Giuseppe Migneco e Mercato

E non ho ancora detto niente su Bonalumi ...

"Orsù, dicci, dicci, dicci, forte!
No aver tema de parlare troppo
Ma attento Gin, che sian accorte

le parole c'hai ancor sul groppo!
Se poi vedi fallir tu lena
v'acquattarti dietro un pioppo".
 
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"Orsù, dicci, dicci, dicci, forte!
No aver tema de parlare troppo
Ma attento Gin, che sian accorte

le parole c'hai ancor sul groppo!
Se poi vedi fallir tu lena
v'acquattarti dietro un pioppo".
Beh, visto che oggi un artista pare sia uno che ha messo a fuoco un dettaglio del mondo e ne ha fatto un proprio emblema di riconoscimento, qualcosa di simile agli stemmi nobiliari, che però nessuno mai comprava ad alto prezzo come "arte", vorrei suggerire ai futuri Bonalumi qualche espediente più nuovo che non il copiare e ingrandire un dettaglio di poltrona, magari difettosa (ah, queste molle che saltano!).

Il sottile vibrante rapporto tra un tappo corona e il vetro sottostante, contrasto di forme e materiali da mettere i brividi se estrapolato dal contesto. Senza contare la denuncia della prepotenza capitalistica insita nel gesto di evidenziare tale "abuso". Il forte (metallo) che imprigiona il debole e fragile (vetro).

Il fascinoso espandersi potenzialmente illimitato d'una macchia d'olio su un foglio di carta o su di una tela, rigorosamente non preparata, soprattutto nell'incerta zona di non-confine tra le due situazioni. Una perfetta metafora dello spazio entro il tempo! Ingrandito di 500 volte vale anche come street-art.

L'incredibile complessità di un foglio di carta appallottolato, metafora del rompersi di luce ed ombra ad opera di una materia duttile, leggera, eppur portatrice di storia e di letteratura quant'altre mai. Sono possibili infinite varianti, dall'uso di fogli variamente colorati a quello di pagine di rivista, sino all'impiego di formati giganteschi per creare monumenti (da inserire di fronte al Colosseo o galleggiante nel Canal Grande) di forma similsferica e consistenza precaria. Così che dopo qualche pioggia il monumento si metamorfosi, sino a giungere pian piano all'effetto poltiglia, grandiosa metafora della vita umana: carta che ti passa!

O anche l'inserimento di centinaia di centinaia di viti metalliche (i chiodi sono definitivamente passati di moda) in un moderno prodotto in plastica, tipo stampante o pianola elettrica. La messa fuori uso del prodotto iniziale, sepolto sotto una siepe di viti dal diametro e lunghezza differente, sarà moderna metafora della natura, che pian piano, prima con l'erba, poi con un bosco vero e proprio, sa riappropriarsi dell'opera umana evidenziandone inattese caratteristiche. Titolo (nel caso della pianola): una vite per la musica.

Si suggerisce anche un filmato, un ventilatore in funzione ripreso per un'ora alla distanza di 3 centimetri dalle pale, titolo: L'ora d'aria. Perché sappiamo che siamo tutti carcerati e siamo pure stufi di romperci le pale.

Augh.
 

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