Il Kompagno di Arkore

Josè Arcadio Buèndia ha scritto:
...
Invito tutti quanti a partecipare numerosi.

Le occasioni non mancheranno. :eek:

Questa non è proprio una perla... però mi è arrivata oggi e mi sembra carina :)

Fo64

berluscacepu.jpg
 
Fo, puoi mettere ciò che vuoi,
basta che il protagonista sia il Segretario del Partito Comunale
della Sezione di Arcore, o di uno dei nani da giardino della sua Corte.

Purtroppo la gente ha la memoria corta.
L'idea è di creare un thread con tutte le sciocchezze che dice da ieri in avanti.

Così si ha un thread da sventagliare sotto il naso
a qualche veterocomunista della corrente massimalista
che venera il volto del Compagno di Arcore,
nel segreto della sua toilette.
 
Josè Arcadio Buèndia ha scritto:
...
Purtroppo la gente ha la memoria corta.
L'idea è di creare un thread con tutte le sciocchezze che dice da ieri in avanti.
...

Da ieri in avanti? Vuoi dire che la prima raccolta è già completa con i primi 2 anni di brillanti episodi? :-D

Fo64
 
Dal primo di novembre è in edicola il primo fascicolo de "L'enciclopedia del Comunista D.o.c. e D.o.c.g." Rilegata in 24 volumi.

Sottotitolo. "I discorsi a verga di segugio del partigiano Silvio"

Informati. :-D
 
:eek:
TELEKOM SERBIA: TAORMINA, SONO IL PUPARO E MI DIMETTO
(ANSA) - ROMA, 26 SET - ''Confesso, sono io il burattinaio,
il puparo di tutta questa vicenda. Mi autodenuncio per concorso
in calunnia con Paoletti, Marini e Pintus''. Carlo Taormina
(Fi), componente della Commissione Telekom Serbia, commenta
cosi' l'articolo di 'Repubblica' e annuncia: ''Ho creato
difficolta' a Forza Italia e a Berlusconi, e' giusto che mi
ritiri dalla vita politica''.
A chi gli chiede se stia parlando ironicamente, se la sua sia
una provocazione o stia facendo sul serio, Taormina risponde:
''Sto dando un annuncio serio, daro' le dimissioni da deputato
nei prossimi giorni''. (SEGUE).

BAO
26-SET-03 14:16
 
Fleursdumal ha scritto:
:eek:
TELEKOM SERBIA: TAORMINA, SONO IL PUPARO E MI DIMETTO
(ANSA) - ROMA, 26 SET - ''Confesso, sono io il burattinaio,
il puparo di tutta questa vicenda. Mi autodenuncio per concorso
in calunnia con Paoletti, Marini e Pintus''. Carlo Taormina
(Fi), componente della Commissione Telekom Serbia, commenta
cosi' l'articolo di 'Repubblica' e annuncia: ''Ho creato
difficolta' a Forza Italia e a Berlusconi, e' giusto che mi
ritiri dalla vita politica''.

26 set 15:32 Telekom Serbia: Taormina, mi dimetto da deputato


ROMA - Il deputato di Forza Italia e membro della commissione Telekom Serbia, Carlo Taormina, ha dichiarato di volersi dimettere "perche' credo di aver arrecato un gravissimo danno alla mia parte politica e a tutto il centrodestra". La decisione, stando alle dichiarazioni di Taormina, sembra irrevocabile. (Agr)

Nel sito del Corriere della Sera c'è questa flash che confermerebbe :eek:
 
Josè Arcadio Buèndia ha scritto:
Dal primo di novembre è in edicola il primo fascicolo de "L'enciclopedia del Comunista D.o.c. e D.o.c.g." Rilegata in 24 volumi.
...

ed in omaggio la videocassetta del celebre film girato dal premier e dal suo grande alleato :-D

Fo64

bananasilvio-joe.jpg
 
Il Sig. G

E in Italia, tutto sommato, conviene anche venirci a morire. Sì, perchè, dice il premier, ora è assai più conveniente dal momento che le imposte di successione sono state abolite fino a un ammontare elevatissimo. "Il mio governo ha abolito le imposte sulle successioni: l'invito a questo punto sarebbe, venite a morire in Italia..."

A questo proposito ripropongo la jpg risalente a prima della II guerra all'Iraq...mi sembra pertinente


ilsignorg.jpg
 
Giovani comunisti crescono. :eek: :eek: :eek:

e dico: avevo già scritto tutto trent'anni fa"
"Giustizia, tv, ordine pubblico
è finita proprio come dicevo io"
dal nostro inviato CONCITA DE GREGORIO


Licio Gelli

AREZZO - Son soddisfazioni, arrivare indenni a quell'età e godersi il copyright. "Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa". Tutto nel piano di Rinascita, che preveggenza. Tutto in quelle carte sequestrate qui a villa Wanda ventidue anni fa: 962 affiliati alla Loggia. C'erano militari, magistrati, politici, imprenditori, giornalisti. C'era l'attuale presidente del Consiglio, il suo nuovo braccio destro al partito Cicchitto: allora erano socialisti.

Chi ha condiviso quel progetto è oggi alla guida del paese. "Se le radici sono buone la pianta germoglia. Ma questo è un fatto che non ha più niente a che vedere con me". Niente, certo. Difatti quando parla di Berlusconi e di Cicchitto, di Fini di Costanzo e di Cossiga lo fa con la benevolenza lieve che si riserva ai ricordi di una stagione propizia. Sempre con una frase, però, con una parola che li fissa senza errore ad un'origine precisa della storia.

Quel che rende Licio Gelli ancora spaventosamente potente è la memoria. Lo si capisce dopo la prima mezz'ora di conversazione, atterrisce dopo due. Il Venerabile maestro della Loggia Propaganda 2 è in grado di ricordare l'indirizzo completo di numero civico della prima casa romana di Giorgio Almirante, l'abito che indossava la sua prima moglie quel giorno che gli fece visita a Natale, i nomi dei tre figli di Attilio Piccioni e da lì ricostruire nel dettaglio il caso Montesi che vide coinvolto uno dei tre, ricorda il numero di conto corrente su cui fece quel certo bonifico un giorno di sessant'anni fa, la targa della camionetta di quando era ufficiale di collegamento col comando nazista, quante volte esattamente ha incontrato Silvio Berlusconi e in che anni in che mesi in che giorni, come si chiamava il segretario di Giovanni Leone a cui consegnò la cartella coi 58 punti del piano R, che macchina guidava, se a Roma c'era il sole quella mattina e chi incontrò prima di arrivare a destinazione, che cosa gli disse, cosa quello rispose.
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Questo di ogni giorno dei suoi 84 anni di vita, attualmente archiviata in 33 faldoni al primo piano di villa Wanda, dietro a una porta invisibile a scomparsa. "Ogni sera, sempre, ho scritto un appunto del giorno. Per il momento per fortuna non mi servono, perché ricordo tutto. Però sono tranquillo, gli appunti sono lì".

Il potere della memoria, ecco. Il resto è coreografia: il parco della villa che sembra il giardino di Bomarzo, con le statue le fontane i mostri, la villa in fondo a un sentiero di ghiaia dietro a un convento, le stanze con le pareti foderate di seta, i soffitti bassi di legno scuro, elefanti di porcellana che reggono i telefoni rossi, divani di cuoio da due da tre da sette posti, di velluto blu, di raso rosa, a elle e a emiciclo, icone russe, madonne italiane, guerrieri d'argento, pupi, porcellane danesi, un vittoriano buio con le imposte chiuse al sole di settembre, scale, studi, studioli, sale d'attesa coi vassoi d'argento pieni di caramelle al limone. Ma lei vive qui da solo?. "Sì certo solo". E questi rumori, le ombre dietro le porte di vetro colorato? "La servitù".

Commendatore, gli sussurra una segretaria pallida porgendogli un biglietto: una visita. "Mi scusi, mi consente di assentarmi un attimo? E' un vecchio amico".

Gelli è in piena attività. Riceve in tre uffici: a Pistoia, a Montecatini, a Roma. Oltre che in villa, naturalmente, ma fino ad Arezzo si spingono gli intimi. Dedica ad ogni città un giorno della settimana. A Pistoia il venerdì, di solito. A Roma viene il mercoledì, e scende ancora all'Excelsior. Le liste d'attesa per incontrarlo sono di circa dodici giorni, ma dipende. Per alcuni il rito è abbreviato. Al telefono coi suoi segretari si è pregati di chiamarlo "lo zio": "La regola numero uno è non fare mai nomi ? insiste l'ultimo di una serie di intermediari ? Lei non dica niente, né chi la manda né perché. La richiameranno. Quando poi lo incontra vedrà: è una persona squisita. Solo: non gli parli di politica". Di poesia, vorrebbe si parlasse: perché Licio Gelli da quando ha ufficialmente smesso di lavorare alla trasformazione dell'Italia in un Paese "ordinato secondo i criteri del merito e della gerarchia", come lui dice, "per l'esclusivo bene del popolo" ha preso a scrivere libri di poesia, ovviamente premiati di norma con coppe e medaglie, gli "amici" nel '96 lo hanno anche candidato al Nobel.

"Vorrei scivolare dolcemente nell'oblio. Vedo che il mio nome compare anche nelle parole crociate, e ne soffro. Vorrei che di me come Venerabile maestro non si parlasse più. Siamo stati sottoposti a un massacro. Pensi a Carmelo Spagnolo, procuratore generale di Roma, pensi a Stammati che tentò di uccidersi. E' stata una gogna in confronto alla quale le conseguenze di Mani Pulite sono una sciocchezza. In fondo Mani pulite è stata solo una faccenda di corna. Lei crede che la corruzione sia scomparsa? Non vede che è ovunque, peggio di prima? Prima si prendeva facciamo il 3 per cento, ora il 10. Io non ho mai fatto niente di illegale né di illecito. Sono stato assolto da tutto. Le mie mani, eccole, sono nette di oro e di sangue".

Assolto da tutto non è vero, dev'essere per questo che lo ripete tre volte e s'indurisce. Indossa un abito principe di Galles, cravatta di seta, catena d'oro al taschino, occhiali con montatura leggerissima, all'anulare la fede e un grosso anello con stemma. Questo avrebbe detto dunque a Montecatini, a quel convegno a cui l'hanno invitata e poi non è andato? Dicono che Andreotti l'abbia chiamata per dissuaderla. "E' una sciocchezza. Andreotti non è uomo da fare un gesto simile. Si vede che lei non lo conosce".

Senz'altro lei lo conosce meglio. "Se Andreotti fosse un'azione avrebbe sul mercato mondiale centinaia di compratori. E' un uomo di grandissimo valore politico". Come molti della sua generazione. "Molti, non tutti. Cossiga certamente. Non Forlani, non aveva spina dorsale. Naturalmente Almirante, eravamo molto amici, siamo stati nella Repubblica sociale insieme. L'ho finanziato due volte: la seconda per Fini. Prometteva molto, Fini. Da un paio d'anni si è come appannato". Forse un po' schiacciato dalla personalità di Berlusconi. "Può darsi. Berlusconi è un uomo fuori dal comune. Ricordo bene che già allora, ai tempi dei nostri primi incontri, aveva questa caratteristica: sapeva realizzare i suoi progetti. Un uomo del fare. Di questo c'è bisogno in Italia: non di parole, di azioni".


Vi sentite ancora? "Che domanda impertinente. Piuttosto. L'editore Dino, lo conosce?, ha appena ripubblicato il mio primo libro: Fuoco! E' stata la mia opera più sofferta, anche perché ha coinciso con la morte di mio fratello nella nostra guerra di Spagna. E' un edizione pregiata a tiratura limitata, porta in copertina il mio bassorilievo in argento. Ci sono due altri solo autori in questo catalogo: il Santo padre, e Silvio Berlusconi". Anche Berlusconi col bassorilievo d'argento? "Certo, guardi". Il titolo dell'opera è "Cultura e valori di una società globalizzata". Pensa che Berlusconi abbia saputo scegliere con accortezza i suoi collaboratori? "Credo che in questa ultima fase si senta assediato. E' circondato da persone che pensano al "dopo". Non si fida, e fa bene.

E' stato giusto bonificare il partito, affidarlo a un uomo come Cicchitto. Cicchitto lo conosco bene: è bravo, preparato". Il coordinatore sarebbe Bondi in realtà. "Sì, d'accordo. Credo che anche Bondi sia preparato. E' uno che viene dalla disciplina di partito". Comunista. "Non importa. Quello che conta è la disciplina e il rispetto della gerarchia". Ha visto il progetto di riordino del sistema televisivo? "Sì, buono". E la riforma della giustizia? "Ho sentito che quel Cordova ha detto: ma questo è il piano di Gelli. E dunque?

L'avevo messo per scritto trent'anni fa cosa fosse necessario fare. Leone mi chiese un parere, gli mandai uno schema in 58 punti per il tramite del suo segretario Valentino. Pensa che chi voglia assaltare il comando consegni il piano al generale nemico, o al ministro dell'Interno? Ma comunque non è di questo che vogliamo parlare, no? Vuole anche lei avere i materiali per scrivere una mia biografia? Arriva tardi: ho già completato il lavoro con uno scrittore di gran fama". Su una poltrona è appoggiato l'ultimo libro di Roberto Gervaso. La scrive con Gervaso? "Ma no, ci vuole una persona estranea ai fatti. Se vuole le mostro lo scaffale con le opere che mi riguardano, le ho catalogate: sono 344". Certo: il burattinaio è un soggetto affascinante. "Andò così: venne Costanzo a intervistarmi per il Corriere della sera. Dopo due ore di conversazione mi chiese: lei cosa voleva fare da piccolo. E io: il burattinaio. Meglio fare il burattinaio che il burattino, non le pare?".

Sembra che ce ne siano diversi di burattinai in giro ultimamente. "Il burattinaio è sempre uno, non ce ne possono essere diversi". E adesso chi è? "Adesso? Questa è una classe politica molto modesta, mediocre. Sono tutti ricattabili". Tutti? Mettiamo: Bossi. "Bossi si è creato la sua fortezza con la Padania, ha portato 80 parlamentari è stato bravo. Ma aveva molti debiti... Per risollevare il Paese servono soldi, non proclami. Ho sentito che Berlusconi ha invitato gli americani a investire in Italia: ha fatto bene, se qualcuno abbocca?

Ma la situazione è molto seria. L'economia va malissimo, l'Europa è stata una sventura. Non abolire le barriere, bisognava: moltiplicarle. Fare la spesa è diventato un problema, il popolo è scontento. Serve un progetto preciso". Per la Rinascita del Paese. "Certo". C'è il suo: certo forse i 900 affiliati alla P2 erano pochi. "Ma cosa dice, novecento persone sono anche troppe. Ne bastano molte meno". Allora quelle che ci sono ancora bastano, tolti i pentiti. "Nessuno si è pentito. Pentiti? A chi si riferisce? Costanzo, forse. L'unico. Con tutto quello che ho fatto per lui. Guardi: io non devo niente a nessuno ma tutti quelli che ho incontrato devono qualcosa a me. Ci sono dei ribelli a cui ho salvato la vita, ancora oggi quando mi incontrano mi abbracciano". Ribelli? "Sì, i ribelli che stavano sulle montagne, in tempo di guerra. Io ero ufficiale di collegamento fra il comando tedesco e quello italiano. Ne ho salvati tanti". Intende partigiani. "Li chiami come crede. Eravamo su fronti opposti, ma quando sei di fronte ad un amico non c'è divisa che conti.

L'amicizia, la fedeltà ad un amico viene prima di ogni cosa". L'amicizia, sì. La rete. Cossiga l'ha citata giorni fa, in un'intervista. Ha detto: chiedete a Gelli cosa pensava di Moro. "Da Moro andai a portare le credenziali quando ero console per un paese sudamericano. Mi disse: lei viene in nome di una dittatura, l'Italia è una democrazia. Mi spiegò che la democrazia è come un piatto di fagioli: per cucinarli bisogna avere molta pazienza, disse, e io gli risposi ?stia attento che i suoi fagioli non restino senz'acqua, ministro'". Anche in questo caso tragicamente profetico, per così dire. Lei cosa avrebbe fatto, potendo, per salvare Moro? "Non avrei fatto niente. Era stato fascista in gioventù, come Fanfani del resto, ma poi era diventato troppo diverso da noi. Lei ha visto il film sul delitto Moro?" Quello di Bellocchio? "No, l'altro. Quello tratto dal libro di Flamigni.

Ma le pare che si possa immaginare un agente dei servizi segreti che con un impermeabile bianco va a controllare sulla scena del delitto se è tutto andato secondo i piani?". Gli agenti dei servizi sono più prudenti? "Lei conosce Cossiga? Proprio una bravissima persona. E poi un uomo così colto, uno capace di conversare in tedesco. Un uomo puro, un animo limpido. Dopo la morte di mia moglie mi mandò un biglietto: "Ti sono vicino nel tuo primo Natale senza di lei", capisce che pensiero? Vorrebbe farmi una cortesia? Se lo incontra, vuole porgergli i miei ricordi, e i miei saluti?".


(28 settembre 2003)

Trent'anni fà, si sapeva già la melma intellettuale che avrebbe ammorpato il cervello dell'italiano medio.

Come sempre aveva ragione il Lider Maximo Compagno Silvio.

- "L'italiano medio va trattato come un bambino di 11 anni. Neanche troppo intelligente. Si e no, ha la seconda media...e andava pure male a scuola. " :-D :-D :-D

...gli esempi si sprecano !! :P :P
 
Non ci sono + i comunisti di una volta...come passa il tempo...solo 2 anni fà.... :sad: :sad: :sad:


Domenica in: "Scoppia il caso Berlusconi"


"Basta col Berlusca". Questo hanno risposto i telespettatori invitati a votare a un sondaggio poco prima del tg serale. I vertici Rai: "E' solo un gioco"


JURGENS, L'AUTORE: "BERLUSCONI E' UN UOMO SPIRITOSO"

MILANO - Esordio choc per Paolo Bonolis, nuovo timoniere di Domenica in . Il suo sondaggio anti-Berlusconi, comparso ieri sera su Raiuno, poco prima del tg delle 20, ha causato non pochi imbarazzi ai vertici Rai. Il giochino incriminato è "Dite basta a tutto quello che non sopportate più" e che nel giro di pochissime ore è sembrato trasformarsi in un sondaggio pro o contro Berlusconi. La pioggia di e-mail e telefonate piovute alla redazione del programma domenicale, vede, infatti, in cima alle classifiche proprio il presidente del Consiglio.

Quella che sembrava dunque un'innocente trovata per alzare un po' il tiro del programma, potrebbe presto trasformarsi in un caso politico. Non a caso il direttore di Rete Fabrizio Del Noce, cercato incessantemente al telefono alla fine della trasmissione, non ha dato segni di vita. La patata bollente, inoltre, continuerà a ustionare: da oggi si potrà votare anche sul sito della Rai dando ancora più fuoco alle polemiche.

"A cosa dicono basta gli italiani?" Bonolis e Magalli a fine programma hanno letto, partendo dalla numero dieci, le risposte arrivate: dal "basta alla pubblicità durante i film in televisione" al "basta con la distruzione del pianeta", fino alla malasanità. Sul podio, la politica di Berlusconi.

Polemiche a parte, la nuova Domenica in di Paolo Bonolis ha conquistato le simpatie degli italiani: la Rai si è infatti ripresa il pomeriggio domenicale vincendo nettamente la sfida degli ascolti: 4.899.000 nella prima parte (28.05); 4.105.000 nella seconda (27.82); ben 6.220.000 (31.83) nella terza. Bisogna tornare a sette anni fa, ai tempi di Mara Venier, per ritrovare share di questo tipo. Buona domenica su Canale 5 ha invece ottenuto 3.147.000 (19.16) nella prima parte e 3.776.000 (19.51) nella seconda.

Intanto, in mattinata, i vertici Rai hanno fatto sapere che "il sondaggio 'Basta' lanciato è soltanto un gioco, che non ha valore scientifico né di altro genere: per questo non sarà condotta alcuna indagine interna e l'iniziativa andrà avanti anche nelle prossime settimane.
 

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