Titoli di Stato area Euro GRECIA Operativo titoli di stato - Cap. 3 (23 lettori)

giub

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poi, con titoli così...

Grecia, cronaca di una bancarotta annunciata



BRUXELLES - Non una riga, neanche una parola. Un ministro greco annuncia pubblicamente in televisione che il suo Paese farà default a giugno senza essere smentito dal governo. E da Bruxelles non arriva alcun commento. Un silenzio assordante, reso ancora più esplicito dal fatto che nessuna delle altre diciotto capitali della zona euro ha sentito il bisogno di reagire ad una notizia che, se fosse vera, cambierebbe il destino dell'Ue.

Ormai l'Europa non prende più sul serio Atene neppure quando annuncia la propria bancarotta
. Anche perché quest'ultima sparata greca non è certo arrivata come una sorpresa. Dietro il silenzio ufficiale, però, la diplomazia monetaria è febbrilmente al lavoro su molti fronti per cercare di chiudere un accordo e di evitare così il default della Grecia. Un evento che, annunciato o meno, sarà comunque inevitabile senza lo sblocco dell'ultima tranche del prestito europeo. Da una parte continuano i negoziati in corso tra i funzionari di Atene e quelli di Commissione, Fmi e Banca centrale europea. Dopo che Tsipras ha cambiato la composizione della delegazione greca, le trattative sul piano tecnico hanno fatto registrare notevoli progressi. Ora finalmente è abbastanza chiaro quali sono i passi da compiere e la decisione se andare avanti o meno è tornata in mano ai politici.

Ma c'è anche un'altra partita che si gioca questa volta sotto il tavolo del negoziato. E riguarda il ruolo della Commissione e del suo presidente Jean Claude Juncker. All'ultimo vertice di Riga, Tsipras ha avuto un incontro con Merkel e Hollande al quale Juncker non è stato invitato. L'incontro è andato malissimo e il premier greco si è visto di fatto consegnare un ultimatum che gli impone di accettare tutte le condizioni dei creditori entro la fine di maggio. L'assenza di Juncker al colloquio è stata interpretata dai più come un gesto di sfiducia di Berlino e Parigi nei confronti della Commissione, considerata troppo morbida e conciliante nei confronti di Atene. Altri, invece, vi hanno ravvisato una tattica negoziale concordata, con Merkel e Hollande che indossano i panni del poliziotto cattivo per lasciare a Juncker, nei panni del poliziotto buono, un sia pur ridotto margine per lavorare ad un compromesso dell'ultima ora.

Come che sia, la doccia fredda di Riga ha prodotto un risultato ampiamente atteso: l'irrigidimento della Grecia e il ricorso all'"arma atomica" della minaccia esplicita di default. Prima Tsipras e poi Varoufakis hanno fatto sapere che Atene ritiene di aver concesso tutto quello che era possibile e che tocca ormai ai creditori fare qualche passo avanti. Una mossa che potrebbe avere come effetto quello di rimettere in gioco Juncker nel ruolo di mediatore in extremis, ruolo che gli si addice e che il presidente della Commissione ha già svolto molte volte in passato con grande abilità. Nella lunga storia dei default sovrani un default annunciato, come quello che sta mettendo in scena Atene, non si era ancora visto. Il motivo è semplice. Normalmente i governi non pubblicizzano la loro impossibilità di pagare i debiti per non spaventare ulteriormente i mercati che li finanziano a tassi sempre più alti. Ma, nel caso della Grecia, questo rischio non esiste perché praticamente tutto il debito greco è nelle mani degli europei e del Fondo monetario che da tempo hanno bloccato i finanziamenti in attesa che Tsipras mantenga gli impegni di riforme assunti dai suoi predecessori (e da lui confermati in febbraio).

La partita si gioca dunque a carte scoperte. In questo senso, l'annuncio del ministro degli interni Nikos Voutsis, secondo cui le quattro scadenze di rimborso al Fmi previste per giugno non verranno rispettate, non è arrivato come una sorpresa per nessuno. Si sa da tempo che le casse greche sono vuote e già qualcuno si era stupito che a maggio Atene fosse riuscita a rimborsare 750 milioni al Fmi. Ora i pochi soldi rimasti in cassa possono appena bastare per coprire il pagamento di stipendi e pensioni a fine mese. E forse una prima tranche di 300 milioni da versare il 5 giugno. Poi, se non
arriveranno i sette miliardi dell'ultima tranche del prestito europeo congelata a fine dell'anno scorso per l'inadempienza greca, la bancarotta sarà inevitabile. Annunciarla pubblicamente, come ha fatto ieri il governo, non l'avvicina. Ma di certo non l'allontana neppure.
 

ZioJimmy

Forumer storico
Grecia, cronaca di una bancarotta annunciata



BRUXELLES - Non una riga, neanche una parola. Un ministro greco annuncia pubblicamente in televisione che il suo Paese farà default a giugno senza essere smentito dal governo. E da Bruxelles non arriva alcun commento. Un silenzio assordante, reso ancora più esplicito dal fatto che nessuna delle altre diciotto capitali della zona euro ha sentito il bisogno di reagire ad una notizia che, se fosse vera, cambierebbe il destino dell'Ue.

Ormai l'Europa non prende più sul serio Atene neppure quando annuncia la propria bancarotta
. Anche perché quest'ultima sparata greca non è certo arrivata come una sorpresa. Dietro il silenzio ufficiale, però, la diplomazia monetaria è febbrilmente al lavoro su molti fronti per cercare di chiudere un accordo e di evitare così il default della Grecia. Un evento che, annunciato o meno, sarà comunque inevitabile senza lo sblocco dell'ultima tranche del prestito europeo. Da una parte continuano i negoziati in corso tra i funzionari di Atene e quelli di Commissione, Fmi e Banca centrale europea. Dopo che Tsipras ha cambiato la composizione della delegazione greca, le trattative sul piano tecnico hanno fatto registrare notevoli progressi. Ora finalmente è abbastanza chiaro quali sono i passi da compiere e la decisione se andare avanti o meno è tornata in mano ai politici.

Ma c'è anche un'altra partita che si gioca questa volta sotto il tavolo del negoziato. E riguarda il ruolo della Commissione e del suo presidente Jean Claude Juncker. All'ultimo vertice di Riga, Tsipras ha avuto un incontro con Merkel e Hollande al quale Juncker non è stato invitato. L'incontro è andato malissimo e il premier greco si è visto di fatto consegnare un ultimatum che gli impone di accettare tutte le condizioni dei creditori entro la fine di maggio. L'assenza di Juncker al colloquio è stata interpretata dai più come un gesto di sfiducia di Berlino e Parigi nei confronti della Commissione, considerata troppo morbida e conciliante nei confronti di Atene. Altri, invece, vi hanno ravvisato una tattica negoziale concordata, con Merkel e Hollande che indossano i panni del poliziotto cattivo per lasciare a Juncker, nei panni del poliziotto buono, un sia pur ridotto margine per lavorare ad un compromesso dell'ultima ora.

Come che sia, la doccia fredda di Riga ha prodotto un risultato ampiamente atteso: l'irrigidimento della Grecia e il ricorso all'"arma atomica" della minaccia esplicita di default. Prima Tsipras e poi Varoufakis hanno fatto sapere che Atene ritiene di aver concesso tutto quello che era possibile e che tocca ormai ai creditori fare qualche passo avanti. Una mossa che potrebbe avere come effetto quello di rimettere in gioco Juncker nel ruolo di mediatore in extremis, ruolo che gli si addice e che il presidente della Commissione ha già svolto molte volte in passato con grande abilità. Nella lunga storia dei default sovrani un default annunciato, come quello che sta mettendo in scena Atene, non si era ancora visto. Il motivo è semplice. Normalmente i governi non pubblicizzano la loro impossibilità di pagare i debiti per non spaventare ulteriormente i mercati che li finanziano a tassi sempre più alti. Ma, nel caso della Grecia, questo rischio non esiste perché praticamente tutto il debito greco è nelle mani degli europei e del Fondo monetario che da tempo hanno bloccato i finanziamenti in attesa che Tsipras mantenga gli impegni di riforme assunti dai suoi predecessori (e da lui confermati in febbraio).

La partita si gioca dunque a carte scoperte. In questo senso, l'annuncio del ministro degli interni Nikos Voutsis, secondo cui le quattro scadenze di rimborso al Fmi previste per giugno non verranno rispettate, non è arrivato come una sorpresa per nessuno. Si sa da tempo che le casse greche sono vuote e già qualcuno si era stupito che a maggio Atene fosse riuscita a rimborsare 750 milioni al Fmi. Ora i pochi soldi rimasti in cassa possono appena bastare per coprire il pagamento di stipendi e pensioni a fine mese. E forse una prima tranche di 300 milioni da versare il 5 giugno. Poi, se non
arriveranno i sette miliardi dell'ultima tranche del prestito europeo congelata a fine dell'anno scorso per l'inadempienza greca, la bancarotta sarà inevitabile. Annunciarla pubblicamente, come ha fatto ieri il governo, non l'avvicina. Ma di certo non l'allontana neppure.

Mi "tranquillizza" il fatto che il debito è tutto in mano a Germania, Italia e Francia... se la Grecia defaulta qui vien giù il mondo... e io insieme ad esso.
 

giub

New Membro
Mi "tranquillizza" il fatto che il debito è tutto in mano a Germania, Italia e Francia... se la Grecia defaulta qui vien giù il mondo... e io insieme ad esso.


Che finisca il mondo potrebbe esser discutibile (non hanno preso precauzioni essendo preannunciato da tantissimo tempo???).
Comunque sia è PERICOLOSO tranquillizzarsi su un ricatto fatto per "spillare" soldi ai tedeschi...
 

tommy271

Forumer storico
Mi "tranquillizza" il fatto che il debito è tutto in mano a Germania, Italia e Francia... se la Grecia defaulta qui vien giù il mondo... e io insieme ad esso.

Diciamo che - più correttamente - la maggior parte del debito è nelle mani dei contribuenti europei, cioè circa 131 MLD dell'EFSF mentre il finanziamento degli stati membri europei (sempre i contribuenti) è di circa 53 MLD.
 

tommy271

Forumer storico
Varoufakis: "Pagheremo il Fondo monetario internazionale, perché avremo un accordo entro giugno 5"

PUBBLICAZIONE: 08:35 | Ultimo aggiornamento: 08:48 |




Accordo con i creditori al 5 giugno, che consentirebbe la Grecia a pagare la rata del Fondo monetario internazionale, ha visto nelle sue dichiarazioni sul ministro delle finanze CNN Yanis Varoufakis.

Parlando con il giornalista Richard Quest Mr. Varoufakis ha detto il paese lo scorso anno quasi non ha ricevuto finanziamenti da istituti di credito e vive con i propri meriti, dopo gli enormi sforzi dei suoi cittadini.

"Tutti sanno che la Grecia non può pagare le grandi dosi senza l'accordo con l'FMI. Per quattro mesi anche soddisfare i requisiti pagavano esaurire ogni oncia di liquidità della nostra economia feriti, non possiamo farlo per sempre ", ha detto.

Tuttavia è apparso ottimista sul fatto che il pagamento del Fondo monetario internazionale il 5 giugno sarà normale: "Pagheremo (FMI), perché avremo un accordo poi con i nostri partner", ha detto.

Su questa base il ministro delle finanze ha invitato le istituzioni, in particolare il Fondo monetario internazionale per soddisfare la Grecia che copre 1/4 della strada.

Alla domanda di un giornalista se le pensioni sono la principale linea rossa del governo, il ministro ha detto che sono una delle linee.

"Questa è una linea rossa. Il problema principale, come ho scritto nel mio articolo di oggi è l'austerità.La Grecia ha il più grande paese visto austerità dopo la seconda guerra mondiale e ciò ha determinato il crollo. Ora abbiamo bisogno di crescita ", ha detto.

(Ta Nea)

***
Ambiguità creativa ... :-o.
 

tommy271

Forumer storico
Per abrogare la misura di recesso per l'acquisto di auto costose

Dimitra Manifavas, Prokopis Chatzinikolaou


Una limitazione della rottamazione auto Misurare il governo diretto, considerando sovvenzionare soltanto il mercato delle piccole ed economiche automobili
Le informazioni si riferiscono anche a ridurre la soglia oltre la quale sono soggetti a vetture diesel tassa di circolazione, una misura che ha evidenti entrate caratteri. Il mercato automobilistico appare moderata annunciato tramite comunicato stampa del Ministero delle Finanze cambiamenti, in attesa di chiarire le intenzioni del governo nei prossimi giorni. Secondo le informazioni, i rappresentanti del settore avranno un incontro il Venerdì con il ministro delle Finanze C. Varoufakis.

"Siamo positivi nel rivedere le questioni in materia di fiscalità e di controllo. Ci sono ingiustizie, mentre i controlli della flotta di veicoli è inadeguata. E 'positivo che il governo sembra pronto a collaborare con gli esperti. Se questo è stato fatto in un momento, non si può avere il periodo 2009-2015 38 variazioni di bollo auto ", ha detto la" K ", il presidente dell'Associazione dei Rappresentanti Automobile signor C. Vassilakis.

In particolare, considerando i cambiamenti del Tesoro sono:

Sostituzione del sistema di ritiro sovvenzionando i veicoli a basso prezzo di acquisto. Oggi il ritiro comporta una riduzione o addirittura l'esenzione dal pagamento della tassa di registrazione per la nuova vettura a 1.929 cc a sostituire le vecchie (con una prima autorizzazione di Grecia fino 31/12/2001), a prescindere dal prezzo di acquisto. La proposta del Ministero delle Finanze si riferisce a limitare la misura di automobili economici.
I rappresentanti del settore sottolineano che l'attuale modo in cui la revoca è particolarmente efficace ed è stato in effetti il ​​"ancora di salvezza" per il mercato automotive. Questo è illustrato dalle seguenti figure: nel 2014, 79,6% delle vetture ritirate convertito nel nuovo mercato auto, mentre dall'inizio di quest'anno fino al 17 maggio, 2015 la cifra è 84,7%.

• Riduzione delle emissioni di anidride carbonica limite oltre il quale i veicoli diesel esenti dalle tasse di circolazione da 99 gr. / Km. 80 gr. / Km. In altre parole, le categorie di veicoli diesel sarà addebitato un allargamento tassa di circolazione. Questo cambiamento non è menzionato nel bando del Ministero delle Finanze, anche se riferito considerato.

Imposizione di "tassa ambientale" nel vecchio (oltre 20 anni di orizzonte) e le automobili inquinanti. Una misura simile viene applicata a diverse città europee.

• Togliere il test di spostamento del veicolo come la base imponibile. Invece di calcolo dell'imposta proposta sulla base del prezzo di vendita al lordo delle imposte, con progressivo adeguamento delle tariffe della tassa di registrazione. I rappresentanti del mercato automobilistico ritengono che il calcolo della tassa di immatricolazione in base al prezzo al dettaglio è più giusto e può combattere il fenomeno della sottoquotazione. Il nuovo modo di calcolare l'imposta di registro deve essere utilizzato per calcolare le tasse di imposta vita di lusso e di registrazione, sarà adattato di conseguenza e oggetti di vita.

• Il pagamento dei dati di controllo dell'IVA e fatte salve le disposizioni del relativo tassazione delle autovetture usate provenienti da paesi stranieri. Oggi lo Stato ha un grande perdita ampliando la quota di importazione dall'estero di seconda mano: in primo luogo, perché l'IVA non è pagato in Grecia, ma nel paese da cui hanno acquistato la macchina e secondo, perché alla fine del 2013 lo Stato greco aveva per ridurre il carico fiscale sui prodotti importati, per conformarsi ad una decisione della Corte di giustizia.

• Individuazione dei senza assicurazione e ispezionati dai veicoli MOT attraverso crossover elettronico. Questa misura è discusso negli ultimi tre anni, senza essere adottato.

(Kathimerini)
 

giub

New Membro
Diciamo che - più correttamente - la maggior parte del debito è nelle mani dei contribuenti europei, cioè circa 131 MLD dell'EFSF mentre il finanziamento degli stati membri europei (sempre i contribuenti) è di circa 53 MLD.


giustissimo...
Galli (PD): una tassa per salvare la Grecia - MilanoFinanza.it

Galli (PD): una tassa per salvare la Grecia





"#Grecia: default o exit sarebbero devastazione per loro e per UE. Non possiamo consentirlo. Occorre una tassa per la Grecia". E' la proposta lanciata su Twitter dal deputato del Pd Giampaolo Galli. Proposta che ha suscitato grande rumore sui social network. Se proporre a sei giorni da importanti elezioni regionali una nuova tassa (per salvare la Grecia, poi) può sembrare autolesionista, bisogna comunque lodare l'onestà intellettuale di Galli, che ha messo il dito sulla piaga. Tutti sono infatti consapevoli che, anche se entro il 5 giugno venisse raggiunto un accordo tra i creditori e Atene per consentire a quest'ultima di restituire gli 1,6 miliardi di euro dovuti il mese prossimo al Fondo Monetario Internazionale, il problema verrebbe risolto solo in maniera provvisoria. In autunno, infatti, sarebbe inevitabile concedere un nuovo programma di salvataggio alla Grecia da 50-60 miliardi di euro. In Germania una fetta non esigua della Cdu, il partito di Angela Merkel, è già sul chi va là, non parliamo dei bavaresi della Csu. Ora Galli ha gettato il sasso nello stagno. Finora non sono arrivati commenti alle dichiarazioni di Galli da esponenti del governo. Certo è che la prospettiva di donare l'oro alla patria greca non è molto allettante. Eppure questo sarà inevitabile se si continuerà ad aiutare Atene per mantenere la Grecia nell'euro. L'alternativa è lasciarla fallire, ma già incombe l'effetto contagio, che rischierebbe di colpire in pieno l'Italia.

Quello che è successo oggi è emblematico: le tensioni legate a una possibile uscita di Atene dall'euro, unite al disappunto per l'affermazione di Podemos alle elezioni amministrative spagnole, hanno spinto lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi a una chiusura in deciso allargamento a 136 punti base, mentre il rendimento del Btp decennale è salito all'1,96%. Ma se già i tedeschi mugugnano per un nuovo salvataggio della Grecia figuriamoci che cosa succederebbe se si dovesse salvare l'Italia, cosa che richiederebbe somme di denaro molto ma molto più consistenti. Di certo è che se si vuole assicurare l'irreversibilità dell'euro bisognerà pagare di tasca nostra, tenendo presente che in Italia la pressione fiscale è già a livelli di guardia. E' tutto da discutere se il gioco valga la candela.
 
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