dalla suizzera

A te
A chi prende la autostrada tutti i giorni, fa la differenza
E sono autostrade anche tenute meglio delle italiane

Beh... la maggior parte sono più simili a delle statali che ad autostrade... però per fare certe tratte tipo quella per Bellinzona... fare il Monte Ceneri con la cantonale è palloso...!!! :D
 
io sono andato a mangiarmi solo un gelato a Bellinzona 2 giorni!
e vengo da bangkok non da Milano

SIETE DEI LADRI PUNTO.

p.s. ho girato l'italia 10 giorni da milano a trieste/treviso forse sono arrivato alla stessa cifra considerato che gia' in italia l'autostrada e' un furto

Yes... Milano-Trieste = stessa cifra... circa 450 Km... appena per quell'importo... a me sembra più conveniente la vignetta...!!! ;)
 
LONDRA - È scontro politico, dopo quello fisico, dentro il britannico Ukip. Sui media del Regno Unito dominano infatti le conseguenze dello 'showdown' fra i due eurodeputati, Steven Woolfe e Mike Hookem, venuti ieri alle mani a Strasburgo con il primo - candidato favorito a succedere a Nigel Farage alla leadership - colpito da un pugno in faccia che ha rischiato di ucciderlo.

Il movimento euroscettico rischia ora di sfaldarsi mentre c'è chi denuncia trame 'ordite' all'interno dell'Ukip contro l'elezione di Woolfe.

Intanto le sue condizioni sono migliorate e dopo il ricovero i medici dicono che resterà in osservazione per altre 48 ore, "come precauzione". Anche se si è evitata la tragedia questo episodio è il segno di una guerra aperta su tutto all'interno del partito che dopo il referendum sulla Brexit ha perso la sua ragione sociale.

I due eurodeputati si sfidano ora con versioni molto contrastanti: Hookem, dopo l'iniziale reticenza, ha ammesso oggi il coinvolgimento nella zuffa ma nega di aver sferrato un pugno vero e proprio e mandato 'al tappeto' il collega. Woolfe invece dalle pagine del Daily Mail non ha dubbi: "si è avvicinato e mi ha dato un pugno".
 
PARIGI - C'è chi lo ha già ribattezzato il 'Grande Fratello' di Francia. Il governo di Parigi ha approvato in sordina durante il ponte di Ognissanti un decreto che prevede la creazione di un unico vastissimo database con foto, dati biometrici e impronte digitali di ogni cittadino francese, ma anche l'indirizzo di casa o di posta elettronica.

In pratica, si tratta di raccogliere in un solo sistema l'insieme dei dati di due registri che finora sono sempre stati separati: quello dei passaporti e quello della Carte Nationale d'Identité. Risultato: nome, cognome, data e luogo di nascita, sesso, colore degli occhi, altezza, indirizzo, email, foto d'identità, impronte digitali.

Dei circa 60 milioni di cittadini che conta la Francia praticamente nessuno potrà sfuggire all'occhio solerte della République. I dati verranno conservati per almeno quindici anni e saranno a portata di clic. A potervi accedere saranno i funzionari pubblici incaricati della realizzazione di passaporti o carte d'identità, ma anche la polizia giudiziaria, gli 007, la Police Nationale o i gendarmi esclusivamente per "bisogni legati alle loro funzioni". In caso di smarrimento o furto anche Interpol e il sistema di informazione Schengen potranno consultare alcune informazioni del sistema TES (Titres Electroniques Securisés).

Il governo socialista di François Hollande garantisce che è tutto assolutamente in regola e che il nuovo meccanismo consentirà di ammodernare il sistema contribuendo al tempo stesso alla semplificazione amministrativa. Già nel 2012, l'allora governo di destra dell'ex presidente Nicolas Sarkozy cercò di far confluire i dati personali dell'intera cittadinanza in un unico grande registro di Stato. Ma la Corte costituzionale bocciò il progetto.

Come allora anche oggi molte voci si scagliano contro la creazione del TES evocando il rischio di derive e violazione delle libertà individuali. Per la Commissione Nazionale per l'Informatica e le libertà (Cnil) un tale strumento impone "la più grande prudenza". "Si può temere che un futuro governo ne modifichi le finalità", spiega alla stampa transalpina Gaetan Gorce, senatore socialista e membro del Cnil, paragonando il TES a una "specie di mostro". Per l'organismo sarebbe stato preferibile "introdurre un componente elettronico protetto nelle carte d'identità" dei francesi. "Avrebbe consentito di conservare i dati biometrici su un supporto individuale detenuto esclusivamente dal titolare, riducendo i rischi di utilizzo a sua insaputa".

Contattato da Le Figaro, Michel Tubiana, presidente onorario della Ligue des droits de l'Homme, organizzazione di difesa dei diritti umani, ritiene che il TES "non sia assolutamente necessario" e deplora che l'esecutivo non abbia tenuto conto dei suggerimenti della Cnil. "Un database da 60 milioni di persone può essere piratato", avverto l'esperto. Per lui non ci sono dubbi: "È sorveglianza di massa".
 
BERLINO/BERNA - Angela Merkel è ottimista in merito alle discussioni fra Svizzera e Unione europea (Ue) sull'applicazione dell'iniziativa UDC contro l'immigrazione di massa. Dopo aver ricevuto oggi a Berlino il presidente della Confederazione Johann Schneider-Ammann, la cancelliera tedesca ha chiesto a Bruxelles di trattare separatamente il dossier elvetico da quello sulla Brexit.

"La posizione tedesca non è cambiata dopo la decisione britannica: per me sono due cose completamente differenti", ha affermato Merkel. "Se mi mettessi nei panni di un cittadino svizzero, non sarei contenta che la mia posizione venisse vista sotto un'altra luce dopo il voto in un altro Stato", ha aggiunto.

Per questa ragione - ha proseguito - i negoziati con Berna devono essere portati avanti come se non ci fosse stata la Brexit: Berlino vuole una soluzione compatibile con la libera circolazione delle persone. La Svizzera ha diritto di essere trattata come uno Stato sovrano con le sue esigenze politiche, ha rilevato la cancelliera tedesca.

Schneider-Ammann ha detto di sperare in un rapido accordo, se possibile ancora quest'anno, in modo da fornire un segnale chiaro per gli investitori. La soluzione deve essere compatibile con la libera circolazione delle persone contemplata dall'Ue, ma deve anche essere sostenuta dalla maggioranza degli svizzeri, ha sottolineato il presidente della Confederazione.
 
LONDRA - La strada per la Brexit è ancora lunga e pericolosa. Nonostante i recenti risultati positivi per l'economia del Regno Unito, come la tenuta del Pil, l'agenzia americana Moody's si dice pronta a tagliare il rating del debito sovrano britannico qualora Londra non ottenga nei negoziati con Bruxelles un accordo che garantisca un accesso al mercato unico europeo.

Il clima di incertezza aumenta se si considera che uno studio condotto da eminenti costituzionalisti lancia un allarme sul rompicapo giuridico rappresentato dal divorzio da Bruxelles e il rischio di un caos a livello legislativo.

Come se non bastasse è intervenuto il premier irlandese, Enda Kenny, che teme un braccio di ferro nelle trattative tra i britannici e il resto d'Europa. Ancor di più se si considerano le pressioni esercitate sul primo ministro britannico Theresa May dall'ala più euroscettica del suo partito conservatore. Così si potrebbe scivolare verso una "hard Brexit", che non piacerebbe a molti, a partire dalle agenzie di rating Usa.

Moody's ha detto chiaramente di essere pronta al declassamento del Regno dall'attuale 'AA1' perché teme che l'uscita dal mercato comunitario possa "danneggiare materialmente le prospettive di crescita sul medio termine". Se resta l'incertezza sui modi per lo meno i tempi sono stati ulteriormente chiariti da un portavoce della May. L'iter di uscita, come era già stato annunciato, sarà avviato entro marzo 2017, ma non prima della fine del 2016 e quindi restano tre mesi nel quale il 'fatidico' articolo 50 troverà la sua storica applicazione: gennaio, febbraio o marzo dell'anno prossimo. E dopo cosa accadrà?

Secondo il rapporto di un gruppo indipendente, 'The UK in a Changing Europe', guidato da autorevoli accademici, fra cui Anand Menon del King's College di Londra, si rischia il blocco del sistema. "La Brexit ha il potenziale per portare al limite e oltre l'assetto costituzionale del Paese, la cornice legale, il processo politico e le capacità burocratiche", ha detto Menon. Fra le sfide maggiori il 'rimpatrio' dei poteri da Bruxelles, rispetto al quale si dovrà decidere quali norme tenere e quali eliminare.

Ma già domani sarà un giorno cruciale per il governo May che attende il verdetto dell'Alta corte su un ricorso presentato da una donna d'affari, tale Gina Miller, contro il diritto rivendicato dall'esecutivo d'invocare l'articolo 50 senza passare per un voto del parlamento. E i presupposti non sono i migliori, visto che oggi la stessa corte ha dato ragione a una ong che accusava i ministri di aver presentato un piano contro l'inquinamento atmosferico del tutto inadeguato.
 
ma come ... nessuno ha detto a farage che il referendum era solo consultivo?
i populisti sono davvero una massa di ...
e di nuovo a "scatenare la rabbia della gente" ... vedremo vedremo
di certo i secessionisti hanno scatenato la rabbia di quel povero demente

ora vediamo cosa impapocchiano oltre a scazzottarsi tra loro



LONDRA -L'Alta corte di Londra ha accolto il ricorso di un gruppo di attivisti pro Ue che chiedono un voto del Parlamento di Westminster per avviare l'iter della Brexit. Il giudice ha dato così torto al governo di Theresa May che rivendica il pieno diritto d'invocare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona. È atteso un appello del governo contro la decisione.

"Il principio fondamentale della costituzione del Regno Unito è che il Parlamento è sovrano", ha detto il giudice dell'Alta corte, Lord Thomas of Cwmgiedd, nel leggere il verdetto. Come sottolineano i media britannici, non solo si tratta di una forte umiliazione per il governo di Theresa May ma questo di sicuro avrà ripercussioni sui tempi della Brexit, rallentandola. Secondo il Guardian, non è comunque la fine di questo storico caso legale, che vedrà la sua conclusione molto probabilmente di fronte alla Corte suprema, che già si starebbe preparando per dibatterlo.

Ira del governo: "Rispettare il risultato del referendum"

Il governo britannico si dice "contrariato" e "deciso a far rispettare il risultato del referendum". È quanto si legge nella prima risposta ufficiale dell'esecutivo guidato da Theresa May al verdetto dell'Alta corte sull'avvio della Brexit.

Farage: "Verdetto scatenerà la rabbia della gente"

Il verdetto dell'Alta corte sull'avvio della Brexit "scatenerà la rabbia" della gente. Lo ha affermato Nigel Farage, leader dell'Ukip, sul suo profilo Twitter. In una intervista a Bbc, Farage ha aggiunto che si sta andando verso una "mezza Brexit" e si è detto pronto a tornare in campo nel 2019 qualora il divorzio della Gran Bretagna dall'Ue non diventasse realtà. Attualmente ricopre infatti il ruolo di leader 'ad interim' in attesa che venga scelta una nuova guida per l'Ukip.
 

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