VI RICORDATE QUANDO SI STARNUTIVA E TI DICEVANO "SALUTE"... BEI TEMPI

Jorge Mario Bergoglio è il primo Pontefice della storia della Chiesa cattolica
a riconoscere non solo l’esistenza delle coppie omosessuali, ma anche il loro diritto ad un’ampia legalizzazione.

Comunque la si pensi sulla necessità o meno di legiferare circa le coppie gay o, più in generale, di fatto,
in merito alle quali in Italia già esiste una legge, che porta il nome della senatrice Monica Cirinnà,
non si può non intravedere nelle parole del Papa, contenute nel documentario “Francesco
presentato al Festival del Cinema di Roma, una svolta epocale.

Eppure, non abbiamo assistito ad un enorme sconcerto, che normalmente dovrebbe giungere dopo quei mutamenti di portata storica,
né da parte dei critici di questo Papa e nemmeno da parte dei simpatizzanti del Pontefice argentino,
e non c’entra il fatto che l’informazione si occupi ormai solo più di Covid-19, dedicando le briciole alle rimanenti notizie di altro tipo.

Certo, nelle stanze vaticane qualcuno ha storto il naso e il cardinale Raymond Leo Burke, per esempio,
ha già esternato in modo chiaro la propria disapprovazione per le aperture bergogliane,
ma non si sono visti sentimenti di grande stupore e sorpresa, e questo perché da Bergoglio ci si aspetta oramai qualsiasi cosa.

O per meglio dire, diventa prevedibile l’arrivo di tutti quei temi ascrivibili ad un’agenda politica tipicamente di sinistra.


Le battaglie per i diritti civili, è opportuno sottolinearlo, hanno coinvolto, ancor prima delle varie sinistre rosse e rosé,
i liberali, i libertari, in Italia i Radicali di Marco Pannella, e tutt’oggi tanti conservatori del mondo anglosassone
e del nord Europa non sono affatto contrari ad una copertura legale per le unioni gay,
(diverso è il discorso sulle adozioni e sull’utero in affitto), ma sappiamo quanto gli eredi
più o meno mascherati del socialismo e del comunismo abbiano strumentalizzato l’universo Lgbt.

E questo Papa apre ai diritti degli omosessuali, con l’obiettivo di perseguire una logica prettamente politica e di sinistra,
e per aggiungere un nuovo tassello ad un’agenda fin troppo palese.



Sui social sono già apparse immagini ironiche riguardanti un Bergoglio
che si crede forse segretario del Partito Democratico piuttosto che vicario di Cristo,
ed in effetti la maggioranza delle sue uscite è sovrapponibile alle posizioni di un piddino medio.

L’immigrazione non può essere governata in alcun modo altrimenti si è razzisti
e non importa se sia più anti-cristiano lasciare che masse di disperati vengano sfruttate da scafisti e Ong con scopo di lucro.

Le tasse devono essere pagate e qui il messaggio pare rivolto soprattutto all’Italia,
Paese non già di tartassati, bensì di evasori, (Pier Luigi Bersani docet!).


Oltre a questo, la recente enciclica “Fratelli tutti” contiene un attacco virulento alla libertà di mercato e in questa circostanza,

se mai ce ne fosse ancora bisogno, Papa Francesco manifesta ulteriormente tutta la propria distanza ideologica

da ciò che l’Occidente e le democrazie liberali hanno rappresentato finora.



Con il mondo libero pare non vi sia molta affinità visto che il Vaticano nelle mani di Bergoglio
preferisce non avere un dialogo con la Casa Bianca, ignorandone avvertimenti e consigli,
e stringere piuttosto accordi con la nemica numero uno delle libertà religiose, ovvero la Cina comunista.


Spiace dirlo ma il Papa venuto dalla fine del mondo è un Papa legato ad una missione più terrena che spirituale.


Invece di stimolare i cattolici e l’umanità a vivere cristianamente il presente per salvare l’anima nell’eternità,
questo dovrebbe essere principalmente il suo compito, fa suo il lavoro di una parte politica.
 
“Una situazione che, con il passare delle ore, si fa sempre più complicata e che ci porta a elevare ulteriormente il nostro livello di guardia.
I dati odierni dicono che la linea epidemiologica sta salendo: oggi sono quasi 5.000 i nuovi positivi e circa 350 i nuovi ricoveri tra terapia intensiva e non.
Numeri che dimostrano che il virus ha ripreso a circolare in maniera molto violenta”.

Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, incontrando la stampa a margine della call con tutti i sindaci dei capoluogo di provincia
ai quali ha esposto in maniera dettagliata i dati per spiegare il motivo per cui è stata disposta “per un breve periodo” la didattica a distanza nelle scuole superiori.

La DAD, stando al provvedimento regionale, dovrà essere ripristinata da lunedì prossimo, 26 ottobre.

“Ho spiegato loro – ha aggiunto – di averne parlato anche con il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Augusta Celada,
che mi ha dato la disponibilità ad accettare questa richiesta e fare in modo che le scuole possano concretamente svolgere la didattica a distanza”.

"Alcuni di loro – ha continuato – non accettano l'ordinanza limitatamente alla didattica a distanza e ho ribadito in maniera chiara ed esplicita
che mi assumo personalmente la responsabilità della decisione.
L’ho fatto perché il nostro compito principale è tutelare la salute dei ragazzi, dei genitori e dei loro nonni.
Io sono assolutamente convinto che la scuola si debba fare in presenza, ma in situazioni come quella che stiamo vivendo oggi
abbiamo il dovere di prendere qualsiasi provvedimento che possa interrompere la circolazione del virus, come la didattica a distanza per le scuole superiori”.

“Abbiamo il dovere di assumere ogni provvedimento che possa interrompere la circolazione del virus.
Confidiamo che questi provvedimenti – ha concluso il governatore - possano rallentare il contagio
e in questo periodo lavoreremo con il Governo per riuscire a porre in essere tutte le altre iniziative
che abbiamo proposto per superare la didattica a distanza”.
 
16.700 e non 19.143


Siamo a 186.002 positivi - NON MALATI.


Quando ogni anno - in Italia - abbiamo in media 50.000 donne

alle quali viene diagnosticato un tumore al seno.
 
Il vocabolario ha una sua importanza altrimenti si rischia di generare malintesi.

E i malintesi portano spesso all'ignoranza. A

ccanto alla guerra sanitaria per sconfiggere il Covid-19, è in corso uno scontro politico.

Da una parte, dicono, ci sono i "catastrofisti", quelli che vedono nero,
che vedono nel lockdown la soluzione principe per cavarsi fuori da ogni impiccio;

dall'altra ci sono i "negazionisti", quelli che chiedono una diversa narrazione della pandemia,
che leggono i numeri per quelli che sono (e cioè molto meno drammatici di quanto vengono pubblicizzati).


Questi ultimi hanno la peggio sui quotidiani e nei talk show, vengono (erroneamente) equiparati ai no mask
e tacciati di andare in giro a dire che il virus non esiste. Niente di più falso.


Per i primi, visto che la dicitura "catastrofisti" non era troppo lusinghiera,
è stata forgiata una categoria ad hoc, più coscienziosa: "rigoristi".

Ma anche questa è un espediente mediatico con un chiaro disegno volto a influenzare l'ascoltatore.
 
"Io ho passato mesi a chiedere di attrezzarci e, soprattutto, a dire alla gente che questa è un'infezione che si può gestire a casa.
Non è stato fatto. Si è detto alle persone che questo era un virus devastante, che dà complicazioni e che finiranno tutti intubati
e così, non appena qualcuno ha un sintomo, corre in ospedale per farsi curare.
Quello che è passato è che noi abbiamo lasciato a casa la gente a morire, ma non è vero".
 
La visione di qualsiasi aspetto della vita è "sempre filtrata dal nostro modo di essere".

"Ci sono pessimisti ed ottimisti, bisogna cercare di non cedere ed essere obiettivi".

Per esserlo, in modo da evitare uno scontro che non porta a nulla, proviamo a dare un'occhiata ai numeri.
 
Partiamo dall'età media dei decessi.

Se a marzo questa si attestava intorno agli 80 anni,
l'ultimo report dell'Istituto Superiore di Sanità la rivede leggermente alzandola a 82 anni.


"Al 4 ottobre 2020 sono 407, dei 36.008 (1,1%), i pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi di età inferiore ai 50 anni".


Un dato importante che avrebbe dovuto suggerire sin dall'inizio che bisognava concentrarsi sulla protezione dei soggetti più fragili.

Soggetti che il Sistema sanitario nazionale aveva già in cura per altre patologie.

"Complessivamente - si legge nel report dell'Iss - il 3,6% del campione presentava zero patologie,

il 13,6% presentava una patologia,

il 19,9% presentava due patologie

ed il 62,9% presentava tre o più patologie".


È su questa fascia di popolazione che il governo dovrebbe concentrarsi e fare di tutto per metterli in un a "bolla" al riparo dal contagio.

In queste settimane, come ha spiegato il presidente della Società italiana di virologia, Arnaldo Caruso,
ci si sta concentrando sul stiamo tracciamento degli infetti, molti dei quali sono asintomatici e quindi non vengono ricoverati in ospedale.


Una situazione probabilmente analoga a quella che avremmo trovato se ci fossimo messi a fare tamponi a tappeto a gennaio e a febbraio.
 
In parole povere, su un campione di 4.400 persone decedute,
il 3,6% - 160 persone - potrebbero essere catalogate "morte per covid".


Complessivamente :

160 pazienti (3,6% del campione) presentavano 0 patologie,

599 (13,6%) presentavano 1 patologia,

874 (19,9%) presentavano 2 patologie e

2767 (62,9%) presentavano 3 o più patologie.


Prima del ricovero in ospedale, il 22% dei pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi seguiva una terapia con ACE-inibitori

ed il 14% una terapia con Sartani (bloccanti del recettore per l'angiotensina).

Nelle donne (n=1603) il numero medio di patologie osservate è di 3,6 (mediana 3, Deviazione Standard 2,0);

negli uomini (n=2797) il numero medio di patologie osservate è di 3,3 (mediana 3, Deviazione Standard 2,0).
 
Ultima modifica:
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato il Consiglio Supremo della Difesa per il 27 ottobre.

I contenuti di questo importante vertice rimangono sconosciuti ai cittadini:
è anche giusto così, visto e considerato che la segretezza su queste riunioni fa parte della sicurezza dello Stato.

Ma il piccolo uomo di strada, che forse non ha memoria e conoscenza delle punizioni militari,
che probabilmente non ha fatto servizio di leva, che non ha ascoltato i discorsi degli anziani spettatori di guerre e tragedie varie,
potrebbe anche domandarsi perché avvengano queste riunioni.

Certamente in quella sede il presidente della Repubblica toccherà l’argomento “coprifuoco”.

Quest’ultimo è un termine italiano, comprensibile ai più, e non lascia dubbi esotici
ed elastiche interpretazioni quanto il tristemente noto “lockdown”.

In molti sorge il dubbio che, il vertice serva anche a prevedere militarmente eventuali rivolte,
a pianificare come soffocare in tempo aneliti di piazza antigovernativi.


Scopriamo così il volto militarmente cinese dello Stato italiano?


Ma rimaniamo al tema coprifuoco.

Quest’ultimo è un ordine perentorio, il suo rispetto viene per competenza affidato all’esercito, ai militari.

Chi fermato a violare il coprifuoco non subisce un semplice fermo di polizia o l’arresto,
che la magistratura ordinaria potrebbe non convalidare.

Valgano da esempio gli arresti che polizia, carabinieri, Finanza e polizie locali effettuano durante le manifestazioni:
gli arrestati vengono poi portati davanti al giudice con la presenza d’un avvocato,
e nella maggior parte dei casi il magistrato non convalida la detenzione.

Diversamente, il coprifuoco è una consegna militare, e chiunque colto a violarlo subisce la consegna in caserma, ovvero una punizione.

Il coprifuoco è un ordine imposto dall’autorità statale, obbliga i militari a farlo applicare,
quindi pone le forze di polizia in collaborazione con l’esercito.

Ed i civili, che non hanno un permesso rilasciato dall’autorità,
hanno obbligo di restare nelle proprie abitazioni durante le ore di coprifuoco, solitamente quelle notturne.

Generalmente, il coprifuoco viene utilizzato al giorno d’oggi quando sorgono problemi d’ordine pubblico,
specie se la popolazione civile corre rischi d’azioni di guerra del nemico.


Ma chi è il nemico oggi, forse il virus o c’è dell’altro?



Resta il fatto che il coprifuoco è stato decretato.

Ai trasgressori vengono applicate le norme militari, che vigono su tutto e sino a revoca del provvedimento.

Certo, in questi giorni circolano ancora voci sul fatto che vi sarebbero sanzioni pecuniarie, multe salate.

Ma i militari non girano col taccuino dei verbali, loro devono solo ottemperare a trattenere i trasgressori in caserma, nel perimetro militare.

L’articolo 1362 del codice dell’ordinamento militare non lascia scampo a dubbi,
si tratta di consegna di rigore, e si applica su chiunque violi senza permesso un ordine.

Se le massime istituzioni dello Stato ammettono e dichiarano che questo periodo va considerato come momento di guerra,
i militari possono prendere in consegna chiunque violi regole o s’opponga a governo ed organi dello Stato.

Il terzo comma del codice militare lascia al comandante del presidio o della caserma l’opportunità di far scontare le eventuali consegne di rigore
(in questo caso violazioni del coprifuoco o altro) in apposito spazio militare:

ovvero alloggi di caserma, camerate con brande ed accesso a bagni comuni e servizi di mensa.

Al comma 5 si precisa che: “I locali destinati ai puniti di consegna di rigore hanno caratteristiche analoghe a quelle degli altri locali della caserma adibiti ad alloggio”.


Il controllo sui puniti viene affidato ovviamente all’esercito, che segue le disposizioni di ciascuna forza armata:

i consegnati devono rispettare come sveglia l’alzabandiera (alle 6 del mattino), l’adunata delle 7,
l’accesso ordinato a bagni e mense, il tempo consentito per docce e lavaggio indumenti,
soprattutto non possono comunicare all’esterno della caserma con corrispondenza ed apparecchiature elettroniche (computer e cellulari).

La consegna militare in caserma di chi contravviene il coprifuoco è esecutiva dal momento del fermo del trasgressore.


Particolare, non secondario, è che il militare può sparare su chiunque tenti d’evadere dal perimetro della consegna,
e mai un giudice potrà condannare il gesto come eccesso o crimine.


Stante i fatti, i vertici dello Stato potrebbero considerare eccessivo l’uso del coprifuoco,
quindi ripiegare su italianissime mezze misure, ovvero mezzo coprifuoco
o trequarti di coprifuoco con tanto di pacca sulle spalle e ramanzina al trasgressore in maschera di Halloween.

Non mancherebbero gli eccessi, non ci sorprenderebbe vedere i governatori Vincenzo De Luca e Michele Emiliano
vestire i colori delle milizie delle rispettive regioni, ormai chiuse nei propri confini: saprebbe non poco di balcanizzazione delle politiche regionali.


Tutto questo per un virus?


Quando sappiamo che basterebbe buonsenso e prevenzione per arginarlo.


O c’è dell’altro?

Mi chiedo se tutte queste regole risalenti a regiocasa decreto RE Vittorio Emanuele le applicano anche ai campi rom e baraccopoli varie....dove non serve covid per questa necessita'....per quelle persone visto lo STILE di vita che vogliono dovrebbe esserci coprifuoco perenne
 
Per analogia statistica, se i morti sono 37.059 in 9 mesi
ed il campione è fatto su 4.400 persone, significa che dobbiamo moltiplicare
per 8,423 il dato dei 160 pazienti senza patologie.

Otteniamo 1.348 deceduti per puro covid in 9 mesi.

OGNI GIORNO IN ITALIA MUOIONO - IN MEDIA - FRA 1.600 e 1.700 PERSONE.
 

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