Val
Torniamo alla LIRA
Le guerre sono da condannare SEMPRE.
Non è il caso di far vedere chi ce l'ha più duro, o affidarsi ai "comici" che
hanno pure il "personal trainer" della video comunicazione,
ma è il caso di commentare, esporre LA VERITA'.
E rimanere equidistanti in una guerra dove sono in ballo rilevanti interessi
economici per la NOSTRA NAZIONE.
Cosa succederà al nostro turismo ?
Alle nostre Aziende che esportano, penso ad esempio al mobile, alla moda,
alle aziende tecnologiche, ma anche a quelle minori, perchè esportiamo di tutto.
Siamo un Popolo che costruisce ed esporta e la russia è un'ottimo mercato.
Quanto sarà la diminuzione del PIL nostrano ?
Quante aziende chiuderanno ?
Quanta disoccupazione avremo ?
La Russia minaccia l’Italia e lo fa alla russa, con quel misto di surrealismo tipicamente sovietico.
Succede che il ministro degli Esteri della Grande Madre, Alexei Paramonov,
si senta in dovere di spararci tramite l’agenzia governativa Ria Novosti un monito :
“In caso di un inasprimento delle sanzioni, ci saranno conseguenze irreversibili”.
Tradotto: vi spianiamo.
Da notare che Mosca non parla di sostegno armato agl’invasi,
che potrebbe anche essere una questione controversa, no, si limita a contemplare le sanzioni adottate.
Paramonov si è talmente impressionato dopo aver letto la tremebonda risposta dal dicastero di Di Maio,
che ha tuonato ancora più forte, in particolare sul nostro ministro della Difesa Lorenzo Guerini,
un bonaccione, uno che se lo metti in mimetica ti strappa un sorriso di tenerezza:
ma Alexei non si fa incantare e lo definisce “falco antirusso”.
Guerini peggio di Luttwak; addirittura “uno dei principali ispiratori della campagna antirussia”: il grande vecchio, manco fosse Licio Gelli.
Paramonov scende in dettagli : nella stessa intervista ricorda che “nell’inviare una missione umanitaria (in Italia, all’inizio della pandemia),
la Russia è stata guidata non dal desiderio di ricevere dividendi in termini di reputazione o di politica estera,
ma da un senso di compassione, un desiderio di aiutare il popolo italiano in uno dei momenti più difficili della sua storia postbellica”.
“È deprimente che ora, sullo sfondo dell’isteria anti-russa, le autorità italiane abbiano improvvisamente dimenticato tutto:
i trattati e gli accordi bilaterali esistenti, la natura speciale dei nostri legami, la ricca storia secolare di relazioni e tradizioni forti,
l’esperienza di successo della cooperazione, il significativo capitale accumulato di fiducia reciproca, e si siano uniti alla frenetica campagna russofobica”.
“Ci aspettiamo che a Roma, come in altre capitali europee, tornino comunque in sé, ricordino gli interessi profondi dei loro popoli,
le costanti pacifiche e rispettose delle loro aspirazioni di politica estera”, che denuncia un atteggiamento che a suo giudizio è
“al limite del razzismo vero e proprio” nei confronti della Russia.
Con il paterno consiglio ad adottare atteggiamenti più “sobri ed equilibrati, volti a trovare il modo di garantire la sicurezza
e la prosperità dell’intero continente europeo, e non solo di una parte di esso”.
Tradotto: se non rinsavite da soli, sappiamo noi come fare.
Il congedo del ministro degli Esteri russo è da manuale: dopo essersi detto preoccupato,
“non vorremmo che la logica del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire,
che ha dichiarato la ‘totale guerra finanziaria ed economica’ alla Russia,
trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili”,
precisa:
“Mosca non ha mai utilizzato le esportazioni di energia come strumento di pressione politica.
Le compagnie energetiche russe hanno sempre adempiuto pienamente ai loro obblighi.
Continuano a farlo anche adesso.
Sappiamo che l’Italia è molto preoccupata per il futuro di queste consegne.
Tenuto conto della significativa dipendenza di Roma dagli idrocarburi russi, che raggiungono il 40-45%,
(il blocco delle forniture) avrebbe conseguenze estremamente negative per l’economia italiana e per tutti gli italiani”.
Chi ha orecchie per intendere, intenda, chi non capisce un tubo se lo ritroverà vuoto.
Non è il caso di far vedere chi ce l'ha più duro, o affidarsi ai "comici" che
hanno pure il "personal trainer" della video comunicazione,
ma è il caso di commentare, esporre LA VERITA'.
E rimanere equidistanti in una guerra dove sono in ballo rilevanti interessi
economici per la NOSTRA NAZIONE.
Cosa succederà al nostro turismo ?
Alle nostre Aziende che esportano, penso ad esempio al mobile, alla moda,
alle aziende tecnologiche, ma anche a quelle minori, perchè esportiamo di tutto.
Siamo un Popolo che costruisce ed esporta e la russia è un'ottimo mercato.
Quanto sarà la diminuzione del PIL nostrano ?
Quante aziende chiuderanno ?
Quanta disoccupazione avremo ?
La Russia minaccia l’Italia e lo fa alla russa, con quel misto di surrealismo tipicamente sovietico.
Succede che il ministro degli Esteri della Grande Madre, Alexei Paramonov,
si senta in dovere di spararci tramite l’agenzia governativa Ria Novosti un monito :
“In caso di un inasprimento delle sanzioni, ci saranno conseguenze irreversibili”.
Tradotto: vi spianiamo.
Da notare che Mosca non parla di sostegno armato agl’invasi,
che potrebbe anche essere una questione controversa, no, si limita a contemplare le sanzioni adottate.
Paramonov si è talmente impressionato dopo aver letto la tremebonda risposta dal dicastero di Di Maio,
che ha tuonato ancora più forte, in particolare sul nostro ministro della Difesa Lorenzo Guerini,
un bonaccione, uno che se lo metti in mimetica ti strappa un sorriso di tenerezza:
ma Alexei non si fa incantare e lo definisce “falco antirusso”.
Guerini peggio di Luttwak; addirittura “uno dei principali ispiratori della campagna antirussia”: il grande vecchio, manco fosse Licio Gelli.
Paramonov scende in dettagli : nella stessa intervista ricorda che “nell’inviare una missione umanitaria (in Italia, all’inizio della pandemia),
la Russia è stata guidata non dal desiderio di ricevere dividendi in termini di reputazione o di politica estera,
ma da un senso di compassione, un desiderio di aiutare il popolo italiano in uno dei momenti più difficili della sua storia postbellica”.
“È deprimente che ora, sullo sfondo dell’isteria anti-russa, le autorità italiane abbiano improvvisamente dimenticato tutto:
i trattati e gli accordi bilaterali esistenti, la natura speciale dei nostri legami, la ricca storia secolare di relazioni e tradizioni forti,
l’esperienza di successo della cooperazione, il significativo capitale accumulato di fiducia reciproca, e si siano uniti alla frenetica campagna russofobica”.
“Ci aspettiamo che a Roma, come in altre capitali europee, tornino comunque in sé, ricordino gli interessi profondi dei loro popoli,
le costanti pacifiche e rispettose delle loro aspirazioni di politica estera”, che denuncia un atteggiamento che a suo giudizio è
“al limite del razzismo vero e proprio” nei confronti della Russia.
Con il paterno consiglio ad adottare atteggiamenti più “sobri ed equilibrati, volti a trovare il modo di garantire la sicurezza
e la prosperità dell’intero continente europeo, e non solo di una parte di esso”.
Tradotto: se non rinsavite da soli, sappiamo noi come fare.
Il congedo del ministro degli Esteri russo è da manuale: dopo essersi detto preoccupato,
“non vorremmo che la logica del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire,
che ha dichiarato la ‘totale guerra finanziaria ed economica’ alla Russia,
trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili”,
precisa:
“Mosca non ha mai utilizzato le esportazioni di energia come strumento di pressione politica.
Le compagnie energetiche russe hanno sempre adempiuto pienamente ai loro obblighi.
Continuano a farlo anche adesso.
Sappiamo che l’Italia è molto preoccupata per il futuro di queste consegne.
Tenuto conto della significativa dipendenza di Roma dagli idrocarburi russi, che raggiungono il 40-45%,
(il blocco delle forniture) avrebbe conseguenze estremamente negative per l’economia italiana e per tutti gli italiani”.
Chi ha orecchie per intendere, intenda, chi non capisce un tubo se lo ritroverà vuoto.