PREFERIREI MORIRE DI PASSIONE CHE DI NOIA.

“La scuola ai tempi della Azzolina”. E di questo governo.






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La città è una cellula pd. Governata da uno di quelli che controlla il territorio.
Ex-senatore. E che mette propri uomini in tutti gli enti possibili. Potrei farvi l'elenco.
E' chiaro che il presidente del seggio è un pidiota, perchè - implicitamente -
ammette che una irregolarità c'è, ma che non è stata verbalizzata.

MA L'IRREGOLARITA' C'E'.


Da Valmadrera parte la segnalazione di presunte irregolarità nel voto per il referendum.

Il consigliere comunale della Lega Flavio Nogara ha scritto al Prefetto e ai Carabinieri
referendo che in uno dei seggi sia stata utilizzata una matita cancellabile e per questo chiede approfonditi controlli.


“In qualità di consigliere comunale denuncio che un elettore ci ha segnalato che la matita con la quale stava votando al seggio 2 di Valmadrera era cancellabile
– si legge nella comunicazione del consigliere Nogara al prefetto – Il fatto è stato provato al Presidente del seggio.

Chiedo cortesamente un pronto intervento, chiedo inoltre una verifica su tutti i seggi della provincia di Lecco”.

L’ufficio elettorale: “Non sono state verbalizzate anomalie, le operazioni continuano regolarmente”

Dall’Ufficio elettorale del Comune di Valmadrera fanno sapere che non sono state ufficialmente riscontrate anomalie e che le operazioni di voto continuano regolarmente.

“C’è stata una segnalazione fatta da parte di una elettrice – hanno fatto sapere i referenti dell’Ufficio elettorale – hanno verificato, ma non è stato verbalizzato nulla”.
 
E noi dove siamo ? .........ah già c'è giggino ........


Il generale Khalifa Haftar annuncia su Facebook che la Libia sotto il suo controllo riprenderà la produzione di petrolio,
interrotta mesi fa con l’intenzione di strangolare il debole governo di Tripoli:

“Alla luce del deterioramento delle condizioni di vita dei cittadini libici, lo stato maggiore delle forze armate dell’Lna
ha deciso di riprendere la produzione e l’esportazione di petrolio, rispettando tutte le condizioni e le misure
che garantiscono un’equa distribuzione del reddito e che non ci sia un utilizzo per sponsorizzare il terrorismo”.

Senza Petrolio anche l’uomo forte di Bengasi si trova in difficoltà ed alla fine ha dovuto piegarsi alle necessità della realtà economica.


Gli effetti sul prezzo sono stati quasi immediati, con il Brent che ha fermata la sua ascesa iniziata nell’estate e che lo aveva portato ben sopra i 43 dollari al barile.


Per ora la correzione è stata limitata, con un istante a 42 subito corretto,
ma si è assistito ad uno stop nella crescita del petrolio che è il target per il prezzo europeo.

Di fronte ad una contrazione prevista della domanda mondiale di 8,4 milioni di barile al giorno non poteva essere diversamente.


Nel frattempo l’Arabia Saudita mette in guardia i partner OPEC dal “Fare i furbi” e sfondare le quote produttive assegnate senza comunicazioni ufficiali.

L’organizzazione sta tagliando 7,7 milioni di barili al giorno di produzione, ma tutto il sistema si basa sul corretto comportamento dei singoli paesi.

Precedentemente questi sfondamenti hanno portato a reazioni molto forti , soprattutto da parte della stessa Arabia Saudita
che a marzo aveva iniziata una breve , ma devastante , guerra energetica.


Gli avvisi sauditi quindi sono da prendere sempre con grande realismo.
 
Annotiamo l’avvento di uno scrittore Sommo almeno quanto Dante Alighieri,
rimasto tutto solo sulla vetta letteraria per buoni cinquecento anni.

Poi, è arrivato Aldo Cazzullo, e il Signor Dante ha dovuto fargli spazio al suo fianco.

La corona d’alloro sul capo gliel’ha messa Massimo Gramellini.

Il quale, recensendo l’ultimo libro del Sommo Aldo sul Corriere della Sera di oggi – dedicato, appunto, a Dante Alighieri – ha scritto che
“non c’è contemporaneo che possa rivaleggiare con Cazzullo nella capacità di trasformare la scrittura in una corsa a perdifiato”.

Non c’è Franzen, Carrère, Houellebecq che tenga: Cazzullo non si batte.


E ancora: “Se la Divina Commedia è un compendio del sapere universale, il riassunto che ne ha fatto Cazzullo non è da meno”
ha scritto Gramellini, arrivando al dunque della questione: Cazzullo e Dante pari sono.

Almeno, per ora.

Perché domani, chissà.


A un certo punto, però, Gramellini si ricorda di essere nelle pagine culturali del Corriere e allora passa alla critica:
“Quanto ai difetti – scrive – (perché un difetto bisogna pur trovarlo, in una recensione che si rispetti),
l’unico che ho riscontrato è che – tenetevi forte – finisce troppo presto”.


Rimane solo una domanda a questo punto: quando Cazzullo recensirà il prossimo libro di Gramellini a chi lo accosterà?
 
"Un raffreddore che si trasforma in un’ Odissea con l’ incubo della didattica a distanza che torna a fare capolino.
La storia di Luisa (il nome è di fantasia) è quella di tanti genitori che stanno rimbalzando da un ufficio all’ altro
e ancora non sanno, se e quando, potranno tornare a scuola.


Allora, tutto inizia con un raffreddore...


«Si mio figlio soffre di sinusite e all’ inizio della scuola era piuttosto raffreddato.
Quindi l’ ho tenuto a casa anche se avrei potuto tranquillamente mandarlo a scuola.
Mi sono attenuta alle regole, adesso chissà quando potrà a tornare a scuola»"
(mio figlio ha una sinusite e non il covid ma senza tampone da 10 giorni non puo’ andare a scuola).


La direttive sono sempre state una bestiaccia, nella gestione della pandemia da parte di questo governo.

Quella riguardo l'isolamento dei possibili positivi a scuola non fa eccezione:
febbre o sintomi simil influenzali, dice il Ministero dell'Istruzione (Domande e risposte).

La ricetta per il caos.

Come si capisce il problema non è solo quel che succede a scuola, il problema è che se a causa di un'affezione simil influenzale si resta responsabilmente a casa,
poi rientrare è un lavorone, che ha a che fare sempre con la solita cosa: il tampone.

Una cosa da niente, quando abbiamo davanti la stagione dei raffreddori e delle ILI (Influenza Like Illness),
molto più diffuse in autunno inverno dell'influenza vera e propria (ma si sta ancora a parlare di diagnosi differenziale tramite vaccinazione antiinfluenzale, non se ne esce).

Già, il tampone: PCR, 40 cicli - quanti falsi positivi stiamo registrando?
(vedere i commenti qua ).

Una percentuale rilevante di falsi positivi (i cosiddetti "debolmente positivi") potrebbe spiegare il disaccoppiamento che c'è da noi tra posivi e sintomatici.

Perché se si guarda quel che è successo durante l'estate, si vede un outbreak (una serie di outbreak, in realtà)
che in agosto si è consumato e concluso (pochissima roba, rispetto a marzo).

Se si vanno a vedere i positivi le cose hanno molto meno senso (qualcosa che sale e poi rimane costante? Bah).

Chi sulla base dei positivi ha tirato fuori un R=3 dovrebbe rilevare il fatto
che non c'è stato alcun esponenziale aumento dei ricoveri in intensiva, come successe tra febbraio e marzo.

(E comunque, questi tamponi... si può giungere in pronto soccorso gravi, con sintomi non correlabili a COVID
e lì morire in attesa del risultato del tampone
Al telefono invocava i famigliari: "Chiamate i carabinieri" - L'Unione Sarda.it).

Al di là di queste considerazioni, nella comunicazione governativa la scuola ha ufficialmente e impeccabilmente riaperto
Non è un comunicato stampa sulla scuola, è un'autocelebrazione.

Dice ciò che si è fatto, non parla di ciò che era stato garantito entro oggi, e invece manca.
Tanto meno fa cenno alle difficoltà che ci sono e chissà quando saranno risolte.

Cosa da regime https://t.co/ByqXuiJTy6

Peccato che le passerelle propagandistiche abbiano le gambe corte, e che la realtà incomba

(La protesta dei genitori della scuola del figlio di Conte: "L'apertura è stata una farsa. I ragazzi vanno a scuola una volta a settimana" - Il Fatto Quotidiano)
 
Qui eravamo alla fine di agosto.
La questione è molto semplice.
Si confonde e si persevera con il terrore il popolo bue, con dati allarmanti e lo si prepara al peggio,
perchè l'autunno arriva ora.............ma a cosa mireranno ?

.. si direbbe che la stracitata crescita esponenziale abbia "fatto fetecchia", come un petardo bagnato.

D'altra parte c'è anche il fatto che i dati non sono semplici numeri: c'è dietro una misura e un metodo di misura.

E un qualche problemino di metodo di misura mi sa che c'è.

Al solito briefing di Zaia è uscita la solita storia "Il virus è spento!" (Caro, hai spento il gas? E' spento, è spento).
Con tutto il seguito di reazioni, e il messaggio sbagliato, e il frame, e pinco, e panco.

Ma la cosa interessante è questa:

«Dei 60mila tamponi effettuati – spiega Rigoli – 210 sono risultati positivi; ma 199 di essi lo erano in maniera molto modesta,

tanto che abbiamo dovuto amplificare molto il “segnale” per trovare i virus; e probabilmente non erano infettivi.


Degli 11 positivi in maniera più cospicua, con segnale chiaro, 4 erano asintomatici e 7 sintomatici.

Ma alla fine, appunto, solo in 3 casi si è trovata una carica virale paragonabile a quella che vedevamo normalmente nella fase acuta dell’epidemia».


(https://www.rovigooggi.it/…/il-coronavirus-ormai-si-e-spent…)


Sembra la storia dell'ispettore FDA che becca quello del controllo qualità dell'azienda cinese che ripete l'iniezione finché l'analisi non viene bene.

Possibile che non esista un protocollo standardizzato con un numero standard di cicli per cui si possano ottenere risultati paragonabili tra di loro (altrimenti di che stiamo ragionando?).
 
Vergognoso.

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In Puglia sta girando in queste ore un Whatsapp che ha fatto subito scalpore:
"Vota il Consigliere che ti piace, la cosa fondamentale è che il voto per il Presidente sia per Michele Emiliano"


A dare l'allerme è un indignato Marco Bentivogli, attivista di Azione, partito guidato da Carlo Caldenda.

"Quando vedi queste cose capisci che la politica è morta. Non basta la terapia intensiva bisogna rovesciare il tavolo",
twitta il sindacalista, che aggiunge: "La stanno mandando via Whatsapp in Puglia a tutti".

Nel messaggio incriminato, in cui spicca il volto sorridente di Michele Emiliano, campeggia la scritta:

"Voto disgiunto: Vota il Consigliere che ti piace, che sia di destra o 5Stelle non importa,
la cosa fondamentale è che il voto per il Presidente sia per Michele Emiliano".


Una richiesta talmente sfrontata ed esplicita che lascia di stucco.


Numerosi i commenti sotto al post di denuncia di Marco Bentivogli.

"Vergognoso! Un essere spregevole senza vergogna", ha sbottato un utente.

"Il pd ne è promotore", ha attaccato un altro.

"Lo schifo, la smania di potere, il trasformismo politico", ha riassunto un internauta,

e ancora: "Potrebbe esserci un presidente con una maggioranza di opposizione, è cattiva politica a livello neuro. Vi prego, e lo dico a tutti, mollate il Pd. È ora".
 
Checché ne dicano gli interessati catastrofisti di questo disgraziatissimo Paese,
il Covid-19 ha cessato da molti mesi di rappresentare un rilevante problema clinico.

I pochi decessi che vengono sbandierati ogni giorno, la cui causa primaria non è più ascrivibile al temuto coronavirus,
rappresentano una parte molto piccola dei circa 1.800 morti al giorno che si contano mediamente in Italia.

Eppure, nell’insensata ricerca del contagio zero, il Paese continua a vivere in una condizione di semiparalisi,
con la stragrande delle attività sociali di gruppo limitate se non addirittura severamente vietate.

Mentre tutto ciò che attiene alla sfera delle competenze pubbliche, istruzione compresa,
si svolge praticamente al rallentatore, creando non pochi disagi al cittadino comune.



A tale proposito mi sono sembrate illuminanti le parole del professor Matteo Bassetti,
direttore della Clinica di malattie infettive del San Martino di Genova,
il quale da tempo lancia i suoi moniti contro i rischi che stiamo correndo alimentando l’attuale clima di terrore.


“La Svezia non ha chiuso nulla e, alla fine, se si guardano i morti ogni centomila abitanti, ha ottenuto ottimi risultati.
Poi, ovvio, la Svezia ha una densità di popolazione molto più bassa rispetto a quella italiana.
È quindi forse più facile distanziarsi, quindi non può esser presa a modello.
La Germania, più simile a noi, non ha chiuso le attività produttive.
Ha chiuso alcune attività, ma noi abbiamo fatto un lockdown in cui abbiamo spento l’Italia.
Oggi dovremmo ragionare in modo diverso, mettendo sulla bilancia rischi e benefici.
Quali sono i rischi di un lockdown troppo duro?


L’economia che va a rotoli e migliaia di malati di altre malattie di cui nessuno si occupa. Non ce lo possiamo più permettere”.



Ovviamente, per chi testardamente legge l’andamento dell’epidemia senza i paraocchi, basandosi essenzialmente sui numeri,
ciò che sostiene l’illustre clinico genovese rappresenta qualcosa di simile alla scoperta dell’acqua calda.

Non bisogna infatti essere geni alla stregua di quelli che compongono l’Olimpo del Comitato tecnico scientifico
per comprendere che proseguendo a oltranza su questa linea della paura non andiamo da nessuna parte.


Eppure, a quanto pare, la maggioranza degli italiani sembra non avere una chiara percezione dei danni
che la nuova normalità imposta dalla strana emergenza in atto causerà al sistema sociale ed economico.

Prima o poi i pesanti contraccolpi di ciò che io e tanti altri consideriamo un eccesso di prudenza diverranno visibili ai più,
ma potrebbe essere tardi affinché si realizzi una civile e democratica reazione per riportare il Paese entro i confini del buon senso e della ragionevolezza.
 
Sette secoli fa circa, un tale di nome Giovanni Boccaccio, ufficialmente scrittore agli albori dell’Umanesimo,
ma molto, molto più di questo in realtà, ambientò la sua opera più famosa Il Decameron,
durante la pestilenza che colpì Firenze in quel tempo e fece raccontare ai giovani e alle loro compagne
novelle divertenti, satiriche, argute e licenziose, durante il loro buen retiro sulle colline intorno alla città.

E allora dovremmo accusare ser Giovanni di aver offeso la memoria di tutti coloro che morirono di peste a Firenze, in quei giorni?

Avrebbe il povero padre della letteratura e della novellistica italica speculato e dileggiato i caduti del nero morbo?

Perché è proprio quanto sta accadendo da alcune ore in merito al nuovo film
Lockdown all’italiana diretto dallo sceneggiatore Enrico Vanzina, al suo esordio dietro la macchina da presa.


Perché tanta indignazione, perché tanto accanimento puritano, ipocritamente prono al più vieto politicamente corretto,
perché non si dovrebbe ridere di quello che, sì certo ha provocato lutti, ma ancora dobbiamo capire in quale misura?


È proprio dell’uomo ridere – leggetevelo Aristotele ogni tanto

ed è proprio dell’uomo esorcizzare la morte con il riso e con la musica, con il divertimento e con la gioia.

Perché così si combatte la morte: ridendole in faccia.


E uno come William Shakespeare, che di tragedie e di morti se ne intendeva, sapeva benissimo come ridere e irridere proprio la fine della vita umana.

Sì perché tragedia e farsa, morte e vita, vanno da sempre mano nella mano.

Allora non si sarebbe mai dovuto ridere delle cose tristi come facevano i giullari,
come faceva François Villon nei suoi versi, come scriveva di certo sghignazzando François Rabelais.

No, per carità tutti tristi e seri, anzi peggio, seriosi, cupi e piangenti dovremmo stare
secondo i nuovi dettami di questo atteggiamento che odora di protestantesimo luterano.

Eppure la vita va avanti, procede e vince sempre sopravanzando su ogni morte,
che sì va rispettata ma proprio perché degna di tale considerazione va accolta con uno sberleffo.

Chi sta criticando – peraltro senza neanche averlo visto – il film di Vanzina,
ignora forse l’esistenza di una forma di umorismo particolarmente cara, per esempio al mondo anglosassone
– ma non ignota neanche a noi latini – che appunto ride, irriverente, proprio sulle tragedie della vita e che,
non a caso memore di reminiscenze colte, si chiama “umor nero” ovvero Black Humor.

Non si può ridere in un funerale?

E chi l’ha detto?

Evidentemente chi lo pensa non conosce l’usanza della “veglia irlandese” durante la quale si ride, si scherza, si beve
e si raccontano storie e aneddoti divertenti sulla vita del defunto.


Perché chi non ride è già morto in vita.


O forse c’è chi non ha riso sulla tragedia della follia della guerra con il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick?

Non ha riso dell’imbarazzante comportamento di Hrundy V. Bakshi in Hollywood Party di Blake Edwards??

Nessuno ha riso in M.A.S.H. di Robert Altman, pensando ai numerosi morti della Guerra di Corea?

Tutti seri, immagino, alla morte del cavallo in Animal House di John Landis.


È proprio degli eventi più tristi che invece si deve cercare di ridere, ricacciandoli nella profonda notte,
combattendo così la paura con una delle armi più potenti date all’essere umano,
la capacità di distruggerla con il suono della propria risata.

Così io – e con me altri, folli o saggi non saprei – continuo a ridere di cose che sono “tragiche ma non serie” e vi prego, se ci riuscite,
fatelo anche voi, anche al mio funerale, se ci sarete e quando ci sarà, non voglio pianti, ma raccontate quante cose divertenti,
demenziali, assurde, io abbia fatto e ridete, ridete perché come scrive William Butler Yeats ne Il violinista di Dooney:

“Sempre allegri sono i buoni, salvo che nella cattiva sorte e la gente allegra ama il violino, la gente allegra ama danzare”.
 
Il coronavirus non ha fermato la voglia di partecipazione al voto.

«L’intelligenza degli italiani ha zittito i catastrofisti». sottolinea all’Adnkronos.

È il nuovo affondo che arriva dal direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova.


«Qualcuno diceva che non si doveva tornare a scuola, che non si doveva votare, che doveva rimanere tutto chiuso.

E che saremmo tutti morti di Covid-19»

«Nella realtà la scuola ha ripreso grazie alle misure messe in pratica. E il voto si è svolto con assoluta tranquillità.

Io sono andato a votare e ho visto un rispetto delle regole eccezionale da parte di tutti».



«Gli italiani non sono un “popolo bue”».


«Hanno capito la gravità della situazione e che il rispetto delle misure è fondamentale per convivere con il virus.

Il catastrofismo non serve a nulla se non a ottenere effetti contrari.

Mentre gli italiani hanno dimostrato grande maturità.

Perciò è evidente, che quando le cose da fare vengono spiegate con calma e tranquillità

si possono ottenere risultati importanti e garantire la sicurezza di tutti».



«Su 40mila contagi solo il 5% ha bisogno di cure»
.

«Nei mesi caldi dell’emergenza avevamo picchi di 25-30% dei positivi che necessitava di cure in terapia intensiva».


Questo perché intercettammo meglio i casi?


«Sicuramente, poi facciamo più tamponi e poi è ormai chiaro che la letalità del virus si è ridotta.

Nei reparti sono aumentati gli anziani ma nel 99% dei casi si guarisce».



E in futuro «quello che cambierà sarà la modalità di convivenza.


Non più da stato di guerra perenne.


Ma come abbiamo sempre convissuto, con tutti gli agenti infettivi fino ad oggi».
 

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