dalla suizzera

e' bello pensare 'svizzero' quando sei svizzero ma non basta assomigliare ad uno svizzero

posso dire solo una cosa i lombardi o si svegliano oggi oppure fra 10 anni il loro problema non saranno i 'terroni' ma i 'nigger'
 
e' bello pensare 'svizzero' quando sei svizzero ma non basta assomigliare ad uno svizzero

posso dire solo una cosa i lombardi o si svegliano oggi oppure fra 10 anni il loro problema non saranno i 'terroni' ma i 'nigger'
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Buongiorno, siamo mattutini?
Faccio un discorso in stile Dr. House qual'e' il mio carattere burbero...
ConteRosso primo punto se i neri fossero giapponesi sarebbero rispettati da chiunque
Malgrado la mafia/pizza/spaghetto noi italiani siamo sempre stati ben accettati, altri popoli no e i motivi li sappiamo.
Per quanto riguarda i nigger il fatto incontestabile e' che sono scarsamente intelligenti (dati alla mano), sono mediamente violenti (dati alla mano) creano problemi sociali (vedi USA e Francia) non sono molto belli perlomeno molti di loro (personale opinione)
Ora il comunista direbbe e tu, e tu ..... e che @@
Quello che affermo e' incontestabile perlomeno per quanto riguarda i primi due aspetti. Ora lo so che di questi argomenti non si puo' parlare per tabu'/imposizione e capisco che siete un po plasmati dei media un po su tutto ma io non mi sento molto anatroccolo e preferisco ragionare come gli Svizzeri.
La domanda che dovreste farvi e': siete animali da allevamento o avete un cervello con cui potete scegliere in che mondo vivere?

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cosa succede in svizzera a chi fa entrare clandestini? (da noi e' lo stesso esercito che li porta, mamma mia che disperazione ...)

Nel dicembre del 2014 due passatori tunisini (responsabili di aver trasportato illegalmente circa 200 clandestini in più di 60 viaggi tra Como e la Svizzera) sono stati condannati rispettivamente a 2 anni e 6 mesi, di cui 12 da espiare, e a 3 anni, di cui 15 mesi da espiare.

Nel novembre del 2015 i quattro passatori accusati di aver trasportato 140 clandestini siriani dal Nord Italia alla Germania sono stati condannati a pene comprese fra i 2 anni e mezzo (parzialmente da espiare per il capobanda) e 14 mesi, con la condizionale.

Nel febbraio del 2016 l'ultimo membro della banda è stato condannato a una pena di 15 mesi di detenzione e una pena pecuniaria sospesi per un periodo di prova di quattro anni.

Nel maggio scorso, infine, un 43enne italiano domiciliato nella fascia di confine era stato condannato dal giudice Marco Villa a 24 mesi di detenzione (di cui 10 da scontare) per aver trasportato almeno 80 clandestini dall'Italia alla Svizzera, durante trenta viaggi effettuati quasi tutti attraverso il valico incustodito di Arogno.

Ieri ..
la Polizia cantonale e le Guardie di confine comunicano che oggi a Stabio sono stati fermati una 43enne granconsigliera domiciliata nel Mendrisiotto (la socialista Lisa Bosia Mirra) e un 53enne cittadino svizzero domiciliato nel Canton Berna.

Lisa Bosia Mirra, che fungeva da staffetta al volante di un'auto con targhe ticinesi, e il 53enne, alla guida di un furgone con targhe bernesi e con a bordo quattro migranti africani minorenni, sono stati fermati poco prima delle 9 dalle Guardie di confine dopo essere entrati in territorio svizzero dal valico di San Pietro di Stabio

In manette Lisa Bosia Mirra! - Ticinonews
 
27sett 2016
La libera circolazione è irrinunciabile
Il Consiglio nazionale non intende far meno dell'accordo sulla manodopera estera concluso con l'UE se questa rifiuta di negoziare l'applicazione dell'iniziativa del 9 febbraio



BERNA - Il Consiglio nazionale non intende denunciare l'Accordo sulla libera circolazione delle persone concluso con l'UE se questa rifiuta di negoziare l'applicazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa. La Camera del popolo ha infatti bocciato oggi con 122 a 63 una mozione in merito del gruppo UDC. Secondo Toni Brunner (UDC/SG), dovrebbe ormai essere chiaro che l'articolo 121a della Costituzione federale che chiede di gestire autonomamente l'immigrazione non è compatibile con gli accordi di libera circolazione.


Per il sangallese la volontà della popolazione è evidente: accettando l'iniziativa contro l'immigrazione di massa ha sostenuto che la Svizzera deve controllare l'immigrazione in modo indipendente. Per Brunner sarebbe inoltre possibile continuare con la via bilaterale anche in caso di denuncia dell'Accordo sulla libera circolazione delle persone.

"Il Consiglio federale ha già adottato un mandato negoziale che è stato approvato dalle commissioni competenti delle due Camere", ha replicato, con successo, la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga. Per negoziare occorre inoltre essere in due, ha precisato la consigliera federale.

Il governo ritiene poi la mozione contraria all'articolo 121a della Costituzione. In esso non c'è infatti alcuna disposizione che impone al governo di denunciare accordi internazionali qualora l'altra parte dovesse rifiutarsi di negoziare. Chi ha approvato l'iniziativa contro l'immigrazione di massa non necessariamente appoggia la rinuncia alla libera circolazione, ha concluso Sommaruga.
 
Prima i nostri, il bello arriva adesso
Scontro senza esclusioni di colpi a Piazza del Corriere in merito all’applicazione dell’iniziativa UDC


MELIDE - Sono stati toni tutto fuorché pacati, quelli usati martedì sera a Piazza del Corriere durante il dibattito su Prima i nostri. Sollecitati dal caporedattore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti, i quattro ospiti di serata hanno dato vita a un confronto senza esclusione di colpi sull'iniziativa UDC. "Per l'applicazione ci sono tre canali prioritari, ma con tempistiche differenti" ha indicato il presidente dell'UDC Piero Marchesi, ribadendo una proposta d'azione a tre livelli: dal settore pubblico e parapubblico, all'economia privata, passando per Berna e l'attuazione fedele del 9 febbraio. "Un testo di legge? Non c'è ancora, abbiamo delle idee" ha proseguito il democentrista. "Ma il giorno della votazione hai annunciato di avere già pronta una soluzione applicabile in 6 mesi" ha subito fatto notare a Marchesi il capogruppo del PPD, Fiorenzo Dadò: "Basta fumo, avete promesso un'applicabilità dell'iniziativa anche senza Berna, portate dunque qualcosa di concreto".

La consigliera nazionale Roberta Pantani ha però avvisato: "Il maggior scoglio, anche in termini di tempistiche, è rappresentato dalla garanzia federale che le Camere dovranno concedere all'iniziativa ticinese". Berna o meno, per il capogruppo del PLR Alex Farinelli in Ticino non bisogna comunque tergiversare: "Va bene che sono passati solo 9 giorni dal voto, ma l'iniziativa l'UDC l'ha lanciata 2 anni fa. E, a meno che non abbia giocato con i diritti popolari, mi auguro che ora sappia come poterla applicare".
 
In caso di "hard Brexit" a rischio 75 mila posti
Intanto Farage ribadisce: "Non torno alla guida dell'Ukip nemmeno per 10 milioni di dollari"


LONDRA - Una cosiddetta "hard Brexit", ovvero un divorzio fra Gran Bretagna e Ue che lasci Londra del tutto fuori dal mercato unico, rischia di costare fino a 38 miliardi di sterline di perdite di profitti al settore dei servizi finanziari che domina la City. E di mettere in discussione "fino a 75.000 posti di lavoro.

Lo sostiene una ricerca commissionata da TheCityUk, immaginando uno scenario in cui le aziende basate nel regno non fossero più in grado tout court di vendere i loro servizi nei Paesi del mercato comune europeo. Eventualità che, stando allo studio, significherebbe anche un calo di gettito per il Tesoro, quantificato in 10 miliardi in meno in tasse.

Nel caso invece della più soft delle vie alla Brexit, che fosse in grado di garantire il mantenimento del 'passaporto finanziario' europeo alle società della City, le perdite si ridurrebbero a 2 miliardi e i posti di lavoro a rischio a 4.000.

L'allarme fa da sfondo al calo dello sterlina seguito ai segnali di un'accelerazione verso la Brexit venuti dalla premier Theresa May al congresso Tory che si chiude oggi a Birmingham.

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Nigel Farage, intanto, esclude il suo ritorno alla guida dell'Ukip, "nemmeno per 10 milioni di dollari". È quanto ha dichiarato l'eurodeputato britannico, che di recente ha partecipato alla campagna del candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump, dopo le dimissioni a sorpresa di Diane James, la leader degli euroscettici succeduta appena 18 giorni fa proprio a Farage.

Continua così la crisi del partito di destra che dopo la vittoria al referendum del 23 giugno sulla Brexit rischia di dissolversi tra divisioni e diserzioni avendo ormai esaurito la sua ragione sociale.

Anche se Farage si è chiamato fuori da una nuova corsa alla leadership in realtà, sottolineano alcuni media del Regno Unito, l'ipotesi resta aperta, o per lo meno ci potrebbe essere per lui un ruolo "ad interim".

In proposito si è espresso il presidente dell'Ukip, Paul Oakden, secondo cui il "tribuno" euroscettico "è pronto a servire in ogni modo il partito" e "al momento tutto è possibile".
 
BELLINZONA - Uno studio IRE (l'Istituto di ricerche economiche dell'USI) commissionato dal Cantone e dalla SECO ha concluso, ancora una volta, che il fenomeno del frontalierato non è causa di disoccupazione nativa in Ticino: non c'è nesso fra l'aumento dei senza lavoro residenti e quello dei frontalieri. Il vero problema potrebbe invece risiedere della difficoltà per i residenti di accedere al mondo del lavoro, piuttosto che a un processo di sostituzione che li porta in disoccupazione. I granconsiglieri Sergio Savoia (Verdi) e Marco Chiesa (UDC) hanno già inoltrato un'interrogazione al riguardo.

Lo studio, che si articola su un centinaio di pagine, è basato sull'invio di un questionario a 328 aziende sparse su tutto il territorio cantonale. L'analisi delle risposte mostra che il reclutamento per lo più "casuale" di lavoratori stranieri da parte delle aziende ticinesi è dovuto al fatto che il candidato straniero ha semplicemente mostrato il profilo più adatto per il posto da ricoprire. Al secondo posto fra le ragioni più frequentemente citate per l'assunzione di frontalieri la carenze di competenze fra i residenti. Il rapporto salario/prestazioni sembra essere invece per le aziende ticinesi un criterio di importanza secondaria nel processo di reclutamento.

Inoltre, il 75% delle aziende intervistate ha dichiarato che l'assunzione di lavoratori stranieri segue di solito una candidatura spontanea da parte del candidato. Per la Svizzera, le richieste spontanee rivestono invece chiaramente un'importanza subordinata come canale di reclutamento. "Questo risultato - dice lo studio - testimonia l'attrattività del mercato del lavoro ticinese per i lavoratori stranieri e, quindi, illustra infine la competizione tra i candidati nazionali e stranieri nel processo di reclutamento".

Ci sono poi altre due cifre interessanti. Nell'ultimo quinquennio, rispetto al precedente, il tasso di occupazione tra i 15-64 anni in Ticino è aumentato dal 69,5% al 71,2%, in controtendenza rispetto alla Svizzera tutta, dove si è andati dal 78,1% al 79,4%. Il tasso ticinese resta comunque sensibilmente più basso, a segnalare che il problema occupazionale è maggiore: c'è comunque stato un miglioramento, malgrado nello stesso periodo il numero di frontalieri sia raddoppiato.

Inoltre il tasso di disoccupazione ILO ha avuto la tendenza a salire, sia per la Svizzera nel suo complesso che per il Canton Ticino negli anni 2002-2015.
"Il frontalierato non causa disoccupazione"
Secondo uno studio IRE in Ticino non vi è un nesso fra i due fattori - Diverse voci contrarie, e l'IRE risponde: DÌ LA TUA
20 ottobre 2015

L'andamento negli anni seguenti al 2010 suggerisce però che la situazione in Ticino è leggermente peggiorata rispetto a tutta la Svizzera. Si osserva anche un aumento più che proporzionale della disoccupazione giovanile rispetto ad altri gruppi di età, nonché, contrariamente alla media svizzera, un aumento leggermente più forte della disoccupazione di lunga durata in Ticino.

Due le conclusione che lo studio trae: 1) Anche se i risultati indicano che il rischio di disoccupazione indotta in Ticino ha avuto la tendenza a essere leggermente superiore rispetto al resto della Svizzera, non si identifica un effetto reale di sostituzione; 2) La concorrenza è grande per l'eccesso di offerta di lavoratori stranieri nel mercato del lavoro. È quindi del tutto possibile che il vero problema non sia lo spostamento della manodopera attiva in disoccupazione, ma che vi sia un ostacolo nell'entrata nel mercato del lavoro da parte dei residenti.

C'è già un'interrogazione

Non hanno perso tempo, i granconsiglieri Sergio Savoia (Verdi) e Marco Chiesa (UDC) a inoltrare un'interrogazione al Consiglio di Stato riguardo lo studio dell'IRE. I due deputati, in particolare, chiedono al CdS se condividono la metodologia con cui questa è stata svolta e le conclusioni. Nodo della discordia se "una intervista tra coloro che si avvantaggiano economicamente del lavoro frontaliero costituisca una base scientifica sufficiente per avvalorare tesi spericolate". Al Governo vien chiesto inoltre quanto è costato lo studio e perché non si è deciso di valorizzare studi e indagini già svolte dall'USTAT.

Diverse voci contrarie si sono alzate anche via social media, con anche una dura presa di posizione di Daniele Caverzasio (Lega) che ha proposto provocatoriamente di chiudere l'IRE.

La risposta dell'IRE

In serata l'IRE ha difeso il suo operato, affermando in particolare che lo studio si basa su un'analisi quantitativa sui dati della Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS) e della Statistica dei frontalieri (STAF) dell'Ufficio federale di Statistica. Sarebbe quindi sbagliato, come invece implica Savoia, "affermare che le conclusioni riguardanti l'assenza dell'effetto di sostituzione si basino sui risultati dell'inchiesta alle imprese".

Gli autori precisano inoltre che "un effetto statisticamente non significativo non esclude tuttavia la presenza di casi puntuali di sostituzione (sui quali si concentra l'attenzione mediatica e politica) ma segnala che a livello generale non è possibile identificare una relazione causale di sostituzione sistematica".

Viene affermato inoltre che il risultato ticinese "è in contrasto con quanto è possibile osservare nel resto della Svizzera, dove l'aumento della manodopera immigrata provoca una riduzione" nell'occupazione dei residenti.

Conclude la nota dell'USI, per quanto riguarda il dumping: "nonostante fosse tra gli obiettivi iniziali dello studio, l'analisi effettuata non si è occupata di determinare gli effetti dell'immigrazione sui salari, poiché, come concordato col mandante, tale tematica è stata trattata e anticipata nell'11° rapporto dell'Osservatorio federale sull'Accordo sulla libera circolazione tra la Svizzera e l'UE (ALC), pubblicato il 23 giugno 2015".
 
la svizzera italiana risente della crisi in italia
non ci sono altre scuse

poi c'e' il problema immobiliare con la svizzera esattamente contraria al trend italiano sia come valuta che come valori immobiliari
la svizzera puo' arricchirsi temporaneamente con una crisi italiana ma nel lungo ne seguira' il destino
 

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