Notizie Economiche Grecia: macchina del debito. Serve un trattamento d’urto
Pubblicato il
28 10 2011 alle
11:27 da
Nadia Fusar Poli
GRECIA. 27 Ottobre, Giovedì mattina: con il volto disteso, il primo ministro greco George Papandreou, appare sollevato: "Siamo riusciti a evitare il default. Il debito è ora sostenibile. La Grecia è in grado di risolvere, una volta per tutte, i conti con il passato". L’accordo raggiunto nella notte dai leader della zona euro, per cancellare il 50% del debito detenuto dalle banche e che strangola il paese, è una liberazione. Grazie all’ intervento dell’UE il debito Atene sarà ridotto al 120% del suo Prodotto Interno Lordo (PIL) entro il 2020, contro il 165% di oggi.
Conditio sine qua non del salvataggio del paese, tale haircut non sarà tuttavia sufficiente per tirare avanti. La storia è solo all’inizio. E’ stata data un’aspirina al Paese. Ma ha ancora bisogno di un trattamento d’urto.
Senza un sostegno per rilanciare la crescita del Paese attraverso una sorta di "Piano Marshall", la Grecia
resterà una “macchina del debito”. E in dieci anni, forse meno, il paese potrebbe tornare ad essere soffocato da un debito pubblico al ... 160% del suo PIL. In altre parole, di nuovo al punto di partenza.
I calcoli degli esperti sono fragili, ipotetici. La Grecia, membro dell’Unione Monetaria Europea, attraversa una zona sconosciuta. Non è del tutto paragonabile a quello che ha vissuto l’Argentina dopo il default nel 2001, ma nemmeno è completamente diverso.
Una cosa è certa: i problemi del paese sono ben lungi dall’essere finiti. Da un lato perché la cancellazione del 50% del debito non può far sparire la metà dei 350 miliardi di euro di debito. Solo il debito detenuto dai creditori privati, di circa 200 miliardi dovrebbe essere interessati da un haircut. Il resto - i prestiti bilaterali da altri paesi, gli importi pagati dal Fondo monetario internazionale (FMI) o le obbligazioni acquistate dalla Banca centrale europea (BCE) – non è compreso. Lo sforzo richiesto alle banche rischia anche di mettere le istituzioni elleniche in ginocchio. I fondi pensione, che contengono un gran numero di obbligazioni greche, destano una grande preoccupazione.
Secondo gli esperti, i calcoli che riducono il livello del debito greco al 120% del PIL includono anche importi previsti per ricapitalizzare le banche greche (30 miliardi) e 15-28 miliardi di euro di entrate che il governo spera di recuperare con le prossime privatizzazioni.
120% del PIL, un livello paragonabile a quello di Italia e Belgio. Non proprio conveniente, ma sostenibile, a condizione di non sbandare.
Per evitare un altro incidente, la Grecia deve affrontare diverse sfide. In primo luogo, deve ridurre il suo deficit pubblico. Difficile quando l’onere degli interessi del debito, ormai quasi il 7% del PIL, grava sul bilancio. L’accordo con i creditori privati non sarà sufficiente a rendere questo fardello sopportabile. Gli esperti sottolineano inoltre la necessità di ridurre seriamente gli interessi del debito residuo.
Il paese minacciato dalla frode fiscale è precipitato nella recessione deve anche migliorare le sue entrate. Oggi solo un greco su sette paga le tasse. Le famiglie, anche le più povere, devono quindi contribuire allo sforzo. Saranno capaci di tale slancio patriottico? L’ultima rivolta popolare contro l’austerità e lo sciopero bianco dei funzionari delle imposte psoono sollevare dubbi.
Ma la sfida è principalmente quella di provocare una vera e propria rivoluzione economica nel paese. Al fine di rompere la spirale di indebitamento, la crescita del PIL greco dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% all’anno. Ciò richiederebbe che il paese esporti molto di più, migliori la propria competitività erosa, in parte, dal suo ingresso nella zona euro e ricostruisca la sua industria.
Tuttavia, la Grecia non saprà probabilmente rispondere a tutte queste sfide. Indipendentemente dall’ haricut, anche importante, alla Grecia servirà una assistenza molto più significativa e di tipo preventivo: una sorta di tutela che consenta al Paese di operare nell’ambito dei propri mezzi. Riconoscendo la sfida, la Commissione europea ha deciso di istituire una "task force" di esperti per facilitare - e imporre - le riforme strutturali e per meglio utilizzazione i fondi comunitari. Il suo presidente ha illustrato Mercoledì le priorità: il miglioramento del sistema di riscossione delle imposte e l’iniezione di denaro, soprattutto alle PMI attraverso un fondo di 500 milioni di euro. Ma questi cambiamenti richiedono tempo. E la recente performance della Grecia è stata deludente.
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speriamo che la macchina ...non si rompa prima di arrivare a destinazione ...
sarà opportuno accorciare la strada ...
