un altro noto no-vax ecc
metto solo alcuni paragrafi, se vi interessa ve lo leggete tutto, ma ve lo consiglio assolutamente, mette la croce su tutto
Più che di sicurezza nel prosieguo parleremo del suo opposto, ovvero del rischio di tossicità, un termine negativo che non è molto amato dal mercato dei farmaci. Infatti, quando si studia un nuovo farmaco nelle varie fasi precliniche, i modelli animali sono tutti orientati a valutare il beneficio e solo alla fine dello studio si cerca di valutare la tossicità cronica, spesso in esperimenti di durata relativamente breve, rinviando a tempi successivi la ricerca di tossicità più specifiche, quali ad esempio la mutagenesi, cancerogenesi e le anomalie della riproduzione.
Negli studi clinici l’obiettivo è fondamentalmente quello di stabilire i benefici. Infatti, la numerosità del campione viene calcolata per ottenere un dato statisticamente significativo del beneficio atteso e non per valutare il livello di tossicità.
Mentre l’efficacia si ricerca, la tossicità si… attende! Infatti,
non esiste un programma specifico di farmacovigilanza attiva; gli effetti tossici vengono raccolti dalle informazioni spontanee di medici, farmacisti, infermieri e pazienti e quindi sono certamente
dati sottostimati, soprattutto quando gli effetti tossici avvengono a distanza di tempo rispetto alla somministrazione dei farmaci.
La mancanza di sorveglianza sugli effetti tossici rende necessario, anche dopo molti anni dalla commercializzazione il ritiro dei farmaci.
È sintomatico che spesso i farmaci vengano ritirati dal commercio dalle industrie anziché dalle autorità regolatorie1.
Anche qui in Italia manca una farmacovigilanza attiva, ma abbiamo anche una raccolta di dati scarsa e ancora di più manca una visibilità degli effetti tossici in modo che il medico e in particolare i cittadini siano informati sulla veridicità delle informazioni che circolano su internet e social network e attraverso i mass-media”.
Ad esempio, solo poche riviste si occupano di tossicologia farmaceutica: un’indagine condotta sulle principali riviste mediche mostra che solo l’1,5% degli articoli si occupa delle reazioni avverse. Lo stesso studio della tossicologia è visto come un’attività di ricerca minore. Grande enfasi invece viene data a studi che rilevino qualsiasi beneficio, per quanto piccolo.
Ad esempio,
nel rapporto AIFA2 su oltre 300 pagine riguardanti spesa e consumo di farmaci
non esiste un solo capitolo sulla tossicità dei farmaci. Si menzionano solo alcuni dati indiretti nel rapporto Osmed 2016 che dedica sette pagine agli eventi avversi.
Ad esempio dati FDA riportano che per i farmaci approvati precocemente si devono in seguito riportare nella scheda tecnica
il 48% in più di effetti collaterali rispetto ai farmaci approvati con i tempi normali
La stessa legislazione europea non favorisce certo la possibilità di valutare i reali benefici, perché per l’approvazione di un nuovo farmaco vengono richieste solo tre caratteristiche: “qualità, efficacia e sicurezza” il che vuol dire che ogni farmaco viene giudicato per se stesso, come se non esistessero nella maggior parte dei casi già altri farmaci con le stesse indicazioni cliniche. Diversa sarebbe la situazione se la legge prescrivesse: “qualità, efficacia, sicurezza e valore terapeutico aggiunto”. In tal caso sarebbe necessario fare studi comparativi e verrebbero perciò approvati solo farmaci con caratteristiche di migliore efficacia o minore tossicità rispetto a quelli esistenti. Se ciò accadesse, in molti casi sarebbe necessario rimuovere dal mercato i vecchi farmaci superati dai nuovi.
Il risultato dell’attuale legislazione è la presenza sul mercato di molti farmaci che in realtà rispondono più agli interessi delle industrie farmaceutiche rispetto a quelli degli ammalati. Un gruppo di esperti della rivista
Prescrire ha valutato l’efficacia clinica dei farmaci approvati in Europa negli ultimi dieci anni (2008-2017). I
l risultato non è entusiasmante perché su 943 farmaci e indicazioni terapeutiche esaminati, solo 58 rappresentano, per ragioni diverse, un reale progresso terapeutico, mentre 662 erano classificati come inutili o non accettabili. Inoltre, 223 prodotti rimanevano in attesa di giudizio perché il loro rapporto beneficio-rischio era ancora difficilmente valutabile (tabella 1).
Il termine “tossicità” è poco amato dal mercato dei farmaci: nelle varie fasi precliniche di studio, infatti, i modelli animali sono orientati a valutare il beneficio, un termine spesso ambiguo che avrebbe il significato di non generare effetti collaterali. Solo alla fine dello studio si cerca...
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