SIAMO SPIACENTI, LA VITA DA LEI SOGNATA NON E' AL MOMENTO RAGGIUNGIBILE

Li indottrinano sin da piccoli.....ma...ohibò, cosa mi ricorda questo evento ?
Che anche qualche anno fa c'erano i "figli della lupa" poi i "balilla". Non vedo differenze.
Predicano bene ma razzolano male.

A sinistra non è una novità il tentativo di coinvolgere nelle varie attività anche minori al di sotto dei dieci anni.
Lo scorso 25 aprile, la presidente della sezione di Bologna dell'Anpi, Anna Cocchi, aveva scritto all'Antoniano onlus,
su richiesta del direttore fra' Giampaolo Cavalli, per spiegare la Resistenza ai piccoli dello Zecchino d' oro.

Ma questo non è stato l’unico episodio. A Milano era stato organizzato anche un "percorso resistente" per bambini dai sei ai dieci anni,
con conferenze, canti e addirittura commemorazioni davanti alle lapidi dei caduti.

Mentre una decina di mesi fa a Bologna c'era stata una accesa polemica per la decisione di alcune insegnanti di fare ascoltare "Bella Ciao" ai piccoli di un asilo nido.
Un papà, allora, aveva protestato perché riteneva che i bambini non possono essere coinvolti in attività politiche.
 
Il Giorno della Memoria avrebbe dovuto essere la giornata in cui rendere omaggio alle vittime della pulizia etnica e politica
scatenata dai partigiani comunisti del Maresciallo Tito ai danni delle popolazioni italiane dell’Istria, della Dalmazia, di Trieste e del Friuli
ed ai duecentocinquantamila profughi che per sfuggire a quella violenza si rifugiarono in Italia
andando incontro non solo ai disagi ed alle sofferenze imposte dalla loro condizione di migranti forzati,
ma anche all’ostilità dei comunisti italiani convinti che solo dei fascisti potevano abbandonare il paradiso rosso realizzato dalla rivoluzione proletaria.

Il bilancio di questa giornata indica invece che a prevalere non è stata la memoria che avrebbe dovuto essere celebrata,
ma quella secondo cui gli infoibati ed i profughi avevano pagato il prezzo di vent’anni di repressione e persecuzioni
delle popolazioni slave compiute dal regime fascista e dei due anni di occupazione dell’ex Jugoslavia da parte dell’esercito italiano durante la Seconda guerra mondiale.

Il Giorno della Memoria, dunque, è stato il giorno della Memoria Ribaltata.
Quello in cui le parole dei titolari delle massime istituzioni repubblicane e di quelle di chi è intervenuto nelle manifestazioni ufficiali
sono state prima bilanciate e poi sopravanzate da quelle di chi ha sostenuto che i morti e gli esuli avevano cercato la loro sorte in quanto complici e corresponsabili del fascismo.

Chi si stupisce che ha più di settant’anni da quei tragici eventi si sia potuto verificare un fenomeno del genere,
non tiene conto della tradizionale abilità della sinistra italiana, in tutte le sue molteplici articolazioni, nell’uso politico della storia.

Una sinistra che per l’intero secondo dopoguerra ha usato l’antifascismo per nascondere la sua condizione di minoranza nel Paese
e portare avanti la sua pretesa di essere la forza legittimata dalla Resistenza a non essere mai esclusa dal Governo.

E che oggi ha approfittato del Giorno della Memoria per tornare ad usare politicamente la storia e stabilire che alla destra attuale
non va riconosciuta la legittimazione a concorrere per il governo del Paese in quanto complice dei complici dei fascisti del passato.

La vergogna non è solo la Memoria Ribaltata.

Ma è anche che non siano bastati 75 anni per rendere impossibile un uso così distorto ed antidemocratico della storia!
 
L’Organizzazione mondiale della sanità alza il livello di allarme.
Per vincere contro il Covid-19 (sigla che sintetizza corona, virus e disease (malattia)
il “tempismo è essenziale” poiché ora ci sono una “finestra di opportunità” e una “possibilità realistica” per fermare l’epidemia.

Da Ginevra, dove sono arrivati 400 scienziati da tutto il mondo per fare il punto sulla malattia,
il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus è stato molto chiaro:

“Un virus può creare più sconvolgimenti politici economici e sociali di qualsiasi attacco terroristico.
Il mondo si deve svegliare e considerare questo virus come il nemico numero uno”.

Intanto, S&P Global stima l’impatto sull’economia mondiale dell’epidemia di coronavirus.
“La velocità e la diffusione negli ultimi due mesi rappresentano un rischio per l’economia globale e il credito”,
afferma l’agenzia di rating, secondo cui il rallentamento della Cina, le cui previsioni sul Pil sono state ridotte dal 5,7 al 5 per cento,
impatterà per lo 0,3 per cento sul prodotto interno lordo globale nel 2020.

General Motors ha intanto annunciato per la prossima settimana la sospensione provvisoria delle attività per la carenza di componenti dalla Cina,
dove il blocco degli impianti per limitare la diffusione del coronavirus ha colpito la produzione.

Due linee di assemblaggio di Gm Korea di Bupyeong, capace di produrre 400mila veicoli annui,
chiuderanno lunedì e martedì prossimi per la mancanza di componenti legate all’elettronica.
 
UniCredit Annuncia il suo piano di ristrutturazione per l’Italia con la chiusura di oltre 400 filiali ed il licenziamento di 6000 dipendenti.
Tutto questo è coerente con quanto già annunciato da tempo nel piano di ristrutturazione quadriennale.

Naturalmente i licenziamenti, come annunciato a dicembre, saranno fatti in modo” socialmente responsabile”, cosa che, francamente, fa un po’ ridere:
Sarebbe interessante chiedere il punto di vista sulla responsabilità sociale a chi rimane a casa.

Naturalmente i sindacati hanno protestato, affermando che si tratta di un piano dei tagli eccessivo,
senza giustificazione in un momento in cui la società produce utili… ma, alla fine, a chi interessa cosa dicono ora i sindacati dei bancari?
Sono ormai oltre 10 anni che non fanno praticamente per tutelare i propri iscritti, vera e propria carne da macello del XXI secolo.

Il bello è che questo durissimo piano di ristrutturazioni, che viene a segnare una vera contrazione dell’Istituto,
che si concentra sempre di più su se stesso e nonostante le parole rinuncia all’espansione, viene fatto per poter ricomprare azioni proprie.

Infatti il piano prevede il riacquisto nei prossimi 4 anni di 2 miliardi di azioni proprie.
La banca quindi licenzia non per diventare più forte, ma per potersi rimpicciolire riducendo perfino il proprio capitale.
Come se denaro raccolto finora nel patrimonio fosse stato troppo e bisognasse restituirlo agli azionisti.

Tutto questo accade in un settore dove normalmente la patrimonializzazione lista come un obiettivo primario per la crescita aziendale:
non si può far crescere attivo senza avere adeguati indici di patrimonializzazione la copertura.

Unicredit, evidentemente, ha deciso di essere troppo grande, oppure, più semplicemente vuole regalare un po’ di soldi speculando sulle azioni proprie.
Contento Mustier contenti tutti
 
Oggi fare banca significa fare speculazione finanziaria.
Chiudono perchè non fanno più banca.
Un carissimo amico che per anni ha lavorato a progetti immobiliari sani, si è sentito dire in numerose occasioni che "noi non investiamo più nell'immobiliare"
quando chiedeva alla sua banca la possibilità di ampliare i suoi lavori.
Siccome hanno giocato con titoli tossici immobiliari, la soluzione era non fare più nulla. nonostante avesse almeno 10 anni di risultati fenomenali da dimostrare.
Ha aperto un sito di crown funding con degli amici, in 6 mesi ha raccolto più soldi di quello che la banca gli offrisse in 10 anni.
Oggi, dopo soli 3 anni, ha triplicato i suoi introiti e deve rifiutare il 70% delle offerte di finanziamento che gli fanno
perchè non si vuole sovraesporre. stiamo parlando di milioni di euro, non noccioline.
Qualcuno continuerà a fare banca. E questi semi zombie rimarranno a far lavorare psicopatici nella speculazione, che però arriverà alla fine anche per loro.
 
D'altronde....viviamo in un mondo ove c'è chi sostiene:
...le banche centrali emettono moneta dal nulla al netto e fanno parte del settore governativo...
le banche commerciali emettono debito e fanno parte del settore privato
 
Un singolo paziente, ricoverato in un ospedale di Wuhan, in Cina, ha infettato almeno 10 operatori sanitari
e altri quattro pazienti con quello stesso coronavirus che ha contagiato quasi 45.000 persone, ne ha uccise più di 1.000 e ha raggiunto due dozzine di altri Paesi nel mondo.

I pazienti, in Cina, hanno un’età compresa tra i 22 e i 92 anni (l’età media è di 56 anni).
All’inizio sono stati ricoverati principalmente all’ospedale Zhongnan dell’Università di Wuhan.
Si presume che molti di essi – il 41% – abbiano contratto il virus nell’ospedale stesso,
incluse 17 persone che erano state ricoverate per altre malattie e 40 operatori sanitari.

Questo dato è solo un inquietante dettaglio, incluso in un recente rapporto su 138 casi di pazienti a Wuhan,
che tuttavia aiuta però a spiegare come la malattia progredisce e come si diffonde.
Il rapporto, uno dei due pubblicati venerdì scorso dall’autorevole Journal of American Medical Association,
è tra gli articoli più completi, a oggi, sull’epidemia scatenata dall’ormai famigerato coronavirus.

Il paziente che ha infettato così tanti operatori sanitari era stato posto in un reparto chirurgico a causa di sintomi addominali
e il coronavirus non è stato inizialmente sospettato. Anche altri quattro degenti in quello stesso reparto hanno contratto la malattia, presumibilmente dal primo paziente.

L’incidente ha risvegliato gli agghiaccianti ricordi dei cosiddetti “super-spargitori” di altre epidemie analoghe: SARS e MERS,
ovvero pazienti che hanno infettato un numero enorme di altre persone, a volte dozzine
. Il fenomeno è ancora scarsamente compreso e imprevedibile, un vero incubo per un epidemiologo.
I super-spargitori hanno portato, in passato, a una notevole trasmissione dei virus direttamente negli ospedali.

Nel loro report sul Journal of American Medical Association, gli autori affermano che,
dall’analisi dei dati raccolti tra i casi seguiti da loro, desumono si sia verificata una rapida diffusione del virus da persona a persona.
Ciò è stato in parte dovuto a pazienti come quello ammesso al reparto chirurgico, i cui sintomi hanno indotto i medici a sospettare altre malattie
e non sono riusciti a prendere tempestivamente le precauzioni necessarie per prevenire la diffusione del virus fino a quando non è stato, poi, troppo tardi.

All’incirca il 10% dei pazienti, infatti, inizialmente non presenta i soliti sintomi, tosse e febbre, ma, al contrario,
disturbi come diarrea e nausea. Altri sintomi non comuni includono mal di testa, vertigini e dolore addominale.

Un altro motivo di preoccupazione, per la comunità medica, rimane il fatto che alcuni pazienti che, inizialmente,
apparivano lievemente o moderatamente malati, sono poi peggiorati nel giro di qualche giorno o, al massimo, di una settimana.
Il tempo trascorso, in media, dai primi sintomi a quando sono iniziati lievi problemi respiratori è di cinque giorni;
ne bastano sette per il ricovero e otto per arrivare a gravi problemi respiratori.
Gli esperti affermano che, stando a questo schema, i pazienti devono essere attentamente monitorati
e non è lecito ritenere che qualcuno che sembra essere in via di guarigione sia effettivamente fuori pericolo.

«La scoperta servirà come “monito” per i medici, affinché tengano d’occhio questi pazienti» ha dichiarato il dottor Anthony Fauci,
direttore dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive degli Stati Uniti, in un’intervista pubblicata dallo stesso Journal.

Come avvenuto per i precedenti rapporti sui pazienti con coronavirus, anche in questo caso si è scoperto
che le persone anziane e quelle con problemi di salute di base (come: diabete, malattie cardiache o cancro)
tendono ad ammalarsi più gravemente, rispetto ai pazienti più giovani e sani.
Soprattutto, circa il 26% dei 138 pazienti monitorati ha avuto bisogno di cure intensive; la loro età media è di 66 anni,
quindi più alta rispetto a quella di coloro che non necessitavano di terapia intensiva.

Per questa serie di pazienti, il tasso di mortalità è del 4,3 percento, un dato superiore alle stime provenienti da altre parti della Cina.
Il motivo di questo dato non è noto e le cifre possono cambiare man mano che vengono raccolte ulteriori informazioni.
A differenza di alcuni report precedenti, questo non ha trovato sostanziali discrepanze di genere nei pazienti infettati; il 54 percento è di sesso maschile.

I dati clinici sui pazienti mostrano che la malattia ha causato polmonite e un’infezione virale sistemica
che ha scatenato una potente risposta infiammatoria nel corpo, mentre il dottor William Schaffner,
esperto di malattie infettive presso la Vanderbilt University del Tennessee, ha recentemente affermato che
«Esistono indicatori biochimici che mostrano come alcuni sistemi di organi del corpo possano essere colpiti con maggiore probabilità
e da essi scaturisce una risposta infiammatoria che interrompe in qualche modo la normale funzione».

«I polmoni, il cuore, il fegato, i reni e i sistemi che controllano la coagulazione del sangue sono tutti colpiti», ha detto il dottor Schaffner,
«anche se non è chiaro se sia il virus stesso a infettare organi diversi dai polmoni. La risposta infiammatoria è un segno distintivo di una grave malattia virale.
Negli ultimi anni è diventato evidente che un’infiammazione acuta da malattie, come l’influenza,
può persistere per circa un mese dopo la scomparsa della malattia acuta e può aumentare il rischio di infarti e ictus nelle persone anziane».

Un secondo rapporto riguarda 13 pazienti trattati in tre ospedali a Pechino dal 16 al 29 gennaio.
Sono più giovani del gruppo di Wuhan, con un’età media di 34 anni e nessuna malattia di base.
Solo uno di loro ha più di 50 anni. Non si sono ammalati come i pazienti di Wuhan e nessuno di loro è morto.

Questi casi, scovati soprattutto in giovani adulti sani, dovrebbero dissipare l’idea che solo le persone anziane contraggano la malattia.
Questo virus, conclude il dottor Schaffner: «può colpire una persona giovane e sana e farli ammalare».
 
Non è che volessi portare sfiga, ma la mia era una logica e semplice deduzione da quanto si poteva vedere.

La signora che vedete nella foto è Chen Wei, responsabile dei programmi di guerra biologica dell’esercito popolare Cinese, e ricopre il grado di maggiore generale.

Da ieri è responsabile della lotta al virus Covind19 a Wuhan. Quindi il partito comunista comunista ha deciso di militarizzare la lotta contro l’epidemia.
Questo non fa che aumentare il sospetto che dietro questo caso vi sia è stato un incidente in un laboratorio militare.
Del resto è noto che questo tipo di incidenti avviene in Cina 10 volte più frequentemente che negli USA, e 20 volte più frequentemente che in Europa.

Un intervento era necessario, dato che vi è stato un drammatico incremento nel numero dei casi.
Probabilmente questo è anche dovuto al cambiamento di criterio di definizione dei casi stessi: infatti, inspiegabilmente,
in Cina si era deciso di definire malati solo coloro che avessero il virus e sintomi della malattia stessa, escludendo quindi i portatori sani.

Una decisione inspiegabile che aveva però portato ad una riduzione dei casi ufficiali.
Purtroppo i risultati sono quelli che vedete nel grafico sottostante





In un solo giorno abbiamo avuto un salto da 2000 a oltre 14 mila casi, un incremento del 700%.
Cosi esplode il numero dei morti, più che raddoppiato in un solo giorno











Anche il tentativo di riaprire le aziende non è andato per niente bene : una società che ha voluto far rientrare 200 lavoratori
per far riprendere parzialmente le produzioni si è trovata con tutti i dipendenti in quarantena dentro l’azienda perché un lavoratore è risultato positivo.

I dati reali che arrivano da Hong Kong affermano esattamente il contrario, cioè che , comunque, l’attività economica è congelata.
 

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