NULLA E' ASSOLUTO TUTTO E' RELATIVO

Ma figuriamoci se la faccenda "green pass all'italiana" poteva sfuggire di mano...
10.000 fascisti prendono d'assalto la capitale
(https://www.rainews.it/.../Covid-tensioni-a-Piazza-del...)
a dimostrazione di quanto "nogreenpass" sia slogan appartenente solo alla destra più becera e violenta.

Fortunatamente il governo presidia con fermezza la tenuta dello stato democratico,
ribadendo che il green pass come è stato concepito è un irrinunciabile presidio di libertà.





E ovviamente l'opposizione al green pass è indifendibile,
altrimenti si è mandanti morali delle violenze di piazza (l'ho letto di cacciari) o collaterali all'estrema destra:






Il fatto è che qualche tempo fa si poteva constatare con costernazione che la destra politica
si stava appropriando dei temi fondanti della sinistra (diritto al lavoro, presenza dello stato in economia etc),
ma oggi un'area che si definisce sinistra fa propri temi che storicamente appartenevano alla destra (reazionaria od estrema).


Nel mondo fantastico della rete ti può capitare che uno (chi scrive) passi parte della domenica
con un cineforum a tema Costa Gavras (da "Z - l'Orgia del Potere" a "Music Box", passando per límprescindibile "Missing"),
e che due giorni dopo venga accusato di essere collaterale a Forza Nuova.

Perché il green pass è "ordine pubblico".


Ecco, quando sento "ordine pubblico" sparato in questo modo a me viene in mente Junio Valerio Borghese che parla "per l'ordine pubblico"
(e i critici del suffragio universale ricalcano Pino Rauti, che a loro piaccia o no, se ne facciano una ragione una volta per tutte).

Guardate questo video: https://www.youtube.com/watch?v=4-SwIjI7I_A .
"Dagli all'untore!", in purezza, e siamo sullo stesso piano di "dagli al nero", "dagli all'ebreo" - l' odio per il diverso, in questo caso coperto e legittimato dal politicamente corretto.


Se c'è stata un'opera di grande significato nella storia della RAI si tratta de "La notte della Repubblica", di Sergio Zavoli.
Questo è un mio piccolo contributo all'alfabetizzazione degli analfabeti politici che in giro sparano giudizi e sentenze.
 
L I B E R T A' D I P E N S I E R O E D E S P R E S S I O N E


Rivelata la Blacklist di Facebook: ecco a voi la lista completa dei gruppi ed individui bloccati dal social network.



Il sito “The intercept” fa trapelare la lista segreta di Facebook degli “individui e organizzazioni pericolose” e
d è una lista molto lunga, con 4.000 voci e oltre 100 pagine!


Tra questi ci sono entità sanzionate dagli Stati Uniti come terroristi, criminali storici, cartelli, gruppi di miliziani e semplici dissidenti.

The Intercept, che ha osservato che “quasi tutti e tutto nella lista sono considerati un nemico o una minaccia dall’America o dai suoi alleati”
e oltre la metà è costituita da presunti terroristi stranieri, ma ci sono anche diversi nomi italiani nella lista e alcuni ve li mostreremo


The Intercept mette in luce come si tratti, alla fine, di “un sistema irresponsabile che punisce in modo sproporzionato alcune comunità”,
con i sospetti terroristi “mediorientali, sud-asiatici e musulmani” e quelli presunti criminali violenti “prevalentemente neri e latini. “.

Nello stesso tempo ci sono divieti specifici che colpiscono innumerevoli milizie bianche e personaggi anche italiani.

Quasi 1.000 voci nella parte relativa al terrorismo dell’elenco provengono dallo Specially Designated Global Terrorists (SDGT),
un elenco di sanzioni gestito dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti.

Gli affiliati dello Stato Islamico (IS, ex ISIS) e di Al-Qaeda sono elencati proprio accanto ad Hamas e Hezbollah,
ai talebani, ai militanti Houthi dello Yemen – così come alle entità legate al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) dell’Iran come l’“Iran Tractor Manufacturing Società.”

Nella lista ci sono anche i partiti comunisti dell’India e delle Filippine, così come il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK),
designato dalla Turchia come organizzazione terroristica, ma non dagli Stati Uniti.

Altri nomi degni di nota includono il culto della morte giapponese Aum Shinrikyo e Atomwaffen Division,
un gruppo suprematista bianco statunitense recentemente rivelato come segretamente sostenuto dall’FBI.

Le cose si fanno interessanti quando si arriva alla categoria “Hate group”, dove accanto ai nazisti della seconda guerra mondiale
ci sono dozzine di gruppi musicali “odiosi”, abiti come Knights Templar International, Proud Boys e il neonazista Azov Battalion dell’Ucraina.

Accanto ci sono la English Defense League, Génération Identitaire e le sue organizzazioni sorelle negli Stati Uniti e in altri paesi europei,
un gruppo di studenti canadesi chiamato Students for Western Civilisation e… attivisti per i diritti degli uomini di A Voice For Men.

Fra gli italiani abbiamo diversi gruppi: Lotta Studentesca, Lealtà e Azione

Tutti i gruppi di Generazione Identitaria di tutti i paesi.

Forza Nuova

Casa Pound Italia, Comunisti dei 12 raggi

Roma ai Romani, Rivolta Nazionale, Skinhouse Milano

Poi ci sono gli individui, come Luca Castellini, Luca Traini

Simone Crescenzi, Simone Di Stefano..


La lista è molto parziale.


Nella categoria “Movimento sociale militarizzato” ci sono gruppi come la 3 Percent Security Force e il Boogaloo Movement,
ma anche Black Panther Militia (anche se non l’intero movimento).

L’elenco contiene dozzine di nomi di abiti oscuri, tra cui Bay Watch Militia, Hillbilly Militia Squad e qualcosa chiamato “Protect Falcon From Anarchy”.

Milizia anticomunismo, milizia antiterrorismo, milizia anti-Trump
e organizzazione della milizia anti-antifa del Wisconsin sono elencate l’una accanto all’altra, e questo è solo nella sezione “A”.

La categoria degli individui odiosi include cattivi storici come il dittatore nazista Adolf Hitler e il suo alleato italiano Benito Mussolini,
ma anche lo Elliot Rodger, il fondatore dei Proud Boys Gavin McInnes (elencato come “McGinnes”),
il comandante del battaglione Azov Andriy Biletsky, l’attivista britannico Tommy Robinson e il commentatore Internet statunitense Nickholas Fuentes, tra gli altri.


La pubblicazione della lista nera di Facebook arriva quando la piattaforma di social media di Mark Zuckerberg
si trova nel mirino di una campagna di pressione da parte dei media aziendali e dei politici negli Stati Uniti,
sostenendo di non aver fatto abbastanza per “proteggere la democrazia”.

L’ex dipendente Frances Haugen ha ricevuto il trattamento da tappeto rosso al Senato degli Stati Uniti
la scorsa settimana come “informatrice” sui presunti misfatti di Facebook.

Un’altra ex dipendente, Sophie Zhang, sta facendo il circuito delle interviste questa settimana.


Naturalmente la lista è stata fatta in modo unilaterale, senza aver avuto nessun colloquio con la controparte…

 
Due organizzazioni no profit finanziate da Mark Zuckerberg e dai suoi alleati
hanno speso 419,5 milioni di dollari per aumentare l’affluenza alle elezioni presidenziali del 2020
e “probabilmente” hanno assicurato la vittoria a Joe Biden, secondo uno studio sul voto nazionale.



Le ONG chiamate Center for Technology and Civic Life (CTCL)
e The Center for Election Innovation and Research (CEIR)
affermano che stanno lavorando per rendere la democrazia più forte,
più sicura e meglio coinvolgere la partecipazione civica nei sondaggi.

Una nuova analisi delle elezioni del 2020 sostiene che le organizzazioni non profit
sono state solo dei veicoli di parte per pompare denaro privato nel sistema elettorale,
un fenomeno precedentemente sconosciuto nella politica del paese.

Il loro impatto potrebbe aver ribaltato le elezioni per Joe Biden
e potenzialmente creato terreno fertile per manipolare i risultati elettorali a favore del Partito Democratico.



“Il massiccio afflusso di fondi ha essenzialmente creato per Biden uno sforzo potente, simile a quello di un portiere,
per ottenere il voto che ha avuto luogo all’interno del sistema elettorale, piuttosto che tentare di influenzarlo dall’esterno”,
William Doyle, un ricercatore del Caesar Rodney Election Research Institute di Irving, in Texas.


Secondo una panoramica dell’analisi, pubblicata da The Federalist questa settimana,
CTCL e CEIR hanno pompato 419,5 milioni di dollari negli uffici elettorali dei vari collegi elettorali.

Le sovvenzioni – che sono state finanziate da donatori come il CEO di Facebook Mark Zuckerberg e sua moglie Priscilla Chan –
sono paragonabili in volume ai 479,5 milioni di dollari che i fondi federali e statali
hanno stanziato per le spese elettorali legate al Covid-19 durante la campagna del 2020.

Una gran parte del denaro è andata a vari programmi che hanno direttamente aumentato l’affluenza alle elezioni,
promuovendo il voto per corrispondenza o pagando i lavoratori che partecipano a programmi di sensibilizzazione.


I fautori di questi investimenti hanno sostenuto che i milioni di dollari erano necessari
per tappare i buchi nei budget elettorali lasciati dalla pandemia e dalla carenza di finanziamenti pubblici da parte del governo federale.


Sebbene entrambe le ONG abbiano insistito sul fatto di agire in modo imparziale,
Doyle afferma che l’effetto delle loro azioni è stato esclusivamente a favore del candidato democratico.


“Delle 26 sovvenzioni che CTCL ha fornito a città e contee in
Arizona, Georgia, Michigan, North Carolina, Pennsylvania, Texas e Virginia pari o superiori a $ 1 milione,
25 sono andate ad aree vinte da Biden nel 2020”, ha scritto.

“L’unica contea in questa lista vinta da Donald Trump (Brown County, Wisconsin)
ha ricevuto circa 1,1 milioni di dollari, meno dell’1,3% degli 85,5 milioni di dollari che CTCL ha fornito a questi primi 26 destinatari”.



Il team sta ancora elaborando i numeri per tutti gli stati del campo di battaglia,
ma la loro analisi preliminare del Texas ha mostrato che la spesa pro capite
delle organizzazioni non profit nello stato è andata in gran parte alle contee che sostengono Biden.


A questo punto si può ben dire che le elezioni USA hano avuto un solo vincitore,

Mark Zuckerberg, e due sconfitti, la Democrazia e gli Stati Uniti.
 
Il fallimento del ministro Lamorgese è sotto gli occhi di tutta l’Italia, secondo le sue stesse parole:

a domanda di Giorgia Meloni sul perché non si sia proceduto a fermare Castellino prima,

quando è salito sul palco annunciando che sarebbe andato a occupare la sede della CGIL,

o mentre si muoveva verso quell’obbiettivo,

la Lamorgese ha risposto che si temevano problemi di ordine pubblico.

Quindi, per evitare problemi di ordine pubblico creati poi da quattro gatti di FN,

si è permesso che i problemi di ordine pubblico vi fossero veramente,

quando sarebbe bastata una compagnia di carabinieri per evitare qualsiasi devastazione.


Appare evidente come il sole che questo comportamento del ministro sia stato doloso,
per creare un incidente che permettesse di criminalizzare coloro che manifestavano contro il Green Pass,
facendoli passare per una massa di violenti facinorosi, quando erano al 99,9% persone pacifiche.


Una sporca strategia della tensione che, tra l’altro, lancia il distorto messaggio
che in Italia si può fare qualsiasi cosa in modo impunito, purché si superi un certo numero di persone.


Eccovi la domanda di Giorgia Meloni, la risposta della Lamorgese e la controreplica della Meloni alla Camera.

Un ministro così sarebbe meglio cambiarlo quanto prima.

PS: Roberto Fiore, leader di FN e ora arrestato con Casaletto, è stato anche deputato europeo dal 2008 (sesta legislatura)
eletto con la lista “Alternativa sociale: lista Mussolini”, poi diventata Forza Nuova.
Non è, esattamente, un signor nessuno venuto dal nulla.
 
Green pass per i lavoratori, oggi si vedrà se c’è casino. Draghi tira dritto. Per il Foglio l’Italia è un’altra volta all’avanguardia: ma questi hanno bevuto.

La virologa Viola dice sulla Stampa che senza green pass sarà libero solo il virus. Per Brambilla non si parli di pacificazione, qui nessuna guerra civile.

Forza Nuova, scandalo per il Domani, perché paga l’affitto di due case popolari a Milano.



Forza Italia, scandalo per il Foglio, perché litigano per la successione a capogruppo alla Camera di Roberto Occhiuto diventato presidente della Calabria.

Travaglio sfotte Merlo per l’intervista a Marcello Dell’Utri e continua con le baggianate sulla Trattativa Stato-mafia.

Alitalia, oggi parte Ita: Capone durissimo sul Foglio.

Caos Libano, per Hezbollah e in Norvegia a sfrecciare era un convertito musulmano.

Minzolini contro Lamorgese (ma non troppo).

Novità su manovra e cartelle.

Massimo Cacciari da leggere sulla Stampa sulla balla del fascismo.

Italia Oggi smaschera la giornalista che pubblica fake contro Giorgia Meloni e nemmeno si scusa.

L’inchiesta Fanpage e il fenomeno di David Puente.
Pensate che era nella orribile commissione di Palazzo Chigi sulle fake news:
non capisce un servizio di Quarta Repubblica e fa il fenomeno su Open.
Chiedere lumi sulla tv al suo direttore Mentana.
 
Alla fine della fiera, con tutta probabilità l’Italia resterà l’unico Paese aggrappato con le unghie e con i denti al Green pass,
difeso a oltranza dal governo Draghi nonostante le proteste che da Nord a Sud vedono gli italiani scendere in piazza.


In Germania, nelle scorse ore, il probabile futuro cancelliere Olaf Scholz
ha ribadito che di imposizioni a danno dei cittadini non vuole sentirne nemmeno parlare.


Mentre la Francia, unico Stato a essersi mosso in maniera simile a noi, valuta una decisa retromarcia.

Il governo di Parigi al momento richiede il certificato ai dipendenti di ristoranti, cinema, musei, centri commerciali, palestre e trasporti a lunga percorrenza.

Inoltre, il pass è necessario per avere accesso a bar e ristoranti, a luoghi di interesse culturale come cinema, musei e teatri
e per viaggiare sui mezzi pubblici, compresi gli autobus a lunga percorrenza.

In queste ore, però, sulla base dei dati che segnalano una continua discesa nella curva dei contagi,
si sta ragionando sulla possibilità di abolire del tutto l’obbligo di mostrare l’attestazione digitale.

A partire dal 15 novembre, la Francia potrebbe così dire addio al Green pass, tornando così alla normalità
(con la sola eccezione delle regole su mascherine e distanziamento).

Una scelta che non deve suscitare stupore, considerando quanto avviene già nella maggior parte degli altri Paesi europei.

La Germania limita l’obbligo di certificazione a categorie molto circoscritte di lavoratori (scuole, asili, case di cura).

In Irlanda, Austria, Olanda, Portogallo, Romania, Danimarca e Croazia, invece,
il certificato è necessario per entrare in ristoranti, palestre, hotel e musei, ma non per lavorare.


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C’è poi l’esempio della Danimarca, nazione che viene spesso citata dai difensori del governo Draghi come modello
in quanto “la prima a introdurre il pass per fare qualsiasi cosa, anche andare dal parrucchiere”.

Bene, la stessa Danimarca è anche il primo Stato che ha poi deciso di farne a meno,
una volta lasciata alle spalle la fase più critica dell’emergenza, eliminando tutti gli obblighi legati alla certificazione.


Da nessun’altra parte d’Europa, insomma, si seguono le regole tanto care all’esecutivo italiano.


Quando vi dicono “è così dappertutto”, quindi, sappiate che stanno mentendo.


E di brutto.
 
Se ve lo siete dimenticato.....loro no. Fanno finta di niente.
Altra restrizione della libertà, anche se la CE ha detto no.



Dal 1° gennaio 2022, il tetto per il pagamento in contanti tornerà a 1000 euro.


La decisione è ormai ufficiale da diversi mesi, ma è importante ricordarci di questo cambio
– l’ennesimo ai tetti ai contanti nella storia degli ultimi anni – per non farsi trovare impreparati al prossimo gennaio.


Negli ultimi 15 anni, sono stati numerosi i tira e molla della politica a riguardo dell’uso del contante.

Il quarto Governo Berlusconi aveva fissato il tetto contanti massimo a 12.500 euro;
Monti lo abbassò a 1000 euro, limite a cui si vuole ritornare;
Renzi con la legge di Bilancio 2016 lo fece rialzare a 3000 euro;
di nuovo il Governo Conte, nel 2020, lo riabbassò a 2000 euro;
ora, il Governo Draghi ha deciso di riportarlo al limite di 1000 euro.



Nonostante quindi il Governo Draghi abbia deciso di annullare il Cashback di Stato,
strumento molto costoso per le casse dello Stato ma che poteva favorire la lotta all’evasione,
si sta comunque procedendo verso un limite più stringente ai contanti.


Non solo, il prossimo passo potrebbe essere quello di far sparire dalla circolazione le banconote da 500 euro.
 
E' proprio vero che i dementi stanno solo in europa....e NOI pagheremo caro il tutto.


La Cina se ne infischia di Greta e neppure parteciperà all'inutile conferenza di Glasgow



L’imminente vertice sul clima COP26 – annunciato con l’obiettivo imponente di azzerare le emissioni nette nel 2050 –
sembra avviarsi a essere l’ennesima inutile festa di fricchettoni che parlano di natura, ma non concluderanno nulla,
anche perché l’attore più importante se ne è stato a casa.


Secondo i principali studi sul tema, la Cina è ora responsabile del 27% delle emissioni globali totali,
più del totale prodotto dagli Stati Uniti (11%), India (6,6%) e i 27 paesi membri dell’UE insieme (6,4%).


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Se sommate, le emissioni di gas a effetto serra di tutti i membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE),
nonché di tutti i 27 Stati membri dell’UE, hanno raggiunto 14.057 MMt CO2e nel 2019, circa 36 MMt CO2e in meno rispetto al totale della Cina.

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Quindi quando Xi Jinping ha deciso di ingnorare gli incontri preparatori al G20 Italiano
è apparso ovvio che pure non sarebbe andato al famoso COP26 di Glasgow,
la conferenza ONU che dovrebbe fissare gli obiettivi mondiali del Clima.


Però, senza l’attore principale, tutto questo movimento rischia di essere solo un’enorme gita turistica.


Bisogna dire che, in questo modo, Xi Jinping ha fatto una bella marcia indietro rispetto ad alcuni impegni presi recentemente.

“Dobbiamo essere impegnati nel multilateralismo”, ha detto Xi nel recente passato.
“La Cina non vede l’ora di lavorare con la comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti, per promuovere congiuntamente la governance ambientale globale”.

La recente crisi energetica, con la necessità di riaprire di corsa le miniere e di estrarre sempre più carbone per rifornire case e industrie
ha però fatto cambiare idea a Xi, che ha emesso la politica “Prima la Cina nell’energia”, mandando le politiche sulle emissioni climatiche in secondo piano.

Del resto con i prezzi alle stelle il premier non aveva molta scelta, se non massimizzarne la produzione ad ogni costo.

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Perfino John Kerry ha affermato di non aspettarsi nulla da questi colloqui del Cop 26.

In particolare, ha avvertito che due settimane di discussioni potrebbero concludersi
con i paesi ancora al di sotto degli obiettivi di emissioni fissati da coloro che spingono per ulteriori azioni sul cambiamento climatico.

Insomma alla fine due settimane di parole per non concludere nulla
e l’assenza della Cina rende tutto ancora più paradossale.


Una perfetta politica ecologista, cioè solo aria fritta.
 
La strategia di Custer applicata in Italia:
sei una minoranza, magari a Trieste, allora penso di schiacciarti.
Salvo poi..





Parliamo delle minoranze del pensiero laterale e della sua difesa,
quelle che non possono vantarsi della protezione degli enti internazionali
o dei grossi soldi della finanza e dello spettacolo.


Coloro che sono da condannare solo perchè la pensano diversamente,

magari senza neppure pretendere di convertire gli altri alle proprie idee.



Il Generale Custer, o meglio il tenete colonnello Custer, pensava di avere a che fare proprio con una fastidiosa minoranza:
alla fine gli indigeni Sioux erano un’infima minoranza rispetto ai coloni statunitensi.
Che diritti potevano avere sulle Black Hills, questi straccioni, probabilmente pure ignoranti.
Cosa avrebbero potuto quattro gatti contro la potenza della cavalleria USA, che lui aveva guidato contro i sudisti?
Poi, a Little Big Horn, Custer si rese conto che la carica insensata contro la minoranza era stata folle:
alla fine anche lui era una minoranza, e, nello specifico, infinitesima rispetto ai guerrieri nativo americani.
Chissà se avrà pensato “Ma io sono la maggiranza”, mentre cadeva, coi suoi uomini, sulle colline del Wyoming.


Allo stesso modo il mantra odierno, citato da giornali e da TV, è che

i portuali, gli autostrasportatori, e le altre categorie contrarie al Green pass

sono una “Minoranza”, quindi, come tale, indegna di tutela.



Eppure questa minoranza non sembra così infima e trascurabile.

Ci preme sentire quale sia l’obiettivo di uno dei coordinatori dei portuali di Trieste

Appare incredibile che i lavoratori portuali si rivelino più informati, preparati e rispettosi di tutto il governo messo insieme.

Una vera e propria lezione di educazione civica, contro l’educazione cinica fornita da una classe dirigente non più credibile.



Quello che appare è che il governo pensando di avere alle spalle una grande maggioranza,
voglia fare “Il duro”, spinto dal PD e da LeU e schiacciare il dissenso.

Questo è plasticamente mostrato dall’atteggiamento di tutti i giornalisti e conduttori tv, che sappiamo non essere politicamente neutri.


A questo punto abbiamo un Governo che si è gettato come Custer, nella mischia,
senza valutare effettivamente il sentimento del Paese fuori dai Talk Show.

Basterebbe far notare che l’Italia fu fatta da una netta minoranza di coraggiosi per far capire quante cose possano andare storte.

La minoranza magari non vincerà ora, ma sicuramente lascerà una profonda traccia nell’Italia e nella sua coscienza.
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