indica la nota, "si sente poco sostenuta dall'Europa in questo campo".
Sempre secondo la delegazione, "nei diversi incontri è chiaramente apparso che l'Italia, malgrado uno sforzo particolare dal 2014 ad oggi e anche con l'appoggio della Svizzera per Frontex, non è in misura di raccogliere le impronte digitali della totalità di migranti che sbarcano e di registrarli nella base Eurodac".
Ci sono profughi che vogliono raggiungere altri paesi europei, quali la Svezia, la Danimarca, la Germania o anche la Svizzera, e quindi non collaborano alla registrazione delle impronte: la legge italiana o le direttive europee non permettono l'uso della forza per costringere i migranti a fornire le impronte.
 
Ultima modifica:
PIL, la SECO abbassa le previsioni

Nel primo trimestre calo dello 0,2% a causa del franco forte - Esclusa la recessione prolungata
dot.png
BERNA - Il pil svizzero dovrebbe crescere nel 2015 dello 0,8% e nel 2016 dell'1,6%. Lo afferma la Segreteria di stato dell'economia (SECO), che a marzo aveva formulato pronostici leggermente migliori: +0,9% per quest'anno, +1,8% per l'anno prossimo.
Il gruppo di esperti della Confederazione ha ricordato che nel primo trimestre il prodotto interno lordo è calato dello 0,2% a causa dell'apprezzamento del franco. Sono inoltre diminuite le esportazioni del settore chimico-farmaceutico, che in generale non risentono particolarmente delle fluttuazioni del tasso di cambio. Anche gli investimenti nell'edilizia hanno perso dinamicità.
La SECO ritiene comunque che l'economia svizzera sarà in grado di adattarsi al nuovo contesto senza entrare in una recessione pronunciata. Ciò a condizione che la domanda interna continui ad evolvere in maniera robusta e che l'economia mondiale prosegua nella ripresa.
Malgrado il deterioramento, in alcuni casi piuttosto marcato, di diversi indicatori congiunturali, gli ultimi dati disponibili lasciano presagire un graduale miglioramento nei prossimi trimestri, afferma la SECO in un comunicato.
Quanto alla disoccupazione il tasso di senza lavoro dovrebbe attestarsi quest'anno al 3,3%, previsione invariata rispetto alle stime di marzo, per poi salire al 3,5% nel 2016 (3,4% secondo le precedenti valutazioni).

16.06.2015 -
 
Jordan: "Lo shock verrà assorbito"

Il presidente della BNS è fiducioso: "Gli effetti del franco forte diminuiranno" - Invariati i tassi e le previsioni sul Pil 2015 (+1%) - Rischi per l'immobiliare
dot.png
ZURIGO - Nei prossimi mesi la ripresa della congiuntura mondiale dovrebbe tornare a rafforzare la domanda di prodotti elvetici. Ciò dovrebbe attutire un po' gli effetti del rafforzamento del franco, secondo il presidente della Banca nazionale svizzera Thomas Jordan.
L'economia elvetica dovrebbe nuovamente crescere nella seconda metà dell'anno, ha detto Jordan davanti ai media a Berna. L'evoluzione della congiuntura svizzera dopo il 15 gennaio - data in cui l'istituto di emissione ha revocato la soglia di cambio minima tra franco ed euro - rispecchia a grandi linee le attese della BNS, pertanto essa mantiene invariato il livello dei tassi d'interesse e continua a monitorare attentamente gli effetti.
TASSI E PREVISIONI INVARIATE
Intanto, la Banca nazionale svizzera mantiene invariato fra il -1,25% e il -0,25% il margine di fluttuazione del Libor a tre mesi così come gli interessi negativi dello 0,75% sui conti giro. L'istituto di emissione indica che resterà attivo sui mercati valutari "se necessario" e mantiene la sua previsione di crescita del Pil a quasi l'1% per il 2015.
La BNS prosegue così la sua politica monetaria nonostante il raffreddamento congiunturale in seguito allo shock dell'abbandono della soglia di cambio minima per l'euro deciso dall'istituto il 15 gennaio.
I tassi d'interesse negativi rendono poco attrattivi gli investimenti in franchi "e col tempo contribuiranno a un indebolimento" della moneta elvetica, afferma la BNS in un comunicato odierno. Complessivamente il franco resta "nettamente sopravvalutato". Per questo motivo, "quando necessario" agirà ancora sui mercati valutari.
Gli economisti si aspettavano che la BNS non cambiasse la sua strategia, poiché potrebbe riservarsi la possibilità di un'ulteriore riduzione dei tassi in caso di un'escalation della crisi del debito greca. Se, come si teme sempre più, si giungerà effettivamente a una Grexit - ossia un'uscita di Atene dall'euro - sono probabili importanti afflussi di divise nel "porto sicuro" che è la Svizzera. In tal caso l'istituto centrale potrebbe essere costretto a reagire.
Ultimamente l'euro si attestava a quasi 1.05 franchi e quindi a un livello simile a quello che vigeva in occasione dell'ultima analisi della situazione di politica monetarie della BNS in marzo. Dopo la revoca del tasso di cambio minimo politici e imprenditori avevano espresso l'auspicio che il corso si stabilizzasse intorno a 1.10 franchi, cosa che aiuterebbe in particolare le esportazioni e il turismo elvetici.
C'è anche chi chiedeva una nuova soglia minima o un paniere di valute, ma come previsto l'istituto di emissione oggi vi ha rinunciato. Ma la maggior parte degli economisti dubitava comunque del fatto che la BNS sarebbe riuscita ad imporli senza problemi maggiori e giudicavano che la reintroduzione di un nuovo tasso di cambio minimo avrebbe comportato una perdita di credibilità.
La stabilità dei prezzi per quest'anno e il prossimo non è garantita: l'istituto centrale ha tuttavia lievemente rivisto le sue previsioni per l'inflazione da -1,1% a -1,0% nel 2015 e da -0,5% a -0,4% nel 2016. L'anno seguente prospetta un rincaro del +0,3%, contro il +0,4% indicato a marzo.

18.06.2015
 
Franco forte: Unia lancia petizione

Il sindacato ha avviato una raccolta firme perché la BNS ristabilisca un tasso euro-franco equilibrato
dot.png
BERNA - La Banca nazionale svizzera (BNS) ristabilisca un tasso di cambio euro-franco "equilibrato". È quanto chiede Unia con una petizione per la quale ha avviato oggi la raccolta di firme nelle aziende. A causa del franco forte, afferma infatti il sindacato, il Paese è a rischio deindustrializzazione e potrebbe perdere decine di migliaia di posti di lavoro.

La sopravvalutazione del franco, della quale la BNS è complice, ha portato l'industria elvetica nella crisi. La direzione della Banca nazionale deve pertanto prendere le misure necessarie. L'istituto d'emissione ha tutte le carte in regola per traghettare il Paese fuori dalla crisi, afferma il sindacato in una nota.
Non è la prima volta che Unia critica l'abbandono del tasso minimo euro-franco da parte della BNS. A inizio mese, alcuni delegati avevano consegnato una sveglia gigante al vicepresidente della Banca nazionale Jean-Pierre Danthine per indicargli che è giunta l'ora di agire.

29.06.2015 -
 
«Lavoratori italiani discriminati»
Convocato l’ambasciatore svizzero


Da alcuni mesi i frontalieri che lavorano in Canton Ticino sono obbligati a presentare un certificato penale. Roma: «Misure discriminatorie». Berna: «Reazione eccessiva»

Convocazione dell’ambasciatore per esprimergli la «viva preoccupazione» italiana per la «discriminazioni» a cui sono sottoposti i lavoratori italiani in Svizzera. A sorpresa si surriscalda il clima diplomatico tra Roma e Berna in seguito a una nota diffusa ieri dalla Farnesina che ha chiesto un «faccia a faccia» con l’ambasciatore elvetico a Roma Giancarlo Kessler. Sul tavolo le misure adottate dal governo del Canton Ticino nei confronti dei «frontalieri», gli oltre 60mila lavoratori italiani impiegati prevalentemente in canton Ticino: da alcuni mesi viene loro imposta la presentazione di un certificato penale per poter continuare a lavorare.

«Misure discriminatorie»

La convocazione è giunta dal segretario generale del ministero degli esteri italiano, Michele Valensise. L’Italia definisce «gravemente discriminatorie» le misure, che violerebbero accordi internazionali sottoscritti anche dalla Svizzera nel 1999 sulla libera circolazione delle persone. «Il segretario generale - prosegue la nota - ha chiesto un sollecito, rinnovato impegno delle autorità di Berna per porre termine a una situazione che suscita profonda insoddisfazione in Italia. L’ambasciatore Kessler, fa sapere la Farnesina, ha confermato che le autorità federali svizzere considerano tali misure incompatibili con gli obblighi derivanti dall’accordo e ha assicurato che avrebbe tempestivamente informato le sue autorità». In pratica Berna ha già «sconfessato» la decisione del Canton Ticino.

Guerriglia» diplomatica del Ticino

L’obbligo di presentazione del certificato penale introdotto dal Canton Ticino nei confronti dei pendolari italiani rientra nella «guerriglia» che periodicamente si riaccende nei territori elvetici di lingua italiana. Le autorità di Bellinzona sono preoccupate dalla crescente presenza in Ticino di forza lavoro a basso costo proveniente dalla Lombardia e dal Piemonte, aumentata del 4% circa anche nel corso dell’ultimo anno. L’obbligo burocratico è da un lato un tentativo di scoraggiare ulteriori arrivi e dall’altro di mandare un segnale al governo di Berna. Tre anni fa sempre il Canton Ticino aveva congelato le tasse che la Svizzerapreleva dalla busta paga dei frontalieri e che devono essere girate all’Italia in base a una convenzione del 1974. L’obbligo del certificato penale era già stato oggetto di proteste formali dei sindacati, dei partiti e anche del governatore della Lombardia Roberto Maroni perché avrebbe rappresentato una sorta di «schedatura» nei confronti di chi proviene da oltre confine.

La replica svizzera

«Gli ambasciatori si convocano solo per atti gravi, dunque mi pare un gesto piuttosto forte, da parte delle autorità italiane» commenta a caldo Norman Gobbi, consigliere di Stato (l’equivalente di un assessore regionale italiano) alla sicurezza del Canton Ticino. Gobbi è considerato il «padre» della norma finita al centro della tempesta diplomatica, varata 4 mesi fa. «Ma in tutto questo tempo – fa notare – nessuno, nemmeno uno dei 60mila lavoratori italiani ha interposto ricorso verso l’obbligo, segno che ci troviamo di fronte, a mio parere a una tempesta più che altro politico – sindacale. Ricordo inoltre che la norma riguarda tuti i cittadini della Ue, non solo gli italiani. Alla Farnesina forse dovrebbero occuparsi d’altro, visto ad esempio che due cittadini italiani sono prigionieri in India da anni». Gobbi aveva deciso di introdurre l’obbligo del certificato penale dopo che due italiani, in possesso del permesso di lavoro ma con precedenti penali, erano stati sorpresi e arrestati per una serie di rapine in Canton Ticino. «In quel modo – conclude – chi crede divenire in Svizzera per commettere reati grazie all’obbligo del certificato penale è scoraggiato a farlo».
 
Più posti vacanti in Svizzera

Il settore finanziario cerca personale, in modo particolare nelle banche e nelle assicurazioni
dot.png
ZURIGO - Il settore finanziario svizzero cerca personale: stando all'indice Finews JobDirectory, alla fine di giugno i posti vacanti presso banche, assicurazioni e altre società del ramo erano 4'436, il 7% in più rispetto al primo trimestre. La progressione più marcata si è verificata nel settore bancario, commenta il gruppo Finews in un comunicato odierno.
Nel dettaglio, le banche offrivano lavoro a 1'784 potenziali collaboratori alla fine del mese scorso, con una crescita del 20,4%. Negli ultimi tre mesi sono soprattutto le banche cantonali (+36,6%), regionali e le Raiffeisen (+22,3%) ad aver cercato nuovi profili, mentre UBS e Credit Suisse hanno registrato un incremento rispettivamente del 14,5% e del 12,5%.
Per quanto riguarda le assicurazioni, i posti vacanti a fine giugno erano 1'121 (-7,7%), mentre le altre società del ramo (esperti contabili, informatici, consulenti aziendali) offrivano lavoro a 1'531 potenziali collaboratori (+5,9%).
L'indice Finews JobDirectory viene realizzato ogni tre mesi consultando le pagine internet di circa 1400 banche, assicurazioni e altre società finanziarie in Svizzera e nel Liechtenstein.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto