Val
Torniamo alla LIRA
Lo so che non è facile.......ma facciamo funzionare il neurone.
Arriviamo alla domanda cruciale:
cosa dobbiamo osservare per capire l'andamento dell'epidemia e decidere se disperarci oppure no?
Semplice:
la curva del rapporto tra positivi e tamponi effettuati.
Oggi le Regioni vantano una capacità di tracciamento molto più diffusa che in passato.
Il 23 marzo la Protezione civile aveva registrato appena 17mila test.
Ieri siamo arrivati a 145mila.
È normale allora che si trovino più infetti, no?
Più tamponi, più contagi.
L'equazione è semplice.
Ma la percentuale di positivi sul numero di test è oggi molto, molto inferiore rispetto ai mesi del lockdown.
Basta guardare la curva, oppure il dato singolo.
Il 23 marzo, per dire, il 28,06% dei tamponi fatti risultava positivo: ieri il 7,51%.
A dire il vero, per essere ancor più precisi servirebbe confrontare i "casi testati" e non il numero di tamponi,
visto che a volte la stessa persona viene sottoposta a più test per confermare la negatività.
E poi c'è un'altra cosa da tenere a mente: considerato il numero di ricoveri decisamente inferiore,
di sicuro oggi testiamo tante persone infette ma non "malate".
Il 93-94% dei pazienti in isolamento domiciliare sono infatti asintomatici o poco-sintomatici.
Tracciamo cioè individui che nel caos di marzo non ci saremmo mai sognati di sottoporre a tampone,
concentrati come eravamo su quelli con sintomi e sui loro parenti stretti.
Se nel pieno della crisi avessimo fatto l'esame anche ai contatti dei contatti,
oppure avessimo avuto i drive in o le scuole aperte, vi immaginate quanti "nuovi contagi" avremmo registrato?
Quindi tenere alta l'attenzione è sempre un bene.
Ma farlo osservando il dato giusto è sicuramente meglio.
Arriviamo alla domanda cruciale:
cosa dobbiamo osservare per capire l'andamento dell'epidemia e decidere se disperarci oppure no?
Semplice:
la curva del rapporto tra positivi e tamponi effettuati.
Oggi le Regioni vantano una capacità di tracciamento molto più diffusa che in passato.
Il 23 marzo la Protezione civile aveva registrato appena 17mila test.
Ieri siamo arrivati a 145mila.
È normale allora che si trovino più infetti, no?
Più tamponi, più contagi.
L'equazione è semplice.
Ma la percentuale di positivi sul numero di test è oggi molto, molto inferiore rispetto ai mesi del lockdown.
Basta guardare la curva, oppure il dato singolo.
Il 23 marzo, per dire, il 28,06% dei tamponi fatti risultava positivo: ieri il 7,51%.
A dire il vero, per essere ancor più precisi servirebbe confrontare i "casi testati" e non il numero di tamponi,
visto che a volte la stessa persona viene sottoposta a più test per confermare la negatività.
E poi c'è un'altra cosa da tenere a mente: considerato il numero di ricoveri decisamente inferiore,
di sicuro oggi testiamo tante persone infette ma non "malate".
Il 93-94% dei pazienti in isolamento domiciliare sono infatti asintomatici o poco-sintomatici.
Tracciamo cioè individui che nel caos di marzo non ci saremmo mai sognati di sottoporre a tampone,
concentrati come eravamo su quelli con sintomi e sui loro parenti stretti.
Se nel pieno della crisi avessimo fatto l'esame anche ai contatti dei contatti,
oppure avessimo avuto i drive in o le scuole aperte, vi immaginate quanti "nuovi contagi" avremmo registrato?
Quindi tenere alta l'attenzione è sempre un bene.
Ma farlo osservando il dato giusto è sicuramente meglio.