dalla suizzera

ZURIGO - La Svizzera è orgogliosa di presentare il primo caffè specializzato in fellatio che propone un’ottima bevanda calda accompagnata da una sessione di sesso orale

altrimenti le tue news sono troppo noiose
In Svizzera aprirà un caffè specializzato in fellatio

facciamo cosi' io porto le ragazze e tu metti il locale? :cool:
mica scherzo, c'e' da guadagnarci una barca di soldi specialmente a Lugano ..
 
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Eh Zurigo non è Lugano ...
Lugano è più noiosa ma ha il suo perchè
Come le mie news ;)
 
un mio conoscente di lugano aveva un night club proprio li a lugano poi e' venuto qui per problemi con il fisco svizzero ..
esserei svizzeri non vuol dire sempre essere ricchi e come dice mia moglie sono poveracci anche di la ma hanno lo stato che funziona meglio di quello italiano
 
un mio conoscente di lugano aveva un night club proprio li a lugano poi e' venuto qui per problemi con il fisco svizzero ..
esserei svizzeri non vuol dire sempre essere ricchi e come dice mia moglie sono poveracci anche di la ma hanno lo stato che funziona meglio di quello italiano


D' accordo 100%
 
infatti il trucco sarebbe una valuta virtuale ma al portatore (un chip)
inoltre dovrebbe essere anti contraffazione e non "stampabile" dagli stati mafiosi

ma la partenza di una tale valuta e' fondamentale: deve essere scambiata solo con il contante e non con valute pompate da derivati e debito come euro e dollaro

in pratica deve essere una valuta senza debito
 
Un indicatore per la carenza di personale
L'ha sviluppato l'Ufficio del lavoro del canton Zurigo e misure le mancanze in 97 diverse professioni - "Utile per applicare l'iniziativa contro l'immigrazione di massa"

ZURIGO - L'Ufficio del lavoro del canton Zurigo ha sviluppato un indicatore che misura la carenza di personale specializzato in 97 diverse professioni. Per gli imprenditori svizzeri, si tratta di uno strumento utile per applicare l'iniziativa contro l'immigrazione di massa.

Per l'economia è fondamentale che le misure della politica dell'immigrazione tengano conto dei bisogni specifici di personale qualificato, scrive oggi in una nota l'Unione svizzera degli imprenditori (USI).

L'indicatore, presentato stamane a Zurigo in una conferenza stampa, mira a mettere in pratica un "modello di gruppi professionali" e permetterebbe di concretizzare le proposte che una settimana fa hanno trovato i favori della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale.

Il dibattito sull'applicazione dell'iniziativa approvata approvata da popolo e cantoni il 9 febbraio 2014 entrerà nella sua fase decisiva il prossimo 21 settembre.

Le proposte di applicazione sin qui messe sul tappeto mettevano l'accento in particolare sui settori dell'economia toccati dall'immigrazione a livello regionale. L'organizzazione padronale considera questo modo di vedere troppo vago, perché non tiene conto delle differenze fra le varie professioni all'interno di un settore economico.

L'USI considera il modello elaborato dal canton Zurigo più adatto a raggiungere l'obiettivo, perché tiene conto del bisogno di personale qualificato nelle singole professioni.

Il nuovo indicatore permette di misurare l'intensità della carenza di personale per 97. In Svizzera ad avere un indicatore altro - che è sintomo di una particolare carenza di personale - sono soprattutto le professioni che necessitano di un titolo accademico, di tipo tecnico e nel settore della sanità.

In testa alla lista figurano in particolare i medici, gli ingegneri, i programmatori informatici e le professioni accademiche nel settore della sanità. Un indice basso è invece sinonimo di una disponibilità più che sufficiente di personale: in questa categoria rientrano ad esempio gli impiegati di commercio.

L'indicatore viene calcolato sulla base di quattro diverse variabili, tutte quantificabili con dati statistici: esso tiene conto, per le professioni prese in considerazione, delle difficoltà nel reclutare personale, del numero di posti liberi in rapporto ai professionisti che cercano lavoro, come pure del tempo necessario per i datori e per chi cerca lavoro ad occupare un nuovo posto e rispettivamente a trovare un impiego.
 
I cantoni vogliono più lavoratori stranieri
È stato domandato alla Confederazione di aumentare i contingenti di quest'anno per i permessi B e L di breve durata per le persone non UE o AELS, in quanto sono quasi terminati

BERNA - I cantoni chiedono alla Confederazione di aumentare i contingenti di quest'anno per la forza lavoro proveniente da Stati terzi, come gli Stati Uniti. In Svizzera c'è urgente bisogno di ricercatori nel campo farmaceutico e specialisti informatici, ma sino a fine anno rimangono a disposizione solo 89 permessi di dimora di tipo B e 532 di tipo L di breve durata.

Una delegazione della Conferenza dei direttori cantonali dell'economia pubblica (CDEP) intende discuterne con la ministra responsabile Simonetta Sommaruga, a capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), ha detto all'ats il presidente della CDEP Christoph Brutschin. L'incontro dovrebbe avvenire a Berna questo mese o in ottobre, ha precisato confermando quanto riportato dai quotidiani "St. Galler Tagblatt" e "Neue Luzerner Zeitung".

I cantoni auspicano inoltre che il Consiglio federale il prossimo anno riporti i contingenti per gli Stati terzi (non UE o AELS) a livello del 2014, ossia a 8500 permessi (3500 di tipo B e 5000 di tipo L). Dopo l'accettazione dell'iniziativa Contro l'immigrazione di massa il governo ha ridotto i permessi a 6500, di cui 2500 per dimoranti.

Cantoni e datori di lavoro vogliono ritornare alla situazione precedente poiché temono svantaggi per la piazza industriale elvetica. Secondo Brutschin, la prassi attuale "mette in pericolo numerosi progetti di ricerca e sviluppo", che costituiscono "i posti di lavoro del domani". E "se questi programmi iniziano a Cambridge, Shanghai o Berlino invece che a Basilea, Zurigo o Ginevra, perdiamo delle occasioni", ha aggiunto.

Diversi cantoni hanno esaurito da tempo i loro contingenti. Ad esempio, a Basilea i 136 permessi di lavoro di tipo B erano stati completamente aggiudicati già a fine febbraio, a Zurigo a fine aprile e a Ginevra il mese scorso. Di conseguenza i cantoni devono ricorrere alla cosiddetta riserva federale.

A Basilea l'industria farmaceutica si lamenta di non poter assumere abbastanza ricercatori provenienti da Stati terzi.

L'amministratore delegato di Hoffmann-La Roche, Severin Schwan, in luglio ha detto che senza sufficiente forza lavoro proveniente dall'estero l'azienda non potrebbe mantenere le proprie attività in Svizzera a livello attuale.

Il portavoce di Novartis, Satoshi Sugimoto, ha detto oggi che il colosso farmaceutico ha occupato tutti i posti possibili per i programmi essenziali, ma che si sente l'aggravamento della situazione riguardo ai contingenti degli Stati terzi.
 
Prima i nostri: vincere è bello, illudere un po' meno


Vittoria doveva essere e vittoria è stata. L'iniziativa popolare dell'UDC Ticino "Prima i nostri" si è imposta come da pronostico. Semmai si potrebbe disquisire sulla proporzione del sostegno da parte degli elettori: ci si poteva attendere un sì maggiore. Ma questa è un'analisi che si farà poi a freddo. A caldo va detto che l'UDC (con il sostegno essenziale della Lega) ha convinto i ticinesi grazie ad un messaggio chiaro e semplice. Anzi, semplicistico, al punto da essere considerato alla pari di uno slogan. Ai cittadini il grido di battaglia altisonante piace eccome e alzi la mano chi non sottoscrive, nell'agire quotidiano e come filosofia di vita quel "Prima i nostri". È un po' lo spirito di conservazione a dettarlo: "Prima io piuttosto che un altro; prima un familiare piuttosto che qualcuno fuori dalla nostra cerchia affettiva; prima un amico piuttosto che una persona detestata; prima un ticinese piuttosto che un frontaliere". E dire "Prima i nostri" piace soprattutto quando di mezzo ci sono i frontalieri, perché sembra esserci un non so bene cosa di tanto gustoso nello schierarsi contro questi lavoratori. Ma poi tutti, dai politici dell'intero arco costituzionale (compresi leghisti e democentristi), agli imprenditori ai sindacati a ritenerli importanti per il Ticino. Fondamentalmente i frontalieri non li vorremmo, ma sappiamo che (ci) sono utili. E, soprattutto, costano meno dei ticinesi. È proprio vero che la vita è piena di contraddizioni.

Il voto dei ticinesi merita rispetto e considerazione, ma non si può negare che tradurlo in pratica sarà molto complicato. A chi sostiene che "volere è potere" (e i ticinesi lo vogliono), non resta che mostrare la realtà dei fatti. Il 9 febbraio 2014 la volontà popolare aveva detto che il 50,3% degli elettori a livello nazionale e il 68,2% in Ticino avevano accolto l'iniziativa popolare "Contro l'immigrazione di massa", ma di quella volontà, a livello pratico, dopo il dibattito andato in scena in settimana al Consiglio nazionale non è rimasto molto. Quantomeno non si trova la parte essenziale dato che la preferenza indigena è stata accolta in formato "light". Il che, a conti fatti e nell'applicazione pratica, significherà tenerne difficilmente conto. Sono i politici che mettono i bastoni tra le ruote ai cittadini o dobbiamo constatare che nella complessità attuale la democrazia diretta (o semidiretta) è sopravvalutata? Ora all'UDC nazionale non resta che compiere il decisivo passo: lanciare un'iniziativa popolare contro la Libera circolazione. Insomma, o dentro o fuori.
 
Maroni: “Lombardia pronta a contromisure”
Il presidente della regione si è espresso sul voto odierno: "Accettiamo l'esito del referendum, naturalmente, ma vigileremo perché ciò non si traduca in una lesione dei diritti dei nostri concittadini lombardi"


MILANO - "A partire da domani, la Regione Lombardia predisporrà le adeguate contromisure per difendere i diritti dei nostri concittadini lavoratori": l'assicurazione è del presidente della Regione, Roberto Maroni, dopo l'esito della consultazione in Canton Ticino sui frontalieri.

"Il Canton Ticino ha votato per bloccare l'ingresso a decine di migliaia di lavoratori lombardi (lavoratori, non immigrati clandestini) che - ha scritto Maroni sul suo profilo Facebook - ogni giorno attraversano il confine per lavorare (regolarmente) in Svizzera. L'esito del referendum è chiaro: il popolo sovrano si è espresso, viva la democrazia diretta".

"Accettiamo l'esito del referendum, naturalmente, ma vigileremo perché ciò non si traduca in una lesione dei diritti dei nostri concittadini lombardi o (peggio) nell'introduzione di discriminazioni o violazioni delle norme che tutelano i nostri lavoratori".
 

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