G-20 e mercati
https://trendmercati.wordpress.com/2016/02/28/g-20-e-mercati/
In questi ultimi mesi il principio di degradazione del ritorno dello stimolo monetario ha fatto sempre più proseliti fino a rientrare anche nel comunicato del G-20:
“Monetary policies will continue to support economic activity and ensure price stability, consistent with centrals banks mandates, but monetary policy alone cannot lead to balanced growth”.
Anche il G-20 concorda che la famosa politica delle tre frecce di Abe non si può reggere solo su una freccia e mezza ed è necessario quindi che tutti i paesi mettano in moto politiche fiscali, di investimento pubblico atte a far migliorare la produzione, la dove il debito lo consente.
Insiste inoltre sul potenziale delle riforme per garantire una crescita robusta anche nel medio lungo periodo.
E’ sempre difficile comunque districarsi nel politichese e nel centralbanchese di queste dichiarazioni ma ci preme sottolineare due punti chiave dell’incontro di Shanghai.
1)
Tra i rischi in crescita ce ne sono un paio che sono autoinflitti, cioè è stato richiesto il loro inserimento da parte di chi questo rischio lo potrebbe causare.
Stiamo parlando della Brexit e dei rifugiati nell’area euro. E’ evidente che questi due rischi siano stati inscritti come rischi globali dalle stesse nazioni coinvolte, segno di un tentativo di influenzare l’opinione pubblica inglese ed europea su queste due tematiche in misura proattiva ed alfine di evitare una continua deriva nazionalistica e una polarizzazione eccessiva delle posizioni che potrebbe far aumentare le contraddizioni ed anche fare esplodere le tensioni politiche dell’area. Un segno di debolezza politica da non sottovalutare nonostante le dichiarazioni seguenti tutte tese a sostenere la maggior forza dell’area rispetto alla crisi del 2011/2012.
2)
Consultazione e trasparenza a livello di politiche macroeconomiche e sui cambi
Senza citare direttamente nessuno ma chiaramente puntando il dito sulle recenti scelte della Cina (cambio del paniere di riferimento dello Yuan ) e del Giappone (tassi negativi) si tenta di realizzare una politica che possa evitare le reazioni disordinate dei mercati alle scelte di politica macroeconomica e monetaria. Un tentativo di pianificare le reazioni del mercato prima che esse si manifestino.
Chiaramente una sovrastima delle proprie forze ed una sottovalutazione delle reazioni dell’economia che fanno il paio con la pianificazione selvaggia dei mercati sempre più influenzati dalle politiche monetarie delle banche centrali.
Sul breve un progresso di politica economica significativo, sul lungo una strada foriera di nuove tensioni. perché è contro l’evidenza dell’instabilità del mondo, delle nostre vite e del nostro futuro; instabilità che certamente causa preoccupazione ma che è una condizione naturale del nostro procedere come specie ed è una delle ragioni del progresso umano.
Ma lasciamo da perdere le impressioni filosofiche e concentriamoci sul comunicato che è a tutti gli effetti un tentativo di coordinare meglio le politiche economiche che al momento sembrano quantomeno divergenti. Non sappiamo se questo tentativo avrà successo ma in questa fase potrebbe anche bastare se le politiche monetarie della BCE e della FED saranno entrambe tendenti verso il versante dell’espansione.
La BCE lo ha già promesso, dalla FED ci si attende un ulteriore attendismo visto il comunicato del G-20.
Le condizioni quindi hanno il potenziale per consentire al recupero attuale di svilupparsi ulteriormente.
Tra l’altro anche il sentiment del mercato è costruttivo sia perché le posizioni dei piccoli trader mostrano letture molto negative sui futures e confermati dai sondaggi come l’AAII, i gestori dei fondi sono abbastanza scarichi e tutto questo potrebbe consentire al movimento di avere una ulteriore gamba rialzista e portare gli indici più importanti su livelli più alti degli attuali.
I livelli da monitorare sullo S&P500 non sono poi molto più alti ma sono molto importanti per determinare lo scenario di medio. Sul ribasso invece anche una modesta debolezza potrebbe far rientrare gli indici nel trend ribassista e potrebbe indicare la costruzione di un nuovo minimo di periodo per il mese di marzo.
Al momento riteniamo più probabile la costruzione di un recupero più duraturo dei precedenti in questa fase.
Vogliamo però in conclusione ricordare ancora una volta che la situazione di debolezza attuale dei mercati può certo essere imputata alle manovre messe in atto ora dalla BCE, ora dalle autorità cinesi oppure dalla BOJ, ma che la reale origine trae spunto dalla fine delle politiche espansive della FED e dalle conseguenze che questa fine ha determinato sulla finanza globale prima e sull’economia reale dopo ( e da li discende anche la sovra reazione dei mercati finanziari rispetto all’economia reale che hanno usufruito di più degli effetti benefici e quindi ne patiscono anche le maggiori conseguenze negative).
Infatti abbiamo già mostrato l’indice prodotto dalla stessa FED e che misura in termini di tasso l’influenza delle politiche di alleggerimento quantitativo, il cosi detto Wu-Xia model.
C’è una certa corrispondenza tra la fine dell’espansione degli asset detenuti dalla FED, il minimo di tasso del modello ombra sui tassi costruito da Wu-Xia, il calo delle riserve mondiali detenute dalle banche centrali ed un insieme di movimenti sui mercati finanziari, a partire dalla forza del dollaro e la debolezza delle commodities, passando per la debolezza dei bond e arrivando alla debolezza dei mercati azionari globali.
Ancora una volta non possiamo dimenticare che nonostante una presunta maggiore resistenza dell’economia un calo della liquidità sistemica avrebbe degli effetti anche sull’espansione dei multipli delle imprese (effetti attualmente sottovalutati) che si ripercuote sulle valutazioni di molte asset class. che potrebbero causare un peggioramento nel sentiment globale e quindi nella propensione alla spesa.