Le probabilità di cambio della guardia alla Casa Bianca si fanno sentire e gli imprenditori
iniziano ad assumere le prime, necessarie, contromisure.
Joe Biden prevede una riforma fiscale che aumenterebbe l’aliquota massima per la tassazione delle plusvalenze portandola dall’attuale 20%
(23,8% quando si tiene conto dell’imposta ACA aggiuntiva del 3,8%, voluta per coprire l’Obamacare) fino al 39,6%,
per chi guadagna oltre $ 1 milione o per i proventi di una vendita aziendale superiore a $ 1 milione.
Un aumento del 60% nell’aliquota , o del 19,6% rispetto alla base imponibile, che ha cambiato l’atteggiamento e le decisioni dei CEO e CFO aziendali.
Il risultato è semplice: le banche d’affari ed i consulenti stanno informando, ed adeguatamente spaventando
i propri clienti che hanno investito in start-up o iniziative finanziarie non, per loro “Tipiche d’azienda”,
per fare si che si sbrighino a cedere le proprie quote aziendali ora, nel 2020, prima che eventualmente subentri il nuovo presidente.
Questa strategia sembra avere effetto: secondo Dealogic,
le vendite di quote di società statunitensi private hanno totalizzato un record di $ 253 miliardi nel terzo trimestre 2020,
cinque volte più rispetto al secondo trimestre e un aumento del 51% rispetto al terzo trimestre del 2019.
Ciò nonostante la pandemia COVID-19 abbia soppresso la capacità di fare delle corrette valutazioni aziendali per alcuni settori, come, ad esempio, quello della ristorazione.
In questo gioco abbiamo dei vincitori e dei perdenti.
Molte piccole aziende sono costrette vendersi o a cambiare gestione perchè gli investitori principali,
i portatori di capitale, hanno deciso di vendere prima di venire eventualmente supertassati da Biden.
Quindi se i portatori di capitale magari non vengono a realizzare il massimo dal proprio investimenti,
l’imprenditore puro rischia di rimetterci le penne.
Il tutto grazie ai democratici.