Obbligazioni bancarie Gruppo CreVal: sub e senior (4 lettori)

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L'ultima speranza per Carige (e Bankitalia)

L'ultima speranza per Carige (e Bankitalia)

Giancarlo Mazzuca - Lun, 20/11/2017 - 08:46

Visco, se ci sei batti un colpo. Adesso che, a dispetto di Renzi, è stato riconfermato al vertice di Bankitalia, è importante che il governatore dia subito qualche segnale voltando davvero pagina.


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È, infatti, sufficiente un flashback della vicenda Carige per chiedersi cosa abbiano fatto, in questi anni, la Vigilanza di Palazzo Koch e, successivamente, la Bce. Se, infatti, dopo aver tenuto a lungo il fiato sospeso, c'è stato, l'altro giorno, un sospiro di sollievo con il disco verde in extremis all'aumento di capitale della Carige per 558,1 milioni di euro accordato anche dal consorzio bancario (Credit Suisse, Deutsche Bank e Barclays), resta il fatto che si sia perso troppo tempo. Considerando che nel mondo bancario ci sono ancora molte incognite (l'ultimo caso riguarda il Credito Valtellinese), le vicende recenti dell'istituto di credito genovese sono particolarmente significative.

In effetti, i numeri della Carige parlano chiaro. Negli ultimi cinque anni la banca ligure ha bruciato capitali per quattro miliardi: se nel 2013 l'istituto valeva in Borsa circa 2 miliardi di euro, oggi le sue quotazioni raggiungono appena 124 milioni con una perdita che supera il 95%. E non poteva essere diversamente guardando in retrospettiva cosa è successo a Genova. Tutto è precipitato con la gestione di Giovanni Berneschi finito poi in carcere. Per la verità, il nuovo consiglio d'amministrazione, guidato da Cesare Castelbarco come presidente e da Piero Montani come amministratore delegato, aveva cercato prontamente di correre ai ripari varando prima un aumento da 800 e successivamente da 850 milioni, così come richiesto dalla Bce. Inoltre aveva raggiunto un accordo sindacale senza un'ora di sciopero per l'esodo di 600 dipendenti e aveva ceduto il ramo assicurativo al fondo d'investimento statunitense Apollo. Come conseguenza dell'ultima operazione, Castelbarco & C. si sono invece beccati successivamente una denuncia miliardaria con l'accusa di avere favorito la vendita agli americani.

Sempre nel 2016, in febbraio, lo stesso fondo Apollo aveva avanzato una sua proposta d'acquisto, attraverso un aumento di capitale, dichiarandosi pronto a rilevare anche i crediti deteriorati della banca con una iniezione di denaro complessiva per circa un miliardo e 250 milioni. Ma, nel frattempo, al timone dell'istituto ligure era arrivato un altro azionista di controllo, la famiglia Malacalza. Ergo: l'offerta Usa non viene neppure trattata con la controparte dal nuovo consiglio d'amministrazione dove Giuseppe Tesauro e Guido Bastianini erano, nel frattempo, subentrati a Castelbarco e Montani. A quel punto, tutto tace ed è, così, trascorso inutilmente un altro anno. La situazione è diventata sempre più allarmante e, per cercare di «correre ai ripari», è stato nuovamente cambiato l'amministratore delegato: al posto di Bastianini, è il turno di Paolo Fiorentino. Adesso, sul filo di lana, è arrivato l'accordo che ha sbloccato l'ennesimo aumento di capitale: stavolta, sarà di 560 milioni e partirà mercoledì prossimo. Con la speranza che non sia davvero troppo tardi.
 

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Banca Popolare di Sondrio - Chiude i primi 9 mesi con un utile di oltre 112 milioni

Popolare di Sondrio archivia i primi 9 mesi 2017 con un utile in rialzo a 112,3 milioni (+6,8%), risultato che deriva principalmente dalle minori rettifiche su crediti scese a 129,1 milioni (173,4 milioni nel 2016). Pressoche' invariato il costincome/ratio salito al 53,2% (52,2% nel periodo di confronto) e aumento sia le commissioni nette sia i ricavi derivanti dall'area finanziaria.
Nei primi 9 mesi del 2017 la banca ha conseguito un margine di intermediazione pari a 664,6 milioni, in rialzo dell'1,2% rispetto ai primi 9 mesi del 2016. Nello specifico, l'aumento di tale margine e' legato all'incremento delle commissioni nette, salite a 221,6 milioni (+3,7% a/a), e a quello degli altri ricavi, (aumentati di una volta e mezzo rispetto il pari periodo).In ribasso, al contrario, il contributo dei profitti da trading e del margine di interesse, influenzato dalla prosecuzione, da parte della BCE, della politica monetaria espansiva a sostegno dell'economia.
Si conferma la crescita del risparmio gestito con masse che superano complessivamente 5,2 miliardi.
Aumentano del 3,6% rispetto all’anno precedente i costi operativi che si portano a 354 milioni, nel dettaglio quelli che hanno registrato il maggior incremento sono i costi relativi al personale (+5,2% a quota 184 milioni). A conti fatti, dunque, per l'anno in corso il cost/income ratio si attesta al 53,2% dal precedente 52,20%. Si sottolinea inoltre come, di questi 354 milioni, circa 16,23 milioni siano rappresentati da oneri riconducibili al Fondo di Risoluzione e Garanzia e al Fondo Interbancario per la tutela dei depositi (Fitd).
Il risultato lordo di gestione e' pari a 310,7 milioni in lieve ribasso (-1,4%) rispetto al 2016.
Le rettifiche su crediti lordi diminuiscono del 25,5% circa passando da 173,4 milioni a 129,1 milioni. Tale riduzione e' stata possibile anche grazie a un generale miglioramento delle condizioni del ciclo economico e ai maggiori sforzi profusi dalla banca per la gestione e monitoraggio dei crediti stessi.
Grazie a tale miglioramento, il risultato di gestione si attesta 181,6 milioni, in aumento del 28,1%.
Dopo poste straordinarie negative per 12,8 milioni, influenzate da una svalutazione di partecipazioni finanziarie disponibili per la vendita che incide per 31 milioni e da un utile su partecipazioni per circa 14,8 milioni, l'utile netto di pertinenza del gruppo si fissa a 112,3 milioni, circa il 6,8% in piu' rispetto al pari periodo del 2016.
 

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Creval in rialzo con l'interesse di Cerberus, anche Carige recupera

L'aumento di capitale di Carige da 560 milioni comporta oltre 36 milioni di costi: via libera Consob, parte domani. Il fondo americano potrebbe sottosrivere 100 milioni dell'operazione valtellinese
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MILANO - Schizzano subito al rialzo in apertura (e finiscono poi in asta di volatilità) di giornata borsistica sia Carige che Creval, entrambi alle prese con aumenti di capitale necessari per i rispettivi salvataggi.

L'azione dell'istituto ligure, dopo il crollo di ieri, oggi arriva a guadagnare il 53% alla fine della giornata di Borsa a 14 centesimi, sfiorando i valori visti prima che emergesse il valore di 0,01 euro alla quale è fissato l'aumento di capitale. Nel pomeriggio la Consob ha approvato il prospetto informativo per l'operazone, che partirà a questo punto domani, 22 novembre. Con l'operazione, l'intera platea del capitale della banca è destinata a un significativo riassetto con l'ingresso di Algebris e del Credito Fondiario, oltre al fondo inglese Tosca e a tutto il fronte della conversione, che riguarda Unipol, Intesa Sanpaolo e Generali.

Dai documenti dei cda dei giorni scorsi, dice Radiocor, emerge ceh ammontano a oltre 36 milioni i costi complessivi che Banca Carige sosterrà per l'operazione di aumento di capitale al via con tutta probabilità nella giornata di domani. I costi stimati complessivi, per l'aumento in opzione da 500 milioni, sono di 36,287 milioni di euro e porteranno pertanto l'incasso generato dall'operazione a 463,7 milioni.

Per quanto riguarda il Creval, invece, dopo il +47% di ieri (che segue tuttavia a un ribasso del 70% nell'arco delle ultime due settimane), l'aumento di capitale sarà di 700 milioni e oggi a dare benzina al titolo (+15% sopra 1,4 euro) è il potenziale interesse del fondo americano Cerberus a sottoscrivere 100 milioni dell'operazione. Cerberus, come riportato dal Messaggero, avrebbe espresso le proprie intenzioni durante il roadshow che sta conducendo il management della banca per presentare il piano industriale. Con la ricapitalizzazione, Denis Dumont, imprenditore agroalimentare francese che oggi detiene il 5,784% della banca tramite Dgfd, potrebbe invece anche incrementare la propria quota.

Cerberus è ultimamente molto attivo in Europa. Il veicolo del finanziere amico di Donald Trump è diventato azionista forte di Deutsche Bank comprando il 3% della prima banca europea dopo esser salito al 5% di Commerzbank. E ha fatto anche una puntata nella vicenda Alitalia, manifestando un interesse al di fuori della procedura di vendita dei commissari.
 

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Creval: spunta il fondo Cerberus, il finanziere amico di Trump

Creval: spunta il fondo Cerberus, il finanziere amico di Trump

Dopo Commerzbank e Deutsche Bank, Feiberg, il capo di Cerberus amico di Trump, è pronto a puntare sul Creval. Le partecipazioni tricolori
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Se è vero che l’appetito vien mangiando a Stephen Feinberg, finanziere americano co- fondatore e Ceo di Cerberus, molto vicino al presidente Donald Trump (ha finanziato con 2,2 milioni di dollari la sua campagna elettorale), l’appetito si è scatenato dopo aver “assaggiato” una banca europea la scorsa estate, quando Cerberus rilevà il 5% dell’acciaccata Commerzbank.

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Negli scorsi giorni Feinberg ha fatto il bis, comprando il 3% di Deutsche Bank, ma potrebbe non essere finita qui dato che si parla di un forte interesse manifestato anche per il Credito Valtellinese, il cui titolo oggi schizza all’insù del 15% a Piazza Affari (dopo aver già chiuso a +47% ieri) a 1,46 euro per azione a metà giornata, con quasi 7 milioni di pezzi già passati di mano.

Secondo le indiscrezioni, Cerberus avrebbe manifestato il proprio interesse nel corso dei colloqui avuti col management nel corso del road show per l’aumento di capitale da 700 milioni, tanto che secondo voci il fondo potrebbe sottoscrivere tra i 70 e i 100 milioni di euro, pari a circa il 10% dell’aumento.

Ciò nonostante le quotazioni di Creval restano a livelli a dir poco depressi, con un calo che nell’ultima settimana (alla chiusura di ieri) era ancora pari al 21% abbondante e al 60% abbondante rispetto a 12 mesi or sono.

Il ritrovato interesse per le banche italiane, favorito da quotazioni fortemente “a sconto” è comprovato dall’andamento di Banca Carige, il cui titolo è sospeso al rialzo con un rialzo teorico superiore al 55% dopo che l’amministratore delegato Paolo Fiorentino ha segnalato come oltre ai soci storici (Malacalza Volpi e Spinelli) potrebbero prendere parte all’aumento di capitale da 560 milioni anche investitori istituzionali del calibro di Algebris, Tosca e Marshall Wace (mentre il mercato si attende che un “gettone” sia messo anche dal Credito Fondiario, che ha rilevato un portafoglio di Npl ceduto dalla banca, e dal futuro acquirente della società di credito al consumo Creditis, che alcune voci indicano poter essere il Banco Santander).

In Italia, peraltro, Cerberus è da tempo di casa, avendo ancora di recente ribadito un interesse per l’acquisto di Alitalia in blocco, pur non essendo tra i 7 soggetti che hanno formalmente presentato un’offerta vincolante, avendo giudicato i termini della gara troppo restrittivi. Di più: il mercato degli Npl bancari fa molta gola al fondo di private equity dell’ex ragazzo del Bronx, a cui Rev ha da poco ceduto il portafoglio “Rossini” in cui sono confluiti 10,3 miliardi nominali di crediti deteriorati di Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti, Cariferrara e che resta in gara per aggiudicarsi le sofferenze di Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e Banca Carige. Tutti portafogli, si noti, assistiti da garanzie immobiliari.

Nonostante l’appetito per le banche del vecchio continente e per quelle italiane in particolare stia evidentemente crescendo, il business di Feinberg resta maggiormente legato al mercato domestico e al governo americano: del resto nel management del gestore, il cui patrimonio supera i 40 miliardi di dollari, figurano personaggi pubblici come l’ex vice-presidente statunitense Dan Quayle (cui fanno capo le attività internazionali del gruppo) e l’ex segretario al Tesoro John Snow (presidente di Cerberus).

Un “amore” ricambiato, visto che Cerberus è il 17esimo maggior fornitore dell’esercito americano tramite una serie di controllate, la più importante delle quali è certamente DynCorp International, rilevata nel 2010 per 1,7 miliardi di dollari, che fornisce una serie di servizi tra cui la manutenzione agli aeromobili all’Us Army e al Dipartimento di Stato, oltre ad essersi aggiudicata un contratto per addestrare la polizia irachena.

Un legame forte, visto che uno degli (ex) advisor di DynCor, John F. Kelly, è stato nominato segretario della Homeland Security da Donald Trump, ma che non ha evitato che a fine 2016, poco prima che Trump si insediasse alla Casa Bianca, DynCorp perdesse un contratto pluriennale per la manutenzione degli aerei usati nelle missioni antidroga del valore complessivo di 10 miliardi di dollari. Chissà se non sarà anche per compensare questa perdita che Feinberg ha deciso di puntare maggiormente sul vecchio continente?

Luca Spoldi
 

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A chi ritiene che i senior se la cavino sempre e comunque:

Professione Investitore - Fine della garanzia sui depositi bancari?

Professione Investitore - Fine della garanzia sui depositi bancari?
Di Massimo Milani 21 novembre 2017, ore 10:12
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Secondo la Banca Centrale Europea lo schema di protezione dei conti di deposito non è più necessario: l’istituto di Francoforte propone di mettere fine al sistema di garanzia dei depositi bancari, che consente ai clienti di non subire perdite anche in caso di crack bancario.

La proposta si legge in un paper Bce pubblicato l’8 novembre, in seguito alla richiesta di opinione del Consiglio Europeo e del Parlamento Europeo, intitolato “On revisions to the Union crisis management framework”.

Nel paper, l'istituto guidato da Mario Draghi propone di non garantire più i conti in banca sotto i centomila euro, in futuro. Tra l’altro tale situazione è già in vigore in Austria dal 2015.

Nel documento la Bce suggerisce che i clienti diversifichino il più possibile gli investimenti anziché mantenere una montagna di liquidità sui conti in banca.

Stando ai dati Banca d’Italia, aggiornati al 2015, 1088 miliardi di euro di risparmi, pari a più della metà del prodotto interno lordo italiano, sono depositati sui conti delle banche italiane.

La diversificazione li aiuterebbe nell'abbattere i rischi di controparte.

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Diversificare = Rendere diverso, costituire la differenza, secondo la Treccani

Può essere utile riprendere il significato di questo verbo, perché ancora oggi c'è chi non riesce a comprenderne in pieno il significato. Anzi, continua impenitente nella ricerca di una qualche forma di garanzia senza riuscire ad accettare che il risk free sia definitivamente morto e sepolto.

Se questa situazione gli viene documentata e provata, può non piacergli la scomoda verità. Ma non è utile per lui affannarsi nella ricerca di un'altra verità. Prima o poi, infatti, si troverà qualcuno che, per un motivo piuttosto che un altro, deciderà di compiacerlo con una rassicurante bugia.

Se tutto andrà per il meglio questo super consulente capace di legare i cani con la salsiccia, diventerà l'eroe del cliente, perché avrà soddisfatto la sua richiesta; al contrario l'altro consulente, quello della scomoda verità, passerà per male informato se non anche per bugiardo.

Peccato però che i nodi prima o poi vengano al pettine e il cliente che aveva a suo tempo preso coscienza del cambiamento ed aveva usato l'arma della diversificazione ne uscirà vincente, senza finire travolto dagli eventi. Tale situazione è ampiamente dimostrata dagli innumerevoli casi di risparmio tradito degli ultimi 17 anni che hanno coinvolto più spesso chi si muoveva alla ricerca del "famigerato" capitale garantito.

D'altra parte è come mettersi alla guida dell'auto contando sul fatto che gli altri rispettino le norme o non commettano mai errori. In questo caso parliamo della vita, ma nell'altro parliamo dei risparmi di una vita!

Il vero rischio è non vedere rischi.
 

dulcamara

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il manifesto

Banche, la Consob si smarca. Mentre Carige e Creval respirano

Quanto al Credito Valtellinese, il ritorno di fiamma sembra legato all’interesse del fondo Cerberus a investire circa 100 milioni nell’aumento da 700 milioni, previsto per la fine dell’anno. Per questo obiettivo il dg della banca Mauro Salvetti sta rimbalzando fra Usa, Inghilterra e Francia, per spiegare ai potenziali nuovi azionisti la manovra, che servirà a ripulire il bilancio dai tanti crediti deteriorati. Un argomento sempre caldissimo, sul quale il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, in un’intervista all’agenzia Ansa, ha comunque sparso un po’ di ottimismo: “Ci sono miglioramenti nella banche italiane e anche il livello di crediti deteriorati sta scendendo, quest’anno più rapidamente, e (grazie agli interventi su Mps e le due venete, ndr) circa 44 miliardi, cioè il 13,5% dello stock totale, sta uscendo dal sistema bancario italiano”. Ma la strada, visti i numeri monstre, è ancora lunga e accidentata.
 

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Carige: Gros-Pietro, auspico aumento capitale a buon fine | Liguria Business Journal

Carige: Gros-Pietro, auspico aumento capitale a buon fine

«Le operazioni in corso – ha detto a margine della presentazione nazionale del terzo Rapporto sul secondo welfare in Italia – stanno andando tutte a buon fine, Creval, Mps, e questo dimostra che il mercato vede la rimessa in salute dell’industria bancaria italiana, attraverso le trimestrali e la riduzione degli npl. D’altra parte l’economia sta andando molto bene e questo vuol dire miglioramento delle fondamenta dell’attivita bancaria».
 

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