VI RICORDATE QUANDO SI STARNUTIVA E TI DICEVANO "SALUTE"... BEI TEMPI

Lo so che non è facile.......ma facciamo funzionare il neurone.

Arriviamo alla domanda cruciale:

cosa dobbiamo osservare per capire l'andamento dell'epidemia e decidere se disperarci oppure no?

Semplice:

la curva del rapporto tra positivi e tamponi effettuati.

Oggi le Regioni vantano una capacità di tracciamento molto più diffusa che in passato.

Il 23 marzo la Protezione civile aveva registrato appena 17mila test.

Ieri siamo arrivati a 145mila.

È normale allora che si trovino più infetti, no?

Più tamponi, più contagi.

L'equazione è semplice.

Ma la percentuale di positivi sul numero di test è oggi molto, molto inferiore rispetto ai mesi del lockdown.

Basta guardare la curva, oppure il dato singolo.

Il 23 marzo, per dire, il 28,06% dei tamponi fatti risultava positivo: ieri il 7,51%.


A dire il vero, per essere ancor più precisi servirebbe confrontare i "casi testati" e non il numero di tamponi,

visto che a volte la stessa persona viene sottoposta a più test per confermare la negatività.


E poi c'è un'altra cosa da tenere a mente: considerato il numero di ricoveri decisamente inferiore,
di sicuro oggi testiamo tante persone infette ma non "malate".

Il 93-94% dei pazienti in isolamento domiciliare sono infatti asintomatici o poco-sintomatici.

Tracciamo cioè individui che nel caos di marzo non ci saremmo mai sognati di sottoporre a tampone,
concentrati come eravamo su quelli con sintomi e sui loro parenti stretti.


Se nel pieno della crisi avessimo fatto l'esame anche ai contatti dei contatti,

oppure avessimo avuto i drive in o le scuole aperte, vi immaginate quanti "nuovi contagi" avremmo registrato?


Quindi tenere alta l'attenzione è sempre un bene.


Ma farlo osservando il dato giusto è sicuramente meglio.
 
Auguro a quelle m.... che avevano criticato il lavoro di non aver bisogno del reparto.

Tocca alla Fiera.
Una settimana al massimo, forse meno,
poi la Lombardia potrebbe ricorrere al grande centro di terapia intensiva realizzato nel capoluogo.

La soglia tecnica di apertura del centro è prevista dal piano di riordino del sistema ospedaliero
presentato a giugno dalla Regione e approvato dal governo.

Sono 151 i posti da occupare in terapia intensiva, ed inesorabilmente sempre più vicina: siamo a 123.

In vista della seconda ondata il piano metteva infatti a regime gli hub di tutta la regione,
a partire dai centri realizzati a tempo di record nelle fiere di Milano e Bergamo.

La seconda ondata, allora, era solo un'eventualità e oggi è drammaticamente una realtà numerica.

Secondo il sistema di allerta concertato fra Regione e Stato c'è margine per altri 28 ricoveri in terapia intensiva,
dopodiché saranno «sbloccate» tutte le 17 strutture Covid.

In teoria i ricoveri saranno distribuiti su tutti gli ospedali e non è detto che si inizi da Milano,
ma l'epicentro milanese, e brianzolo, di questa ondata di ritorno fa pensare che il primo ricovero al Portello sia questione di (pochi) giorni.


Questo scenario, che solo pochi mesi fa appariva un remoto ricordo,
adesso si è materializzato in pochi giorni, dando ragione a Fontana che in 15 giorni aveva concepito e realizzato
il centro affidandosi all'esperienza dell'ex capo delle Protezione civile Guido Bertolaso
(ingaggiato a metà marzo con una consulenza gratuita, pagata simbolicamente un euro).

«Ci hanno fatto accuse violente - ha detto il presidente della Lombardia Attilio Fontana a Quarta Repubblica su Rete 4 -

perché avevamo cercato di progettare, di programmare e prevedere quello che poteva succedere e fare in modo di dare una risposta.

Spero ancora di non doverlo utilizzare, nel caso ci sono 200 letti a disposizione».


Anche la realizzazione del centro della Fiera era stata raccontata con toni scandalistici dall'opposizione «giallorossa» e dai media amici.


Prima avevano cercato di metterci il «cappello», quando poi il centro era rimasto vuoto

lo avevano bollato come «un flop», un «fallimento progettuale», un'opera «inutile», una «operazione di marketing».


«Con 21 milioni si sarebbero potuti comprare circa 5 milioni di test pungidito» osservava per esempio il grillino Massimo De Rosa.

Lo stesso che pochi giorni fa ha chiesto:

«Se, disgraziatamente, le cose dovessero continuare a peggiorare, la struttura in Fiera sarebbe pronta per accogliere i pazienti?».
 
Non sono paranoico, ma invito anche Voi a verificare i dati sul sito :


Andamento nazionale Covid-19

e cliccare su : Vai alla Dashboard

I dati di ieri :

8.736 NUOVI CASI

poi sommano i guariti - che sono già conteggiati nei dati dei giorni precedenti : 2.046

Poi sommano i morti - che erano già conteggiati nei nuovi casi precedenti : 89


Ed ottengono il dato che ci propinano ogni giorno : 10.874 positivi


Ma I NUOVI CASI SONO 8.736 su 144.737 tamponi = 6,04%

Dei quali almeno il 90/93 % sono asintomatici = minimo 8.000
 
Oggi leggiamo, da diversi quotidiani, un comunicato ufficiale del capo delegazione Marco Campomenosi
nel quale si prende in faccia la questione del finanziamento del famigerato laboratorio biogenetico di Wuhan, dal quale si pensa sia partito il Covid-19.


L’Ue faccia chiarezza sui finanziamenti al laboratorio di Wuhan.
Come emerso negli ultimi giorni, l’Istituto di virologia di Wuhan,
più importante centro di virologia della Cina situato nell’epicentro dell’epidemia Covid,
ha beneficiato di finanziamenti europei: nel 2015 e nel 2019 la Commissione Europea
ha elargito rispettivamente 73.375 e 87.436 euro in favore dell’Istituto nell’ambito
del programma di finanziamento per promuovere la ricerca Horizon 2020.

Inoltre, un progetto per il controllo delle epidemie di virus, avviato il 1 gennaio 2020,
starebbe finanziando l’Istituto con ulteriori 88.433,75 euro.

Il programma Horizon 2020 prevede che la Commissione Ue controlli i partecipanti al progetto fino a due anni dopo il pagamento.

In questo momento, su argomenti così delicati, è necessaria e obbligatoria la massima trasparenza.

Per questo abbiamo presentato un’interrogazione alla Commissione Europea per sapere se il meccanismo di controllo e verifica
sia stato attivato e con quali esiti, nonché per sollecitare più efficaci controlli nella fase successiva ai finanziamenti.

Inoltre, considerati i danni al nostro mercato interno derivanti dal commercio di medicinali contraffatti provenienti dalla Cina,
chiediamo perché l’Ue continui a finanziare questi programmi di ricerca.



qui si pongono due diversi livelli di problemi:


  • come può la Commissione finanziare un progetto che aiuta lo sviluppo scientifico con potenziali ricadute strategico militari,
  • di un paese governato da un partito unico comunista ed antilibertario;

  • come può la Commissione finanziare progetti in paesi che, per sicurezza biologica, sono all’opposto di quanto necessario.

Purtroppo è noto che a Bruxelles la lobby cinese è potentissima,

potendo contare anche su strumenti economici e di pressione straordinari sotto tutti i punti di vista.

Ci sono stati casi di diplomatici accusati di agire per conto di Pechino.

La Commissione, strumento a-democratico che non risponde a nessuno, con la Germania,

pesantemente dipendente da Cina e Turchia economicamente, si rivelano sempre più i ventri molli della Democrazia e della Libertà.
 
Ultima modifica:
Lo scandalo legato ai contenuti di hard disk di computer di proprietà di Hunter Biden

e trovati attraverso un manutentore di computer si approfondisce e si allarga ,

coinvolgendo anche altri organi federali ed anche altri possibili crimini.



Prima di tutto ci sono più notizie sulla loro provenienza:
sono tre computer mac OS che sono stati consegnati ad un tecnico del Delaware per un ripristino dei dischi rigidi danneggiati.

Il tecnico ha una ricevuta firmata da Hunter Biden e considerata autentica.

Dopo che “50 ex esperti FBI” li hanno considerati un falso messo in atto dai russi,
ma la FBI ha ufficialmente affermato che NON è un falso dei russi,



#BREAKING: A senior federal law enforcement official tells @JakeBGibson
1) FBI & DOJ concur w/ Ratcliffe that Hunter Biden's laptop & the emails in question weren't part of a Russian disinformation campaign.
2) The FBI DOES have possession of the Hunter Biden laptop in question.
— Sean Langille (@SeanLangille) October 20, 2020




Inoltre la FBI era in possesso di questo laptop, ma… non ha fatto nulla.

O meglio forse ha fatto qualcosa , ma lo ha mantenuto segreto.


Il computer non solo contiene una serie di email sui legami fra Hunter Biden e uomini di affari cinesi, ma c’è molto di più.

Rudolph Giuliani, che li ha esaminati, ha deciso di consegnarli alla Polizia di Stato del Delaware per il loro contenuto:
infatti l’ex sindaco di New York avrebbe trovato immagini di ragazze minorenni e chat con lo stesso tipo di soggetti considerate inappropriate.






Si tratta di chat molto pesanti che fanno anche riferimento all’uso di droghe e che mettono il tutto in una luce molto preoccupante.

La consegna del computer e del materiale alla Polizia di Stato e non all’FBI avviene perchè non si fida,
dato che l’agenzia federale aveva avuto il materiale in mano e non ha fatto nulla .


Oppure no…


Nel computer appare la foto di un mandato di comparizione firmato dall’agente speciale Joshua Wilson.





Joshua Wilson è un agente speciale e legale della FBI che si occupa di reati collegati ai minori.

Cosa ci fa un suo mandato sul computer dello stesso Hunter?

La firma è stata confermata autentica, quindi cosa ne è stato di questo mandato ?


Insomma le indagini continuano, anzi si sono approfondite e non è detto che terminino ancora.

La campagna elettorale può riservare ancora tante soprese.
 
Lunedì il ministero della Difesa del Regno Unito ha dovuto confermato un incidente estremamente imbarazzante
che ha coinvolto il responsabile della sicurezza e delle operazioni a bordo del sottomarino nucleare britannico HMS Vigilant
mentre era temporaneamente attraccato durante una missione in una base navale statunitense di Kings Bay in Georgia.

Il Vigilant è un sottomarini nucleare lancia missili balistici dii classe Vanguard, uno dei quattro in servizio nella marina britannica.


L’ufficiale incaricato di sorvegliare le testate nucleari della nave è arrivato al suo turno
“barcollante e visibilmente ubriaco” mentre stranamente trasportava un sacchetto di pollo alla griglia.


La scena ha immediatamente suscitato la preoccupazione che l’ufficiale, in seguito identificato come il tenente comandante Len Louw
“non fosse in condizioni adatte per essere responsabile delle armi nucleari” poiché c’era qualcosa di “gravemente sbagliato”
nel suo comportamento, secondo i resoconti ufficiali.


Royal Navy nuclear submarine officer sent home from US after arriving to take charge of missiles while 'drunk'Royal Navy nuclear submarine officer arrived 'drunk' for duty
— BBC News (UK) (@BBCNews) October 19, 2020




La notizia ha dato il via ad una inchiesta ufficiale e l’ufficiale in questione è stato impacchettato con il suo bagaglio
e rispedito in fretta e furia nel Regno Unito, dove affronterà le sue responsabilità disciplinari.

Il fatto è stato ancora più increscioso in quanto l’ufficiale in oggetto è responsabile non solo di una serie di sensori tattici essenziali,
ma anche di tutti i sistemi d’arma, anche strategici, a bordo della nave.

Quindi il fatto che fosse ubriaco mette una luce molto fosca sulle capacità strategiche della Royal Navy e sul potenziale dissuasivo del Regno Unito.



La nave non è nuova a situazioni disciplinari eccentriche: nel 2007 il suo comandante dovette essere sbarcato

perchè si scoprì aveva una relazione con un membro dell’equipaggio del sesso opposto.


Uno degli effetti dell’aver imbarcato le donne negli spazi ristretti dei sottomarini.
 
Il sette ed otto novembre si terranno gli Stati Generali “A distanza” per questioni di sicurezza, del Movimento 5 stelle.

Il fatto che la manifestazione sia a distanza è l’unico elemento di modernità di un’occasione che, più che altro,
sembra un amarcord delle proposte più estreme del movimento.

Il Facente Funzioni Vito Crimi ha chiesto al sociologo De Masi di condurre una sorta di “Sondaggio” dei partecipanti
con un la conclusione di una list di temi che saranno l’oggetto di discussione negli Stati generali.


I risultati non sono sbilanciati da un lato. Di più.

Se una volta esisteva una anima “Sovranista” del movimento, che ammiccava ad una fascia politica conservatrice ed innovativa del paese,
ora questa è stata soppressa, come un bambino non voluto, anzi odiato.


Fra i cavalli di battaglia:

  • decrescita felice, quando il problema è la decrescita incavolata di quelli che falliranno, fra servizi e turismo, per l’arrivo del Covid;

  • rilancio del reddito di cittadinanza, da ampliarsi e che perde la sua caratteristica di essere legato alla povertà ma senza avviare al lavoro;

  • “Al di sopra delle ideologie”, ma “Con una visione progressista”, cioè piddinismo, ma vergognandosene;

  • uno spalancamento all’immigrazione che presenta “un enorme potenziale per fornire al paese le risorse umane
  • e i talenti necessari ad assicurare prosperità economica ed evitare tensioni sociali”.

  • Nell’Italia post Covid alle prese con la crisi demografica, inoltre, stando agli esiti della ricerca di De Masi,
  • “sarà necessario svecchiare la popolazione italiana accogliendo stranieri giovani e giovanissimi
  • e avviando una seria politica di formazione e integrazione”.

  • Quindi la teorizzazione perfetta della sostituzione etnica, tra l’altro senza tener conto che,
  • finora l’immigrazione non ha CANCELLATO, ma CREATO tensioni.

Praticamente un M5s a trazione Iper-Piddina, anzi che punta a rubare uno 0,2% dell’elettorato a LeU o Potere al Popolo.

Perdendo però quel 5-6% di elettorato che ancora guardava a destra.

Scelte loro, o meglio di De Masi, quello che toerizzava

“Lavorare Meno, Lavorare tutti”

dimenticandosi però che questo significava anche più miseria per tutti.

 
Mentre Campania e Lombardia ricorrono al coprifuoco per tentare di arginare la diffusione del coronavirus sui rispettivi territori,
per volontà dei governatori De Luca e Fontana, molti virologi hanno alzato la voce per mettere in guardia dalle conseguenze di nuove restrizioni:
quelle sull’orario in cui è possibile circolare, in particolar modo, non sembrano a detta di alcuni esperti così efficaci nel contrastare la pandemia.

Il danno economico, insomma, sarebbe molto più alto dei benefici sul fronte sanitario.


Tra le voci che si sono levati in questo senso c’è quella del virologo Alberto Zangrillo,
che attraverso le pagine del Corriere della Sera ha sottolineato la necessità di imparare a convivere con il virus,
tornato a spaventare tutti nel corso delle ultime settimane, senza però farsi prendere dal panico e ricorrere a misure come il coprifuoco:

“Il mio senso civico mi obbliga a obbedire, ma certe terminologie evocano scenari che non vorrei lasciare in eredità ai miei figli”.


La scelta del governatore Fontana di imporre il coprifuoco alla popolazione lombarda a partire dalle 23 ha già dato vita, d’altronde,
a proteste vibranti da parte dei ristoratori: oltre cinquanta quelli scesi in campo a Milano per manifestare di fronte agli uffici regionali,
chiedendo la revoca di restrizioni che finiranno per danneggiare ulteriormente le loro attività.

Un’iniziativa che non resterà isolata, visto che sono già stati annunciti dei sit-in davanti al Comune e al Palazzo della Regione.

I commercianti chiedono che vengano effettuati più controlli senza però interrompere la loro possibilità di lavorare.

I virologi avvisano le Regioni: Il coprifuoco non serve. Proteste dei ristoratori in Lombardia



La scelta di introdurre il coprifuoco ha scatenato anche l’ironia di un altro virologo, Roberto Burioni, a sua volta contrario al provvedimento:

“Di fronte a numeri drammatici, in Lombardia proposta di coprifuoco dalle 23 alle 5.
Perché è provato scientificamente che il maggior veicolo di contagio sono i metronotte”.
 
Il pezzo qui pubblicato è tratto dal libro “Scimmie al volante.

L’inchiesta definitiva sulla classe politica che non ha saputo gestire la crisi del Covid-19”,
scritto dai giornalisti Marco Mensurati e Fabio Tonacci ed edito da Sui.

Lo ha ripreso il quotidiano Domanied è molto utili per fare luce sul rapporto tra il premier Conte ed il supercommissario Arcuri,
l’uomo a cui il presidente del consiglio ha dato in mano le chiavi del Paese.

Riscuotendo, va detto, risultati assai discutibili.

“Nei giorni in cui Salvini apre la crisi, Conte va nella sua città natale.

Quel 13 agosto 2019, Giuseppe Conte prese la macchina e andò a Foggia.

Aveva da tempo capito che non poteva continuare a dipendere dalle indicazioni degli altri
e che aveva bisogno di creare una base forte di consenso personale.

Non gli bastava, però, avere dei buoni numeri nei sondaggi settimanali dei giornali.

Aveva bisogno di un consenso concreto, tangibile, elettorale.

Un territorio di riferimento che all’occorrenza potesse garantirgli un seggio, una poltrona, un arrocco, una via d’uscita.

E il territorio non poteva che essere quello in cui era cresciuto, il foggiano”.





Conte-Arcuri1.jpg




“Conte aveva un appuntamento per lui fondamentale” – rivela una fonte ai due autori del pezzo –
“doveva andare a rovesciare una valanga di milioni sul bacino elettorale che nei suoi progetti
doveva essere l’assicurazione sulla sua futura vita politica”.



Mentre Roma bruciava, dunque, l’uomo con il doppiopetto cercava i voti che non aveva mai avuto.

“Ad attenderlo – continuano Mensurati e Tonacci – c’era una persona che oggi gli italiani conoscono benissimo,
ma che al tempo era conosciuto solo ai più abili navigatori del potere romano: Domenico Arcuri.
Cioè l’amministratore delegato di Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa,
che aveva un bel regalo per il premier uscente: 280 milioni di euro da versare, non senza conferenza stampa e photo opportunity, sul territorio foggiano”.




Conte-Arcuri.jpg



“Si trattava del cosiddetto Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) per la Capitanata,
per usare il nome di tradizione bizantina della provincia di Foggia.

La conferenza stampa con cui Conte ha illustrato il trionfo, aveva i toni del comizio democristiano anni cinquanta.

Il premier parlava di ‘contratto corale’. Di ‘visione prospettica’.

E ancora:

‘Grazie alla sagacia tecnica e alla competenza del dottor Arcuri, ad di Invitalia,
firmiamo un contratto per quaranta progetti immediatamente realizzabili, gare per oltre 280 milioni,
che già finanziamo, per l’intera provincia di Foggia, quindici comuni, due consorzi, tre imprese, varie fondazioni.
Questo già produce un effetto moltiplicatore fino a 568 milioni, non è un progetto eteroimposto,
ma progetti che nascono dalla conoscenza del territorio”.



I due giornalisti sottolineano come nel discorso ai foggiani si rintracciano almeno due degli stilemi
che faranno da perno a quella che sarà l’intera comunicazione durante l’emergenza corona-virus:

“Il dispiegamento massiccio (diciamo pure l’abuso) degli avverbi temporali,
tra i quali il più ambiguo di tutti ‘immediatamente’, e l’uso del ‘Coefficiente Arcuri’).

Trattasi di un misterioso meccanismo moltiplicatore, il cui funzionamento è prossimo a quello dell’arrotondamento,
per cui un numero, dopo un brevissimo giro di parole, cresce o decresce (alla bisogna) fino a raddoppiare, a volte persino a triplicare.

In Toscana la chiamano ‘supercazzola’.

Alla Capitanata Conte si fa portare 280 milioni che, nella durata fuggevole di una conferenza stampa, si trasformano in 568.

Il doppio.

Così, d’emblee.

I numeri sparati, se non proprio a casaccio diciamo quantomeno con troppa leggerezza,
così come gli annunci di problemi ‘già’ definitivamente risolti e di piaghe ‘immediatamente’ debellate
(esempio rapido: le mascherine’) saranno uno dei principali refrain dell’intera emergenza Covid,
durante la quale il miracolo si ripeterà quotidianamente”.


“Moltiplicando di volta in volta — e sempre senza alcun riscontro o contraddittorio —
mascherine, reagenti, tamponi, monopattini, risorse finanziarie, garanzie bancarie, biciclette, baby sitter,
tavolini di ristoranti, finanziamenti per le aziende in crisi, soldi per i cassintegrati.

Trova così spiegazione l’abuso del Coefficiente Arcuri, il dare per risolti problemi mai nemmeno presi seriamente in considerazione,
la creazione compulsiva di task force, il rivolgersi direttamente allo stomaco del paese e mai alla testa.

Superficialità ed emotività.

E questo ci porta diritti al nocciolo della questione: la pandemia in Italia è stata trattata,
dal punto divista della comunicazione, come una campagna elettorale e non come un’emergenza”.



Concludono questo pezzo i due autori:

“Se mettessimo in fila tutti i quantitativi di mascherine annunciati da Arcuri nel ruolo di commissario straordinario,

ne avremmo avute a sufficienza persino per metterle al nostro gatto.

Invece la realtà è stata che non si trovavano,

negli ospedali ancora all’inizio di aprile gli operatori sanitari erano costretti a utilizzare più volte le monouso.

Si dice che il governo abbia trattato gli italiani come bambini,

più propriamente sarebbe corretto dire che li ha trattati come bambini elettori. Dunque sudditi”.
 
Siete pronti?

Stasera i media di regime vi comunicheranno con toni apocalittici un numero elevatissimo di nuovi contagi.

Ovviamente ometteranno di dirvi che il 95% di questi sono asintomatici o paucisintomatici
e che, in altri tempi, non avrebbero destato alcuna preoccupazione.

Ma le pecore impaurite si uniranno al coro degli allarmisti e dei catastrofisti, che stanno distruggendo un'economia ed una democrazia in modo irreparabile.

Lo so che è l’effetto della suggestione che si propaga nelle masse e che la manipolazione mediatica è molto potente,
ma ormai non ho più compassione di queste pecorelle ottuse che stanno contribuendo alla fine della civiltà
e si illudono pure di avere una superiorità morale.

Ognuno di noi che non manifesta il proprio dissenso, ciascuno a seconda delle proprie possibilità e modalità,
davanti al disegno criminale in corso, dovrà sentirsi responsabile di quanto accadrà.

Sarà complice delle migliaia di fallimenti aziendali, della scomparsa del ceto medio, della disoccupazione ai massimi storici,
dei giovani senza istruzione, del passaggio dalle relazioni umane a quelle con le macchine, della fine della democrazia
e della cinesizzazione della nostra società.

La protesta è contagiosa, deve diventare un sentimento condiviso e virale.


Quella attuale non è una dittatura sanitaria, perché non è orientata alla preservazione della salute dei cittadini,
ma è una dittatura omicida, che vuole l’annullamento dell’essere umano.

Disobbedire a certe regole folli e assassine è ormai nostro dovere.

Faremo milioni di ricorsi e manifesteremo esplicitamente il nostro disappunto alle forze dell’ordine che si umilieranno ad applicare le sanzioni.

Ormai quando esco di casa – senza mascherina, perché non voglio ammalarmi respirando un mix di germi, polvere e anidride carbonica –
mi sembra di essere circondata da zombie, gente imbavagliata fino agli occhi.

Aspetto divertita il momento in cui uno di loro abbia da ridire.

Ma sono generalmente dei codardi, come dimostra la loro accondiscendenza ad accettare regole non solo inutili, ma anche dannose, nonché lesive della loro dignità.


Chiudere tutte le attività alle 23, come preannunciato, vuol dire solo maggiore concentrazione di clientela ed assembramenti,
mentre migliaia di imprese sono destinate a fallire.

Oltre il danno la beffa.

Vediamo se la fame e la miseria riusciranno a svegliare un popolo di pecore dormienti.

Crisanti: “Possibile lockdown a Natale”.

Come fanno a non rendersi conto degli effetti catastrofici del solo affermare una simile previsione?

Abbiamo già perso 17 miliardi di turismo, alberghi che non hanno mai riaperto, ora siamo al colpo di grazia definitivo.


Chi pagherà i costi del protagonismo di certi virologi,

del terrorismo alimentato dai media e di una politica nel migliore dei casi inadeguata?



Ovviamente i cittadini, i giovani, coloro che perderanno lavoro e non lo troveranno più, con un'economia reale ormai desertificata.

Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe bastata una pandemia di asintomatici a distruggere la civiltà occidentale e la cultura democratica?


I terroristi islamici al pari sono dei dilettanti.
 

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