HOUSTON!!! HO 3000 PROBLEMI!

Le azioni di Lucid Group Inc sono precipitate prima dell’apertura e in apertura del mercato,

dopo che la società ha rivelato di aver ricevuto un mandato di comparizione (sub poena) la scorsa settimana

dalla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti,

relativo ai documenti del suo accordo di investimento praticamente in bianco della società con alcuni investitori.



Il produttore di auto elettriche di lusso ha rilasciato un documento 8-K lunedì mattina
indicando di aver “ricevuto un mandato di comparizione” dalla SEC relativo a un’indagine.

“Sebbene non vi sia alcuna garanzia sulla portata o sull’esito di questa questione,
l’indagine sembra riguardare l’aggregazione aziendale tra la Società (f/k/a Churchill Capital Corp. IV) e Atieva, Inc. e alcune proiezioni e dichiarazioni, “dice il verbale.

Le azioni di Lucid sono scese fino all’11% alla notizia
per poi avere un rimbalzo e ridurre le perdite in apertura all’otto per cento.

Comunque il trend degli ultimi giorni era molto pesante, con perdita dell’ordine complessivo del 20%

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A differenza di altre società di veicoli elettrici,
le transazioni interne di Lucid sono state mani solide,
che non hanno assolutamente iniziato a vendere come accaduto ad altri operatori… per ora…


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Lucid ha affermato che la società “collabora pienamente con la SEC nella sua revisione”.


Nei prossimi giorni potremmo sapere di più di questa vicenda
e valutare quelli che saranno le ricadute per il settore dell’auto elettrica.
 
Ultimo aggiornamento: Martedì, 7 dicembre 2021 / h 13:45
Euro/Grammo

  • ULTIMO PREZZO: 50,93
  • MINIMO: 50,63
  • MASSIMO: 50,95

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Il franco svizzero, a partire da settembre, si è notevolmente rivalutato rispetto all’Euro,
nonostante questo fenomeno non sia amato dalla SNB, la banca centrale svizzera,
perché mette l’economia dello stato europeo (fuori UE e fuori euro) sotto pressione:

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Solo negli ultimi giorni vi è stata una lieve inversione, comunque si marca decisi
verso la parità fra Euro e Franco, con una pressione che non si vedeva dal 2015.

La causa?

Semplice, il differenziale d’inflazione:
questo valore è molto più elevato nell’area euro (soprattutto in Germania) rispetto a quello della Federazione Elvetica.

Ecco il valore in Area Euro (da www.Tradingeconomics.com)

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ed ecco il valore in Svizzera

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Con il 3% di differenziale d’inflazione e un’economia solida, a disoccupazione zero, non poteva accadere nulla di diverso.

Tra l’altro il differenziale inflazionistico, derivante soprattutto dai costi energetici,
è la tangibile dimostrazione del fallimento delle politiche energetiche europee:

Se in Svizzera i costi dell’energia e casa sono cresciuti del 2,9% e quelli dei trasporti dell’8%,

in Euro Area quelli energetici sono cresciuti del 27%.


Qualcosa non funziona nel sistema di definizione dei prezzi nella UE, ma tutti fanno finta di nulla e danno la colpa a Putin…


Comunque l’avvicinarsi alla parità ha indicato anche la possibilità maggiore
di un forte intervento della Banca Centrale Svizzera, che compra Euro e vende CHF,
e questo ha rallentato il mercato.


......Finché, naturalmente, riuscirà a farlo e vorrà inondare il mercato di Franchi….....
 
L’11 dicembre (sabato prossimo),
un asteroide “potenzialmente pericoloso” delle dimensioni della Torre Eiffel
entrerà nel percorso orbitale della Terra, secondo la NASA.

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La roccia spaziale di 330 metri, chiamata 4660 Nereus, arriverà sabato a 3,2 milioni di km dalla Terra.

La NASA considera qualsiasi oggetto spaziale un “oggetto vicino alla Terra”
(Near Hearth Object) quando si trova a 150 milioni di km .

Qualsiasi oggetto che si trova entro 7,5 milioni di miglia è considerato “potenzialmente pericoloso”.

Qualsiasi deviazione dal percorso previsto di Nereus potrebbe metterlo in rotta di collisione con la Terra.

Fine dei giochi.

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L’asteroide a forma di uovo è stato scoperto per la prima volta nel 1982.

L’orbita di 1,82 anni di Nereus attorno al sole lo avvicina alla Terra ogni decennio.

La NASA e l’agenzia spaziale giapponese (JAXA) hanno pensato di “dargli un pugno”
fuori rotta con una navicella spaziale, ma hanno abbandonato l’idea.


La NASA ha recentemente lanciato una missione di difesa planetaria attiva
con il veicolo spaziale Double Asteroid Redirection Test (DART).

Tra il 26 settembre e il 1 ottobre 2022,
la NASA lancerà il DART su un altro asteroide chiamato Dimorphos
per vedere se potrebbe alterare il corso della roccia spaziale.

Però il sistema non è ancora funzionante.

Se il test DART andrà bene l’anno prossimo,
la NASA potrebbe utilizzare la forza cinetica di un veicolo spaziale
per deviare oggetti vicini alla Terra potenzialmente pericolosi.

Non sarà emozionante come il thriller fantascientifico del 1998 “Armageddon”, con Bruce Willis,
che ha fatto atterrare una navicella spaziale su un asteroide diretto sulla Terra
e ha fatto esplodere una bomba nucleare, salvando tutta l’umanità.

Ma sembra che la NASA avrà strumenti in un futuro non troppo lontano
che potrebbero salvare l’umanità in caso di un asteroide potenzialmente pericoloso.

Per ora quindi abbiamo un piccolo pericolo in più, un po’ più di brivido che giunge dallo spazio.

Un modo anche pulito per finire le polemiche sulla repressione delle libertà personali in corso
e per risolvere, in una sola botta, il problema dell’elezione del nuovo Presidente della repubblica,
che tanto scalda le poltrone romane.


Alla fine il desiderio insano di potere e di eternità dei pochi si dissolverebbe, come si è dissolto quello dei dinosauri.
 
Nino Mazzone era tra i medici italiani contagiati durante la seconda ondata di Covid-19.

Nel novembre 2020 si ritrovò ricoverato nel reparto che dirige all’ospedale di Legnano, nel Milanese.

Mazzone è pro vax e anche pro green pass ma ciò non gli impedisce di continuare a sostenere ciò che crede,

ovvero che i guariti dal Covid potrebbero non avere bisogno di vaccinarsi a breve termine per proteggersi da un virus,
perché hanno sviluppato gli anticorpi.



“Se da studente avessi sostenuto che una persona che ha gli anticorpi contro un’infezione

rischia di ammalarsi come un’altra che non li ha, se avessi detto che averli o non averli è la stessa cosa, mi avrebbero bocciato”,



dichiara Mazzone all’Adnkronos Salute.

Il medico denuncia “l’obnubilamento delle menti, la visione cieca e ostinata”

che porta il Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus

e le autorità sanitarie a sostenere l’inutilità del test degli anticorpi anti Sars-CoV-2.



“Da un anno – ricorda il primario, direttore del Dipartimento di Area medica, Cronicità e Continuità assistenziale dell’Asst Ovest Milanese –

sosteniamo che i pazienti guariti da Covid sviluppano un’immunità drammaticamente diversa dai vaccinati,

una protezione robusta, duratura e di alto livello.


Da un anno ci battiamo perché venga eseguito il dosaggio degli anticorpi

prima di decidere se somministrare o meno il vaccino ai guariti.


Ma siamo stati derisi e insultati, nonostante lo studio che abbiamo pubblicato su ‘Jama Internal Medicine’ a fine maggio

e che dimostra come, a distanza di un anno, i tassi di reinfezione nei guariti siano inferiori all’1%.


Dati confermati da altri gruppi anche su ‘The Lancet'” e soprattutto dai fatti:

“Ad oggi, di gente che si è riammalata di Covid dopo essere guarita, nelle rianimazioni non c’è traccia”, dichiara Mazzone.


“Da un anno – continua Mazzone – sosteniamo quello che in questi giorni ha detto pure Robert Redfield,

fino a pochi mesi fa a capo dei Cdc americani: il test degli anticorpi va fatto”, anzi di più.


Va reso “obbligatorio con scadenze a 3 o 6 mesi”, ha affermato Redfield che fissa anche delle soglie di sicurezza.


Il medico siciliano, da anni in Lombardia, specialista in medicina interna, ematologia, immunologia clinica e allergologia,

chiede al Cts di abbandonare “una metodologia clinica non rispettosa dei principi della medicina basata sull’evidenza. Primum non nocere”, dice Mazzone.


“E’ giusto dare la terza dose a tutti senza sapere gli effetti delle prime due, soprattutto negli immunodepressi?
”“


"E’ questa una medicina buona, una medicina basata sulle evidenze,

quella sulla quale ogni sera in Tv fanno battaglie illustri professori e consulenti ?”



“Inutile sgolarsi se poi si ignorano i dati”.


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“Due sono le cose”, ragiona l’esperto:

“O le autorità competenti hanno autorizzato dei test sullo studio dell’immunità non affidabili,

oppure i risultati degli anticorpi devono essere validati e questi test resi fondamentali

per decidere le strategie vaccinali presenti e future.


Ci vuole chiarezza nel confrontare i dati tra immunità naturale”

quella che viene attivata quando le nostre difese naturali incontrano un patogeno, lo combattono e lo vincono


“e immunità acquisita” conferita dal vaccino, esorta Mazzone.



“Questo è un elemento fondamentale per poter decidere una strategia che dovrà essere mondiale”, dichiara Mazzone.


“L’infezione da Sars-CoV-2 genera immunità.

Un’immunità che ormai diversi studi pubblicati, oltre al nostro, indicano come stabile e completa.

Un’immunità determinata non solo da anticorpi, ma anche da cellule della memoria.

Il che implica una capacità prolungata, forse lunga anni, di rispondere a una nuova infezione con nuovi anticorpi”.



Per Mazzone “è arrivato il momento di porsi seriamente le domande che Mitchell H. Katz della New York Medical School,
nel board degli editor di Jama, poneva nell’editoriale a commento dei nostri dati.

Quesiti che non hanno avuto ancora risposta chiara da parte delle istituzioni” e che possono essere riassunti così:


“Quanta protezione contro future infezioni fornisce una precedente infezione da Sars-CoV-2?”.


“Confrontiamo le vere differenze cliniche tra chi ha l’immunità naturale e chi quella acquisita,

tasso di reinfezione, ospedalizzazione, gravità dei sintomi, accessi in terapia intensiva."



Questi – conclude il primario guarito, e vaccinato secondo le indicazioni ministeriali come ci tiene a far sapere –
sono i dati che adesso ci servono per permetterci di usare meglio l’arma essenziale del vaccino.

Perché continuiamo a non capirlo, giustificando comportamenti di politica sanitaria che non reggono più, una volta finita l’emergenza?


Fate decidere ai medici, in base alla storia clinica e al dosaggio degli anticorpi,

in base alle evidenze, se una persona ha diritto o non ha diritto al Green pass”.
 
Con quelle IgG è protetto al massimo.

La protezione minima è 100 lei ha 222.

Essendo un virus nuovo non è ancora chiara la durata della protezione (parlano di mesi?)
 
Uno studio condotto dal San Raffaele,
in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità,
dà indicazioni sulla durata degli anticorpi neutralizzanti al Covid-19


Gli anticorpi neutralizzanti contro SARS-CoV-2 persistono nei pazienti sintomatici
fino ad almeno 8 mesi dopo la diagnosi di Covid-19,

indipendentemente dalla gravità della malattia, dall’età dei pazienti o dalla presenza di altre patologie.

Non solo, la loro presenza precoce è fondamentale per combattere l’infezione con successo:
chi non riesce a produrli entro i primi 15 giorni dal contagio è a maggior rischio di morte da Covid-19.

Sono questi i due risultati principali di una ricerca dell’IRCCS Ospedale San Raffaele,
coordinata da Gabriella Scarlatti, responsabile dell’Unità di Evoluzione e Trasmissione Virale c
ondotta in collaborazione con i ricercatori del Diabetes Research Institute diretto da Lorenzo Piemonti
e con Andrea Cara e Donatella Negri dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).


Lo studio, pubblicato oggi su Nature Communications,
è il primo a mappare in modo così esaustivo l’evoluzione nel tempo della risposta anticorpale al Covid-19

e fornisce importanti indicazioni per:

  • la gestione clinica della malattia, attraverso il riconoscimento dei pazienti a maggior rischio di forme gravi;

  • il contenimento epidemiologico della pandemia.


I metodi dello studio

Lo studio è stato condotto seguendo nel tempo 162 pazienti positivi a SARS-CoV-2, con sintomi di entità variabile,
che si sono presentati al pronto soccorso dell’Ospedale San Raffaele durante la prima ondata della pandemia in Italia.

I primi campioni di sangue sono stati raccolti al momento della diagnosi e risalgono a marzo-aprile 2020.


Il 67% dei pazienti arruolati nello studio erano maschi, con un'età media di 63 anni.

Il 57% soffriva di una seconda patologia oltre al Covid-19 al momento della diagnosi:

  • l’ipertensione (44%);

  • il diabete (24%) le più frequenti.
Su 162 pazienti, 134 sono stati ricoverati.


Oltre agli anticorpi contro SARS-CoV-2,
i ricercatori hanno indagato anche la riattivazione degli anticorpi per i coronavirus stagionali
nei pazienti (quelli responsabili del classico raffreddore) con l’obiettivo di verificare il loro impatto sulla risposta contro SARS-CoV-2.


Il ruolo degli anticorpi per i coronavirus stagionali

“Gli anticorpi per i coronavirus stagionali riconoscono parzialmente il nuovo coronavirus
e possono riattivarsi a seguito del contagio, pur non essendo efficaci nel neutralizzarlo - spiega Gabriella Scarlatti -.

Il timore era che la loro espansione
potesse rallentare la produzione degli anticorpi neutralizzanti specifici per SARS-CoV-2, con effetti negativi sul decorso dell’infezione.”


Secondo i dati analizzati dai ricercatori del San Raffaele, tuttavia,
la riattivazione di anticorpi pre-esistenti per i coronavirus stagionali
non ha alcuna influenza nel ritardare la produzione degli anticorpi specifici per SARS-CoV-2
e non è quindi associata a maggior rischio di decorsi gravi del Covid-19.


Persistenza e protezione degli anticorpi per SARS-CoV-2

Contrariamente a quanto emerso da studi precedenti,
la presenza precoce di anticorpi neutralizzanti contro SARS-CoV-2
è, invece, effettivamente correlata a un migliore controllo del virus

e ad una maggiore sopravvivenza dei pazienti.

Per fortuna questo è vero nella maggior parte dei casi:
il 79% dei pazienti
arruolati ha prodotto con successo questi anticorpi
entro le prime due settimane dall’inizio dei sintomi.

Chi non ci è riuscito è risultato a maggior rischio per le forme gravi della malattia,
indipendentemente da altri fattori come l’età o lo stato di salute.


“Lo studio della risposta anticorpale contro SARS-CoV-2- spiega Vito Lampasona delDiabetes Research Institute -
rivela la complessità dell’interazione tra il virus e il sistema immunitario,
uno degli elementi che determina la diversa gravità con cui la malattia si manifesta nel singolo paziente”.


Allo stesso tempo, la presenza degli anticorpi neutralizzanti, pur riducendosi nel tempo, è risultata molto persistente:

a 8 mesi dalla diagnosi erano solo 3 i pazienti che non mostravano più positività al test.


La persistenza di questi anticorpi per almeno 8 mesi è indipendente da:


  • età dei pazienti

  • presenza di altre patologie.
Le implicazioni per l’immunità a seguito di infezione o vaccinazione

“Quanto abbiamo scoperto ha delle implicazioni nella gestione clinica della malattia del singolo paziente e nel contenimento della pandemia.

Secondo i nostri risultati, infatti,
i pazienti incapaci di produrre anticorpi neutralizzanti entro la prima settimana dall’infezione
andrebbero identificati e trattati precocemente
, in quanto ad alto rischio di sviluppare forme gravi di malattia - afferma Gabriella Scarlatti -.

Gli stessi risultati ci danno però anche due buone notizie:

  • la protezione immunitaria conferita dall’infezione persiste a lungo;

  • la presenza di una memoria anticorpale precedente per i coronavirus stagionali
  • non costituisce un ostacolo alla produzione di anticorpi contro SARS-CoV-2.
Il prossimo step?

“Capire se queste risposte efficaci sono mantenute anche con la vaccinazione
e soprattutto contro le nuove varianti circolanti, cosa che stiamo già studiando in collaborazione con i colleghi del ISS”.
 
Vabbè, la stronzata l'hanno fatta.......però basta. Sgarbi mi fa ridere di matto.



A Non è l'arena si parla ancora di Greta Beccaglia,
la giovane giornalista di Toscana Tv palpeggiata in diretta da un paio di tifosi fuori dallo stadio di Empoli.

La ragazza è in studio a La7 e ribadisce le accuse,
sottolineando alcuni agghiaccianti dettagli sul clima di intimidazione sessuale (olalà chissà cosa t'avranno detto)
a cui è stata sottoposta in quei due minuti di collegamento.


"Un livello culturale becero, siamo rimasti agli anni 50", sottolinea Giletti.


Vittorio Sgarbi, a proposito di clima culturale,

punta il dito contro Roberto Benigni,

icona della sinistra che della trasgressione verbale e fisica

faceva la sua cifra stilistica agli inizi della carriera.


"Vi ricordate quella sua frase 'Passerottina? Fammela vedere'.

Era il 1991.


Ha aggredito Raffaella Carrà, l'avranno fatto spontaneamente?

L'ha mostrata come un oggetto,

le ha detto pat***a,

fi***a,

l'ha toccata in qualunque parte e tutti a ridere.


Se tu mandi un falso comico che diventa un modello per gli italiani è chiaro che questi idioti sono allievi di Benigni".


"Condanniamo Benigni, condanniamo quello sketch con la povera morta Carrà,

di fronte a una azione molto insistente di almeno un quarto d'ora di insulti e palpeggiamenti.


Quella cultura è la cultura di quei ragazzi, però Benigni è intoccabile, tutto qua.




Nel 1991 c'era un'altra sensibilità.

Mia madre avrebbe inseguito quegli idioti dandogli dei calci".
 

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