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ipotesi stress test ... mah...
dal sole24ore online:
Sono francesi e italiane le banche più penalizzate dallo stress test
Il Financial Times riportava ieri l'aspettativa che una ventina di banche europee potrebbero essere costrette a iniezioni di capitale come conseguenza dei risultati degli stress test di questo mese per una cifra complessiva dell'ordine di 30 miliardi. Il quotidiano britannico segnalava tra i possibili candidati alla ricapitalizzazione anche Mps e Banca Popolare di Milano, che però hanno smentito di essere nelle condizioni di dover ricorrere al mercato.
Non fa riferiemento allo stesso campione di istituti, ma il team di analisti di Mediobanca securities Uk ha provato ha simulare in vitro un proprio «stress test» su 21 banche internazionali, le maggiori di Stati Uniti e alcuni paesi europei, concludendo che, se fosse imposto quest'anno di raggiungere un core Tier 1 dell'8% all'appello mancherebbero teoricamente 105,6 miliardi. La pressione sul mercato cioè potrebbe essere ben più alta delle attese? In realtà non è così, perché i nuovi parametri di Basilea 3 non saranno introdotti prima di fine 2012 e le simulazioni di Mediobanca Uk arrivano infatti a circoscrivere le esigenze di capitale a 20,3 miliardi grazie agli utili che le banche potrebbero macinare da qui ad allora, dopo aver remunerato gli azionisti con i dividendi.
Il dato previsionale, ovviamente, è il prodotto di valutazioni soggettive sui singoli istituti fatte dagli analisti, ma rende l'idea del fatto che in prospettiva il problema del rafforzamento patrimoniale possa sfociare piuttosto in una questione di sostenibilità dei dividendi. Il quadro macroeconomico nel quale è stata costruita la previsione, tra l'altro, è tutt'altro che "bullish". Infatti considera una situazione a L, dove dopo un ripido calo dell'economia il contesto si assesta a un livello dove resta sostanzialmente piatto senza riprendere in forma smagliante.
L'assunto di base della simulazione – che non è quello che sarà, ma quello che potrebbe succedere "se" – è il più restrittivo a riguardo dei vincoli di Basilea 3: che venga cioè imposto a tutti un core Tier 1 dell'8%, senza considerare la leva che invece in qualche misura dovrebbe entrare in gioco. Si "aggiustano" quindi i parametri di vigilanza dei singoli istituti con le ipotesi di calcolo dei ratio che potrebbero essere introdotti. Per quanto riguarda i risk weighted assets, che sono al denominatore del parametro, le ipotesi fatte su rischio di controparte, rischio di mercato e securitization portano a quantificare un aumento medio di questa voce nel paniere considerato del 9,4% nel 2010, più pronunciato per le banche d'investimento (15-20%) e le banche wholesale (10-15%) che per le banche retail (3-9%). Facendo riferimento alla tabella pubblicata a fianco, si passa in sintesi dal core Tier 1 iniziale a quello rettificato, incorporando le ipotesi dello scenario-base di Basilea 3, così come concepito dagli analisti di Mediobanca.
In questo scenario le più penalizzate sarebbero le banche francesi e quelle italiane che, nel sempre paniere considerato da Mediobanca, potrebbero ritrovarsi al 2012 con una penuria di capitale di 18 miliardi, dopo aver remunerato gli azionisti. Per loro in particolare si porrebbe il problema della sostenibilità dei dividendi. Per quanto riguarda le banche italiane, l'analisi proietta a fine triennio una carenza di capitale superiore agli 8 miliardi per ciascuna delle due big tricolori, UniCredit e Intesa Sanpaolo (si veda la tabella), che si ridurrebbe rispettivamente a 4,4 e 3,1 miliardi incamerando gli utili non distribuiti. Il report segnala che anche le banche che hanno utilizzato i cosiddetti Tremonti bond, come Mps e Banco Popolare, dovrebbero probabilmente far ricorso ad aumenti di capitale. Nello specifico, Mps dimezzerebbe però il fabbisogno patrimoniale dai 2,47 miliardi del 2010 a 1,26 miliardi nel 2012.
Sempre tenendo conto degli utili non distribuiti che potrebbero essere prodotti nei prossimi anni fino al 2012, anche le banche francesi si ritroverebbero a corto di capitali: Bnp per 3,5 miliardi, SocGen per quasi 3, Crédit Agricole per 2,8. Con l'aggravante che gli istituti transalpini, in particolare Bnp, hanno un profilo di rischio più elevato per la maggiore leva finanziaria e per le rettifiche relative alle compagnie assicurative non consolidate (che non sono comprese nell'esercizio teorico del report) con l'effetto di raddoppiare le esigenze di capitale.
La proiezione al 2012 per le banche riportate nella tabella segnala altri tre istituti in prospettico affanno patrimoniale: Morgan Stanley per una stima di 756 milioni, Bbva per 1,58 miliardi, Die Erste Bank per 201 milioni.
dal sole24ore online:
Sono francesi e italiane le banche più penalizzate dallo stress test
Il Financial Times riportava ieri l'aspettativa che una ventina di banche europee potrebbero essere costrette a iniezioni di capitale come conseguenza dei risultati degli stress test di questo mese per una cifra complessiva dell'ordine di 30 miliardi. Il quotidiano britannico segnalava tra i possibili candidati alla ricapitalizzazione anche Mps e Banca Popolare di Milano, che però hanno smentito di essere nelle condizioni di dover ricorrere al mercato.
Non fa riferiemento allo stesso campione di istituti, ma il team di analisti di Mediobanca securities Uk ha provato ha simulare in vitro un proprio «stress test» su 21 banche internazionali, le maggiori di Stati Uniti e alcuni paesi europei, concludendo che, se fosse imposto quest'anno di raggiungere un core Tier 1 dell'8% all'appello mancherebbero teoricamente 105,6 miliardi. La pressione sul mercato cioè potrebbe essere ben più alta delle attese? In realtà non è così, perché i nuovi parametri di Basilea 3 non saranno introdotti prima di fine 2012 e le simulazioni di Mediobanca Uk arrivano infatti a circoscrivere le esigenze di capitale a 20,3 miliardi grazie agli utili che le banche potrebbero macinare da qui ad allora, dopo aver remunerato gli azionisti con i dividendi.
Il dato previsionale, ovviamente, è il prodotto di valutazioni soggettive sui singoli istituti fatte dagli analisti, ma rende l'idea del fatto che in prospettiva il problema del rafforzamento patrimoniale possa sfociare piuttosto in una questione di sostenibilità dei dividendi. Il quadro macroeconomico nel quale è stata costruita la previsione, tra l'altro, è tutt'altro che "bullish". Infatti considera una situazione a L, dove dopo un ripido calo dell'economia il contesto si assesta a un livello dove resta sostanzialmente piatto senza riprendere in forma smagliante.
L'assunto di base della simulazione – che non è quello che sarà, ma quello che potrebbe succedere "se" – è il più restrittivo a riguardo dei vincoli di Basilea 3: che venga cioè imposto a tutti un core Tier 1 dell'8%, senza considerare la leva che invece in qualche misura dovrebbe entrare in gioco. Si "aggiustano" quindi i parametri di vigilanza dei singoli istituti con le ipotesi di calcolo dei ratio che potrebbero essere introdotti. Per quanto riguarda i risk weighted assets, che sono al denominatore del parametro, le ipotesi fatte su rischio di controparte, rischio di mercato e securitization portano a quantificare un aumento medio di questa voce nel paniere considerato del 9,4% nel 2010, più pronunciato per le banche d'investimento (15-20%) e le banche wholesale (10-15%) che per le banche retail (3-9%). Facendo riferimento alla tabella pubblicata a fianco, si passa in sintesi dal core Tier 1 iniziale a quello rettificato, incorporando le ipotesi dello scenario-base di Basilea 3, così come concepito dagli analisti di Mediobanca.
In questo scenario le più penalizzate sarebbero le banche francesi e quelle italiane che, nel sempre paniere considerato da Mediobanca, potrebbero ritrovarsi al 2012 con una penuria di capitale di 18 miliardi, dopo aver remunerato gli azionisti. Per loro in particolare si porrebbe il problema della sostenibilità dei dividendi. Per quanto riguarda le banche italiane, l'analisi proietta a fine triennio una carenza di capitale superiore agli 8 miliardi per ciascuna delle due big tricolori, UniCredit e Intesa Sanpaolo (si veda la tabella), che si ridurrebbe rispettivamente a 4,4 e 3,1 miliardi incamerando gli utili non distribuiti. Il report segnala che anche le banche che hanno utilizzato i cosiddetti Tremonti bond, come Mps e Banco Popolare, dovrebbero probabilmente far ricorso ad aumenti di capitale. Nello specifico, Mps dimezzerebbe però il fabbisogno patrimoniale dai 2,47 miliardi del 2010 a 1,26 miliardi nel 2012.
Sempre tenendo conto degli utili non distribuiti che potrebbero essere prodotti nei prossimi anni fino al 2012, anche le banche francesi si ritroverebbero a corto di capitali: Bnp per 3,5 miliardi, SocGen per quasi 3, Crédit Agricole per 2,8. Con l'aggravante che gli istituti transalpini, in particolare Bnp, hanno un profilo di rischio più elevato per la maggiore leva finanziaria e per le rettifiche relative alle compagnie assicurative non consolidate (che non sono comprese nell'esercizio teorico del report) con l'effetto di raddoppiare le esigenze di capitale.
La proiezione al 2012 per le banche riportate nella tabella segnala altri tre istituti in prospettico affanno patrimoniale: Morgan Stanley per una stima di 756 milioni, Bbva per 1,58 miliardi, Die Erste Bank per 201 milioni.
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