Il Kompagno di Arkore

04.10.2003

Frankfurter Allgemeine, l'autorevole quoditiano tedesco della destra liberale-conservatrice:
"Berlusconi ha un ghigno da pescecane,
che ricorda l'ultimo dittarore comunista di Berlino Est, Egon Krenz,
e insieme l'umore soft da anchorman di talkshow..." :lol: :lol:
 
A new comunist friend.

"E ta occi zi kambia recistro kvi in Kalifornia!"



ap42285220810101543_big.jpg
 
Colleghi, compagni, concittadini....

Da: http://www.repubblica.it/2003/j/sezioni/economia/pensioni4/pensioni4/pensioni4.html

Il primo atto sarà dunque la lettera ai cittadini sulla riforma previdenziale. Il testo ricalcherà il messaggio tv della scorsa settimana. Sarà composta di una sola cartella ("se è più lunga non la legge nessuno", spiegano gli esperti del Cavaliere) e verrà spedita la prossima settimana secondo i criteri già adottati per l'euroconvertitore. Arriverà nelle case di 18.198.000 capifamiglia. In versione braille per oltre 320 mila non vedenti. La spesa stimata si attesta sui 7 milioni di euro.

Il "secondo tempo" vedrà scendere in campo personalmente il Cavaliere. "Non si può portare la croce e cantare - ripete - ma questa volta bisogna farlo". Inaugurerà un ciclo di interviste ai giornali e poi ritornerà all'antico, alla tv. Il progetto prevede almeno una visita da Vespa, a "Porta a porta", ed una al "Costanzo show". Come per la riforma Biagi, poi, anche per le pensioni si ricorrerà agli spot. Utilizzando il sistema della comunicazione sociale disciplinato dalla legge. In un primo momento lo staff del premier aveva pensato anche ad una nuova campagna di maxi-manifesti. Ma l'idea è stata scartata: costi eccessivi.

La terza fase sarà quella dell'approfondimento. Un'informazione capillare per illustrare tutti i possibili casi previsti dalla riforma delle pensioni. L'idea base è quella dei call center raggiungibili con numero verde per rispondere a tutti i quesiti.
 
Una lettera da rispedire al mittente.

020001011768.jpg


Nei prossimi giorni le famiglie italiane riceveranno la lettera firmata dal Presidente del Consiglio Berlusconi in cui egli spiegherà le ragioni, i particolari e tutto ciò che riguarda la finanziaria appena varata e la riforma delle pensioni.

Oltre 18 milioni di capi famiglia riceveranno la lettera, per una spesa che supererà i 7 milioni di euro, a carico del ministero del Tesoro e quindi di tutti i contribuenti. ( Con questi soldi si può costruire un'ospedale, aggiungo io )

Chiaramente le ragioni della spedizione di questa lettera sono ben altre rispetto a quelle ufficiali.
In vista, infatti, delle mobilitazioni dei lavoratori del 24 ottobre e delle elezioni europee e amministrative delle prossima primavera e visti i sondaggi che indicano un calo notevole delle preferenze accordate a questo governo, Berlusconi intende continuare nella sua operazione tutta politica e mediatica iniziata con il vergognoso comunicato a reti unificate di poche settimane fà.

Insomma, questa operazione si profila come l'ennesimo scempio che questo governo si accinge a compiere.

Quello che farò personalmente sarà respingere al mittente la lettera che riceverò, nel momento in cui il postino me la consegnerà o portandola successivamente all'ufficio postale.

E' sufficiente barrare con due righe in diagonale l'indirizzo del destinatario e scrivere RESPINTO AL MITTENTE.

Un'iniziativa civile per esprimere il nostro dissenso verso questo inutile sperpero del denaro pubblico.
 
Una lettera da rispedire al mittente.

Josè Arcadio Buèndia ha scritto:
--------------------------------------------------------------------------------
Nei prossimi giorni le famiglie italiane riceveranno la lettera firmata dal Presidente del Consiglio Berlusconi in cui egli spiegherà le ragioni, i particolari e tutto ciò che riguarda la finanziaria appena varata e la riforma delle pensioni.

Oltre 18 milioni di capi famiglia riceveranno la lettera per una spesa
che supererà i 7 milioni di euro, a carico del ministero del Tesoro e quindi di tutti i contribuenti. ( Con questi soldi si può costruire un'ospedale, aggiungo io )

Chiaramente le ragioni della spedizione di questa lettera sono ben altre di quelle ufficiali.


In vista delle mobilitazioni dei lavoratoti del 24 ottobre e delle elezioni europee e amministrative delle prossima primavera e visti i sondaggi che indicano un calo notevole delle preferenze accordate a questo governo, Berlusconi intende continuare nella sua operazione tutta politica e mediatica iniziata con il vergognoso comunicato a reti unificate delle scorse settimana.


Insomma è l'ennesimo scempio che questo governo si accinge a compiere.



Quello che invitiamo a fare e respingere al mittente la lettera che riceverete,nel momento in cui il postino ve la consegna o portandola successivamente all'ufficio postale.


E' sufficiente barrare con due righe in diagonale l'indirizzo del destinatario e scrivere RESPINTO AL MITTENTE.

Un'iniziativa civile per esprimere il nostro dissenso.

Inoltra la mail a più gente possibile, se la ritieni un'iniziativa condivisibile
.

La metto in home.
Sono decisamente contrario a questo inutile sperpero del denaro pubblico.
Il nostro presidente del Consiglio ha già usato in modo improprio la TV di stato, ma almeno tale uso credo sia stato gratuito.
Questa seconda "offensiva" mi sembra del tutto inutile.
E 7 milioni di euro davvero si potrebbero spendere in ben altri modi.
:(:(:(
 
Re: Una lettera da rispedire al mittente.

Josè Arcadio Buèndia ha scritto:
...
Quello che farò personalmente sarà respingere al mittente la lettera che riceverò, nel momento in cui il postino me la consegnerà o portandola successivamente all'ufficio postale.

E' sufficiente barrare con due righe in diagonale l'indirizzo del destinatario e scrivere RESPINTO AL MITTENTE.
...

Buona idea, mi spiace solo per i postini italiani che faranno gli straordinari per la consegna e per riportare poi il tutto in quel di Palazzo Chigi :P

Fo64
 
Re: Una lettera da rispedire al mittente.

Oltre 18 milioni di capi famiglia riceveranno la lettera, per una spesa che supererà i 7 milioni di euro, a carico del ministero del Tesoro e quindi di tutti i contribuenti. ( Con questi soldi si può costruire un'ospedale, aggiungo io )




Il nostro eroe non è alla prima esperienza per quanto riguarda i rapporti epistolari con gli italiani.
Nel gennaio del 2002 le famiglie italiane hanno ricevuto il famoso euroconvertitore direttamente dalle mani generose del pdc.
Io gli scrissi una "lettera aperta" tramite "Repubblica"...non è mai stata pubblicata nè sono state minimamente prese in considerazione le domande legittime sull'operazione.
Colgo l'occasione di questa nuova trovata per sottoporla al giudizio dei navigatori...con vignetta allegata naturalmente.


LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI


Signor presidente del Consiglio
ho ricevuto proprio oggi (31 gennaio/02) una Sua amichevole missiva con un euroconvertitore in "omaggio" e avrei alcune domande da porLe con la speranza che voglia cortesemente rispondermi.
La busta e la lettera portano l'intestazione "Il Presidente del Consiglio dei Ministri".
Domanda: E' Lei personalmente che mi manda "l'unito omaggio" peraltro tardivo e in sovrannumero dato che in famiglia gli euroconvertitori ce li siamo regalati a vicenda a Natale insieme agli eurokit?
Vorrei capire se mi spedisce l'omaggio a titolo personale o istituzionale...perchè c'è una seppur sottile differenza che va rilevata.
Se Lei mi spedisce l'omaggio a titolo personale la lettera dovrebbe essere intestata Silvio Berlusconi, magari sottointestata "Presidente del Consiglio dei Ministri" ma con un segno di traverso, come si usa quando non si vuol far pesare il proprio titolo e ruolo. Questo a maggior ragione nel momento in cui la lettera si apre con un confidenziale "Cara amica, caro amico" , apertura che ho riscontrato solo nelle lettere di propaganda elettorale dove improvvisamente mi accorgo di essere "amico" dei più svariati uomini politici che non vedono l'ora di incontrarmi per farmi toccare con mano quanto fossero amici miei.
Leggo ancora che per facilitarmi le operazioni di calcolo, Lei scrive: "ho pensato di inviarle...etc.". E' evidente a questo punto che questa è una Sua iniziativa che nulla ha a che vedere con il suo ruolo istituzionale...immagino quindi che i venti milioni di euroconvertitori con i quali ha voluto omaggiare tutte le famiglie italiane li ha proprio pagati Lei.
Considerato che si tratta di un acquisto all'ingrosso posso immaginare che il costo per Lei sia stato, considerando un prezzo intorno ai 36 centesimi di euro, pari a circa 700lire, di ben settemilioniduecentotrentamila Euro pari a 14 miliardi di vecchie e care (come dice Lei) lire italiane. A questo va aggiunto il costo della spedizione postale con tariffa, così si legge sulla busta, "Pubblicità diretta indirizzata Aut. n. DC/DC/1012002 del 10 dicembre 2001".
A questo punto, mi scusi, comincio a dubitare che tutti questi soldi provengano dalle Sue tasche e mi viene il sospetto che non trattasi di un omaggio come Lei sostiene bensì di un acquisto involontario da parte mia in quanto non richiesto e però pagato con i soldi dei contribuenti e quindi anche miei.
Se le cose stanno così, non vedo perchè Lei, come si evince dal testo della lettera, si debba attribuire l'iniziativa come Sua e a Sue spese.
Ma se, come penso e sospetto, "l'omaggio" lo abbiamo pagato noi cittadini italiani e non Suoi amici e amiche, ci vuole rendere edotti dell'intera operazione?
Per esempio vorrei sapere, trattandosi di una pubblica fornitura, se è stata espletata una regolare gara d'appalto e quale azienda si è aggiudicata la succulenta fornitura e a quale costo per l'erario cioè per noi.
Può, in nome della legge...sulla trasparenza rendere pubblica la fattura e tutta l'operazione?
Ammesso che quest'ultima sia costata intorno ai 14 miliardi di vecchie lire più spese postali (altri 4 miliardi c/a?), posso permettermi di contestare tale operazione per almeno due motivi?

1) Il cosiddetto "omaggio" avrebbe avuto un senso se fosse stato spedito nel mese di settembre 2001 al massimo, in nome, se non altro, della tanto propagandata efficienza aziendale in quanto se questa iniziativa l'avesse avuta una azienda privata si sarebbe ben guardata di investire miliardi e di vanificarla con una intempestiva spedizione! Mi perdoni, ma è come se Lei avesse spedito il Suo libro-epopea "una storia italiana" a elezioni avvenute!! Non sarebbe mai caduto in un errore così micidiale.
A fine gennaio 2002 questa costosissima operazione pubblicitaria è servita solo a introdurre in tutte le case un inutilissimo gadget, perchè non c'è famiglia che non abbia comprato, molto prima del 31 dicembre, almeno un paio di euroconvertitori da tavolo e da tasca e da campeggio per avere la possibilità di esercitarsi per tempo in vista della svolta epocale ormai alle porte ma anche a farle fare una bella figura davanti ai tanti cittadini poco attenti e orgogliosi di ricevere comunque le attenzioni nientepopodimeno che del presidente del Consiglio dei Ministri.

2) Nel caso in cui l'operazione è stata fatta a spese degli italiani, non mi sembra corretto impostare la cosa con toni così confidenziali, quasi paterni. La Lettera doveva riportare l'intestazione del Ministero del Tesoro e avere toni più neutri e distaccati per evitare equivoci del tipo "lettera propagandistica" come tale si configura, a mio modesto avviso, la Sua missiva.
Infine un chiosa personale: mi dispiace non poterLa ringraziare per l'"omaggio" ricevuto per quanto esposto in precedenza reputando l'operazione in generale, assolutamente inutile e fuori luogo; avrei preferito che tale considerevolie somma (circa 9 milioni di Euro) fosse stata destinata a cose più utili e urgenti. Vuole degli esempi? A organizzazioni come Emergency, LILA, A.I.R.C., Medici senza Frontiere etc., oppure per l'acquisto di attrezzature informatiche di cui tante Procure italiane sono tutt'ora sprovviste costringendo molti giudici a lavorare in maniera poco efficiente rispetto alle urgenze ed emergenze attuali contribuendo così a quella riforma della giustizia tanto sospirata, oppure alla Scuola Statale così povera di risorse e così bisognosa di sostegno, o ancora a finanziare corsi di alfabetizzazione informatica, in tutta italia, per giovani e anziani (in Europa siamo tra gli ultimi in questo senso) e così via seguitando...
In attesa di risposte alle mie (ma non solo mie) domande Le porgo
distinti saluti.





caroamicotiscrivo.jpg
 
Al Kompagno di Arkore,
i piani quinquennali di Stalin, gli fan nà s.ega !!! :-D :-D

Il declino annunciato

La scorsa settimana l'Italia si è eccitata e identificata con il trionfo della Ferrari e il presidente della superazienda di Maranello - simbolo dell'Italia che corre - è diventato il candidato ideale per la presidenza della Confindustria. Ieri, però, il comunicato Istat sul fatturato e gli ordinativi in agosto ha riprecipitato l'Italia nell'inferno della recessione e fatto comprendere, anche a chi si copriva gli occhi con i trionfi tecnoligici della «rossa» che la realtà industriale del paese è ben altra: anche i più ottimisti sono ormai convinti che il declino non è più un rischio, ma una certezza. Generalizzare non è mai buona cosa: industrie di eccellenza non ne mancano; il settore metalmeccanico realizza ancora straordinari surplus nella bilancia commerciale anche se quasi esclusivamente con i paesi meno industrializzati; il settore tessile e dell'abbigliamento seguitano a dare un buon contributo anche sotto i colpi di una concorrenza che può sfruttare costi del lavoro più bassi, come l'Italia aveva fatto per decine di anni. Però il quadro complessivo è nero: senza la debolezza della liretta lo «stellone» che aveva assistito l'economia, l'industria si è incartata in un declino inarrestabile che potrebbe essere momentaneamente frenato da un forte incremento della domanda mondiale, ma che è destinato a ripresentarsi a ogni minimo starnuto della congiuntura mondiale.

La caduta in agosto del fatturato e degli ordinativi (per quest'ultima la peggiore flessione dall'attentato delle Twin towers) che pone pesanti ipoteche sul prossimo futuro della produzione industriale e quindi sulla crescita del pil non arriva improvvisa, ma è la naturale conseguenza di una politica economica tesa, oltre che ai benefit per il capo, alla flessibilità (inaugurata dal centro-sinistra) e al contenimento del costo del lavoro. Con questi strumenti Berlusconi e i suoi alleati (D'Amato in testa) erano convinti di poter rimettere in carreggiata l'industria italiana. E quando è diventato evidente che l'Italia perdeva quote di mercato, il dito accusatore è stato puntato sulla debole congiuntura internazionale e sul fatto che, in fondo, anche negli altri paesi il pil batteva la fiacca. Come dire: «mal comune mezzo gaudio». Ma non è così: la recessione è generalizzata, ma gli altri paesi al contrario dell'Italia non perdono quote di mercato. Anzi, ne conquistano nei settori tecnologicamente avanzati. E non sarà certamente la Tremonti-tecnologica a far conquistare spazi all'industria italiana.

L'industria italiana è sottodimensionata, sottocapitalizzata, frammentata in centinaia di piccole unità produttive che non consentono una politica di ricerca e di innovazione in grado di rilanciare il «sistema paese», mentre tutti i grandi gruppi - Fiat in testa - hanno perseguito la politica del suicidio industriale. Non è tanto questione di capitali (come ha cercato di far credere Tremonti varando lo «scudo per favorire i pirati della lira) ma di mentalità: il piccolo si chiude nel suo orticello (che quando va bene diventa distretto) e mira al profitto immediato senza una politica di sviluppo che punti al futuro. Purtroppo è sempre stato così: solo che nel passato, negli anni '50 e '60 a supplire alle carenze del «piccolo» c'era una forte industria pubblica, a volte inquinata dai partiti e dalle clientele, ma capace di fare da volano all'intera economia.

Oggi l'industria pubblica è stata smantellata sotto i colpi di privatizzazioni varate non per razionalizzare il mercato e accrescere il grado di concorrenza, ma unicamente per fare cassa - sotto l'ombrello degli obblighi imposti dalla Ue di «apertura al mercato» - perfino nel settore dei monopoli naturali. In questo contesto, la parola d'ordine generalizzata è fare profitti a ogni costo, puntando tutto sui tagli, sulla intermediazione e sulla commercializzazione. Risultato: le merci si acquistano dove è più convenienete perché alle imprese del «sistema Italia» non importa nulla, come ci ha insegnato anche l'ultimo black out.

Di più: il paradosso in questa situazione è che qualsiasi aumento della domanda interna si trasforma in un incremento di domanda per i produttori esteri in grado di garantire beni di consumo durevoli che l'industria italiana non produce più o non ha mai prodotto. Il problema, insomma, non è la Cina, ma il fatto che la Cina ha fatto emergere la pochezza del tessuto produttivo italiano che, senza un intervento pubblico, rischia di sfarinarsi del tutto in pochi anni.

Luther Blisset
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto