Ieri Joe Biden ha avvertito che intende introdurre un aumento delle tasse sugli utili generati dalle aziende statunitensi che operano in Cina e vendono le merci sul mercato interno. La minaccia del candidato democratico, arrivata a pochi giorni da quella di Donald Trump, non sta comunque spingendo le aziende con attività manifatturiere in Cina, a ripensarci: la Camera di Commercio degli Stati Uniti a Shanghai ha detto a inizio settimana che delle 200 aziende sentite, solo il 4% ha risposto di voler prendere in considerazione l’ipotesi di traslocare.
Anche le grandi società finanziarie di Wall Street stanno ignorando quello che sta diventando uno dei temi più caldi della campagna elettorale per la Casa Bianca. Da settimane ci sono annunci di intese, accordi, nuove iniziative, tra soggetti sotto il controllo di Pechino e grandi banche o società di gestione statunitensi. JP Morgan ha avuto il via libera per comprare il suo partner locale, Vanguard aprirà una grande sede a Shanghai e Citigroup ha ottenuto la licenza per vendere i suoi fondi in Cina, prima banca americana ad aver avuto il permesso.
Come spesso succede, politica e mondo reale vanno in direzioni opposte e la prima non si rende conto di quello che succede...