La Generation Investment di Al Gore entra in Landi Renzo al 2,01%
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La Consob, all'interno delle comunicazioni relative alle partecipazioni rilevanti delle società quotate in Borsa, ha reso noto che la Generation Investment Management LLP, la società londinese di investimenti co-fondata dal premio Nobel americano Al Gore e che si occupa con particolare attenzione delle aziende che presentano fattori di sostenibilità, è entrata nel capitale sociale della reggiana Landi Renzo con una quota del 2,01% detenuta in gestione del risparmio dallo scorso 9 giugno.
Per Al Gore tira un brutto clima
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di Marco De Martino - da New York
Le critiche inseguono Al Gore anche dentro la sede della Apple computer, del cui consiglio d’amministrazione l’ex vicepresidente americano è uno dei componenti: «I ghiacciai non si sono sciolti e Gore è diventato lo zimbello di tutti» ha detto durante l’ultima assemblea un piccolo azionista riferendosi al premio Nobel per la pace seduto in prima fila. «Se i consigli che dà alla Apple sono sbagliati come le sue dichiarazioni sull’ambiente, non deve assolutamente essere rieletto in consiglio».
Il tiro al bersaglio sul testimonial dell’ambientalismo globale era iniziato due anni fa, quando il giudice della Corte suprema inglese Michael Burton aveva chiesto di non mostrare nelle scuole il film di Gore Una scomoda verità, puntando il dito su alcuni eccessi del documentario riguardo ai cambiamenti climatici. Ed è stato alimentato dai recenti scandali che hanno toccato l’Ipcc, l’Intergovernmental panel on climate change, le cui ricerche costituiscono la base della teoria sull’origine umana dell’effetto serra. Oggi Al Gore è preso di mira non solo da ecodubbiosi come il senatore repubblicano James Inhofe, che chiede una sua testimonianza davanti al Congresso; lo stesso Bill Clinton scherza sull’ex vice: «L’inizio della primavera per Gore è sempre prova del riscaldamento globale».
E mentre nascono siti internet come Al Gore lied (Al Gore ha mentito), il New York Times sottolinea le ambiguità dell’ex vicepresidente, che da una parte predica la catastrofe del clima e dall’altra investe nelle aziende che trarranno vantaggio dalle energie pulite.
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Consigliere di Google e Apple e presidente del network tv Current, Al Gore è da anni un ricco finanziere. Con David Blood, ex dirigente della Goldman Sachs, ha creato a Londra il fondo Generation investment management specializzato in investimenti in imprese sostenibili. Gore è anche un partner della Kleiner Perkins, una delle principali società di venture capital della Silicon Valley che finanzia imprese come Altarock energy (energia biotermica), Ausra (energia solare) e Harvest power (riciclaggio di rifiuti in biogas). Tutte aziende che avranno sovvenzioni governative se dovesse passare la legge sull’energia voluta dai democratici.
L’anno scorso Gore e i suoi partner hanno investito 75 milioni di dollari nella Silver spring networks, che produce hard-ware e software per rendere più efficiente la rete elettrica: pochi mesi dopo il dipartimento dell’energia annunciava di volere devolvere 3,4 miliardi ad aziende specializzate nella conversione della rete elettrica. Tra cui la Silver Springs.
I milioni che Gore ha fatto potrebbero essere solo una piccola parte di quelli che guadagnerà se dovesse espandersi il mercato dei permessi di emissione dell’anidride carbonica: la Generation investment management possiede una forte quota del Chicago Climate exchange, la borsa dove si svolgeranno questi scambi. «Investo i miei soldi coerentemente con le mie convinzioni» afferma Gore. Che però potrebbe perdere la battaglia ideologica cui tiene di più: nei sondaggi il 48 per cento degli americani ormai pensa (a torto o a ragione) che le preoccupazioni sul clima sono esagerate.