Il rapporto annuale dell'Unione europea sullo stato di salute dei Paesi membri
disegna in alcune parti e non è la prima volta
- un'Italia sull'orlo della dittatura,
nella quale i cittadini hanno già perso la maggior parte dei loro diritti.
È stato compilato da non meglio precisati burocrati
che hanno ascoltato, oltre a rappresentanti delle nostre istituzioni,
enti e associazioni in maggior parte dichiaratamente ostili a questo governo
e le cui considerazioni, evidentemente, sono state riportate «copia e incolla» come verità accertate.
In questo Paese
la giustizia sarebbe indebolita da riforme punitive,
la libertà di informazione sarebbe a rischio
e la democrazia pure, per via della riforma del premierato.
Si potrebbe portare a testimoni del contrario
Giovanni Toti,
la raccolta degli ultimi tre anni de La Repubblica
e le riforme costituzionali proposte in passato, senza successo, dalla sinistra.
Ma non è questo il punto centrale.
L'assurdità delle accuse è tale che non meriterebbe neppure una risposta.
Il grave è che gli utili idioti utilizzati per compilare tali tesi
non abbiano un moto di dignità, di ribellione per dire:
amici europei, va bene tutto, ma così è davvero troppo e fino a prova contraria questo è anche il mio Paese
e nessuno si deve permettere di prenderlo a calci in questo modo.
Negare l'evidenza.
In Italia la democrazia e i diritti civili sono ben saldi
ma da furbesco strumento di legittima contrapposizione politica
sta diventando un problema psichiatrico.
Che all'estero viene abilmente utilizzato in chiave anti italiana.
Quel rapporto sembra scritto dai sofisti dell'antica Grecia.
Cioè da professionisti dell'oratoria che utilizzando ragionamenti capziosi
«da un lato cerca di indebolire e offuscare il vero
e dall'altro tenta di rafforzare il falso
rivestendolo delle apparenze del vero»
per trarne vantaggio politico ed economico.
Segnalo loro che le «riforme illiberali» di questo governo
hanno prodotto occupazione, crescita e quindi benessere,
che a loro volta hanno portato nelle casse dello Stato
oltre venti miliardi in più del previsto di tasse e tributi.
E questo non è un sofismo,
bensì il fatto centrale e vero di questa Italia imperfetta sì,
ma in moto.