tratto da MF
Il mercato unico europeo deve essere mantenuto "aperto e competitivo" senza erigere "barriere protezionistiche". E' in questa ottica che la Commissione europea sta esaminando se l'operazione Lactalis-
Parmalat possa essere messa in discussione nel quadro della supervisione Ue sulle fusioni.
Il commissario Ue per la concorrenza, Joaquin Almunia, stamani ha fatto sapere di stare "seguendo attentamente" gli sviluppi dell'operazione Lactalis-
Parmalat. Se le verifiche in corso confermeranno che il caso rientra sotto il controllo fusioni esercitato dal'Ue, "sarà competenza esclusiva della Commissione", ha detto, "valutare la sua compatibilità con le regole europee sulla concorrenza e noi agiremo di conseguenza".
Il mese scorso il Governo italiano ha pensato a un decreto ad hoc per permettere a
Parmalat di rinviare l'assemblea dei soci fino a giugno, dando al maggior gruppo alimentare quotato del Paese più tempo per trovare investitori italiani. L'assemblea, in agenda inizialmente il 12-14 aprile, avrebbe permesso al terzo gruppo del fresco al mondo, Lactalis, di assumere il controllo del Cda di
Parmalat.
Ma così non è stato. Almeno per ora perché sabato il tribunale di Parma deciderà sulla richiesta di impugnativa avanzata da Lactalis. Se il Tribunale accogliesse l'istanza (ipotesi remota), l'assemblea potrebbe tenersi nella data della convocazione originale e a quel punto Lactalis, primo azionista, potrebbe insediare i propri uomini nel Cda assumendo il controllo dell'azienda.
Il faro acceso dalla Commissione Ue alimenta la speculazione e potrebbe forzare la tanto attesa cordata italiana a promuovere un'opa parziale sul 60%/70% del gruppo di Collecchio (servirebbero 3-3,5 miliardi). In base alle ultime indiscrezioni, già oggi
Mediobanca,
Unicredit e
Intesa Sanpaolo più Granarolo e la Cassa Depositi e Prestiti dovrebbero incontrarsi per definire i dettagli dell'offerta del consorzio italiano per entrare nel capitale di
Parmalat sulla base di un progetto industriale.
Parmalat dovrebbe acquisire Granarolo per 500 milioni e i soci del polo di Bologna (Gran Latte e
Intesa) dovrebbero reinvestire la liquidità nel capitale di Latco a fronte di sinergie stimate intorno ai 70-80 milioni l'anno. I tempi per la messa a punto del progetto sono stretti, entro la prossima settimana si dovrebbe infatti chiudere l'operazione in modo che, effettivamente, se la strada scelta dovesse essere quella dell'opa, ci sarà il tempo per ottemperare a tutte le scadenze, in vista dell'assemblea rinviata al 28 giugno.
A piazza Affari il titolo nel frattempo sale del 2,28% a quota 2,33 euro, sovraperformando il mercato. "Noi continuiamo a ritenere che lo scenario più probabile per ottenere il controllo di
Parmalat sia lanciare un'offerta pubblica di acquisto dal momento che la richiesta di Lactalis di più di 3 euro per azione per vendere la sua partecipazione del 29% appare sproporzionata, implicando una valutazione del gruppo pari a 5,2 miliardi o 9,7 volte l'Ev/Ebitda 2011, il 48% in più rispetto al multiplo medio di settore", sottolineano gli analisti di Banca Imi (gruppo
Intesa Sanpaolo).
Sullo sfondo la notizia secondo cui c'è il rischio prescrizione per i banchieri dello scandalo della società. Il 18 aprile è attesa la sentenza di primo grado nel processo per aggiotaggio presso il Tribunale di Milano contro quattro banche estere e cinque manager degli istituti coinvolti. Nel caso di aggiotaggio la prescrizione del reato per le persone fisiche scatta dopo sette anni e mezzo. Cioè tra poche settimane. Dunque c'è il rischio di una vera e propria beffa per 80mila risparmiatori in attesa di risarcimento dopo il crac.