Obbligazioni MPS

Se mi permettete una nota.
La soluzione di mercato e' stata discussa in una riunione di giovedi' scorso presenti Renzi, Padoan, De Vincentis e il rappresentante sindacale dei Fondi Pensione Italiani (non scrivo la sigla per correttezza, trattandosi di notizie ufficiose riportate dalla stampa)

Dopo che il governo ha innalzato la tassa sui fondi pensione dal 12,5% al 20%, ora il governo vorrebbe la collaborazione degli stessi fondi previdenziali per "salvare" Atlante, che a sua volta e' considerato essere il salvatore di altre realta'.

Sono aperte in queste ore delle febbrili consultazioni per dare una risposta lunedi' al governo.

Ho appreso che c'e' disappunto tra i professionisti italiani, che temono che la propria pensione futura venga dirottata in un ente di beneficienza quale e' il fondo salva banche, che nonostante l'obiettivo dichiarato di rendimento del 6% annuo ha dichiarato che sotto l'aspetto statutario non puo' nemmeno permettersi di avere un controllo diretto sulla gestione. Si ricorda che nonostante il roboante annuncio del 6% annuo, nemmeno 1 solo soggetto estero ha inteso partecipare al consorzio Atlante.

Se i vertici si impegneranno ad aderire ad un investimento cosi' ad elevatissimo rischio, la sorte delle pensioni dei professionisti italiani diventeranno legate indissolubilmente al destino incerto di Atlante.

Un saluto

Su Atlante, ognuno ha diritto di farsi una propria idea.

Se il mercato esprime dei dubbi, visto che si sa dove Atlante è cominciato, ma non si sa dove si andrà a finire, a mio avviso ciò dipende dalla inaffidabilità della politica (intesa sia in senso lato che in senso stretto) italiota.
Sono pronto a scommettere che se in altri Paesi del Centro-Nord Europa si fosse creato un veicolo analogo ad Atlante (coordinamento tra istituzioni finanziarie e statali) il mercato si sarebbe rasserenato molto di più.

Per quello che conta, sono personalmente convinto che l'avventura di Atlante si concluderà in maniera positiva, forse perché non sono tra coloro che si uniscono al coro assordante degli anti-governativi.

Per lo stesso motivo non credo che Atlante possa mettere a repentaglio le pensioni dei professionisti italiani.
 
Ammesso che pizzichino le sub. starei sufficientemente tranquillo al tuo posto : nelle 4 banche 'salvate' avresti fatto parte di coloro che hanno diritto al rimborso.
Non crederei mai che in MPS si useranno (se mai si dovessero usare) criteri più stringenti.

E' molto probabile che in una futura operazione di "ristoro" subordinate di banche italiane non useranno criteri piu' stringenti dei criteri usati nelle 4 banche, ma criteri molto allargati che guarderanno al numero delle operazioni trimestrali e alle soglie di capitale (500.000), che sono quelli ben noti previsti dalle leggi attuali per demarcare chi e' investitore professionista da chi non lo e' e che tutti gli investitori che acquistano bond subordinati da 100.000 hanno dichiarato di conoscere firmando un apposito modulo.
 
Per lo stesso motivo non credo che Atlante possa mettere a repentaglio le pensioni dei professionisti italiani.

Il rendimento promesso del 6% ha sorpreso il rappresentante convocato, che ha anche dichiarato alla stampa che i fondi pensione non perseguono la ricerca di rendimenti cosi' elevati, sapendo che dietro un rendimento cosi' elevato di norma c'e' un rischio molto elevato.

Personalmente nemmeno io credo che il coacervo di veicoli Atlante 1, Atlante 2, Giasone possa mettere a repentaglio le pensioni dei professionisti italiani: banalmente il rischio e' che le decurti e non so quanto faccia piacere a tutti quegli iscritti che non sono possessori di obbligazioni subordinate

Ciao.
 
ci manca solo che taglino le pensioni per far mangiare l'ennesimo piatto di tagliolini alla pescatora a Russia(piatto rigorosamente postato sul forum con tovagliolo in finta stoffa, calice in finto cristallo,forchetta in finto argento e...ovviamente..commensale finta bionda)

scherzo Russia!
 
Buonasera, sono nuovo del forum, un non esperto, anche io incastrato con la subordinata "Retail" di Antonveneta memoria. Chiedo a voi esperti, se qualcuno vorrà rispondermi, nel caso di risarcimento dovrà essere per l'ammontare del valore nominale o per un valore diverso e, in tal caso, intorno a quale valore potrebbe essere? Grazie per chi volesse rispondere.
 
Tra le varie analisi ho trovato anche questa:

"Aumento di capitale: La carenza di capitale non potrà emergere dallo stress test, in quanto l’attuale test non prevede, come quello del 2014, delle soglie minime di CET1 Ratio (5,5% nel passato) al di sotto del quale scatta l’obbligo di un Adc;

Stress test: Lo scorso stress test prevedeva l’obbligo di ricapitalizzazione in quanto era condotto, in via straordinaria, in occasione del passaggio della vigilanza in capo alla BCE; per questo prevedeva anche l’AQR (Asset quality review) cioè una revisione straordinaria della qualità dell’attivo (dalla quale MPS uscì con le ossa rotta e fu poi costretta in sede di bilancio 2014 ad accantonare maggiori rettifiche per 4,5 miliardi); negli STRESS TEST di quest’anno l’AQR ovviamente non c’è, in quanto le banche sono da anni sotto vigilanza BCE e, quindi, non ha senso fare una revisione dell’ATTIVO; del resto se la si facesse ed uscissero cose turche, come nel 2014, sarebbe come se la BCE ammettesse di dormire sonni profondi"

"BANCA D’ITALIA, che sul punto si è pronunciata in modo che più chiaro non si può. Affermando che NON è possibile procedere a CANCELLAZIONE, RIDUZIONE o CONVERSIONE di alcuno strumento in base a uno scenario meramente ipotetico come quello di uno stress test (Cfr. Banca d’Italia Rapporto sulla stabilità finanziaria n.6 novembre 2013 e allegato)."

Mi sembra che ad inizio anno le posizioni della sorveglianza fossero abbastanza soft,
almeno a dar credito alle dichiarazioni del numero uno dell’Ssm Danièle Nouy :«Il livello di capitale di Pillar 2 che chiederemo quest’anno, a parità di condizioni, sarà circa il medesimo di quello richiesto lo scorso anno».
Ciò premesso e' evidente che mps sia la più debole in scenario avverso, mi/vi chiedo a fronte di Cet 1 attuale, vicino al 12%, quanto possa essere shortfall alla luce di quanto sopra.
 
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Su Atlante, ognuno ha diritto di farsi una propria idea.

Se il mercato esprime dei dubbi, visto che si sa dove Atlante è cominciato, ma non si sa dove si andrà a finire, a mio avviso ciò dipende dalla inaffidabilità della politica (intesa sia in senso lato che in senso stretto) italiota.
Sono pronto a scommettere che se in altri Paesi del Centro-Nord Europa si fosse creato un veicolo analogo ad Atlante (coordinamento tra istituzioni finanziarie e statali) il mercato si sarebbe rasserenato molto di più.

Per quello che conta, sono personalmente convinto che l'avventura di Atlante si concluderà in maniera positiva, forse perché non sono tra coloro che si uniscono al coro assordante degli anti-governativi.

Per lo stesso motivo non credo che Atlante possa mettere a repentaglio le pensioni dei professionisti italiani.
Mio modestissimo parere, il problema di Atlante, Atlante2, Giasone è come gestire gli NPL senza far crollare gli immobiliari.. Non è solo un problema di NON svendere gli NPL, ma se poi si mettono sul mercato parecchi incagli questi faranno crollare il mercato che creerà altri incagli. Atlante2 o Giasone comprerà NPL ma non dovrà esecutare immediatamente.. Quindi in teoria i Soldi per gli ADC dovrebbero metterli gli stessi per cui si sta cercando un salvataggio, che ovviamente si guardano bene dal metterli di tasca propria..e lo stesso motivo per cui nessun fondo estero ha messo un euro... Imho ovviamente
 
Governo diviso sul caso Mps. Renzi non vuole il decreto ma per Padoan è inevitabile


alessandro barbera
roma
Dice Pier Carlo Padoan da Chengdu che «per il momento» non è necessario ricorrere a misure di bail-in sulle banche italiane. Mai altra battuta avrebbe potuto rivelare con tanta onestà a che punto sia la soluzione del caso Mps. Spiegano fonti di governo: «Ci sono ancora diverse ipotesi aperte, alcune contemplano l’intervento dello Stato, altre no». Matteo Renzi è ad un bivio. Venerdì sera l’Autorità bancaria europea pubblica l’esito degli stress test sulle 51 grandi banche del Continente, cinque delle quali italiane: è una simulazione sul grado di tenuta di fronte ad un eventuale shock sui mercati finanziari.



I vertici delle banche coinvolte e il Tesoro ne conoscono riservatamente l’esito già da ieri, ma è un segreto di Pucinella: saranno promosse Intesa, Unicredit, Ubi e Banco Popolare; verrà bocciato il Montepaschi. Benché il test di quest’anno non contempli una richiesta di aumento di capitale, dalla riapertura dei mercati il primo agosto la banca senese potrebbe subire un violento ribasso del titolo. La decisione della Consob di limitare per tre mesi i margini tecnici di speculazione non saranno sufficienti a evitare l’impatto: per questo al Tesoro e fra i principali attori del sistema finanziario si sta preparando la necessaria rete di sicurezza.



Il premier preferirebbe una soluzione totalmente privata. Gli eviterebbe due grane uguali e contrarie: il fastidio dei contribuenti che assisterebbero all’uso di fondi pubblici per risolvere gli errori dei banchieri (in questo caso gli ex vertici) e quello degli obbligazionisti costretti dalle regole europee a un taglio del valore nominale dei titoli. Il governo è ormai diviso: da un lato il ministro del Tesoro Padoan, sempre più convinto - così come la Banca d’Italia - della necessità di un intervento statale. Dall’altra il premier e il ministro Maria Elena Boschi, i quali più che alle conseguenze finanziarie guardano a quelle politiche. Renzi è proiettato all’autunno, alla legge di Stabilità e a come passare indenne il voto sul referendum costituzionale. Dopo il caso Etruria un nuovo decreto sulle banche sarebbe benzina per il fuoco degli oppositori.



Poi c’è un problema per così dire prosaico: in caso di decreto deputati e senatori sarebbero costretti a Roma a cavallo di Ferragosto. La Boschi - che è ministro per i Rapporti con il parlamento - è preoccupata solo all’idea. Il presidente della Commissione Finanze del Senato Mauro Marino allarga le braccia e cerca di spegnere sul nascere la protesta fra i colleghi che hanno programmato viaggi: «Se il governo lo riterrà necessario, sacrificheremo le vacanze».



Renzi tenterà fino all’ultimo di trovare una soluzione che minimizzi o almeno sposti il problema più in là. Può contare sul sostegno attivo del presidente di Cassa depositi e prestiti Claudio Costamagna, il quale ai primi di luglio lo ha fatto incontrare a Roma con il capo di Jp Morgan Jamie Dimon. Di soluzioni per evitare un decreto non ne mancano, ma hanno tutte un certo grado di complicazione. Quella con più chance prevederebbe un prestito ponte di un pool di banche straniere, fra cui la stessa Jp Morgan. La Commissione europea ha indicato anche un precedente di scuola: la ricapitalizzazione delle greche Alpha Bank ed Eurobank lo scorso autunno. Allora la garanzia pubblica fu usata, ma non ci fu alcun esborso, e agli obbligazionisti delle due banche fu offerta la conversione dei titoli in azioni. Di fatto un taglio del loro valore nominale, ma niente a che vedere con l’azzeramento subito dagli obbligazionisti di Etruria e delle altre tre banche fallite l’anno scorso.
 
ci manca solo che taglino le pensioni per far mangiare l'ennesimo piatto di tagliolini alla pescatora a Russia(piatto rigorosamente postato sul forum con tovagliolo in finta stoffa, calice in finto cristallo,forchetta in finto argento e...ovviamente..commensale finta bionda)

scherzo Russia!

Russia molto spregiudicatamente, e a ragione, agisce sul piano del moral hazard: 99 professionisti su 100 non vorrebbero che le loro pensioni finissero nel contribuire al risarcimento dei danni pluriennali causati da Mussari.

Purtroppo non saranno i professionisti a decidere, ne' verrano consultati con un referendum, cosi' come non fui io a decidere quando il mio tfr venne espropriato, e anziché finire in opere infrastrutturali finanziate dall'inps fini' per essere impiegato per pagare le missioni di guerra dei ns. militari all'estero.
 
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/ ECONOMIA ATTIVA LE NOTIFICHE
BANCHE
Il Monte dei Paschi di Siena
tra due fuochi
La Bce avrebbe ricevuto varie ipotesi ma non ancora un piano definitivo per Siena. Un mosaico contraddittorio di regole e organismi in Europa rischia di portare l’istituto
senese in un labirinto
di Federico Fubini
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Il dilemma del prigioniero è una situazione del tipo di quella in cui rischia di trovarsi il Monte dei Paschi nei prossimi giorni. Dimostra soprattutto un punto: l’estrema difficoltà di soggetti razionali nel mettersi d’accordo per cooperare, ed evitare così guai peggiori per tutti, anche se sarebbe nell’interesse di ciascuno farlo. Malgrado tutti gli errori commessi in Italia sulla banca di Siena, la sua vicenda sta rivelando ogni giorno le incongruenze di un insieme di regole e istituzioni europee nelle quali orientarsi è diventato quasi impossibile.
Nel caso di Montepaschi i protagonisti sono gli investitori privati, le autorità italiane, l’Autorità bancaria europea (Eba), la Commissione Ue e un consiglio di vigilanza della Banca centrale europea al quale sarebbero pervenute varie ipotesi — ma non ancora un piano definitivo — per risanare la banca. Proprio Francoforte ha imposto a Siena un’accelerazione improvvisa nel liberarsi di crediti inesigibili per un controvalore teorico di 27 miliardi, eppure il progetto comporta una preparazione necessariamente lunga e complessa. I tempi dei regolatori rischiano di essere incompatibili con quelli consentiti dal mercato, ma sono tali che ogni ora a questo punto è importante.
Già venerdì prossimo l’Eba pubblicherà i risultati degli stress test, le «prove di sforzo» sulla banche più grandi e verranno a galla le fragilità di Montepaschi nell’ipotesi di una nuova recessione; subito dopo il mercato pretenderà chiarezza immediata su come la banca potrà essere rafforzata. Eppure un aumento di capitale di Mps aperto a tutto il mercato, ma con una garanzia pubblica in caso di scarso interesse, rischia di rivelarsi impraticabile: visto il modo attuale di applicare le regole da parte della Commissione europea, proprio la rete di sicurezza dello Stato tiene a distanza gli investitori privati, perché questi ultimi sono preoccupati dalle conseguenze punitive di un eventuale intervento pubblico.
Così un mosaico imperfetto e contraddittorio di regole e organismi in Europa rischia di portare Monte dei Paschi in un labirinto, invece di facilitare una soluzione adeguata. Nel dilemma del prigioniero descritto in teoria dei giochi, il quadro è molto simile: due sospetti, interrogati separatamente dalla polizia, sanno che subiranno solo una lieve condanna se nessuno dei due confessa; ma ciascuno dei due sarà libero se accusa l’altro e quest’ultimo a sua volta non parla confidando che anche il primo resti in silenzio. In questo caso il secondo avrà una condanna pesante. Se invece i due si accusano a vicenda, finirà nel peggiore dei modi per tutti.
Montepaschi stretto fra le pretese della Commissione Ue, la pressione dell’Eba e le richieste di capitale della Bce rischia di trovarsi in una situazione che ricorda quel dilemma. Lo si è capito giorni fa quando Matteo Renzi ha convocato a Palazzo Chigi l’amministratore delegato di Generali, Philippe Donnet, per uno scambio su Mps. Il premier chiede alla compagnia assicurativa (e ad altri gruppi) un nuovo contributo per ricapitalizzare il fondo Atlante e metterlo in condizioni di contribuire ancora di più a una soluzione per la banca senese. Di certo Renzi, ormai coinvolto direttamente nella gestione quotidiana del caso, ha deciso di fare tutto il possibile per evitare qualunque salvataggio pubblico. Intende farne a meno a qualunque costo proprio perché porterebbe il mercato, la banca e il governo in un vicolo cieco.
Una ricapitalizzazione di Mps lanciata con la rete di sicurezza di un intervento del governo nel caso in cui mancassero gli investitori privati, rende infatti probabile che gli investitori privati finiscano davvero per mancare. Il motivo è sempre lo stesso: la Commissione Ue impone che, in caso di aiuto di Stato per Siena, subiscano perdite degli obbligazionisti esposti per almeno due miliardi di euro; poco importa se ciò può innescare crolli delle quotazioni in tutto il settore bancario. Non si tratta di un’ipotesi astratta perché di recente BlackRock, il più grande gestore finanziario al mondo e il primo investitore della Borsa italiana, ha fatto capire in privato che valuterebbe molto negativamente per il Paese le conseguenze di un taglio al valore dei bond di Mps. Così proprio la richiesta di Bruxelles di colpire chi detiene le obbligazioni crea un problema insolubile: nessun privato vorrà comprare parte delle azioni dell’aumento di Montepaschi, perché teme di essere poi coinvolto in una tempesta se gli altri investitori del mercato non lo seguissero: lo Stato dovrebbe infatti intervenire innescando il colpo di falce sui bond. Senza capirlo, la Commissione Ue ha creato un deterrente all’intervento nella banca dei nuovi protagonisti privati che sostiene di volere.
A Renzi non resta che andare avanti sul percorso già avviato. Il progetto per togliere 27 miliardi di crediti inesigibili è ormai precisato: una parte «junior» (cioè più rischiosa e di cattiva qualità) viene abbattuta a valore zero e tenuta sui bilanci della banca in attesa di eventuali plusvalenze; una parte «mezzanina» (rischio e qualità intermedi) viene ceduta al fondo Atlante, privato ma voluto dal governo; la parte «senior» (la migliore) verrà prelevata da Mps grazie al sostegno di JpMorgan, impacchettata e venduta con garanzie pubbliche a condizioni di mercato.
Resta il dettaglio più rilevante: un piano per un aumento di capitale adeguato, da presentare alla Bce in pochi giorni. Ma su questa cifra essenziale fra Siena e Francoforte, palesemente, non c’è ancora accordo.Corriere della Sera
 

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