HOUSTON!!! HO 3000 PROBLEMI!

Non sono solo gli elettori del Collegio "Roma 1" a spaventare Giuseppe Conte.

Il capo dei Cinque Stelle teme pure ciò che potranno fare i suoi 233 parlamentari
negli scrutini segreti con cui si sceglierà il successore di Sergio Mattarella.

Sa che una parte di loro la tentazione di votare per Silvio Berlusconi ce l'ha.

Una parte probabilmente piccola, eppure non irrilevante.

Potenzialmente decisiva.

Perché il Cavaliere sul Colle (a differenza di Mario Draghi) garantirebbe la continuità della legislatura.

Perché nelle trattative personali è il più bravo di tutti.

E perché quella grillina è ormai una ciurma allo sbando,
che nelle elezioni degli organi interni ignora regolarmente i candidati indicati da Conte
e racchiude un gruppo di parlamentari in arretrato con le "restituzioni"
e determinati a non staccare l'assegno chiesto dal Movimento, a costo di andarsene sbattendo la porta.


Conte sa che questo sentimento verso Berlusconi esiste, e infatti si guarda bene dal prenderlo di petto.

Pure ieri, parlando del fondatore di Forza Italia, ha detto che
«c'è rispetto nei confronti di un leader di una forza politica e di una figura istituzionale
che ha fatto anche cose buone e interpretato la voglia di rinnovamento di una parte del Paese».

Purtuttavia, ha aggiunto, ciò non basta per votarlo, poiché serve una figura «che possa unire il Paese».


La sua paura è la stessa di Enrico Letta.

Il quale non si fida degli eletti del M5S, ma nemmeno di alcuni dei suoi.

Incassato il "niet" di Sergio Mattarella al secondo mandato, il segretario dei democratici è a corto di opzioni.

«L'unica carta che gli è rimasta è quella dell'incoronazione di Draghi, la più invisa dai nostri parlamentari», avverte un esponente del Pd.

La stessa candidatura di Conte nel collegio della Ztl capitolina, spiega,
«era nata dalla convinzione di Letta che l'ascesa di Draghi al Colle sia inevitabile e che il ricorso anticipato alle urne lo sia altrettanto».

Se il segretario prende la strada che porta allo scioglimento delle Camere nella prossima primavera,
è perché vuole compilare le liste elettorali a propria immagine e somiglianza,
epurandole da tutti gli ex renziani rimasti nel partito: oltre venti degli attuali parlamentari.

I quali, ovviamente, non avranno alcun motivo per seguire le sue indicazioni negli scrutini segreti che inizieranno il 20 gennaio.

È per questo che, insieme a Conte, Letta sta valutando l'ipotesi di inscenare una sorta di Aventino.


Se Lega, Forza Italia, Fdi e Coraggio Italia, anziché cercare l'accordo con i giallorossi su un nome diverso, candideranno davvero Berlusconi,

la risposta cui pensano i leader di Pd e M5S consiste nel far abbandonare l'assemblea a tutti i loro "grandi elettori",

imitati probabilmente da quelli di Leu, comandati da Roberto Speranza.



Diranno che è un modo per dimostrare agli italiani che il centrodestra, da solo,
non ha i numeri per eleggere Berlusconi né nessun altro, ed è quindi costretto a scendere a patti con loro.

Nei primi tre turni, infatti, serviranno 672 voti su 1.008, e dal quarto ne occorreranno 505.

iIl centrodestra, delegati regionali inclusi, si ferma attorno a quota 450.


Il senso vero della mossa, però, è un altro.

Solo tirando fuori da lì tutti i loro parlamentari

potranno avere la certezza che alcuni di loro non votino segretamente per Berlusconi

o per un altro candidato non condiviso proposto dal centrodestra, magari facendolo vincere.


L'uscita in massa dall'aula di Montecitorio, insomma, sarebbe una soluzione estrema,

ma potrebbe essere l'unica in grado di dare a Letta e Conte

la garanzia di non finire impallinati dai loro stessi franchi tiratori.



Una prova non di forza, bensì di debolezza.

 
Pessimo segnale (politico) la spaccatura tra Cgil e Uil da una parte

(che per il 16 dicembre si schierano compatte nello sciopero generale)

e Cisl e Ugl dall'altra.


L'annuncio dello sciopero generale di Cgil e Uil
(guidate dai battaglieri segretaria Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri),
è una dichiarazione di guerra che terremota il côté politico di riferimento.

Partito democratico e compagnia variegata stanno facendo di tutto per evitare la piazza alla vigilia delle festività.

Ma al momento di soluzioni all'orizzonte non ce ne sono.

Gli sherpa di collegamento tra partiti e sindacati hanno il loro da fare.

Viaggiano veloci per tentare una riappacificazione (senza sbugiardare nessuno).


Maurizio Landini, confessandosi con il Corriere della Sera, alza la polvere:

«Il presidente Draghi ha tentato di proporre un punto di mediazione con la sua maggioranza

avanzando l'idea di escludere per un anno dal beneficio fiscale i redditi oltre i 75 mila euro.

Su questo è stato brutalmente messo in minoranza dai partiti della sua maggioranza»,

ha confidato mettendo in difficoltà pure l'inquilino di Palazzo Chigi.


A fare da prudente pompiere pensa Bombardieri.

«I sindacati sono disponibili a un confronto con il governo anche in extremis»,

scandisce intervenendo al programma Rai Agorà il segretario generale della Uil.


Però a tarda sera l'ipotesi che si riesca ad evitare anche all'ultimo
lo sciopero programmato da Cgil e Uil per il 16 è ancora una chimera.


«Noi», assicura diplomaticamente senza sbilanciarsi,
«siamo sempre pronti al confronto, non abbiamo mai chiuso porte».

E tanto per indicare una strada nega:
«Se è previsto un incontro con Draghi per scongiurare lo sciopero generale? Non c'è e non è previsto».

Però, dice,
«se qualcuno ci dovesse chiamare siamo pronti ad andare per trovare una soluzione.
Al momento ci sono zero possibilità che si possa ritirare la sciopero, non ci sono confronti avviati.
Vediamo su quali punti il governo intende modificare le sue proposte»,
ritorna alla carica intervenendo ad Un Giorno da Pecora


La Cisl resta a guardare.

Per togliersi d'impaccio ha indetto per sabato 18 dicembre una ben più tranquilla manifestazione :

"Per lo sviluppo, il lavoro, la coesione: la responsabilità scende in piazza».


E chiede, sommessamente, di
«migliorare i contenuti della manovra e a impegnare il governo sulle stringenti priorità economiche e sociali s
enza incendiare i rapporti sociali e industriali».

Rivendicando
«gli avanzamenti conquistati in questo mese dall'azione sindacale nella Legge di bilancio»,

che dice Sbarra, «sono rilevanti e positivi, integrando molte delle nostre rivendicazioni su ammortizzatori sociali,
abbassamento delle tasse su lavoratori e pensionati, sanità e contratti pubblici, non autosufficienza, politiche sociali, fondo caro bollette.
Riteniamo fondamentali questi passi, come pure gli impegni del governo ad aprire il confronto
per superare le rigidità della Legge Fornero e ad accelerare l'apertura della discussione della riforma complessiva del sistema fiscale».


Dovrebbe far riflettere che a schierarsi contro Cgil e Uil ci si metta pure l'Ugl, il sindacato a trazione moderata.

«Lo sciopero in questa fase è inopportuno e fuori luogo», replica Paolo Capone, segretario generale dell'Ugl.

Classificando la protesta come una «radicalizzazione del conflitto fondata su schemi novecenteschi ispirati alla lotta di classe»
che invece dovrebbe «lasciare il posto alla responsabilità e al dialogo sociale.
La scelta di abbandonare il tavolo per agitare le proteste di piazza, in tal caso è sbagliata e danneggia i lavoratori ed il Paese».


Come se ne uscirà?

Pd, M5S e Leu stanno cercando di mediare.

C'è una settimana per organizzare un vertice e tornare a ricevere Landini e Bombardieri a Palazzo Chigi.


E per racimolare quattro spicci e far rientrare la protesta di piazza e mandare tutti a fare le vacanze di Natale senza musi lunghi.
 
Sempre belli.....con il kulo degli altri. Ahahahahahah comunisti li chiamano........



Ah la prima della Scala.

Quanta invidia, quanta voglia di precipitarsi lì con il lanciafiamme.

I comunisti quando ancora erano comunisti hanno costantemente individuato
negli spettatori della soirée per eccellenza il nucleo duro del nemico di classe.


C'era un signore a guidare il drappello dei compagni all'assalto dell'immoralità scaligera.


Si chiamava Giorgio Napolitano.


Non prevedeva che di lì a qualche anno

si sarebbe pavoneggiato sul palco reale

benedicendo in smoking, papillon e sciarpa di seta nivea,

la platea di pellicce purtroppo ormai sintetiche.

Sine ira nec studio, diremmo anzi con affettuosa nostalgia,

riproponiamo qui l'epica battaglia a Montecitorio del giovane ma già glorioso leader comunista

contro quella ammucchiata satanica di gioielli succhiati dai vampiri capitalisti ai lavoratori.



Gli archivi digitali della Camera illuminano mondi favolosi e perduti.

Alla voce Napolitano Giorgio si legge:

«Era sabato, quel 20 maggio 1961.
Quel dì l'aula non era presieduta da Giovanni Leone, per cui ci siamo persi senz' altro qualcosa,
ma dal'austero vice Paolo Rossi, che poi negli anni '70 sarà presidente della Corte Costituzionale.

La seduta si apre alle 11.

Rossi annuncia l'interrogazione degli onorevoli Napolitano, Faletra e Alicata, al ministro delle finanze.

Eccone il testo:

«Per conoscere quali risultati si sia proposto di ottenere e stia di fatto ottenendo con la circolare diramata,
all'indomani dello spettacolo inaugurale della stagione lirica alla Scala di Milano,
per la verifica della posizione di contribuenti che si producono in così vistose esibizioni di sperpero e lusso;
e per conoscere se fosse necessario attendere la prima della Scala
e le reazioni di una parte dell'opinione pubblica e degli organi di stampa,
per accorgersi che vi sono alti redditi e sfrenati consumi voluttuari
- vero insulto alla miseria di tanta parte del popolo italiano - da colpire con severe ed efficienti misure fiscali».



In realtà l'inaugurazione della stagione operistica del 1960,
che aveva in cartellone il Poliuto di Gaetano Donizetti, opera rarissima,
è passata alla storia per il trionfo di una sublime Maria Callas.

Il contorno?

Era l'anno del boom, gioielli e abiti firmati, quel che poi farà la fortuna di Milano,
l'Unità e la stampa di sinistra si stracciano le vesti.

Chiedono: verificate se i riccastri pagano le tasse.

Il ministero emanò dopo tre giorni una circolare per dire:

controlleremo se c'è corrispondenza tra tenore di vita e reddito accertato.

Il sottosegretario alle finanze Michele Troisi, da accademico di diritto qual è,
risponde spiegando come funzionano gli accertamenti.

E che tutto è stato fatto come si deve.

Ma avverte: occorre «prudenza».

Un vestito di lusso non per forza vuol dire alti redditi,
c'è anche chi spende e spande ma consuma il patrimonio di famiglia.


E poi tira il colpo anti-comunista: «L'amministrazione finanziaria non deve e non può trasformare lo strumento fiscale in uno strumento di persecuzione».


Torniamo però in aula.

Napolitano davanti a questa puntuta risposta del democristiano Troisi
(qui non perseguitiamo nessuno, tanto meno perché usa i suoi soldi come gli pare) si indigna profondamente.

Accusa Troisi di «demagogia ministeriale» con la sua circolare fatta «per salvare la faccia del governo».


Troisi lo interrompe: «Respingo nettamente questa affermazione».

Niente da fare.

Napolitano è una furia.

La circolare è «sconfortante» e la sua «efficacia estremamente dubbia».

Anzi interpreta il discorso del sottosegretario come «un mettere le mani avanti»
perché i riccastri la faranno franca e permarranno «gravissime sperequazioni».


Troisi signorilmente ironico lo invita a evitare profezie:
«A suo tempo ella potrà consultare i famosi elenchi dei contribuenti della provincia di Milano
e quindi potrà constatare gli aumenti di accertamento intervenuti . Occorre aver pazienza».


Napolitano rintuzza Troisi impugnando metaforicamente rotocalchi come pistole fumanti del delitto.

«Sono rimasto colpito, sfogliando in quei giorni i rotocalchi italiani
che riprodussero con tanta dovizia di fotografie e di colori i protagonisti di quella soirée,
che moltissime di quelle fotografie portassero sotto la dicitura:
"La tale è figlia del noto industriale di Legnano", "Questa è la figlia del noto industriale di Busto Arsizio".

Non so se la cosa potesse essere intesa come pubblicità per quella azienda, ma l'origine non è affatto misteriosa.

Si tratta di alti redditi di capitale, di alti profitti industriali, finanziari, che danno luogo,
non essendo colpiti nella misura in cui dovrebbero dal nostro sistema fiscale, a queste manifestazioni di sperpero e di lusso sfrenato».


Manca solo l'indirizzo della tal figlia del cummenda,
identificata come insulto vivente alla miseria, vera e propria icona di nequizia,
da sottoporre ad «opera di giustizia e risanamento».


A questo provvederanno negli anni 70 compagni che sbagliavano.


Poi deve aver cambiato idea sulla Scala e sulla qualità dei tessuti che offendono i poveri, e meno male.

Ma rispetto a quei tempi, anche in questa première 2021,

allorché i ministri e i sindaci della sinistra esibiscono roba firmatissima e le loro compagne pure,

ci viene il sospetto che un medesimo senso ultimo della politica accomuni il giovane Napolitano e il giovane Letta.


Lo si è visto nella recente dialettica all'interno del governo Draghi,

con il Pd, Leu e M5S a chiedere di strizzare il ceto medio-alto: più tasse, più tasse, patrimonialina e patrimonialona.


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Ahahahahahahah poverina.


L'ultima fobia politicamente corretta si chiama fascismo genetico.

Al confronto, il "fascismo perenne" con cui Umberto Eco menava le danze radical-chic
durante i governi Berlusconi era ancora un'immagine ponderata.

Lì si era ancora nell'ideologia sinistra, qua si precipita direttamente nella turba,
non siamo più nel campo dell'analisi politica, piuttosto in quello della nevrosi monomaniacale.


Il campo da gioco è quello di "Più liberi più libri", la fiera della Stirpe e piccola e media editoria in corso a Roma.

In particolare, l'Arena Robinson, lo stand dell'inserto culturale di Repubblica, sorta di bigino settimanale del Politicamente Corretto.



Protagonista, una vera e propria mattatrice di questo nuovo conformismo,
la filosofa, femminista, proarcobaleno, già deputata del Partito Democratico,
editorialista de La Stampa e di Repubblica medesima, Michela Marzano.

L'occasione è la presentazione dell'ultima fatica dell'autrice, "Stirpe e vergogna", in libreria da un paio di mesi per Rizzoli,
dove la stirpe è la sua, e la vergogna quella legata alla scoperta che il nonno paterno, come parecchi milioni di italiani, era fascista.

Un «fascista della prima ora», ci tiene a precisare lei, additando il reo a un secolo di distanza,
al contrario del «padre socialista» che «ha sempre rimosso tutto questo».


Si potrebbe obiettare alla studiosa di rimuovere invece come il fascismo sia un figliasto ideologico del socialismo,

sia socialismo nazionale, come del resto è lì a dimostrare la biografia di Mussolini, ma son dettagli.

(non dimenticate mai che le origini di Mussolini erano "socialiste").



L'enormità passa piuttosto come chiacchiera intima salottiera, e Repubblica la erige a titolazione.
"Marzano: il nonno fascista, una vergogna che mi ha impedito di diventare mamma".


Prendiamola allora sul serio, come ci sta suggerendo il pazzotico mainstream che ci è toccato in sorte.

La signora sta ventilando l'ipotesi che una certa visione del mondo,
perfino una certa dottrina politica, siano innate,
e lo siano perché inscritte nei geni e quindi trasmissibili per ereditarietà.

Un determinismo elementare e un biologismo gretto che sono,
queste sì, posizioni eminentemente fasciste,
e non c'è bisogno di aver frequentato la Sorbona per riconoscerlo.


Un nascituro condannato geneticamente ad essere qualcosa.

L'avesse detto un irregolare "di destra", magari sulle colonne di Libero,
sarebbe stato tradotto in ceppi davanti alla Commissione Segre riunita in sessione straordinaria.


Ma l'ha detto la Marzano ed alllora va bene, perché è della rive gauche.


E perché a quanto pare, almeno stando al suo teorema, il cromosoma fascista salta un paio di generazioni.
 
Fischia, ma stamattina non si smette di ridere.......e beh, è giovedì, non lunedì.



Mentre è in corso la riflessione da parte del governo presieduto da Mario Draghi

sulla proroga dello stato di emergenza (che scade a fine anno),

mezza Italia rischia di dover trascorrere il Natale in zona gialla.




Stando ai dati Agenas aggiornati al 7 dicembre,

sono nove le Regioni italiane che hanno superato la soglia del 10% di posti letto occupati nelle terapie intensive:

si tratta di Alto Adige, Calabria, Friuli, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Trentino e Veneto.


La situazione più critica al momento è quella del Friuli, che è indirizzato addirittura verso la zona arancione,
avendo il 16% di posti occupati in rianimazione e il 24% di quelli in reparti ordinari.


Tutte le altre Regioni sopraccitate sono invece vicine alla soglia del 15% di ricoveri ordinari
e per questo potrebbero finire in zona gialla nel giro di una o al massimo due settimane:

Natale in semi-lockdown quindi, è questa la prospettiva che incombe sull’Italia nonostante l’introduzione del super green pass.
 
Niente Vino e Birra per gli europei.
Così vuole la maggioranza del Parlamento Europeo.


Questo non è uno scherzo, ma una triste verità:

la maggioranza (PPE, cioè Forza Italia, S&D cioè PD e soci)

sta per votare un documento che bollerà tutti gli alcolici,

indipendentemente dal grado alcolico e dalla quantità consumata, come “Cancerogeni”.



Quindi una, o mezza, birretta
o un flute di spumante
o mezzo bicchiere di barbera

saranno equiparati al fumare un pacchetto di sigarette
o a ciucciarsi un prodotto chimico.

Geniale, vero?

Tutto questo è nel report che BECA (Beating Cancer, una commissione speciale dell’Europarlamento)
sta per porre al voto e che la maggioranza approverà, probabilmente all’inizio del prossimo anno.

Questo voto non avrà un effetto immediato, ma porrà le basi per la prossima strategia della Commissione,
che già di suo voleva mettere il marchio “Tossico”, sul vino.



A questo punto questa definizione è praticamente certa.


Certo, così si mette a rischio un settore che, solo per l’Italia,
ha un peso di 11 miliardi di euro (dati 2019) ,
genera un potente export, siamo pure i primi produttori mondiali.

Per non parlare di una tradizione multi millenaria che è alle origini della nostra civiltà occidentale:
di vino si parla di vino perfino nell’Iliade.


Eppure tutto andrà distrutto, o per lo meno ridimensionato,
perché una Commissione che nulla sa e nulla rispetta dell’Europa vera,
quella che si è formata in un’evoluzione storica lunghissima,
ottiene il mandato per raderla al suolo.



Quindi, cari agricoltori e viticoltori italiani, ma anche cari birrifici, addio a qualsiasi aiuto promozionale a qualsiasi contributo.

Magari questi soldi andranno a un produttore svedese di fagiolini in serra
o all’estone che ci farà le sue ottime patate,
o ancora al lussemburghese che coltiva cavoletti di Bruxelles.


Non andranno a un settore storico italiano.


Fatevene una ragione:

il maggior nemico dell’Europa è a Bruxelles,

ed è in chi la appoggia senza condizioni.


Segnatevelo.
 
Dopo mesi di attesa,
Evergrande alla fine non è riuscita a rispettare i pagamenti previsti.

Eppure non è stato il famoso “Momento Lehman” che molti temevano.

Almeno, non lo è stato per ora.


Il default non è stato ancora dichiarato dall'”Arbitro”, cioè dalle società di rating,
però i titolari di due obbligazioni emesse da un’unità Evergrande
non hanno ricevuto pagamenti di cedole scadute entro la fine di un periodo di grazia di 30 giorni terminato lunedì.

S&P Global Ratings ha dichiarato martedì che un default da parte dello sviluppatore era “inevitabile”.

Praticamente manca solo il bollo.


Nel giorno in cui gli obbligazionisti non hanno ricevuto il pagamento degli interessi alla fine di un periodo di grazia,
un indicatore delle azioni cinesi sulla borsa di Hong Kong ha avuto la maggiore crescita degli ultimi due mesi,
con gli sviluppatori tra i migliori.

Sunac, che il mese scorso ha dovuto prendere in prestito denaro dal suo fondatore per aiutare a pagare i debiti, è aumentata del 17%.

Le obbligazioni cinesi in dollari spazzatura sono salite di almeno 3 centesimi sul dollaro,
il più grande guadagno in quasi un mese, secondo i commercianti.

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Sunac valore borsa


Il merito del mancato contagio va a Pechino.

Un taglio delle riserve obbligatorie delle banche, RRR, annunciato lunedì
ha iniettato la fiducia tanto necessaria nelle attività offshore abbattute della Cina.

Il Politburo mostra che il Partito Comunista sta muovendosi
verso un inasprimento normativo del settore immobiliare, però accompagnato da un alleggerimento finanziario.

I segnali che lo stato cinese sta assumendo un ruolo più importante nel futuro di Evergrande,
inclusa una potenziale ristrutturazione del debito,
potrebbero anche aver attenuato le preoccupazioni degli investitori per un crollo disordinato.

La società lunedì ha affermato che i rappresentanti dello stato
hanno preso la maggioranza dei seggi in un nuovo comitato di gestione del rischio.

Intanto il valore dei titoli di Evergrande torna a dirigersi verso lo zero.

Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris.

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C’è molto che può andare storto da qui.

Cosa accadrà dopo per Evergrande non è chiaro.


Kaisa, che ha 11,6 miliardi di dollari di debiti insoluti,
potrebbe non essere riuscita a rimborsare un’obbligazione da 400 milioni di dollari che era in scadenza martedì.


Il giorno dopo Kasia ha interrotto ogni negazione con i creditori.

Come tali società pagheranno i fornitori o termineranno i progetti di costruzione immobiliare rimane una domanda chiave.


Il rendimento delle obbligazioni di basa qualità in dollari rimane brutalmente alto,
rendendo quasi impossibile il rifinanziamento per gli sviluppatori a corto di liquidità.

S&P Global Ratings afferma che più sviluppatori sono a rischio di insolvenza, al fianco di Evergrande.

Cosa succederà anche a queste società ?

Eppure per ora sembra che le autorità abbiano raggiunto il loro obiettivo
punire le aziende “Cattive” (e agli avventati investitori stranieri che le hanno finanziate)
in modo severo senza far crollare i mercati finanziari della nazione.


Come con Huarong all’inizio dell’anno,
Pechino ha sfidato il presupposto che alcune aziende siano troppo grandi per fallire,
“Too Big to fail” costringendo i creditori ad analizzare seriamente le finanze aziendali.



L’azzardo morale è stato ridotto con successo,
un’attività che non è riuscita negli USA,
o almeno questo sembra essere accaduto in questo momento.


Vedremo se si confermerà questo fatto anche in futuro.
 
Vittoria per i contrari all'obbligo vaccinale in America.

Il Senato degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione
per annullare un decreto dell’amministrazione di bidet
secondo cui le aziende con 100 o più dipendenti
devono vaccinare i propri dipendenti contro il coronavirus
o sottoporsi a test settimanali.

Il voto è stato 52-48.

È improbabile che la Camera a guida democratica prenda la stessa strada del Senato,
il che significa che il decreto resterebbe valido, anche se i tribunali lo hanno sospeso per ora.

ll voto in Senato tuttavia ha dato ai senatori la possibilità di esprimere l’ opposizione
ad una politica che, a loro dire, ha suscitato timori da parte delle imprese
e degli elettori non vaccinati che temono di perdere il lavoro se la regola dovesse entrare in vigore.


Il provvedimento, che tra l’altro attualmente è arenato in un tribunale,
suscita proteste e perplessità perchè nel Paese delle libertà individuali,
tutto quello che viene imposto dal potere centrale è guardato con sospetto.


«L’assurda richiesta di vaccinazione del presidente Biden è un abuso di potere»,
ha tuonato il leader della maggioranza repubblicana, Mitch McConnell.

Come lui, molti repubblicani si dicono favorevoli al vaccino, ma contrari al suo obbligo.

E anche Manchin, uno dei due democratici che ha votato con il Gop, ha chiarito che è contrario
«a qualsiasi obbligo di vaccino formulato dallo Stato nei confronti delle aziende private».


Intanto, di fronte all’impasse, alcune città hanno deciso da sole d’imporre la vaccinazione.

Il sindaco di New York ha annunciato lunedì che tutti i dipendenti del settore privato
saranno presto soggetti all’obbligo di vaccinarsi contro il coronavirus.
 
Ops....vorrei far presente un piccolo dato :

Con 9850476 km² in totale

e circa 331 milioni di abitanti

gli Stati Uniti sono il quarto Paese al mondo per superficie e il terzo per popolazione.


Coronavirus - in concorso con altre patologie - che ha già ucciso più di 790mila persone in Usa.

= 0,23% della popolazione........in 2 anni. Media 395.000 x anno.


Riporto qualche dato :

Secondo il Centers for Disease Control and Prevention,
che fa parte del Dipartimento della Salute statunitense,
nel 2017 i morti per armi da fuoco sono stati 39.773

Gli ultimi dati dalla “guerra” americana sono in effetti impressionanti.
Secondo il Centers for Disease Control and Prevention (Cdc),
ci sono stati in un anno oltre 100mila morti negli Stati Uniti per overdose.

Negli Stati Uniti i morti per incidenti stradale in tempi recenti sono stati
- secondo quanto riporta il National Safety Council - 40.231 nel 2017.

Negli Stati Uniti ogni anno circa 895 mila americani 'under 80'
muoiono a causa di malattie cardiache, tumori, patologie croniche delle vie respiratorie e ictus.
 
Un articolo dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS, o World Health Organization, WHO in inglese), agenzia speciale dell’ONU per la salute., datato maggio 2017.

Nonostante siano passati 2 annil lo studio tuttavia molto attuale e fortemente indicativo.


L’obiettivo è comprendere l’icidenza delle malattie di natura cardioascolare sui decessi nel mondo,
comprendendo quali sono le attività di prevenzione.


Aspetti principali delle malattie cardiovascolari

Le malattie cardiovascolari sono la causa numero 1 di morte a livello globale:
più persone muoiono ogni anno da problematiche di natura Cardio Vascolare che da qualsiasi altra causa.


Nel 2016 circa 17,9 milioni di persone sono morte a causa di malattie cardiovascolari,

che rappresentano il 31% di tutti i decessi a livello mondiale.



Di questi decessi, l’85% è dovuto a infarto e ictus.


La maggior parte delle malattie cardiovascolari
può essere prevenuta affrontando fattori di rischio comportamentali
come l’uso di tabacco, una dieta non sana, il trattamento dell’obesità,
l’inattività fisica, riduzione del consumo di alcolici, etc..
utilizzando campagne comunicative di sensibilizzazione su larga scala.

Persone con malattie cardiovascolari o che hanno un alto rischio cardiovascolare
(due dei più recenti fattori di rischio come ipertensione, diabete, iperlipidemia o malattia già accertata)
che utilizzano terapie e farmaci precoci, a seconda dei casi.


Quali sono le malattie cardiovascolari?

Le malattie cardiovascolari (CVD) sono un gruppo di disturbi del cuore e dei vasi sanguigni e comprendono:

  • Cardiopatia coronarica: malattia dei vasi sanguigni che riforniscono il muscolo cardiaco;
  • Malattia cerebrovascolare: malattia dei vasi sanguigni che forniscono il cervello;
  • Malattia arteriosa periferica: malattia dei vasi sanguigni che forniscono le braccia e le gambe;
  • Cardiopatia reumatica: danno al muscolo cardiaco e alle valvole cardiache da febbre reumatica, causate da batteri streptococco;
  • Cardiopatia congenita: malformazioni della struttura cardiaca esistenti alla nascita;
  • Trombosi venosa profonda ed embolia polmonare: coaguli di sangue nelle vene delle gambe, che possono sloggiare e muoversi nel cuore e nei polmoni.
Attacchi di cuore e ictus sono di solito eventi acuti
e sono causati da un blocco che impedisce al sangue di fluire nel cuore o nel cervello.

Il motivo più comune è l’accumulo di depositi di grasso sulle pareti interne dei vasi sanguigni che alimentano il cuore o il cervello.

Gli ictus possono anche essere causati da vasi sanguigni nel sangue o coaguli di sangue.

La causa di infarti e ictus è solitamente una combinazione di fattori di rischio,
come l’uso di tabacco, una dieta non sana e l’obesità, l’inattività fisica e l’uso di alcol, ipertensione, diabete e iperlipidemia.


Quali sono i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari?

Inattività fisica, uso di tabacco e uso dannoso di alcol.
Gli effetti dei fattori di rischio comportamentale possono manifestarsi in individui

quali aumento della pressione sanguigna,

aumento dei lipidi nel sangue,

sovrappeso e obesità.

Questi “fattori di rischio intermedi” possono essere misurati in strutture di assistenza primaria
e indicato un aumento del rischio di sviluppare un infarto, ictus, insufficienza cardiaca e altre complicanze.

Per ridurre il rischio cardiovascolare e prevenire infarti e ictus,
può essere necessario il trattamento farmacologico del diabete, ipertensione e lipidi nel sangue alto.

Politiche sanitarie che creano ambienti conduttivi per fare scelte salutari accessibili
ed essenziali per motivare le persone ad adottare e sostenere comportamenti sani.


C’è anche un numero di determinanti sottostanti di CVD o “le cause delle cause”.

Questi sono un riflesso delle principali forze del cambiamento sociale, economico e culturale:
globalizzazione, urbanizzazione e invecchiamento della popolazione.

Altri fattori determinanti delle malattie cardiovascolari comprendono la povertà, lo stress e fattori ereditari.


Quali sono i sintomi più comuni delle malattie cardiovascolari?

Sintomi di infarti e ictus

Spesso, non ci sono sintomi della malattia sottostante dei vasi sanguigni.

Un infarto o ictus può essere il primo avvertimento della malattia di base.


I sintomi di un attacco di cuore includono:
  • dolore o fastidio al centro del petto;

  • dolore o disagio alle braccia, alla spalla sinistra, ai gomiti, alla mascella o alla schiena;

  • difficoltà nella respirazione o mancanza di respiro;

  • nausea e/o vomito;

  • sensazione di testa leggera o debole;

  • un sudore freddo;

  • pallore.
È probabile che le donne abbiano respiro corto, nausea, vomito e dolore alla schiena o alla mandibola.


Il sintomo più comune di ictus è la debolezza improvvisa del viso,

del braccio o della gamba, più spesso su un lato del corpo.



Altri sintomi includono l’insorgenza improvvisa di:
  • intorpidimento del viso, del braccio o della gamba, specialmente su un lato del corpo;

  • confusione, difficoltà a parlare o comprensione della parola;

  • difficoltà a vedere con uno o entrambi gli occhi;

  • difficoltà a camminare, vertigini, perdita di equilibrio o coordinazione;

  • forte mal di testa senza causa nota;

  • svenimento o incoscenza.
Solo in Europa ogni anno si registrano circa 400.000 decessi per arresto cardiaco:

circa 1.095 decessi al giorno, circa 45 ogni ora.


 

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