Quello che in genere non sembra chiaro, o quantomeno non appare cosciente, è che per giudicare un'opera d'arte occorre prima sapere che cosa si va a cercare. Prima dell'invenzione della fotografia la somiglianza di un quadro al suo soggetto era uno dei valori più importanti per la "gente" ("Sembra vero!"). Un famoso aneddoto racconta che in una specie di gara di pittura nell'antica grecia ...
Zeusi, per dimostrare ad Apelle la sua abilità, dipinse un canestro di frutta così verosimile che perfino gli uccelli venivano tratti in inganno e scendevano a beccare gli acini d’uva. Tempo dopo, Apelle invitò l’amico a vedere la sua ultima creazione. Quando Zeusi entrò a casa di Apelle, vide il dipinto coperto da un panno e stese la mano per toglierlo ma si accorse che era un drappo dipinto. Così Apelle gli disse: La tua pittura è certamente grande, perché inganna gli animali, ma cosa dire della mia, che inganna gli uomini?
Intanto, l'aneddoto andrebbe rovesciato, in quanto oggi è chiaro che è assai più facile ingannare l'uomo, con tutte le sue metastrutture mentali, che la percezione "pura" dell'animale (senza contare che ogni specie animale possiede un campo di percezioni e percepiti diverso: magari il gatto vede in modo abbastanza simile al nostro, già l'uccello vede a 360°, e immagino che la mosca abbia attributi visivi ancora differenti. Ma non era questo il punto cui miravo. Bastava sottolineare come in altri tempi la somiglianza con il "reale" fosse uno dei valori principali (oggi molto meno) su cui si basava il giudizio dell'osservatore. Cioè, ancor prima di mettersi a osservare, già qualcosa stiamo cercando.
Altri valori "giusti o sbagliati", che
oggi stazionano tra la nostra testa e il nostro occhio, per i quali cerchiamo soddisfazione nell'opera artistica, sono: espressività, sentimento, armonia di forme, armonia di colori, sorpresa ecc. Il loro numero e la loro gerarchia, però, variano nel tempo. Per esempio, l'espressione della fede, la devozione, fu un must nel '600, ed è per questo che un Guido Reni venne considerato il massimo tra i pittori (oggi evidentemente non più). Lo spettatore del 2000 è stato convinto che il messaggio politico-sociale abbia un preponderante valore artistico, ma ciò passerà sicuramente di moda nel prossimo futuro. Il Comunismo (in parte anche il Fascismo) considerava fondamentale il messaggio social-rivoluzionario, ma non è che i radiosi volti protesi al Sol dell'Avvenire a noi in particolare dicano
di per sé granché., e il nostro giudizio usa ormai ben altri parametri. Qualcuno assai distorto, se è vero che l'omino del presente, già bombardato da mille stimoli, eppure sempre più insensibile, pare ricerchi nell'opera d'arte qualcosa che lo stupisca e lo risvegli, scuotendolo dal torpore (che invece era quanto il nonno, fanatico di nature morte, che ricercava per consolarsi, sognando, delle durezze della vita, aborriva).
Da tutto questo dovrebbe quantomeno apparire quanto poco duraturo sia il valutare in funzione del soggetto. La bimba col palloncino di Banksy, la scritta edificatrice, fintamente filosofica, dell'ennesimo concettuale, hanno in prospettiva per il giudizio lo stesso peso che hanno oggi la cura iconologica dei pittori del 600 (ad ogni santo andavano accostati i suoi precisi complementi, la ruota, la penna, la pecorella ecc) o la verisimiglianza di un affresco pompeiano.
Magari potrebbe essere utile andare in cerca di quali valori promettano di essere più solidi e più duraturi. Detto cambiando prospettiva, capire se quello che si sta cercando a priori posi su basi solide. Perché, se è vero che il fatto di sapere già prima che cosa si sita andando a cercare possa renderci ciechi di fronte ad un artista davvero rivoluzionario (e qui ci sono mille aneddoti, dagli Impressionisti "imbrattatele" alla pittura veneta vista dai toscani, che ritenevano i veneti non sapessero disegnare), è altrettanto vero che essere coscienti del proprio
bagaglio attenzionale, cioè di che cosa cerchiamo nell'arte, ci dà delle sicurezze. Più varia e cosciente è la nostra "pre-parazione", più sicuro sarà il nostro giudizio,
almeno per quanto riguarda i valori che andiamo cercando.
Naturalmente le cose si complicano quando appare un nuovo "genio" della visione, che richiede per essere compreso valori del tutto nuovi. Però, stiamo pure tranquilli, ciò non accade ad ogni svolta d'angolo, come vorrebbero far credere i mille pittori incompresi di cui la nostra epoca è persino satura. Accade assai raramente e, quando accade, certo, potrebbe trovarci impreparati, e magari esporci a delle figuracce. Il critico Tale sbeffeggiava Picasso, oh che ignorante. Manco un po', semplicemente era girato quando passò la stella cadente. Semmai, la sua colpa fu di non mettere in questione i propri valori, ma se ci mettiamo nei suoi panni non credo che noi di oggi saremmo stati più elastici.
Senza che questo significhi affatto che qualunque pisquano che proponga "stupefacenti novità" abbia un reale valore. Anche la novità è solo uno dei valori componenti la qualità. Se rimane l'unico, si tratta solo di pubblicità
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