baleng
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Su Brauer mi soffermo volentieri. Trovo che in lui confluiscano molte influenze: dalle visioni di un Bosch (anche Brauer è senz'altro un visionario), al giustamente citato Surrealismo, da certe visioni naïf (particolarmente Rousseau) a Chagall, ai richiami della cultura ebraica, questi, però, soprattutto come soggetti.Mi piace e vorrei capire quanto ha influito, nella sua espressione artistica, la sua origine ebraica. Riscontro, ad esempio che, come nella musica di Mahler, si possono trovare delle tracce di origine del compositore, così altrettanto ritengo che si possa riscontrare nell'arte di Brauer. La sua cifra stilistica, da quanto ho potuto brevemente vedere, trova fondamento nel surrealismo venato però da un umorismo leggermente sarcastico.Credo che Baleng possa rispondere al riguardo.
Per proibizione religiosa, non esiste un'arte figurativa ebraica precedente alla fine 800. Pittori come Moise Kisling, Modigliani, Soutine, Abel Pann e Chagall hanno fondato una tradizione un po' partendo dal nulla, e anche per questo non è facile trovare grandi analogie tra di loro. Brauer si innesta certo in questa linea, forse con qualche ambivalenza (magari in rapporto con il tipico umorismo ebraico) tra la serietà con cui affronta un suo mondo pieno di simboli e richiami magici (potremmo dunque ipotizzare anche origini presso il simbolismo di fine 800) ed uno sguardo in qualche modo disincantato, talora dissacrante, ma pieno di poesia.
Di lui amo l'uso di saturare i colori pur partendoli in sfumature, tutte nello stesso soggetto, dallo scuro al più chiaro. Anche nelle antiche icone la forza spirituale si esprimeva nella saturazione dei colori, come certi rossi accesi, magari accostati a estesi ori o a preziosi azzurri. Amo anche la capacità di riempire di mistero i suoi lavori, che risultano costantemente sorgere come apparizioni di un mondo simile al nostro, che però non c'è, ma sarebbe bello esistesse, e forse forse è quello vero nascosto da quello più materiale ed apparente.
Quanto alla saturazione dei colori, un procedimento che riporta alla sensibilità dei bambini, e a proposito del quale si possono ricordare certe opere di Savinio, dove i giocattoli ... non sono solo giocattoli, essi [i colori] vengono presentati proprio come fossero degli esseri viventi. "Io sono il giallo", "io sono il blu", e questa è esattamente la concezione che dei colori hanno le scienze spirituali - di cui peraltro non sapevo nulla quando già amavo questa pittura.
In pratica, appare come se gli oggetti fossero fatti di colore anche "dentro", non abbiamo solo superfici colorate, ma veri e propri volumi di colore. Il colore lievita nella forma crescendo, così come cresce la vita, ad esempio nel vegetale, da dentro a fuori.
Ovviamente questo richiamo al mondo vegetale (peraltro totalmente reinventato) riguarda anche le sue scelte figurative. Un vegetale colto nel mistero del seme, nel vibrare occulto delle forme, o nell'apparire di elementi sproporzionati, talora minacciosamente incombenti o segretamente in attesa. Un'atmosfera da fiaba, alla fine. O piuttosto da sogno.Perché è vero che guardando le sue opere ci si sente come davanti alle immagini dei nostri sogni, chiare, forti e indecifrabili.
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