troppo bello!!!!!
Capitolo 14: Alcuni esempi dai grandi maestri del passato
Negli anni sessanta un gruppo di baldi giovani italiani si impose all’attenzione del jet-set internazionale per essere gli indiscussi animatori delle notti brave della Roma Piperina e del Jackie-O. Tra loro Gigi Rizzi e Gianfranco Piacentini erano quelli più in vista.
Il primo sedusse Brigitte Bardot (che allora era un’attrice famosissima, oltre che un grandioso pezzo di gnocca) e il secondo ebbe varie avventure, tra cui quelle con Kim Novak, Joan Collins, Linda Christian e Anna Maria Pierangeli: tutte attrici, famose e molto belle.
La caratteristica che questi due play-boy avevano in comune, era la straordinaria voglia di divertirsi e di far divertire le loro compagne; con loro, racconterà una testimone, le ore scorrevano liete e ci si inoltrava, senza accorgersene, nel nuovo giorno che albeggiava sui tetti di Roma; si desiderava solo che non arrivasse mai il momento di separarsi.
Piacentini era appassionato di orologi e ne ha posseduti centoventitre. Rizzi era uno specialista del ballo lento e, al momento giusto, copriva il dorso della mano della sua dama con il palmo della sua: un gesto di intimità che creava complicità e spianava la strada al sesso.
Mai hanno lesinato energie o denari e mai si sono tirati indietro. Non erano ricchi, ma, quando una donna stava con loro, si sentiva al centro del mondo, nell’ombelico della fortuna e del benessere senza limiti.
Prima di loro, l’affascinante Porfirio Rubirosa aveva attraversato le capitali di mezza Europa, cogliendo gli umori e gli amori delle più belle donne del mondo. Uomo fatale, dal sorriso seducente, amava godere e far godere. Stare con lui era sempre un inno alla vita.
Una sua “amica” confessò: “Con lui era impossibile annoiarsi.”
I play-boy di oggi sono, in confronto, distratti e svogliati: mirano dritto al sesso e non amano il contorno (che, a volte, è meglio del piatto principale).
Il Duce (sì, parlo proprio di Benito Mussolini), che quasi tutti i giorni ospitava una dama diversa a Palazzo Venezia, dopo ogni amplesso (veloce, per la verità, perché aveva un impero da conquistare e una guerra da perdere), si concedeva alla gentile signora di turno e spesso le suonava il violino o le declamava le sue poesie preferite.
Ben (come lo chiamava Claretta Petacci) era un amante focoso e tenero, che sapeva come far stare bene le donne. Nessuna si è mai lamentata del trattamento ricevuto e tutte sarebbero volentieri tornate in quell’alcova imperiale, dove, tra una comizio e un’adunata, il grande capo rinverdiva le fulgide glorie degli italici stalloni.
Anche il Vate (Gabriele D’Annunzio) non era da meno: grande donnaiolo e fine amatore, entusiasmava le sue compagne con ogni sorta di gioco, al quale si concedeva senza limiti. Nessuna si è mai pentita di esserglisi concessa ed a tutte è rimasto il desiderio di ritornare in quel Vittoriale che, da Gardone, guardava verso il lago di Garda e nelle notti di primavera apriva il cuore all’amore.
Aristotelis Onassis fece impazzire Maria Callas con le sue trovate e la sua passione mediterranea: se la portò a letto sotto gli occhi del marito, il veronese Gianbattista Meneghini, che aveva acconsentito di passare alcuni giorni di vacanza sul panfilo di lui: il Christina.
A trentasei anni, lei scoprì ciò che aveva sempre cercato e mai trovato: sesso, estasi e quella gioia infantile provocata dalla vicinanza con un uomo che non aveva limiti ed era capace di fare le follie più impensabili. Mentre i due amanti si consumavano in interminabili amplessi, Winston Churchill e la moglie (l’austera lady Clementine) cercavano di prendere sonno nella cabina accanto, anche loro ospiti del vulcanico armatore greco.
“Non siamo riusciti quasi mai a dormire”, diranno, con il solito umorismo freddo inglese, alla fine della crociera.
Quando Onassis si innamorò di Jackie Kennedy e lasciò la Callas, la soprano non fu mai più la stessa ed abbandonò sia la lirica che le avventure d’amore: “Un uomo come Aristotele”, disse, “non si sostituisce, ma si custodisce nel cuore per tutta la vita.”
Anche John Fitzgerald Kennedy era uno che non ci andava liscio: tra attrici, attricette, segretarie e commesse, copulò con circa trecento donne. L’allora segretario di stato, scandalizzato da tanto libertinaggio, sembra avere esclamato: “Se avesse tanto ardore contro i sovietici come ce l’ha con le donne, gli avremmo già tirato addosso tutto il nostro arsenale nucleare.”
Marilyn Monroe rimase affascinata da quel presidente sempre in calore (una distorsione alla spina dorsale lo teneva costantemente in stato d’eccitazione) e ne apprezzava soprattutto l’allegria e la capacità di sdrammatizzare anche gli avvenimenti più gravi. Spesso, nel bel mezzo di importantissime riunioni, il bel presidente mollava tutti e si appartava in intimità con lei: “Tra te e loro”, diceva, “non c’è paragone”.
Far divertire una donna con cui si vorrebbe avere una storia (anche sessuale), è di importanza capitale; deprimerla con comportamenti mediocri o al limite della pidocchieria, conduce al solo esito possibile: andare in bianco.
Questo capitolo è tratto dal libro Asso di cuori
Barone di Scarpello.