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[FONT="]Effetto Basilea sui titoli ibridi di Ubi[/FONT][FONT="]
[/FONT][FONT="]MERCTI0020100210e62a0000y[/FONT][FONT="]
di Roberta Castellarin e Francesco Ninfole
593 Words
10 February 2010
MF - Mercati Finanziari
mercti
11
Italian
Copyright Milano Finanza Editori SpA 2010, All Rights Reserved.[/FONT]
[FONT="]la banca lombarda non ritirerà questi strumenti. è la prima volta che accade in italia[/FONT]
[FONT="]Gli istituti pagano l'incertezza sulle nuove norme sul capitale e preferiscono conservare i titoli Tier 1. Ma la mossa penalizza i gestori, che lamentano l'imprevisto e temono l'effetto contagio[/FONT]
[FONT="]L'incertezza sulle regole di Basilea potrebbe causare rilevanti problemi alle emissioni bancarie. Con effetti significativi anche sul mercato, chiamato a riorientare le aspettative sui bond in portafoglio. Un anticipo di quanto potrebbe ripetersi nelle prossime settimane è l'esempio di Ubi Banca: l'istituto guidato da Victor Massiah non ritirerà gli strumenti innovativi di capitale tier 1 relativi a un'emissione da 155 milioni (a durata perpetua). È la prima volta che accade in Italia per titoli di questo tipo, che sono solitamente ritirati alla prima finestra di rimborso (prevista nel caso di Ubi per il 10 marzo). La banca ha spiegato che la decisione «è da collegare all'attenzione per i coefficienti patrimoniali, in attesa di conoscere gli effetti della nuova normativa sul capitale bancario. L'obiettivo è mantenere una solida struttura patrimoniale per finanziare la crescita». Il ritiro dei titoli avrebbe comportato una perdita di 10 punti base sul Tier 1: la discesa non avrebbe compromesso la stabilità di Ubi (che ha livelli di Tier 1 tra i più elevati in Italia), ma il management ha comunque preferito non rinunciare alla quota, ipotizzando la stretta in arrivo. Anche l'opzione di una nuova emissione, successiva al rimborso, è bloccata dall'incertezza su quali strumenti potranno essere inclusi dal Comitato di Basilea nel capitale Tier 1. Perciò la banca ha adottato un atteggiamento attendista. Resta la possibilità di ritirare i titoli ibridi nelle prossime finestre (trimestrali), appena ci sarà più chiarezza sugli effetti di Basilea 3. Ma è facile prevedere che l'incertezza si protrarrà a lungo, visto il primo passo, ovvero la fine della consultazione in corso, sarà il 16 aprile. La decisione di Ubi, seppure orientata al rafforzamento patrimoniale (richiesto anche da Banca d'Italia) e assolutamente legittima, ha messo in difficoltà i gestori, che scommettevano sulla prassi del richiamo. I titoli prevedevano una cedola fissa all'8,17% per i primi dieci anni, che ora scenderà a Euribor a tre mesi più 337 punti base. Il rendimento si è dunque dimezzato. Inoltre il titolo, molto illiquido, trattava attorno alla pari, ma ora vale 95. «È stata una brutta sorpresa perché Ubi è una banca molto solida, non ci aspettavamo che potesse decidere di non richiamare», dice Carlo Gentili, partner di Nextam Partners. Aggiunge il responsabile investimenti di una nota private bank: «Abbiamo dato fiducia alla banca acquistando il titolo quando bond simili di banche competitor trattavano a spread molto più alti. Ora ci troviamo penalizzati. Certo ce ne ricorderemo quando Ubi si proporrà di nuovo sul mercato». La discesa dei prezzi non ha per ora riguardato gli altri titoli ibridi di Ubi (in scadenza a febbraio 2011 e a giugno 2011), che continuano a quotare attorno alla pari. Ora però i gestori temono l'effetto contagio: il titolo ibrido Tier 1 di Ubi è il primo a non essere richiamato in Italia, ma in Europa si sono già verificati altri casi (Crédit Agricole, Hbos, Fortis, Rzb, Banco Popular Espanol e Deutsche Bank). Un fenomeno simile si era verificato a fine 2008 (ad esempio per Deutsche Bank e per il Creval). Allora il responsabile era la crisi. Ora il principale accusato è l'incertezza sui regolamenti. (riproduzione riservata)[/FONT]
[/FONT][FONT="]MERCTI0020100210e62a0000y[/FONT][FONT="]
di Roberta Castellarin e Francesco Ninfole
593 Words
10 February 2010
MF - Mercati Finanziari
mercti
11
Italian
Copyright Milano Finanza Editori SpA 2010, All Rights Reserved.[/FONT]
[FONT="]la banca lombarda non ritirerà questi strumenti. è la prima volta che accade in italia[/FONT]
[FONT="]Gli istituti pagano l'incertezza sulle nuove norme sul capitale e preferiscono conservare i titoli Tier 1. Ma la mossa penalizza i gestori, che lamentano l'imprevisto e temono l'effetto contagio[/FONT]
[FONT="]L'incertezza sulle regole di Basilea potrebbe causare rilevanti problemi alle emissioni bancarie. Con effetti significativi anche sul mercato, chiamato a riorientare le aspettative sui bond in portafoglio. Un anticipo di quanto potrebbe ripetersi nelle prossime settimane è l'esempio di Ubi Banca: l'istituto guidato da Victor Massiah non ritirerà gli strumenti innovativi di capitale tier 1 relativi a un'emissione da 155 milioni (a durata perpetua). È la prima volta che accade in Italia per titoli di questo tipo, che sono solitamente ritirati alla prima finestra di rimborso (prevista nel caso di Ubi per il 10 marzo). La banca ha spiegato che la decisione «è da collegare all'attenzione per i coefficienti patrimoniali, in attesa di conoscere gli effetti della nuova normativa sul capitale bancario. L'obiettivo è mantenere una solida struttura patrimoniale per finanziare la crescita». Il ritiro dei titoli avrebbe comportato una perdita di 10 punti base sul Tier 1: la discesa non avrebbe compromesso la stabilità di Ubi (che ha livelli di Tier 1 tra i più elevati in Italia), ma il management ha comunque preferito non rinunciare alla quota, ipotizzando la stretta in arrivo. Anche l'opzione di una nuova emissione, successiva al rimborso, è bloccata dall'incertezza su quali strumenti potranno essere inclusi dal Comitato di Basilea nel capitale Tier 1. Perciò la banca ha adottato un atteggiamento attendista. Resta la possibilità di ritirare i titoli ibridi nelle prossime finestre (trimestrali), appena ci sarà più chiarezza sugli effetti di Basilea 3. Ma è facile prevedere che l'incertezza si protrarrà a lungo, visto il primo passo, ovvero la fine della consultazione in corso, sarà il 16 aprile. La decisione di Ubi, seppure orientata al rafforzamento patrimoniale (richiesto anche da Banca d'Italia) e assolutamente legittima, ha messo in difficoltà i gestori, che scommettevano sulla prassi del richiamo. I titoli prevedevano una cedola fissa all'8,17% per i primi dieci anni, che ora scenderà a Euribor a tre mesi più 337 punti base. Il rendimento si è dunque dimezzato. Inoltre il titolo, molto illiquido, trattava attorno alla pari, ma ora vale 95. «È stata una brutta sorpresa perché Ubi è una banca molto solida, non ci aspettavamo che potesse decidere di non richiamare», dice Carlo Gentili, partner di Nextam Partners. Aggiunge il responsabile investimenti di una nota private bank: «Abbiamo dato fiducia alla banca acquistando il titolo quando bond simili di banche competitor trattavano a spread molto più alti. Ora ci troviamo penalizzati. Certo ce ne ricorderemo quando Ubi si proporrà di nuovo sul mercato». La discesa dei prezzi non ha per ora riguardato gli altri titoli ibridi di Ubi (in scadenza a febbraio 2011 e a giugno 2011), che continuano a quotare attorno alla pari. Ora però i gestori temono l'effetto contagio: il titolo ibrido Tier 1 di Ubi è il primo a non essere richiamato in Italia, ma in Europa si sono già verificati altri casi (Crédit Agricole, Hbos, Fortis, Rzb, Banco Popular Espanol e Deutsche Bank). Un fenomeno simile si era verificato a fine 2008 (ad esempio per Deutsche Bank e per il Creval). Allora il responsabile era la crisi. Ora il principale accusato è l'incertezza sui regolamenti. (riproduzione riservata)[/FONT]