E di questi :
Eredi senza gloria, ma con tanti soldi.
I figli illegittimi della Democrazia Cristiana hanno seppellito ancora in vita la mamma pur di spartirsi il patrimonio. Dissolto poco prima che giungesse (che caso) la sentenza della Cassazione (n. 25999) con la quale si accertò che la D.C. è ancora in vita “perché non fu mai sciolta l’Assemblea costituente”. Con buona pace degli eredi legittimi e dei tesserati che non hanno più trovato il partito e le 508 sedi su cui poggiava e che, in massima parte, avevano contribuito a comprare con sottoscrizioni e feste dell’amicizia.
Gli eredi erano divisi sulla scena politica ma facevano accordi di “fratellanza” in Piazza del Gesù.
Il primo contratto di cogestione del “patrimonio comune” fu sottoscritto nel 1998 tra Buttiglione (ex Ppi) con Gerardo Bianco (Ppi Gonfalone), l’ultimo nel 2002. Sette anni di eretica convivenza sostenuta dal solo valore immobiliare. Il terzo erede si defilò subito, con le tasche piene: il Ccd di Casini, D’Onofrio e Mastella pretese il 15% di quel patrimonio in contanti; qualche miliardo di lire, sporchi maledetti e subito.
Quel che resta del “Monopoli” del Ppi ex D.C. (questa la denominazione del “partito degli eredi”) è il nulla, 508 immobili venduti, i debiti estinti, un paio di fallimenti e bancarotte e un vorticoso intreccio dove la magistratura non è voluta entrare più di tanto.