Val
Torniamo alla LIRA
Ahahahahah e noi garantiamo i debiti ahahahah
Cade anche l’ultima maschera sull’accordo fra Fca e Psa, che con l’inizio del nuovo anno darà il via alla nascita del colosso automobilistico italo-francese Stellantis.
Più francese che italiano, in realtà, dato che la retorica della “fusione alla pari” (che alla pari non è mai stata)
viene letteralmente smontata dal prospetto di quotazione presentato ai mercati finanziari.
Il documento fuga ogni dubbio in proposito, in quanto parla esplicitamente di acquisizione di Fca da parte di Psa.
Stellantis, insomma, sarà l’esito di una fusione per acquisizione da parte transalpina.
La dizione “alla pari” viene proprio omessa, rimanendo solo nei titoli di chi, nei mesi scorsi, è arrivato addirittura a presentare l’operazione come un “matrimonio”.
Non poteva, d’altronde, essere altrimenti.
Nonostante la dirigenza dell’ex Fiat neghi la circostanza –
“Come abbiamo sempre chiarito, Stellantis sarà il risultato di una combinazione 50:50 di FCA e Groupe PSA”, spiegano in una nota.
I numeri parlano, da sempre, abbastanza chiaro: da almeno un anno, infatti, è noto che
il Cda sarà composto in maggioranza da esponenti scelti oltralpe, con Psa che nominerà anche l’amministratore delegato
mentre a Fca spetterà una poco più che simbolica presidenza.
Se il peso specifico dei contraenti, insomma, era ben conosciuto sin dall’inizio,
le scelte conseguenti non potevano che certificare la lunga marcia di addio all’Italia della storica casa di famiglia Agnelli.
E così, mentre la celebre dinastia torinese si mette in tasca qualcosa come quasi un miliardo di euro,
è più che lecito pensare che i risparmi derivanti dalla fusione (si parla di 3/4 miliardi di potenziali sinergie) saranno a nostro discapito.
Ne hanno già fatto le spese i fornitori dell’indotto, cui è stato dato il benservito
nello stesso momento in cui il gruppo chiedeva (e otteneva) 6,3 miliardi di prestito con garanzia statale.
Magari per delocalizzare in Polonia la linea di produzione della nuova Punto.
Cade anche l’ultima maschera sull’accordo fra Fca e Psa, che con l’inizio del nuovo anno darà il via alla nascita del colosso automobilistico italo-francese Stellantis.
Più francese che italiano, in realtà, dato che la retorica della “fusione alla pari” (che alla pari non è mai stata)
viene letteralmente smontata dal prospetto di quotazione presentato ai mercati finanziari.
Il documento fuga ogni dubbio in proposito, in quanto parla esplicitamente di acquisizione di Fca da parte di Psa.
Stellantis, insomma, sarà l’esito di una fusione per acquisizione da parte transalpina.
La dizione “alla pari” viene proprio omessa, rimanendo solo nei titoli di chi, nei mesi scorsi, è arrivato addirittura a presentare l’operazione come un “matrimonio”.
Non poteva, d’altronde, essere altrimenti.
Nonostante la dirigenza dell’ex Fiat neghi la circostanza –
“Come abbiamo sempre chiarito, Stellantis sarà il risultato di una combinazione 50:50 di FCA e Groupe PSA”, spiegano in una nota.
I numeri parlano, da sempre, abbastanza chiaro: da almeno un anno, infatti, è noto che
il Cda sarà composto in maggioranza da esponenti scelti oltralpe, con Psa che nominerà anche l’amministratore delegato
mentre a Fca spetterà una poco più che simbolica presidenza.
Se il peso specifico dei contraenti, insomma, era ben conosciuto sin dall’inizio,
le scelte conseguenti non potevano che certificare la lunga marcia di addio all’Italia della storica casa di famiglia Agnelli.
E così, mentre la celebre dinastia torinese si mette in tasca qualcosa come quasi un miliardo di euro,
è più che lecito pensare che i risparmi derivanti dalla fusione (si parla di 3/4 miliardi di potenziali sinergie) saranno a nostro discapito.
Ne hanno già fatto le spese i fornitori dell’indotto, cui è stato dato il benservito
nello stesso momento in cui il gruppo chiedeva (e otteneva) 6,3 miliardi di prestito con garanzia statale.
Magari per delocalizzare in Polonia la linea di produzione della nuova Punto.