Quella benda che nell'estate 2019 finì su tutti i giornali
suscitando l'immediata reazione del Comandante generale dell'Arma
e del mondo politico (l'allora premier Conte non esitò un attimo a condannare il gesto)
non rappresenta una condotta criminosa.
È scritto nero su bianco dai giudici della Prima Corte di Appello di Roma
nelle motivazioni della sentenza di assoluzione del 26 aprile scorso dall'accusa di misura di rigore non consentita dalla legge:
"La condotta tenuta dal maresciallo Manganaro non è stata accompagnata dalla coscienza e volontà
di realizzare una condotta criminosa, vale a dire di determinare consapevolmente
un significativo peggioramento della restrizione della libertà personale
e magari anche di umiliare il fermato per fini vendicativi o di impedire a Natale Hjorth
di riconoscere gli altri militari che lo stavano insultando o minacciando, ma è stata accompagnata solamente
dalla volontà di proteggere l'integrità fisica e psichica di Hjorth,
nel tentativo di riportarlo alla calma e di meglio compiere gli atti di polizia giudiziaria".
E ancora:
"La scelta del bendaggio degli occhi è stata presa nella immediatezza,
certamente non è stata programmata ed è risultata un'azione estemporanea e d'impeto
in quanto il Manganaro ha utilizzato il primo accessorio che casualmente ha rinvenuto nella stanza
ovvero un foulard lasciato in precedenza da qualcuno sull'attaccapanni della stanza stessa.
La mancanza di prova certa della durata del bendaggio stesso
non può escludere che la stessa privazione del visus del giovane fermato si sia limitata a un numero indeterminato, ma limitato di minuti".
Per i giudici, dunque, deve ritenersi ragionevolmente dimostrato che Manganaro
"abbia sì adottato oggettivamente una irrituale temporanea misura di maggior rigore,
ma abbia agito senza la volontà di modificare in senso peggiorativo lo stato di restrizione in cui si trovava legalmente Natale Hjorth.
E deve pure considerarsi che Manganaro, in quel contesto ambientale assai complicato,
ha dovuto prendere da solo e senza il supporto delle gerarchie superiori e senza potersi confrontare con altri colleghi,
delle decisioni immediate importanti sulla gestione della persona fermata", spiegano ancora.