Obbligazioni bancarie Gruppo CreVal: sub e senior (2 lettori)

NoWay

It's time to play the game
Ho letto queste 2 pagine e sono un po' basito... non hanno ancora annunciato le effettive condizioni dell'adc e tutti già a dire che fallirà... :eek:
 

dulcamara

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Da come la leggo io Patuelli dà per problematiche sia Carige che Creval


Patuelli (Abi): elevato nervosismo sulle banche ma non pensare a epidemia per qualche acciacco

DOPO IL CASO CARIGE

Patuelli (Abi): elevato nervosismo sulle banche ma non pensare a epidemia per qualche acciacco
  • – di Redazione online
  • 20 novembre 2017
L’addendum della Bce sugli Npl delle banche genera «incertezza giuridica» oltre a effetti negativi tutti da calcolare sull’economia e l’Abi, l’associazione delle banche italiane, spera che le istituzioni europee possano mettersi d’accordo per arrivare a una soluzione che eviti contrasti fra la proposta della vigilanza e quella della Commissione europea. Il conto a carico delle banche per i salvataggi degli altri istituti di credito fra il 2015 e il 2017 - ha sottolineato il presidente Abi, Antonio Patuelli, nel corso di un seminario a Ravenna - è salito oramai a 10,5 miliardi di euro. «Non ne possiamo più», ha sottolineato Patuelli, «e speriamo che nel 2017 non siano attesi nuovi interventi». La somma è il risultato dei contributi al Fondo risoluzione, ad Atlante, al Fitd sia volontario che non, al fondo europeo e, per ultimo, alla quota per i rimborsi agli obbligazionisti delle banche venete.

Elevato nervosismo sulle banche ma non pensare a epidemia per acciacco
Patuelli ha sottolineato che attorno al sistema bancario italiano «c’è un elevato livello di nervosismo», che «é frutto di crisi bancarie scoppiate nel secondo quinquennio del decennio di crisi in Italia che ha avuto un’avventura diversa dagli altri Paesi. È chiaro - ha aggiunto Patuelli - che quando uno ha preso la febbre, se vede una fessura ha timore e chiude la finestra e si copre; non bisogna pensare che ci sia un’epidemia se qualcuno ha qualche acciacco».

Il presidente dell’Abi ha così risposto ai giornalisti che gli chiedevano dei rischi che il sistema bancario italiano sia nuovamente indicato come il malato d’Europa dopo i casi Creval e Carige. «Sono diventato più freddo - ha continuato -, imparo che taluni passaggi sono di carattere contrattualistico, ovvero con soggetti diversi con varie responsabilità e funzioni che negoziano. La Bce ha tutti gli elementi di giudizio perché Carige è vigilata dalla banca centrale ed ha l’assoluto potere di avocare alla vigilanza diretta di Francoforte qualunque banca di qualunque Paese. Di conseguenza - ha concluso Patuelli - io che sono uno scrutatore delle delibere, sono attento se la vigilanza europea non avoca a sé e non sento niente da Bankitalia e sento le dichiarazioni del ministro Padoan. Guardo con grande attenzione a Francoforte, a Via Nazionale a a Via XX settembre». «Noi - ha concluso il presidente dell’associazione bancaria - non abbiamo e non dobbiamo avere nessun flusso di vigilanza. Non ne sappiamo nulla, non ne dobbiamo sapere nulla».
 

dulcamara

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Ecco un altro take del Patuelli: da come parla se i nostri buoni valtellinesi non riescono a chiudere l'a.d.c. è bail in senza se e senza ma....


Non previsti nuovi interventi per il 2017 (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Ravenna, 20 nov - "Mi auguro che le autorita' di vigilanza sventino queste soluzioni di salvataggio pubblico da cui rifuggo come la peste bubbonica ed evitino alle altre banche nuovi esborsi di cui non ne possiamo piu'". Il presidente di Abi, Antonio Patuelli non vuole entrare sui casi Carige e Creval in occasione di un seminario con i giornalisti ma interpellato sui dossier e sulle ipotesi che la vigilanza europea venga chiamata a pronunciarsi su nuovi casi di liquidazioni, chiede di evitare nuovi esborsi e fornisce i nuovi numeri sul contributo ai fondi di risoluzione. Dal 2015 al 2017 "includendo anche il fondo di risoluzione europeo, abbiamo calcolato che mettendo insieme le contribuzioni al fondo Atlante, al Fitds volontario e non, siamo su un ammontare di 10,5 miliardi gia' pagati e non sono attesi per 2017 nuovi interventi"

"A luglio - ha ricordato Patuelli - eravamo a 9,1 miliardi, ora con i calcoli aggiornati con le nuove contribuzioni europee e italiane anche connesse al Dl di fine giugno per le banche venete siamo arrivati a 10,5 miliardi. E nessuno ricorda - in campagna elettorale - ha tenuto a ricordare il presidente dell'Abi - i subordinatisti delle banche venete saranno rimborsati al 100% (80% piu' il 20% saldato da Intesa Sanpaolo). E non ci sono solo santi e vittime ma anche truffatori, ci saranno sorprese nei risultati del fondo".

Ale

(RADIOCOR) 20-11-17 11:05:49 (0205) 5 NNNN
 

Brusco2

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L'uomo non è nuovo a queste uscite, troppo spesso a mio avviso parla più come chairman della CR Ravenna (che a quanto è dato sapere sta bene in salute...) che come presidente dell'ABI.
 

dulcamara

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L'uomo non è nuovo a queste uscite, troppo spesso a mio avviso parla più come chairman della CR Ravenna (che a quanto è dato sapere sta bene in salute...) che come presidente dell'ABI.

E' una mia impressione a pelle (e quindi potremmo discutere all'infinito)....ma temo che il tempo per un bail in di una banca di medie dimensioni sia arrivato (soprattutto se il bail in potrebbe essere dopo le elezioni, come mi pare di capire nel caso del Creval)
 

dulcamara

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Patuelli pensiero

Consensi sulla super procura finanziaria

Consensi sulla super procura finanziaria
20 novembre 2017
4 Tempo di lettura

image: https://vivicentro.it/wp-content/up...lla-super-procura-che-indaga-sulle-banche.jpg

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Le banche e il governo approvano la richiesta avanzata dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini in un’intervista a La Stampa di creare una super procura per indagare in modo efficace sulle crisi bancarie. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, sottolinea: “La situazione è sotto controllo. La Bce può intervenire anche nelle banche più piccole”.

“D’accordo con il Csm. Sì alla super procura che indaga sulle banche”

Il presidente dell’Abi Patuelli: la Bce può fare controlli negli istituti più piccoli

ROMA – Antonio Patuelli ha una memoria di ferro. Per ogni domanda cita date e fatti. Agricoltore, giornalista, presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna, da quasi cinque anni guida l’Associazione delle banche. Il suo è un sì convinto alla proposta avanzata dal vicepresidente del Csm Legnini riguardo all’istituzione di sezione specializzate nelle procure per indagare sui reati bancari.
Patuelli, lei dice spesso che le banche italiane sono solide. Eppure nonostante undici salvataggi i guai non sembrano finiti: Carige, Credito Valtellinese e Popolare di Bari non godono di buona salute. Dobbiamo preoccuparci?

«Non ho accesso ai flusso di vigilanza ma noto che le autorità non hanno dato alcun segnale pubblico, smentendo l’esistenza di piani B. Per cui ritengo che la situazione sia sotto controllo. E poi occorre distinguere fra patologia e fisiologia: mi rallegro di quanto dichiarato dall’amministratore delegato di Carige Fiorentino a proposito dell’autosalvataggio della banca»

Non crede che gli istituti – tutti quanti – debbano procedere più velocemente con lo smaltimento dei crediti deteriorati come chiede la vigilanza Ue?

«Stanno già facendo un lavoro enorme. In soli otto mesi le sofferenze nette si sono ridotte di un quarto».

Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini propone di introdurre sezioni specializzate dei tribunali per evitare casi come quelli delle popolari vicentine. È d’accordo?

«Sì. Durante i lavori della commissione di inchiesta è emerso che la Banca d’Italia ha fatto molte e tempestive segnalazioni all’Autorità giudiziaria. In alcuni casi i procedimenti sono stati rapidi, in altri casi meno».

Sta dicendo che mancano i magistrati preparati sulla materia, è così?

«Non è solo un problema di specializzazione dei tribunali. La materia finanziaria è già di per sé complicata. Dalla fine del 2014, ovvero dalla nascita dell’Unione bancaria, è diventata ancora più complessa. In alcuni casi non è nemmeno chiaro quali siano le norme che prevalgono».

Dunque?

«Da un lato occorre fare quel che dice Legnini. Dall’altra ci vogliono testi unici europei di diritto bancario, finanziario, fallimentare e penale dell’economia. Avremmo una maggiore certezza giuridica».

Abbiamo trovato una cosa su cui è d’accordo con i tedeschi. Il numero uno della Bundesbank Jens Weidmann dice che è la prima cosa da fare per rafforzare l’Unione.

«Che questa sia la strada giusta lo dico da anni».

Lei è fra coloro i quali credono che il nervosismo di questi giorni sui titoli bancari sia stato causato dalle nuove linee guida della vigilanza unica sui crediti dubbi?

«L’Addendum di San Francesco (è del 4 ottobre, ndr) non ha contribuito a rasserenare gli animi. La situazione si è normalizzata dopo l’intervento della Commissione e le parole della presidente della vigilanza europea Nouy il 9 di fronte al Parlamento di Strasburgo (quando ha fatto una parziale marcia indietro su tempi e modalità entro i quali dare copertura patrimoniale ai crediti dubbi, ndr). Speriamo che dopo la fine delle consultazioni pubbliche a dicembre si ponga fine a questo continuo terremoto normativo».

Però i problemi c’erano prima e restano dopo le richieste Bce. L’ammontare dei cosiddetti «non performing loan» delle grandi banche è ancora alto, e c’è da capire cosa accade in quelle minori, su cui non c’è visibilità. Non ci vorrebbe uno stress test della Banca d’Italia su queste ultime come in Germania?

«Temo a molti non sia chiaro che il sistema delle banche centrali è uno, e che se la vigilanza europea vuole avocare a sé i controlli su uno qualsiasi degli istituti dell’Unione lo può fare in ogni momento».

Che intende dire?

«Non esistono zone grigie di cui Francoforte non ha controllo se non attraverso le banche centrali nazionali. Se la vigilanza unica ha una preoccupazione specifica, ha i poteri per farvi fronte. Se non interviene, devo dedurre che non sono preoccupati».

Lei vive a Ravenna, a due passi da San Marino. Lì la situazione delle banche è grave: dimissioni a catena dei vigilanti, buchi di bilancio a ripetizione. Che accade?

«San Marino dovrebbe entrare nell’Unione e trasformarsi nel Lussemburgo del Sud Europa. Le conseguenze dell’isolamento che si sono scelti sono queste».
 

Brusco2

Nuovo forumer
E' una mia impressione a pelle (e quindi potremmo discutere all'infinito)....ma temo che il tempo per un bail in di una banca di medie dimensioni sia arrivato (soprattutto se il bail in potrebbe essere dopo le elezioni, come mi pare di capire nel caso del Creval)
Sì, anche secondo me è un inevitabile "next step". Che avvenga qui o altrove, non è dato sapere: io sono ancora confidente in un positivo esito (solo di senior parlo), ma restiamo nel campo delle opinioni.

La discreta liquidità di emissioni come la novembre 18 permette cmq anche un approccio da trading veloce: personalmente tendo a non andare quasi mai long (con successivo Hold&Pray, che vedo essere pratica discretamente diffusa in giro...) a maggior ragione non ci andrei qui.

Personalissimo e opinabile punto di vista.
 

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