Federconsumatori studia ipotesi class action contro Banca Popolare di Milano. Domani assemblea obbligazionisti. – L’associazione dei consumatori Federconsumatori ha dato mandato a uno studio legale, coordinato dall’Avvocato Massimo Cerniglia di studiare la presentazione di un’azione collettiva contro il piano di ristrutturazione del bond della Banca Popolare di Milano “Convertendo Bpm 2009/2013 6,75%”, su cui è chiamata ad esprimersi l’assemblea degli obbligazionisti, convocata per domani. Sono oltre 15 mila i risparmiatori che potranno partecipare alla riunione, anche se ci si attende una bassa partecipazione, dovuta soprattutto alla consapevolezza che poco potrà l’assemblea, visto che, comunque vada, quasi certamente non potranno evitare fortissime perdite sul loro investimento, sotto forma di minusvalenze.
Per questo, i consumatori si stanno mobilitando e per Bpm si rischia l’apertura di un altro capitolo giudiziario, dopo l’avvio delle indagini da parte della Procura di Milano e la sanzione comminata dalla Consob a tre dirigenti della banca, tra cui il direttore generale Enzo Chiesa, per un valore complessivo di 377 mila euro.
Il bond era stato emesso nel 2009, ma di fatto di tratterebbe di un titolo derivato, presentando così un alto profilo di rischio. Non avendo ottenuto riscontro tra gli investitori istituzionali, il prestito convertendo fu offerto soprattutto agli stessi clienti della Bpm, ossia al canale retail, con un profilo di rischio non tale da rendere possibile il collocamento.
Per questo, Consob avviò un’indagine, che si chiuse con la comminazione della suddetta sanzione a carico di Piazza Meda, mentre la Procura di Milano sta ancora indagando,
Ma se questa storia era già sorta con il piede sbagliato, adesso rischia di concludersi tragicamente per gli obbligazionisti, che qualche giorno fa hanno appreso del piano di ristrutturazione varato dalla banca, che prevede l’anticipo della data del rimborso del bond convertendo, dalla scadenza fissata al 30 giugno 2013 al 29 dicembre del 2011 (tra una settimana). Ma tale rimborso avverrebbe al prezzo di conversione non più di 6 euro, bensì di 2,71 euro.
In sostanza, facendo quattro calcoli, si scopre che chi aveva investito nel bond 10 mila euro, adesso si ritroverebbe in mano 3.690 azioni a un prezzo di 2,71, ma il loro valore di mercato sarebbe di appena 1.070 euro, vista l’attuale quotazione di 0,29 euro per azione. La perdita, in questo caso, sfiorerebbe il 90%.
Certo, si dovrebbe tenere anche conto del rendimento annuo del 6,75%, che al netto diverrebbe del 4,90%, in quanto tali interessi sono tassati con aliquota al 27%, essendo considerati frutto di prodotti atipici; ma in ogni caso, la perdita sarebbe nettissima e per quasi il totale del valore investito.
Un pò meglio andrebbe per quanti avessero approfittato della possibilità di sottoscrivere 92 nuove azioni a un prezzo unitario di 0,30 euro per ciascuna obbligazione. In questo caso, infatti, lo stesso obbligazionista, avendo investito altri 2760 euro, in sede di aumento di capitale, si ritroverebbe in mano un numero di azioni pari a 3.690 + 9200 = 12.890, che valutate al corso attuale di 0,29 euro, darebbero una perdita complessiva vicina al 70%.
Attraverso questa conversione del debito in azioni, Bpm punterebbe a racimolare tra gli 80 e i 90 punti base di Core Tier1, in osservanza di quanto imposto dalla Banca d’Italia, ma a costo di fare subire gravissime perdite ai risparmiatori.
Questi ultimi, tuttavia, difficilmente eviterebbero una forte minusvalenza, per cui l’assemblea di domani è solo poco più che rituale. Bisogna, semmai, vedere se gli obbligazionisti punteranno a conservare il loro bond fino alla scadenza, magari in previsione di un rapporto di conversione più favorevole. O ancora, potrebbero convertire già entro l’anno le obbligazioni detenute, ma sperando in una risalita del titolo Bpm, che tamponerebbe le loro perdite.