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Mps - Cosa succedera' ai possessori dei bond 2008-18
'Siamo in una fase cruciale della storia della nostra banca, ma qualunque sia l’esito di questo passaggio, torneremo a rivestire e ad avere ruolo importante nel mercato italiano”. Marco Morelli, amministratore delegato di Mps ha mandato un messaggio di fiducia ai dipendenti dell'istituto senese, in cui sottolinea come il management fara' di tutto per provare a realizzare un'operazione di mercato, ma allo stesso tempo, viste le difficolta' inevitabili insite in tale opzione, i vertici sono pronti a ricorrere tempestivamente a tutte le misure possibili per mettere in sicurezza la banca.
Il mercato sta dando credito alla scommessa dell'istituto, nonostante i numerosi elementi che paiono giocare in senso avverso. I titoli dell'istituto segnano alle 10:50 un rialzo dell'8,05% a 21,07 euro.
In calo, ma senza crollo, i bond subordinati Upper tier II 2008-2018, quelli in mano al retail oggetto della nuova offerta, in attesa del via libera della Consob.
Sulla piattaforma di Mps capital services quotano a un prezzo denaro-lettera di 51-53 euro, mentre alla vigilia dell'assemblea del 24 novembre segnavano un prezzo di 59,5. Durante la seduta del 9 dicembre Mps capital services, che garantisce la liquidabilita' dei titoli con operazioni di acquisto e vendita, aveva comprato titoli per un controvalore di 2,8 milioni a un prezzo medio del 52,40% sul nominale.
I piccoli investitori che possiedono i subordinati di Mps con scadenza 2018 si trovano ad affrontare scelte non facili. Vendere i bond ora, realizzando una minusvalenza, ma eliminando ogni incertezza. Oppure attendere lo sviluppo degli eventi, che potrebbero portare all'avvio si ultimo tentativo di soluzione privata o all'intervento dello stato. Nel primo caso i detentori dei subordinati potrebbero aderire all'offerta della banca di acquisto dei bond al 100% del nominale, quindi a condizioni favorevoli, ma trasformerebbero il proprio status in azionisti con i rischi connessi. Nel secondo caso il ricorso a denaro pubblico implicherebbe la regola del burden sharing, che imporrebbe ai possessori delle obbligazioni subordinate la conversione in azioni a condizioni che ora non sono conosciute, ma meno convenienti dell'offerta volontaria. Per alcuni dei privati, che rientrano nei parametri stabiliti dalla Mifid, potrebbe poi palesarsi l'ipotesi di un risarcimento i cui termini e soprattutto i cui tempi non sono noti.