Banca Italease (BIL) Va bene Faenza ma c'è qualcos' altro ? (2 lettori)

tontolina

Forumer storico
Guida ai derivati


a cura di Cristiano Dell’Oste


Sommario
I derivati, questi sconosciuti
A cosa servono i derivati
Mercati regolamentati e derivati Otc
Idem e SeDeX
Derivati Otc e imprese
Il richiamo del Governatore
Le regole per il collocamento
Gli investitori qualificati nella Mifid
Glossario

I derivati, questi sconosciuti
Per la maggior parte degli investitori non professionali, i derivati sono oggetti misteriosi. Strumenti finanziari complessi, di cui si sente parlare – con toni spesso allarmistici – solo quando le cronache economiche conquistano la prima pagina. In realtà, la categoria dei derivati è un contenitore nel quale si trovano “oggetti” molto diversi per caratteristiche, destinatari e disciplina.
In generale, un derivato è uno strumento finanziario – quasi sempre un contratto – il cui valore dipende da un’attività finanziaria o reale, che prende il nome di sottostante (in inglese: underlying asset). Sono tipici esempi di sottostante finanziario: un’azione, un indice di Borsa, un tasso di cambio tra due valute. Sono esempi sottostanti reali: il petrolio, l’oro, il caffè.

A cosa servono i derivati
I diversi tipi di derivati hanno finalità differenti, che possono essere raggruppate in tre categorie.
1) La copertura di posizioni (in inglese: hedging), quando i derivati servono a proteggere il valore di una posizione da variazioni indesiderate dei prezzi di mercato. Ad esempio, molte piccole e medie imprese italiane negli anni scorsi hanno sottoscritto derivati per mettere al riparo i propri debiti da un aumento dei tassi d’interesse, in modo da mantenere costante il flusso di cassa delle rate da pagare a rimborso dei prestiti.
2) La speculazione, quando i derivati vengono sottoscritti per ricavare un profitto scommettendo sull’evoluzione del prezzo dell’attività sottostante. Molti derivati sfruttano il cosiddetto effetto leva, che permette di ottenere guadagni più che proporzionali alle somme investite. In questo caso, tuttavia, se la scommessa non va a buon fine anche le perdite diventano molto elevate.
3) L’arbitraggio, quando i derivati sfruttano un momentaneo disallineamento tra l’andamento del prezzo del derivato e quello del sottostante (destinati a coincidere alla scadenza del contratto), vendendo lo strumento sopravvalutato e acquistando quello sottovalutato e ottenendo, così, un profitto privo di rischio.

Mercati regolamentati e derivati Otc
Nel campo dei derivati, una grande distinzione da tenere presente è quella tra gli strumenti negoziati sui mercati regolamentati e gli strumenti trattati al di fuori del mercato (in inglese: over the counter; in sigla: Otc).
I derivati negoziati su mercati regolamentati hanno caratteristiche standard definite dalle autorità di mercato, che disciplinano tutta una serie di elementi quali il sottostante, il moltiplicatore in euro, le scadenze di negoziazione, il movimento minimo di prezzo, i prezzi di chiusura, i prezzi finali per il regolamento, i valori e le quotazioni in punti indice e l’orario di negoziazione.
In Italia il mercato regolamentato degli strumenti derivati è l’Idem gestito da Borsa Italiana. Inoltre, la stessa Borsa Italiana gestisce anche il SeDeX, un mercato sul quale viene scambiato un tipo particolare di derivati: i derivati cartolarizzati (in inglese: securitized derivatives).
Al contrario, i derivati Otc non sono negoziati in un ambiente regolamentato, ma direttamente tra le parti – ad esempio, Banca Italease e un’impresa – e hanno caratteristiche che possono essere decise in sede di trattativa. Dal momento che questi prodotti non hanno specifiche predefinite, la loro sottoscrizione è molto più complessa e richiede un elevato grado di competenza finanziaria. In particolare, è importante verificare la corrispondenza tra la struttura del prodotto e le finalità che si vogliono perseguire.

Idem e SeDeX
L’Idem è il mercato telematico di Borsa Italiana dedicato agli strumenti derivati e su di esso oggi sono quotate diverse categorie di strumenti:
1) i future, sull’indice S&P/Mib e su singoli titoli;
2) i minifuture, sull’indice S&P/Mib e su singoli titoli;
3) le opzioni sull’indice S&P/Mib e su singoli titoli.
Secondo gli ultimi dati di Borsa Italiana, nei primi sei mesi di quest’anno sono stati registrati i massimi storici per controvalore, open interest e volumi su quasi tutti i prodotti dell’Idem. In particolare, nel mese di maggio i contratti sono stati 4 milioni e 505mila, per un controvalore di 140,5 miliardi di euro (ad aprile erano stati 3 milioni e 568mila, per un controvalore di 111,6 miliardi).
Il SeDeX è il mercato di Borsa Italiana dedicato ai derivati cartolarizzati. La caratteristica che li distingue dagli altri derivati è il fatto che i derivati cartolarizzati non sono contratti, ma titoli. Questo implica alcune conseguenze sul loro regime di emissione e circolazione. In particolare, questi titoli possono essere emessi solo da un intermediario finanziario o comunque da società con particolari requisiti patrimoniali e di vigilanza, oppure da Stati e organismi internazionali. E comunque, per evitare conflitti di interesse, il soggetto che emette il titolo non può essere lo stesso che emette l’attività sottostante.
Sul SeDeX si trovano due tipologie di strumenti, i covered warrant e i certificate, e il mercato è suddiviso nei quattro segmenti seguenti.
1) Covered warrant plain vanilla;
2) Covered warrant strutturati/esotici;
3) Investment certificate;
4) Leverage certificate.
La pagina principale del mercato Idem sul sito di Borsa Italiana
http://www.borsaitaliana.it/bitApp/quotes.bit?target=IdemHome

La pagina principale del mercato SeDeX sul sito di Borsa Italiana
http://www.borsaitaliana.it/bitApp/quotes.bit?target=MCWHome


Derivati Otc e imprese
I derivati Otc sono balzati agli onori della cronaca nell’estate 2005, quando si è scoperto che molte piccole e medie imprese italiane avevano sottoscritto presso le banche derivati inadeguati alle proprie esigenze, trovandosi a registrare posizioni passive anche molto pesanti. In realtà, il fenomeno era iniziato a partire dal 2000, assumendo proporzioni via via crescenti, e si era aggravato in concomitanza con l’aumento del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea.

Di fatto, con il rialzo dei tassi d’interesse, prodotti acquistati dalle imprese per neutralizzare il costo del denaro o il rischio di cambio si rivelavano per ciò che erano in realtà: strumenti altamente speculativi, che in alcuni casi davano luogo a forti guadagni, ma che spesso si traducevano in una posizione negativa. Il tema è finito all’attenzione del Parlamento e non sono mancati esposti alle Autorità di controllo, cause giudiziarie e tentativi di rinegoziare i contratti stipulati. Poco meno di due anni dopo, nella primavera di quest’anno, i derivati hanno riconquistato le prime pagine della stampa economica con il caso di Banca Italease, istituto che ha venduto in modo massiccio strumenti speculativi alle imprese.
Agli strumenti Otc ha dedicato un passaggio del proprio discorso il presidente della Consob, Lamberto Cardia, nell’incontro annuale con il mercato finanziario del 9 luglio. «Il ricorso agli strumenti derivati – ha affermato Cardia – rappresenta un fenomeno di crescente diffusione ed è oggetto di attenzione da parte delle Autorità di vigilanza per gli effetti sul livello complessivo di rischio per il sistema e la sua distribuzione tra i singoli utilizzatori».
Uno dei casi tipici di disfunzione nella scelta dei derivati si verifica quando un soggetto che ha l’obiettivo di proteggersi dal rischio di cambio sottoscrive un derivato che punta a speculare sull’andamento di quello stesso cambio. La differenza non è da poco: nel secondo caso si assume un rischio maggiore, a fronte di commissioni più elevate e di una esposizione al rischio superflua in relazione agli obiettivi che ci si è posti.
Un esempio concreto, che ha dato vita a una causa in tribunale tuttora in corso, è quello di un’impresa che acquistava merci all’estero e le rivendeva in Italia. La società voleva proteggersi dalle fluttuazioni del cambio dollaro-euro e si è trovata pesantemente in perdita dopo aver acquistato uno strumento speculativo.

Il richiamo del Governatore
Pochi giorni dopo il discorso del presidente della Consob, ha parlato di derivati anche il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nel suo intervento all’assemblea dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, dell’11 luglio. Draghi ha ricordato che i servizi finanziari innovativi possono accrescere l’efficienza del sistema «purché l’informazione del cliente sia completa, piena la comprensione del prodotto venduto da parte di chi lo propone, chiara la consapevolezza dell’alta direzione della banca, che deve apprezzare appieno la complessità di questi prodotti».
Riferendosi al tema dei derivati collocati dagli istituti di credito, Draghi ha spiegato: «Le banche forniscono un servizio importante alle imprese se le assistono nella scelta degli strumenti adatti alle loro caratteristiche. La finalità deve essere la copertura del rischio, non altra. Spingere i clienti ad assumere rischi finanziari anziché a coprirli accresce il rischio di controparte, con possibili perdite cospicue; fa emergere rischi legali e di reputazione, che minano le prospettive di sviluppo dell’intermediario, possono giungere a metterne in discussione la stabilità».
Il Governatore ha fatto riferimento anche al caso di Banca Italease: «Grazie a un’ispezione che la Banca d’Italia aveva avviato nel gennaio di quest’anno presso una banca, è emerso che la banca in questione aveva venduto a imprese clienti complessi prodotti derivati fortemente esposti a un rialzo dei tassi di interesse. A seguito degli andamenti del mercato, tali derivati hanno determinato una forte, repentina crescita nell’indebitamento dei clienti che li avevano acquistati. Oltre ai rischi legali e di reputazione, è cresciuta di conseguenza l’esposizione della banca al rischio di controparte».
Draghi ha poi chiuso il suo passaggio in tema di derivati con un richiamo di ordine generale: «Correttezza, trasparenza, organizzazione adeguata sono essenziali per ogni banca che, accanto alle tradizionali operazioni di credito, venda prodotti complessi. Vi deve essere una chiara linea decisionale che lega l’alta direzione alle scelte operative e alle richieste dei clienti».

Le regole per il collocamento
Al di là degli scandali e dei richiami ufficiali delle Autorità, quali sono le regole vigenti per la scelta dei derivati Otc? La disciplina – che è destinata a cambiare entro il 1° novembre con il recepimento della direttiva europea Mifid – si trova in due testi normativi di riferimento. Il primo è il Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58), che agli articoli dal 21 al 25-bis detta le regole per lo svolgimento dei servizi di investimento. Il secondo è il regolamento di attuazione dello stesso decreto (numero 11522/98), adottato dalla Consob, che agli articoli dal 25 al 70 disciplina nel dettaglio la prestazione dei servizi di investimento.
La normativa attualmente in vigore prevede una serie di protezioni a favore degli investitori, che includono tra l’altro obblighi di informazione a carico delle imprese che vendono i prodotti finanziari, tutele contro i conflitti d’interesse e verifiche sull’adeguatezza dei servizi offerti. Tuttavia queste garanzie – e altre analoghe – vengono meno per gli «investitori qualificati», che la legge considera capaci di orientarsi da soli e quindi meno bisognosi di tutela.
Secondo l’articolo 31 del regolamento di attuazione del Testo unico, sono investitori qualificati – tra gli altri – gli intermediari autorizzati, le società di gestione del risparmio, i fondi pensione e le compagnie di assicurazione. Ma anche «ogni società o persona giuridica in possesso di una specifica competenza ed esperienza in materia di operazioni in strumenti finanziari espressamente dichiarata per iscritto dal legale rappresentante».
Quest’ultima disposizione ha creato più di un problema, secondo quanto documentato dalle cronache del «Sole-24 Ore». In molti casi, i titolari di piccole e medie imprese, prima di sottoscrivere derivati Otc, hanno firmato una autocertificazione in cui dichiaravano alla banca di essere operatori qualificati. Esonerando in questo modo l’istituto di credito dal controllare se lo strumento finanziario era realmente adeguato alle loro esigenze. Ma ora alcuni giudici – come i tribunali di Verona e Novara – hanno cominciato ad affermare che questa autocertificazione è «inefficace», o comunque assimilabile a una semplice «operazione personale», se non è accompagnata da riscontri «concreti e obiettivi» che dimostrano l’effettiva capacità dell’imprenditore di comprendere operazioni finanziarie complesse.
Il testo aggiornato del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58: “Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, ai sensi degli articoli 8 e 21 della legge 6 febbraio 1996, n. 52”
http://www.consob.it/main/documenti/Regolamentazione/normativa/dlgs58_2004.htm#Art._21

Il testo del regolamento di attuazione del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, riguardante la disciplina degli intermediari
http://www.consob.it/main/documenti/Regolamentazione/normativa/reg11522.htm


Gli investitori qualificati nella Mifid
La Mifid è la direttiva europea sui servizi di investimento e cambierà, tra l’altro, alcune regole in materia di derivati Otc. In particolare, la normativa comunitaria interviene sul punto discusso della definizione «operatore qualificato». Secondo la direttiva «qualunque riduzione della protezione è considerata valida solo dopo aver effettuato una valutazione adeguata della competenza, dell’esperienza e delle conoscenze del cliente». Come dire: ad abbassare il livello di protezione e informazione non sarà più sufficiente una autocertificazione firmata dall’investitore, sia esso un imprenditore o un risparmiatore.
Vediamo ora qual è il percorso che la nuova normativa dovrà affrontare prima di entrare in vigore. Il 6 luglio il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare il decreto attuativo della direttiva Mifid. Un testo che contiene una serie di modifiche al Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria e che ora passa alle commissioni parlamentari competenti per l’acquisizione dei pareri. L’approvazione definitiva del decreto dovrà avvenire entro settembre e le nuove regole entreranno in vigore entro il 1° novembre.

Glossario
Certificate. Strumento finanziario cartolarizzati che riproduce l’andamento di un’attività sottostante. A seconda del tipo, può avere o no effetto leva.
Covered warrant. Strumento finanziario emesso da un intermediario finanziario che conferisce all’acquirente il diritto di acquistare (call) o vendere (put) un’attività sottostante a un prezzo di esercizio predefinito (in inglese: strike price) entro una certa scadenza o a una data prestabilita.
Covered warrant plain vanilla. È un covered warrant del tipo più semplice e incorpora solo la facoltà di acquisto (call) o vendita (put).
Covered warrant strutturati/esotici. È un covered warrant del tipo più complesso e prevede combinazioni di opzioni call e/o put, alle quali si possono aggiungere una o più opzioni esotiche, con forme di remunerazione articolate.
Effetto leva. Caratteristica in base alla quale il prezzo di un derivato riflette in modo più che proporzionale le variazioni del sottostante. L’effetto leva offre l’opportunità di ritorni molto elevati, ma implica il rischio di perdite ingenti.
Future e minifuture. Contratto a termine con cui le parti si impegnano a scambiarsi una certa attività (finanziaria o reale) a un prezzo prestabilito e in una data futura (oppure entro una certa data). A seconda dei casi, l’attività sottostante può essere un’azione, un’obbligazione, un tasso d’interesse, una valuta, un indice azionario o una merce. Sul mercato Idem di Borsa Italiana ci sono tre tipi di contratti future: a) S&P/Mib future (contratto future scritto sull’indice S&P/Mib, ogni punto indice vale 5 euro); b) Mini S&P/Mib (analogo al precedente, ma con un valore di un euro per ciascun punto indice); c) Single Stock Future (future scritti su titoli azionari).
Investment certificate. Derivato senza effetto leva. Sul mercato SeDeX di Borsa italiana ne sono quotate diverse tipologie. Alcuni di esse seguono in modo lineare il valore del sottostante (Benchmark e Quanto), altre includono opzioni accessorie (Discount, Certificates a Capitale Protetto, Strutturati).
Leverage certificate. Strumento derivato che replica l’andamento del sottostante amplificandone i movimenti con l’effetto leva.
Opzione. Contratto derivato che conferisce al compratore il diritto di acquistare o vendere un’attività sottostante a un prezzo prestabilito e in una data futura (oppure entro una certa data). Al pari degli altri derivati, anche le opzioni possono essere utilizzate dagli operatori finanziari con finalità di speculazione, copertura e arbitraggio. Sul mercato Idem sono negoziate opzioni sull’indice S&P/Mib e sui singoli titoli azionari (in inglese: single stock options).
Il glossario completo sul sito di Borsa Italiana per approfondimenti
http://www.borsaitaliana.it/bitApp/glossary.bit?target=GlossarySearch
 

tontolina

Forumer storico
E ora l'istituto tenta la via della conciliazione
http://www.ilsole24ore.com/art/Sole...tml?uuid=8c798d78-35c2-11dc-b6f0-00000e251029


Si profila ormai una guerra a colpi di carte bollate tra Italease e i clienti che hanno sottoscritto i derivati-boomerang dell'istituto milanese guidato fino al 4 giugno scorso dall'ex ad Massimo Faenza, costretto poi alle dimissioni.
Dopo l'invio a pioggia (si veda «Il Sole-24 Ore» del 17 luglio) agli oltre 2mila clienti delle lettere che chiedono il reintegro e il pagamento integrale delle perdite subite, gli "Italease-people" sono insorti. Molti di loro hanno scritto al giornale sdegnati facendo sapere di avere dato mandato ai legali per contestare la richiesta della banca. Altri hanno confidato di aver transato con la banca a valori assai più bassi di quelli pretesi inizialmente dall'istituto. Ed è proprio su questa linea che Italease sembra ora orientata.

Dopo il clamore suscitato dalla rivalsa della banca che pretendeva i quattrini (tutti) entro il termine ultimativo di otto giorni, c'è stato ieri un dietro-front totale. Italease in un comunicato spiega che rispetto alla quantificazione dell'onere «sono aperte ipotesi conciliative, per la cui valutazione è costituita un'apposita struttura interna».
Si andrà quindi a una sorta di patteggiamento sulle cifre per saldare il conto finale. Quei 700 milioni che la banca ha pagato alle sette banche d'affari che hanno confezionato prodotti così rischiosi e che la rete di Italease ha piazzato a piene mani nel corso negli ultimi anni.

I derivati-boomerang
Resta sullo sfondo il nodo gordiano dello scandalo che ha portato la banca a veder esplodere in sei mesi perdite cumulate per oltre 700 milioni di euro sui derivati. Che trascina con sé una domanda elementare. Cosa erano alla fine questi prodotti per produrre un buco di tale entità? La banca nella decina di contratti che «Il Sole-24 Ore» ha potuto visionare li denomina sempre Irs (Interest rate swap) e in effetti c'è uno scambio di tassi tra cliente e banca. Ma si tratta di uno scambio del tutto asimmetrico: mentre dalla parte della banca figurano strutture semplici (in genere paga l'Euribor a 3 mesi) e prive di leve moltiplicative sui tassi, da quella del cliente figurano strutture complesse spesso con moltiplicatori sullo spread e in qualche caso con «memorie» incorporate.

Che cosa vuol dire? Che quel differenziale sui tassi viene memorizzato la prima volta e ripagato per tutti i trimestri di vita utile del derivato. Insomma tutto fuorché dei prodotti di copertura come il più banale plain vanilla cioè un tasso fisso (sempre quello) valido per tutta la durata del debito da ripagare. Spiega Alessio Nava di Calipso, società di consulenza finanziaria ed esperto nella gestione dei rischi finanziari delle aziende che si è trovato tra le mani uno dei contratti in questione: «Per quello che abbiamo potuto analizzare sono prodotti speculativi.

Ad esempio in un contratto dopo un solo anno la differenza tra l'Euribor e il prezzo d'esercizio prefissato si applica, nella peggiore delle ipotesi, per ben 4,5 volte e poi con l'aggiunta di 0,95% di spread si perpetua su ben 16 trimestri di vita per un totale di 72 volte. O, detto in altri termini, il valore nominale cui è esposto il cliente non è più di 430mila, ma si tramuta addirittura in 31 milioni circa di euro». E non è finita qui. In casi come questo la banca si riserva pure il diritto di richiamare il prodotto quando questo sia in attivo per il cliente. E così quello che doveva rivelarsi uno strumento di protezione per chi l'aveva comprato era in realtà un'arma innescata.

Ai clienti, per come lo hanno raccontato a «Il Sole-24 Ore», veniva proposto così: una polizza di assicurazione contro il rialzo inaspettato dei tassi. Poi si è vista come è andata. Del resto quei derivati Irs, la banca continua a presentarli ancora oggi in un link sul suo sito Internet. «Il contratto Irs consente all'impresa, indebitata a tasso variabile di non subire le oscillazioni e le incertezze (...) il cliente ha l'opportunità di gestire e trasformare il tasso variabile in tasso fisso stabilendo così un prezzo del proprio indebitamento, per una durata prestabilita». Forse è giunta l'ora di toglierlo.
 

tontolina

Forumer storico
Banca Italese, Cda delibera aumento capitale fino a 700 mln euro
venerdì, 20 luglio 2007 7.40 160


MILANO (Reuters) - Il Cda di Banca Italease ha deliberato un aumento di capitale per un importo di 600 milioni di euro, elevabile fino a 700 milioni, mediante emissione di azioni da offrirsi in opzione agli aventi diritto.
Ne dà notizia un comunicato della banca, finita nella bufera per l'esposizione sui derivati.

"Tale aumento di capitale consentirà alla società di affrontare la situazione contingente con adeguate risorse patrimoniali e di proseguire nei propri progetti di sviluppo industriale", spiega il comunicato.

Il patto di stabilità della banca ha confermato l'impegno a sottoscrivere, nella misura delle azioni detenute dai pattisti, pari al 52,97% del capitale, la quota di propria spettanza dell'aumento di capitale.

Fra i principali soci del patto di sindacato di Italese, figurano Banco Popolare e Pop Emilia Romagna.

http://today.reuters.it/news/newsAr...IDST_0_OITBS-ITALEASE-NOTA.XML&archived=False
 

tontolina

Forumer storico
Italease, ecco il j'accuse di Bankitalia

Finanzaonline.com - 27.7.07/08:50

"Solo in data 3 novembre 2006" Banca Italease "ha provveduto a richiedere l'autorizzazione per lo svolgimento dell'attività di negoziazione in conto proprio di derivati con clientela". Autorizzazione poi rilasciata da Bankitalia in data 13 dicembre 2006. "In quella data sono state fornite alla Vigilanza ampie assicurazioni circa la predisposizione di un idoneo assetto organizzativo e di adeguate informative da dare all'investitore sui rischi e sulla natura delle operazione". Sono questi i passaggi chiave del rapporto stilato da Bankitalia alla fine dell'ispezione compiuta tra gennaio e giugno di quest'anno e che ha fatto luce sull'operato dell'istituto di leasing e sulle responsabilità di tutti i suoi organi nel costante ampliamento dell'esposizione della clientela al rischio derivati. Il rapporto di via Nazionale, conclusosi con la richiesta dell'azzeramento del cda, rimarca inoltre come le caratteristiche dei derivati intermediati con la clientela sono risultate incoerenti con la finalità dichiarata di "limitare i rischi di oscillazione dei tassi di interesse".
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insomma in 4 mesi ha fatto veramente schifo ed ha rovinato molti clienti senza neppure informarli dei rischi che correvano

molti di loro erano convinti di aver coperto il rischiio del rialzo dei tassi
invece la rete di venditori della banca faceva letteralmente il contrario


come si fa a rifilare la vendita allo scoperto di questi contratti e non comunicare mai le perdite possibili!
sono venuti meno ad ogni genere di regola
 

dimaraz

Forumer storico
Con quello che percepiscono in Banca d'Italia, in considerazione che hanno perso la funzione di gestione dei tassi , che ormai è competenza della BCE, che ormai l'unico vera funzione rimasta è quella di controllo dell'operato delle Banche....mi pare sarebbe opportuno che se ne andassero tutti a casa in mutande...che a metterli in galera poi ci toccherebbe solo mantenerli.

E tutto questo emerge solo perchè le cose stanno volgendo al peggio....altrimenti andavano avanti allegramente.
 

Joda

Nuovo forumer
Più che altro, Banca Italease ha una capitalizzazione talmente minuscola rispetto a quella del Banco Popolare che, specie in rapporto alla percentuale della prima detenuta dal secondo, lo ha tirato giù in maniera irragionevole.
E' vero che il Banco Popolare non è sceso solo per Italease, ma per come è stato tirato giù sembrerebbe che Italease stessa valga meno di zero :eek: .
 

tontolina

Forumer storico
(ANSA) - MILANO, 28 LUG - Dopo un consiglio d'amministrazione fiume durato fino a tarda notte i vertici di Banca Italease, finita sull'orlo del collasso a causa della 'mina' derivati, rassegnano le dimissioni come richiesto dalla Banca d'Italia .
Mentre i Pm milanesi Roberto Pellicano e Giulia Perrotti a questo punto sono liberi di convocare i testimoni che riterranno opportuni dopo l'ennesima debacle del risparmio italiano (al momento non ci sono indagati né ipotesi di reato). I primi interrogatori sono attesi già in settimana, mentre sui tavoli dei Pm cominciano a prendere forma i dossier sulle perdite del gruppo.
E così prima di andarsene i vertici di Banca Italease hanno licenziato i conti al 30 giugno, evidenziando perdite per 387,7 milioni di euro. In particolare, il rosso derivati ammonta a 685,5 milioni in parte ammortizzati da le altre voci del bilancio della banca. L'esborso complessivo da parte di Italease per chiudere i contratti in derivati è stato comunque di 778 milioni. A questo punto restano aperti ancora pochi contratti, per i quali si stimano rischi intorno ai tre milioni. Numeri questi che hanno così portato al 30 giugno il patrimonio netto a quota 877,6 milioni dai 1.040,6 milioni di fine 2006.
Intanto ieri la Banca, recependo gli ordini di Via Nazionale ha cominciato a delineare i prossimi passaggi della 'road map' necessari per rimettere Italease in carreggiata. In particolare, é stata convocata l'assemblea ordinaria e straordinaria per l'8 settembre (10 in seconda), al fine di rinnovare i vertici - a eccezione dell'amministratore delegato Massimo Mazzega, Franco Nale e del sindaco Attilio Guardone, che sono arrivati in seguito alla bufera derivati - e varare l'aumento di capitale da massimi 700 milioni, da realizzare a stretto giro. Operazione che sarà effettuata al fianco di Mediobanca che garantirà la parte non sottoscritta. Il consiglio ha provveduto inoltre ha nominare le prime linee manageriali, confermando poi, come anticipato, che McKinsey sarà il consulente per il nuovo piano triennale.
Intanto il mercato s'interroga su come reagirà Banca Italease in Piazza Affari con l'apertura della nuova fase, dopo aver bruciato nel giro di pochi mesi circa quattro miliardi di capitalizzazione. A inizio febbraio, quando è iniziato il tracollo delle azioni in Borsa, i titoli sono precipitati da quota 57 a 15 euro (15,57 euro alla chiusura di venerdì 27 luglio). E così oggi la Banca vale in Borsa solo circa 1,3 miliardi.
(ANSA).



MILANO (Reuters) - Banca Italease, la più grande società di leasing italiana, chiederà agli azionisti fino a 700 milioni di euro per coprire le perdite da derivati, come richiesto dalla Banca d'Italia.

Italease ha pagato 778 milioni di euro per chiudere la sua posizione sui derivati, con un risultato negativo di 686 milioni di euro, facendo risultare una perdita netta nel primo semestre di 387,7 milioni di euro, ha riferito la banca in una nota diffusa nella notte.

Gli azionisti della società si incontreranno il prossimo 8 settembre per votare l'aumento di capitale, si legge ancora.

Italease, la cui esposizione sui derivati è raddoppiata nei primi cinque mesi dell'anno, è stata ripresa da Bankitalia questa settimana per il rilevamento, dopo un'ispezione, di alcuni profili di criticità negli assetti organizzativi.

Bankitalia aveva detto nel suo rapporto che un aumento di capitale di 700 milioni di euro sarebbe stato adeguato per coprire le perdite.

L'amministratore delegato di Italease si è dimesso all'inizio di giugno dopo l'annuncio delle perdite e il suo sostituto, Massimo Mazzega, ha tentato fermamente di chiudere la posizione sui derivati.

Obbedendo alla Banca d'Italia, Italease ha annunciato inoltre che l'intero cda si dimetterà il giorno dell'assemblea degli azionisti, con eccezione di Mazzega e Franco Nale, nominato in aprile, e del sindaco effettivo Attilio Guardone.

Il direttore generale Antonio Ferraris si è invece già dimesso, ha detto la banca.

Ieri la procura di Milano ha acquisito l'esposto di Bankitalia nell'ambito di un'indagine aperta sulla banca, ancora senza indagati né ipotesi di reato.
 

tontolina

Forumer storico
a me un uccellino ha detto che prendevano molto bene a vendere i derivati ......... raddoppiavano? ...


Italease, faro sulle maxi-commissioni


I pm indagano sui compensi milionari pagati agli intermediari nell'affare-derivati

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200708articoli/24846girata.asp

FRANCESCO SPINI
MILANO
Nessuna divisione. I grandi soci di Banca Italease impegnati nel rilancio della società di leasing rimasta incagliata nello scandalo derivati fanno sapere che tra le banche del patto di stabilità non ci sono frizioni alla vigilia della presentazione della lista, prevista tra una settimana, in vista dell’assemblea dell’8 settembre. Anzi.

Il patto composto dal socio di maggioranza relativa, il Banco Popolare, e da altri istituti per lo più di natura popolare - la Emilia-Romagna, la Sondrio, la Milano, Antonveneta e Reale Mutua Assicurazioni - «precisa che sono prive di ogni fondamento le illazioni riguardanti divisioni tra i pattisti in merito alla definizione dei nuovi organi societari e alla governance di Banca Italease».

Illazioni che invece volevano il Banco propenso a scegliere un presidente di garanzia, concentrandosi su un nome come Lino Benassi, e gli altri tesi invece ad affiancare all’ad Massimo Mazzega un presidente dotato di deleghe operative, come ad esempio Sandro Salvati, l’ex amministratore delegato della Toro che le indiscrezioni vogliono in pole position per la carica. Si vedrà.

Se Italease cerca il rilancio proprio con l’assemblea che da un lato nominerà un cda nuovo di zecca, dopo l’azzeramento voluto da Bankitalia, e dall’altro varerà un aumento di capitale fino a 700 milioni di euro, sarebbero in arrivo evoluzioni di natura giudiziaria. In particolare dall’inchiesta milanese sul caso Italease aperta per ora contro ignoti per false comunicazioni e ostacolo all’autorità di vigilanza, indagine che affianca quella già aperta dalla Procura di Roma sul crac Coppola, in cui è aperto un capitolo riguardante la banca un tempo guidata da Massimo Faenza.

Secondo quanto riportato ieri dall’agenzia Radiocor, un recente filone seguito dai pm milanesi Giulia Perrotti e Roberto Pellicano si concentrerebbe sulle commissioni assai generose che sarebbero state pagate agli intermediari intervenuti nell’affaire-derivati.

Un nodo, quello delle commissioni multimilionarie, richieste anche in caso di rinegoziazione dei contratti, su cui si starebbero svolgendo ulteriori verifiche e che sarebbe venuto alla luce nel corso dell’esame di cento contratti relativi ai primi 12 clienti cui sono stati venduti tali derivati.

Tra questi molti immobiliaristi romani che, come molti altri imprenditori, sono caduti in una trappola fatta di contratti capestro altamente speculativi confezionati da grandi banche d’affari internazionali, tra cui, secondo indiscrezioni, figurerebbero anche nomi quali quelli di Deutsche Bank London, Societé Générale, Bnp Paribas, Banca Aletti, Goldman Sachs, Bear Stearns e Lehman Brothers.

Se ieri la Borsa ha preso ossigeno dalla decisione della Fed di abbassare i tassi, per Italease è stata di nuovo una giornata di passione. Ha perso l’1,99% a 13,42 euro, sempre più vicino a quei 9,3 euro a cui la banca era stata quotata nel giugno di due anni fa. Nel corso dell’ultima settimana di Borsa il titolo ha lasciato sul terreno il 12,98%, peggior titolo del listino. In recupero, invece, i titoli del primo azionista della società di leasing: il Banco Popolare ha guadagnato ieri il 2,26%, a 17,96 euro.

Nel frattempo l’agenzia di rating Moody’s, dopo aver abbassato nei giorni scorsi il giudizio sul debito di Italease al di sotto del livello «investment grade», ha corretto o messo sotto revisione il rating di alcuni titoli emessi da Italfinance Securisation Vehicle e di Eric Finance legati a cartolarizzazioni di Italease.
 

tontolina

Forumer storico
Re: diritti

davidino79c ha scritto:
quando saranno immessi i diritti per l'aumento di capitale?
presto


Italease, mezzo miliardo di perdita nel 1° semstre 2007

di Mauro Introzzi
10-09-07


La fine della scorsa settimana potrebbe rappresentare un periodo fondamentale nella storia di Banca Italease. Il gruppo ha presentato i conti semestrali e nominato il nuovo consiglio di amministrazione. Si volta pagina? Intanto Cheuvreux taglia il target price.

La fine della scorsa settimana potrebbe rappresentare un periodo fondamentale nella storia di Banca Italease. Le scorse ore, infatti, potrebbero essere ricordate come quelle della rinascita del leader italiano dei leasing. Dopo l'approvazione dei conti semestrali, che contenevano la pulizia quasi totale di tutta l'esposizione sui derivati, il gruppo ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione e il collegio sindacale per gli esercizi compresi tra il 2007 e il 2009. Inoltre, l'assemblea ha dato la sua delega al consiglio di amministrazione per l'aumento del capitale sociale per un importo massimo di 700 milioni di euro. In altre parole, si chiude un libro e se ne apre un altro.

I risultati dei primi sei mesi dell'anno hanno evidenziato una perdita di 478,8 milioni di euro rispetto all'utile di 90,9 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Il rosso della prima metà dell'anno è da imputare interamente alle perdite dell'attività di negoziazione in derivati, per un importo pari a circa 687 milioni di euro. I vertici del gruppo, infatti, hanno deciso di imputare interamente l'opera di profonda pulizia dei bilanci sui conti della prima semestrale.

Depurando il conto economico da tali aggregati si nota, però, che il risultato economico delle attività caratteristiche del gruppo è stato positivo, con un incremento del margine di interesse del 7,6%, da 139 a 150 milioni di euro. Gli impieghi verso la clientela, sono migliorati del 22% a 22 miliardi di euro. Disaggregando il dato emergono le crescite dei crediti per l'attività di leasing (+8% a 16,7 miliardi di euro), dei crediti per i finanziamenti a medio lungo termine (+20% a 2,1 miliardi di euro) e degli impieghi nel factoring (+4% a 2,7 miliardi di euro).

Sempre a causa della ridotta attività sui derivati, inoltre, le commissioni nette si sono attestate a 66,9 milioni di euro, in calo del 37% rispetto al corrispondente semestre 2006. Il margine di intermediazione è così stato negativo per 467,4 milioni di euro, rispetto al risultato netto positivo, di 252,1 milioni di euro, del primo semestre 2006. Il margine di interesse, invece, è migliorato del 7,6% a 150 milioni di euro.

La nota del gruppo ha poi specificato che, alla fine di giugno, non aveva erogato alcun mutuo di natura 'subprime', non aveva alcuna esposizione verso il comparto mutui di natura 'subprime', non deteneva investimenti in prodotti finanziari aventi come attività sottostante mutui di natura 'subprime' o ad essi facenti riferimento e non aveva prestato garanzie connesse a tali prodotti.

Dal punto di vista dell'andamento della produzione, invece, il gruppo ha evidenziato che, al 30 giugno, il volume totale dei contratti avviati di leasing era pari a 3,8 miliardi di euro, con un aumento del 6,2% rispetto allo stesso periodo del 2006. I nuovi contratti di leasing stipulati sono stati di 3,6 miliardi di euro, con un calo su base annua del 10,7%, che corrisponde ad una quota di mercato del 15,2%. Il turnover del factoring è progredito del 24% a 9,5 miliardi di euro, con una quota di mercato del 16,9%.
 

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