LIBIA: Gheddafi si arrende all'ONU?
Gheddafi ha paura Tripoli: "Cessate il fuoco"
"Azione immediata".
Merkel tentenna.
Da Italia sì a uso di 3 basi. Alle 13:30 CdM straordinario / DIRETTA TV
I
l colpo di scena arriva nel primo pomeriggio libico. "
Le forze libiche fedeli a Muammar Gheddafi hanno sospeso tutte le operazioni militari per garantire la protezione dei civili, in linea con la risoluzione Onu che ha imposto la No Fly Zone". A parlare è il ministro degli Esteri libico, Mousa Koussa, conversando con i giornalisti a Tripoli. E' un
cessate il fuoco a tutti gli effetti, che giunge poche ore dopo il voto positivo delle Nazioni Unite alla no-fly zone sulla Libia.
La risoluzione approvata nel Palazzo di Vetro autorizza tutte le misure militari possibili, anche attacchi aerei, per difendere i civili minacciati da
Muammar Gheddafi. Tutte tranne una, invasione di terra. Una proposta votata da 10 Paesei: Francia, Gran Bretagna, Usa, Bosnia, Gabon, Nigeria, Sudafrica, Portogallo, Colombia e Libano. Astenute Russia, Cina, Germania, Brasile e India. La risoluzione delle Nazioni Unite ha incassato l'ok della Unione Europea, non ancora quella della Nato che "esaminerà attentamente" il documento. Il guaio, per l'Europa, è la spaccatura decisa tra i Paesi più importanti: Inghilterra e Francia premono per una missione "in tempi rapidi", se necessario anche da soli. La Germania si è invece astenuta per "ragioni di sicurezza". Il ministro degli Esteri di Berlino Guido Westerwelle ha assicurato che nessun soldato tedesco parteciperà alle missioni.
ITALIA TRA DUE FUOCHI - Complicata la posizione dell'Italia. Ieri sera, subito dopo il voto dell'Onu, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier Berlusconi e il ministro della Difesa Ignazio La Russa si sono riuniti in un "summit informale". Il nostro governo è pronto a mettere a disposizione
tre basi e aerei per attuare la no-fly zone. L'intenzione è quella di avere "un ruolo di primo piano" nella vicenda, nonostante le possibili ritorsioni di Muammar Gheddafi. Proprio per studiare le prossime mosse italiane, alle 12 alle 12 si è tenuta a Palazzo Chigi una riunione a cui hanno preso parte, insieme a Silvio Berlusconi, i ministri Frattini, Maroni, La Russa, Tremonti, Matteoli, Sacconi, Romani. Oltre a loro il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, i capi dei servizi di sicurezza e i vertici militari. Alle 13:30 si terrà un Consiglio dei Ministri straordinario per decidere la posizione ufficiale italiana alla luce della risoluzione dell'Onu.
POSIZIONI INERNAZIONALI - La Francia, con il portavoce del governo,
Francois Baroin, ha fatto sapere che "gli attacchi contro le truppe di Gheddafi avverrano in tempi rapidi". Sulla stessa linea la
Gran Bretagna, che in attesa che il premier
David Cameron riferisca ai comuni, sta già approntando le proprie forze aeree per l'intervento: è stato già disposto l'invio di uno squadrone di caccia Typhoon dislocati nella base aerea di Akrotiri. Anche la
Norvegia, la conferma è arrivata da Oslo, parteciperà alla coalzione militare, proprio come il Qatar.
LA GERMANIA TENTENNA - La Germania, invece, continua a mantenere una posizione piuttosto critica nei confronti della risoluzione. Per il cancelliere
Angela Mekel il via libera dell'Onu alla
no fly zone e ad eventuali raid aerei "non è stato ponderato al 100 per cento". Frau Merkel lo ha spiegato nel corso di una riunione con i parlamentari della Cdu, secondo quanto riferito da alcuni presenti, motivando così la decisione della Germania di astenersi in Consiglio di sicurezza. "Auguriamo ai nostri alleati molto successo poiché perseguiamo gli stessi obiettivi politici, ma noi siamo di altro avviso per quanto riguarda le prospettiva di riuscita dell’operazione", avrebbe aggiunto. "Abbiamo il cuore pesante perché questa non è stata una decisione facile, ma bisogna sempre pensare a ciò che succede dopo", ha concluso la Cancelliera.
GHEDDAFI: "RISOLUZIONE E' UNA MINACCIA" - Muammar Gheddafi non mostra alcun segno di cedimento né preoccupazione dopo le decisioni dell'Onu. Rialza invece il tiro, e afferma che "per chi ci attacca sarà l'inferno". Il Colonnello, per bocca dei suoi funzionari, aveva protestato vivamente contro la risoluzione, definita una "minaccia". E mentre a Bengasi i ribelli sono scesi in piazza per festeggiare, il regime insiste nella sua repressione: a Misurata le truppe dello Stato stanno bombardando sui manifestanti, e fino ad ora si segnalano quattro morti e almeno 70 feriti. "Non abbiamo paura", ha fatto sapere suo figlio Seif al-Islam. "Speriamo che l'Italia si tenga fuori da questa iniziativa", è invece la dichiarazione sibillina del vice-ministro degli Esteri libico Khaled Kaaim. La prospettiva infatti è quella di rappresaglie nel Mediterraneo. 18/03/2011