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«Un giorno quando rianalizzeremo questi fatti
al di là delle bizzarrie dell’inchiesta
diremo che ci furono degli episodi di Civiltà.

Per Sofri è un dubbio sacrosanto ma accettato,
per le stragi nere è un dubbio non accettato,
che è più prudente non esibire.

E c’è sempre qualcosa di insinuante nel trattare persone che questi dubbi hanno manifestato.

Ma se questo può giovare loro, io lo garantisco da storico, dopo la loro morte questi dubbi acquisiranno rilievo.

E i dubbi saranno portati come esempio
che non tutti nell’epoca in cui i fatti accaddero
furono così stolti o intellettualmente disonesti o sciatti,
da prendere per oro colato le verità rivelate e adeguarsi».



Di decenni ne sono passati due, ma il dibattito è tornato indietro.

E se prima era consentito esprimere dei dubbi, ora neppure quelli.
 

Ecco allora un’altra dichiarazione​

Aveva fatto riferimento a una serie di affermazioni,
tra cui quelle dell’ex presidente Cossiga,
quindi Amato allarga il discorso ad altre verità che potrebbero essere ritoccate.

Per esempio, la strage di Bologna: vale lo stesso principio?

Per lui, che su Ustica dice di non avere prove,
sul dossier Bologna di cui nelle scorse settimane si era riparlato,
il dubbio sulla verità processuale è considerato lecito?

Amato non si oppone, anzi.

Pur premettendo che «su Bologna ne so molto meno, rispetto a Ustica»,
ammette che

«esiste questo tema, e cioè che ci sono verità, situazioni importanti,
rispetto alle quali abbiamo comunque la percezione di una verità o fasulla o incompiuta
.

E, se incompiuta, magari mancante di una parte importante.

La strage di Bologna un po’ ha questo,
pensi a un fatto che è una persona, Emanuela Orlandi.

Nonostante ora il Pontefice abbia detto “dobbiamo arrivare”
non sappiamo praticamente nulla, è un quesito aperto».

«La pacificazione con la Storia – insiste nel ragionamento –
finisce per arrivare il giorno in cui questi misteri si disciolgono in una verità accertata e accettata,
ed è vero che nella nostra Storia ne abbiamo ancora di incomplete».

E se su Ustica invita ancora «la politica» a interrogarsi – e

«non necessariamente quella italiana, può darsi che sia di più quella francese che possa fare qualcosa» –

sul riaprire il dossier Bologna, su cui pure ha posto ieri l’accento, dice amaro:

«Lì non ho un Macron a cui chiedere “datti da fare”, non ce l’ho…».
 
Purtroppo tanti processi - in italia -sembrano gestiti da persone incompetenti.

Mah............sarà l'università che non li forma in maniera adeguata ?

Oppure saranno i pregiudizi ?

Forse anche pregiudizi politici ? Oppure mediatici ?

...............................MAH.
 
Opus Day…Open Day…Day Day…che repubblica è sempre una certezza :rotfl: :DD:


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Termino, con una VERITA' ASSOLUTA che darà fastidio a molti.

A parti invertite si griderebbe allo squadrismo o peggio.

Che si tratti
di singoli estremisti,
intellettuali,
partiti
o parlamentari
cambia poco:

da sinistra si sconfina sempre più spesso dal dibattito democratico.
E si alimenta il «clima d'odio» verso la premier Giorgia Meloni e il governo.


Una definizione che forse non basta a rendere l'idea.

L'ultimo episodio è l'equiparazione dell'esecutivo alle «radici» della strage della stazione di Bologna.

Che è un po' come se qualcuno nel centrodestra sostenesse che nel Pd
«dimorano» le radici di chi sparò a Walter Tobagi. O di chi rapì e uccise Aldo Moro.

Come ha detto lo storico di sinistra Gianni Oliva

Sempre a Bologna poi, nel 2022,
i collettivi hanno appeso un manichino raffigurante la Meloni a testa in giù.

Del resto Piazzale Loreto è stata evocata anche in Parlamento.

Lo ha fatto Susanna Cherchi, parlamentare grillina, appena un paio di mesi fa.


Le scritte di minaccia sui muri delle città italiane non si contano.

Solo qualche giorno fa, nel trentino, su un muro di un cimitero è spuntato un messaggio:

«Giorgia, quando avrai finito, farai la fine di Benito».


Difficile, ancora, elencare tutti gli insulti e le minacce che sono apparsi sui social network e sul web.
 
Non solo. Anche questo.

Fa troppo caldo nelle stanze del Villaggio Olimpico e manca l'aria condizionata.

Thomas Ceccon ha pensato di risolvere il problema a modo suo:
asciugamano sull'erba e pisolino all'aperto,
con tanto di divisa e borsone della delegazione azzurra,
sul verde che circonda le residenze degli atleti.

"Nel Villaggio non c’è aria condizionata, fa caldo, si mangia male.
Molti atleti si spostano per questo: non è un alibi è la pura cronaca di ciò che forse non tutti sanno. S
ono un po' stanco - aveva confessato Ceccon - si fa fatica a dormire sia la notte che il pomeriggio.
Io di solito, quando sono a casa, dormo sempre a pomeriggio: qui faccio veramente fatica tra il caldo e il rumore".

Ma voi mi state dicendo che questo è davvero Ceccon che dorme nel prato perché il villaggio è una giungla in cui non si può vivere? pic.twitter.com/oVPnuaHYnn
— giorgia (@jdbsvoice) August 4, 2024
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Ma non è stato l'unico azzurro a sollevare il problema, anche Simona Quadarella
ha sottolineato il problema al termine dei suoi 800 stile libero.

"Devo dire che c'è stato molto caldo, senza aria condizionata,
tragitti di 40 minuti di autobus, tutto questo debilita molto.
La notte si dorme male, ci sono stati problemi e penso potevano gestirla meglio."
 
Anthony Ammirati è stato eliminato alle Olimpiadi di Parigi 2024 nel salto con l'asta
perché il suo pene ha toccato la sbarra facendola cadere,
il video dell'incidente hot è è diventato virale.

La sua è l'eliminazione più imbarazzante del torneo sportivo.

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