Buongiorno a tutti e complimenti per il thread.
Pur avendo letto in passato alcuni passaggi sul tema non mi sono (sigh) mai deciso ad entrare sulle perpetue sperando in decisi cali delle quotazioni che negli ultimi tempi non si sono invece verificati.
Tra l'altro ora il tema si è complicato alla luce degli accordi di Basilea 3.
Ricordo però che, nelle letture di qualche mese fa, qualcuno affermava di iniziare a pensare ad una "exit strategy" dalle perpetue, probabilmente (vado a memoria e posso sbagliare) anche con riferimento agli effetti che una eventuale politica di rialzo dei tassi (anche se ipotizzata a distanza di 1-2 anni) avrebbe potuto comportare sui corsi di tali strumenti, per loro natura di lunghissimo corso.
Ora la domanda è: alla luce delle nuove regole è ancora sensato pensare a tale exit strategy (anche se differita nel tempo) oppure si deve ritenere non più valida?
Tradotto nel concreto, l'investitore che oggi decidesse di acquistare perpetue di emittenti relativamente affidabili (Intesa, Bpvn, Unicredit, Ing ad es.) dovrebbe farlo guardando unicamente al rendimento atteso (cedole ed eventuale rimborso alla call o comunque presumibilmente entro il 2023) tenendo quindi ben presente che, essendo i prezzi sui massimi relativi, questi potrebbero subire dei cali anche solo per l'effetto di una futura ripresa economica e dei conseguenti tassi di mercato (senza contare crisi di altro genere) nel corso di questo periodo di tempo?
Grazie a chi vorrà rispondere.